arte
MEMPHIS DESIGN
UN POSTMODERNISMO MADE IN ITALY
di Francesco Antinolfi
Vero fenomeno culturale della scena
postmodernista degli anni Ottanta del
Novecento, Memphis ha
rivoluzionato la logica creativa e
commerciale del mondo del design. Nel
1980 a Milano, Ettore Sottsass si
circonda di giovani designer come Matteo
Thun, Aldo Cibic, Michele De Lucchi e
Barbara Radice. Insieme definirono il
linguaggio formale e colorato di
Memphis.
Più precisamente il collettivo nacque
l’11 dicembre del 1980 nella casa di
Ettore Sottsass a Milano. Il nome del
gruppo, come spiegato dagli stessi
fondatori, fu ispirato da una canzone di
Bob Dylan, Stuck Inside of Mobile
with te Memphis Blues Again, più
volte ascoltata nella serata, e che
durante la riproduzione si era inceppata
proprio sulla frase «with the Memphis
Blues Again».
Sottsass riuscì fin dall’inizio a
ottenere l’appoggio finanziario del
padrone di Artemide, Ernesto Gismondi,
l’aiuto di Mario e Brunella Godani
(proprietari della Design Gallery
Milano) e dell’ebanista Renzo Brugola.
.
Ettore
Sottsass, fondatore di
Memphis
L’obiettivo di Memphis fu quello di
abolire i limiti creativi
precedentemente dettati dall’industria e
imporre al design nuove forme, nuovi
materiali e nuovi motivi. L’idea fu
quella di mettere fine al diktat
post-Bauhaus del “good design” che si
impose nell’immediato dopoguerra con la
“dittatura del funzionalismo” puro, del
metallo cromato, del vetro fumé e del
bianco e nero.
La prima uscita del collettivo
Memphis con i loro lavori avvenne
nel 1981, con l’esposizione Arc’74 di
Milano
ed ebbe un effetto bomba:
colori esplosivi, decorazioni,
coraggiose asimmetrie, mobili verticali
come totem. Fu una vera rivoluzione, non
si era mai visto nulla di simile.
Immediatamente Memphis diventa il
label sovversivo del design italiano,
cancellando gli anni Settanta e
catapultando a zigzag gli anni Ottanta
nell’universo stravagante e colorato del
cinema, dei fumetti, della Pop Art.
Il design, fino ad allora confinato
negli show-room, invade i media, scatena
passioni e vocazioni. Lo stile che ne
venne fuori fu decisamente radicale e
provocatorio per l’epoca. Memphis
prese ispirazione da alcuni movimenti di
design già esistenti, tra i quali: l’Art
Deco per le sue figure geometriche
sorprendenti, la Pop Art per i
suoi colori audaci e il Kitsch per il
distacco dal design minimalista. Il
tutto per dare vita a mobili e
oggetti caratterizzati da colori vivaci
e linee audaci quasi
portate all’eccesso.
Molti degli oggetti furono realizzati in
materiali poveri come il laminato
plastico (la Libreria Carlton), oppure
in vetro (Alioth), creazioni
insostituibili di Memphis per chi
punta all’originalità. La maggior parte
dei mobili rispondono infatti a nomi che
suscitano in ciascuno di noi un mondo
immaginario. A questo si aggiunge
l’effetto sorpresa che sta
essenzialmente nella forma e nei
materiali utilizzati.
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Libreria Carlton, 1981.
Lontane dal compromesso del design
industriale, le creazioni Memphis
sono, secondo quanto affermò Sottsass: «più
colorate, più allegre, più ottimiste,
più umoristiche». Si mostrano con
una policromia decisa, con rivestimenti
insoliti e associazioni contraddittorie
di materiali.
I laminati decorativi della società Abet
Laminati, permettevano di creare oggetti
espressivi, la texture di questi
laminati stratificati dava un carattere
volutamente kitch e ironico ai mobili.
In questo modo il movimento Memphis
divenne il simbolo del “Nuovo Design” e
la sua influenza è ancora oggi presente
in tanti settori.
.
Casablanca, 1981.
Memphis
fece del design un fenomeno mediatico
rivolto a una comunicazione visiva
spettacolare. Seguito con interesse
dall’estero il movimento divenne
internazionale grazie
all’intermediazione di vari designer:
Nathalie Du Pasquier in Francia, Javier
Mariscal in Spagna, Hans Hollein in
Austria, Shiro Kuramata in Giappone,
Michael Graves e Peter Shire negli Stati
Uniti.
Senza mai orientarsi verso una vera
produzione industriale, gli oggetti
Memphis, furono prodotti in serie
limitate, cercando di sfuggire alla
banalità del quotidiano. Diventando
rapidamente il simbolo evidente di un
nuovo stile di vita riservato però a
un’élite. Alfieri del Neo design, questo
gruppo segnò a lungo gli animi e
l’universo della moda, della grafica e
della pubblicità.
.
Alioth, 1983.
Più di venti anni dopo la fine del
movimento, la società Memphis
continua a esistere, acquistata nel 1996
da Alberto Bianchi Albrici, che nel 1986
entrò nell’azienda come manager dando
vita a un percorso che culminò con la
decisione di rilevare l’azienda nel 1996
diventando così l’attuale proprietario,
e continuando a produrre i pezzi storici
disegnati dai designer e dagli
architetti diretti in passato da Ettore
Sottsass.
Il catalogo Memphis comprende
diverse collezioni tra queste Memphis
Milano che raggruppa una cinquantina
di referenze storiche create dal 1981 al
1988 anno in cui il gruppo si sciolse.
Nonostante questi pezzi siano realizzati
in serie, restano l’oggetto prediletto
per i collezionisti appassionati
d’architettura.
Memphis
è sinonimo di unisex, audace,
asimmetrico, bizzarro, radicale,
sperimentale. Indagine sincera
e provocatoria della normalità,
esaltazione della banalità imperante
nella civiltà consumistica. Lo spirito
del Memphis Design ha
influenzato, ed è tornato a influenzare
nell’ultimo periodo, molti campi
creativi, della grafica, dei mass media,
della video-arte,
dell’arte, della moda
fino ad abitare le dimore di personaggi
illustri, – David Bowie, suo grande
estimatore, o Karl Lagerfeld nella sua
casa a Monte Carlo – con la comparsa di
pattern geometrici e colorati su poster,
video e siti web, quasi “Una palestra
mentale” afferma Matteo Thun dove la
libertà del poter osare, rintracciando
rigorosi momenti citazionistici che
provengono dal passato, continua a
comunicare attraverso un linguaggio
nuovo denso di continue interpretazioni
e visioni, in tutti i campi.
Riferimenti bibliografici:
E. Morteo, Grande Atlante del Design
dal1850 ad oggi, Mondadori Electa,
Milano 2019. |