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N. 93 - Settembre 2015 (CXXIV)

RICORDANDO ROBERTO MAFFIOLETTI
A MEMORIA DI un uomo

di Walter Veltroni

 

Le parole che seguono sono estratte dal discorso pronunciato da Walter Veltroni in occasione della commemorazione per la scomparsa di Roberto Maffioletti, svoltasi in Campidoglio il 7 settembre 2015 Sala della Promoteca.

 

Abbiamo voluto che Roberto fosse salutato qui, in Campidoglio, dove aveva svolto una parte della sua missione civile e politica. Una parte, perché Roberto ha attraversato tante istituzioni nelle quali ha portato il suo contributo... Il prezioso contributo di un uomo dotato di una grandissima passione e intelligenza politica, nonché di uno sguardo sempre lieve sulla realtà e sulle persone. Uno sguardo presente anche ne La Scelta. Roma 1943/1944, suo libro pubblicato nel 2001 (per GB EditoriA).

 

Mi ha fatto piacere affondare in quelle pagine, che riportano al momento delle scelte fondamentali compiute da Roberto e da tutta una generazione. Un libro davvero molto bello, che racconta che cosa successe in quel fazzoletto di mesi bastardi, terribili e grandiosi che nel 1943 registrarono il bombardamento di San Lorenzo, il Gran Consiglio, l’8 Settembre, la deportazione degli Ebrei, l’occupazione tedesca e infine la Liberazione.

 

In quel fazzoletto di mesi, alcuni ragazzi come Roberto, all’epoca studente del Liceo Augusto, dovettero fare la scelta fondamentale della loro vita e la fecero scoprendo d’improvviso tutto quello che prima non sapevano, scoprendo che cosa era davvero stato il regime fascista e scegliendo con coraggio, e al tempo stesso con legittima paura, la via della Resistenza.

 

Il libro di Roberto è bello perché è fatto di episodi, di momenti, e colloca il racconto di sé stesso, di un ragazzo di poco più di 16 anni che ricorda il bombardamento di San Lorenzo visto dalla sua casa sull’Appia, i rifugi in cui ci si nascondeva, e poi la prima operazione fatta dentro la loro scuola, da loro ragazzi che entrano di notte per fare delle scritte inneggianti alla libertà e a un certo punto si accorgono che è bene non farsi riconoscere, si mettono un fazzoletto davanti alla bocca, prima di lasciare su un tavolo le copie de L’Avanti clandestino.

 

E quello è il primo atto, il primo gesto.

 

Ce ne saranno poi altri, di gesti, fino alle immagini della Liberazione, con il racconto di un’Italia in festa, che riscopre la libertà. E Roberto ricorda: “vedo arrivare i carri armati degli Alleati, le persone che ci salgono sopra e il clima di gioia, di festa, di allegria...”.

 

Era socialista, Roberto, un socialista convinto che non guardava di buon occhio l’idea della costituzione del Fronte della Gioventù che unisse le diverse Organizzazioni, un socialista che credeva nella sua identità, che nel suo libro sottolinea come la Resistenza a Roma sia stata fatta da una pluralità di forze in cui era molto presente la forza del Partito Comunista, pur non dimenticando che c’è stata anche la resistenza cattolica, azionista, liberale.

 

La cosa bella di Roberto è il fatto che lui è sempre stato incuriosito dal nuovo, mai settario, ed è sempre stato un uomo dedicato all’unità della Sinistra, sempre, in qualsiasi passaggio della sua vita, e ha partecipato a tutto questo con eleganza e discrezione. Non era uno che si metteva in mostra, non sgomitava, non voleva andare in televisione, non voleva apparire più di tanto.

 

Ha avuto anche ruoli importanti, Roberto, è stato per esempio Vice Capogruppo al Senato, ma ha sempre vissuto ogni incarico con leggerezza, fino a quando, nel momento in cui le cose iniziarono a cambiare, accettò il cambiamento e uscì di scena con assoluta naturalità, propria di chi è dotato di vera passione civile e politica e non considera la politica come sinonimo di potere, bensì come una delle più belle passioni che nella vita possano esistere.

 

Ha dunque continuato a portarla, la politica, nei luoghi che gli interessavano, nella Lega Navale, nell’Arcicaccia. In fondo, se tante persone – per un uomo che ha avuto un ruolo pubblico ma ha smesso di esercitarlo da molto tempo – sono venute qui in una mattina di inizio settembre è perché Roberto ha lasciato nell’aria quel suo senso di intensità e di leggerezza, di passione autentica.

 

Roberto era tra l’altro un uomo molto divertente, e nel libro ci sono dei racconti divertenti che riguardano Roma, come la descrizione semplice e diretta delle prime parole del Principe Doria Pamphilij, incaricato di governare la città subito dopo la Liberazione, il quale fece uno dei discorsi più brevi della storia. Due parole: “Volemose bene”. E così concluse il suo impegno programmatico per la città.

 

Una città strana, ma anche meravigliosa, fatta di persone meravigliose, di una cultura della vita meravigliosa, di un senso di solidarietà che è quello che scattò in quel fazzoletto di mesi. E che, come Roberto ricorda, impedì ai fascisti di pensare di collocare a Roma il loro centro strategico. È una città, Roma. che ha scritto delle pagine bellissime della storia civile della nostra Nazione, ed è una città che ha un umore, un sentimento di cui è espressione il modo di parlare, il modo di vivere.

 

Roberto era perfettamente dentro questo modo di essere, lui era romano romano, con tutto l’orgoglio che bisogna avere di questa definizione.

 

Per ricordare la passione civile di Roberto, il suo impegno politico e il desiderio di donare sé stesso per migliorare la condizione degli altri, eccoci dunque qui, riuniti nel luogo che identifica la sua città, dove passeggiava ragazzo sperando di vederla un giorno libera.

 

La città per la quale ha combattuto la sua battaglia di libertà.

 

Credo che tutti noi non possiamo fare altro che ringraziarlo, non solo per l'impegno civile e politico, ma anche per come è stato come persona, come essere umano.



 

 

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