N. 97 - Gennaio 2016
(CXXVIII)
LA MEMORIA COLLETTIVA
BREVE INTRODUZIONE AL PENSIERO DI Maurice HALBWACHS
di Michelangelo Borri
Negli
ultimi
anni
il
tema
della
memoria
ha
conquistato
uno
spazio
crescente
all’interno
degli
studi
storici.
A
partire
dagli
ultimi
decenni
del
XX
secolo,
il
dibattito
storiografico
sulla
memoria
è
stato
accompagnato
da
un’importante
riscoperta
e
valorizzazione
di
monumenti,
musei,
tradizioni
e
studi
folklorici.
L’opera
La
memoria
collettiva
di
Maurice
Halbwach,
pubblicata
postuma
nel
1950,
rappresenta
il
punto
di
partenza
di
gran
parte
degli
studi
contemporanei
sulla
memoria.
Halbwachs
non
ha,
purtroppo,
potuto
approfondire
ulteriormente
il
suo
lavoro
sul
tema
della
memoria,
né
prendere
parte
al
dibattito
che
si è
sviluppato
nella
seconda
metà
del
Novecento.
Nell’estate
del
1944
egli
venne
infatti
arrestato
dai
nazisti
e
condotto
a
Buchenwald,
dove
morì
nel
Marzo
del
1945.
A
Settant’anni
dalla
morte
del
suo
autore,
“La
memoria
collettiva”
è
divenuta
ormai
un
classico,
che
offre
spunti
di
grande
interesse
per
diversi
settori
di
studio.
Il
mio
obiettivo
è
quello
di
cercare
di
comprendere
e
descrivere
il
pensiero
dell’autore,
attraverso
un’analisi
quanto
più
possibile
accurata
del
suo
lavoro.
Halbwachs
rinnova
profondamente
lo
studio
sulla
memoria,
partendo
dall’impostazione
stessa
della
sua
riflessione.
L’opera
si
concentra
soprattutto
sulla
memoria
dei
gruppi
umani.
Il
tema
viene
affrontato
mettendo
la
memoria
collettiva
in
relazione
con
specifici
ambiti
di
analisi:
il
tempo,
lo
spazio,
il
rapporto
tra
individuo
e
collettività.
L’autore
ribalta
la
concezione
tradizionale
che
vede
la
memoria
come
una
funzione
psicologica
del
singolo
individuo.
Non
è la
nostra
memoria
a
determinare
ciò
che
ricordiamo,
così
come
non
sono
i
ricordi
che
ci
permettono
di
ricostruire
gli
avvenimenti
passati;
il
ponte
che
ci
collega
con
il
passato
è la
società.
Il
ricordo
non
si
mantiene
intatto
nella
nostra
mente,
ma
viene
rievocato,
di
volta
in
volta,
in
base
alle
esigenze
del
presente.
Ma
ciò
che
ricordiamo
– e
come
lo
ricordiamo
–
dipende
non
tanto
dalla
nostra
memoria,
quanto
da
quella
della
società;
la
memoria
del
singolo
individuo
è
costantemente
stimolata,
ed
influenzata,
dai
rapporti
che
questo
intrattiene
con
i
membri
della
società
in
cui
vive.
Ogni
individuo
possiede
una
quantità
illimitata
di
ricordi,
ma
nessuno
di
questi
gli
appartiene
in
modo
esclusivo,
in
quanto
ogni
ricordo
si
forma
all’interno
della
società
ed è
il
risultato
dell’interazione
tra
il
singolo
e la
comunità
stessa.
Il
ricordo
non
è
soltanto
custodito
nella
memoria
della
singola
persona,
così
come
non
rappresenta
direttamente
il
passato.
Ogni
ricordo
è un
indizio,
una
traccia
del
passato
che
deve
essere
interpretata
nel
presente
per
assumere
un
significato
che
abbia
valore
nel
presente
stesso.
I
ricordi
di
un
individuo
sono
soggetti
all’influenza
della
società
in
cui
questo
vive,
cosicché
la
memoria
collettiva
finisce
per
sovrapporsi
a
quella
del
singolo.
In
definitiva,
“Non
basta
ricostruire
pezzo
a
pezzo
l’immagine
di
un
avvenimento
passato
per
ottenere
un
ricordo.
Bisogna
che
questa
ricostruzione
sia
fatta
a
partire
da
dati
o da
nozioni
comuni
che
si
trovano
dentro
di
noi
tanto
quanto
negli
altri,
perché
passano
senza
sosta
da
noi
a
loro
e
reciprocamente;
questo
è
possibile
solo
se
tutti
fanno
parte,
e
continuano
a
far
parte,
di
una
medesima
società”
[Halbwachs
2009,
90].
La
prospettiva
appena
illustrata
rende
necessario
operare
una
distinzione
tra
storia
e
memoria
collettiva.
Nonostante
l’apparente
vicinanza
tra
i
due
termini,
le
differenze
sono
profonde
e
specifiche.
La
storia
si
pone
come
obiettivo
quello
di
acquisire
una
conoscenza
“scientifica”
del
passato,
mentre
la
memoria
collettiva
utilizza
il
ricordo
per
attribuire
un
significato
al
presente,
al
fine
di
creare
una
base
per
l’identità
sociale
del
gruppo.
Così
come
i
ricordi
personali,
anche
i
ricordi
storici
degli
individui
non
sono
altro
che
una
memoria
presa
dall’esterno,
dalla
società.
Di
tutti
gli
avvenimenti
di
grande
portata
che
possiamo
ricordare,
quanti
sono
realmente
nostri?
La
nostra
memoria
ci
permette
di
ricostruire
avvenimenti
che
conosciamo,
dei
quali
ci
siamo
informati
attraverso
giornali,
libri,
internet,
ma
che
non
abbiamo
vissuto
in
prima
persona;
che
non
fanno,
cioè,
parte
del
nostro
baglio
di
esperienze.
Halbwachs
spiega
questo
fenomeno
operando
una
distinzione
tra
due
tipi
di
memoria:
la
memoria
autobiografica
e la
memoria
storica.
La
memoria
storica
comprende
una
pluralità
di
memorie
autobiografiche.
La
memoria
di
ogni
individuo
è un
elemento
fondante
– e
al
tempo
stesso
un
risultato
–
della
memoria
storica.
Questo
è
quello
che
avviene,
come
detto
pocanzi,
quando
ricostruiamo
un
avvenimento
nella
nostra
mente,
pur
senza
avervi
preso
parte
fisicamente.
La
memoria
storica
è
molto
più
vasta
di
quella
autobiografica,
e ci
riporta
il
passato
in
forma
sintetica,
schematica;
mentre
la
memoria
della
nostra
vita
ci
presenta
un
quadro
molto
più
limitato,
ma
descritto
in
modo
dettagliato
e
preciso.
La
storia
viene
spesso
considerata
come
un
sorta
di
memoria
universale
del
genere
umano,
ma
non
esiste
una
memoria
universale.
Ogni
gruppo
umano
possiede
una
propria
memoria
collettiva.
Raccogliere
assieme
le
storie
di
tutti
i
gruppi
umani
significherebbe
separare
ogni
singola
memoria
collettiva
dal
contesto
a
cui
appartiene,
alterandone
inevitabilmente
la
natura
stessa.
La
storia,
intesa
come
storia
universale,
punta
a
trasmettere
un’immagine
unica
e
globale;
questa
può
essere
realizzata
solo
tramite
una
sintesi
degli
avvenimenti,
raccogliendo
le
diverse
memorie
ed
esperienze
di
ogni
gruppo
ed
evidenziandone
le
differenze.
Quest’ultime,
insieme
ai
risultati
dei
lunghi
processi
storici,
sono
ciò
che
interessa
alla
storia;
la
memoria
collettiva,
al
contrario,
pone
in
primo
piano
le
somiglianze,
assieme
al
percorso
che
porta
a
determinati
cambiamenti
all’interno
della
comunità
(dei
quali,
invece,
la
storia
percepisce
soltanto
il
risultato).
Il
punto
di
vista
della
storia,
è
quello
di
chi
studia
una
comunità
dall’esterno,
dovendone
riassumere
brevemente
i
cambiamenti.
La
memoria
collettiva,
invece,
rappresenta
il
gruppo
umano
visto
dal
suo
interno,
durante
un
arco
temporale
necessariamente
limitato,
corrispondente
grosso
modo
alla
durata
della
vita
di
una
persona.
Vi è
anche
un’altra
differenza
tra
storia
e
memoria
collettiva,
che
riguarda
il
loro
stesso
ambito
di
interesse.
Entrambe
sono,
per
definizione,
rivolte
al
passato,
ma
non
si
tratta
dello
stesso
passato.
La
memoria
collettiva,
come
detto
in
precedenza,
può
procedere
a
ritroso
nel
tempo
soltanto
fino
a un
certo
punto:
si
tratta
di
un
limite
molto
vicino
al
presente,
che
può
essere
quantificato,
al
massimo,
in
un
secolo.
La
storia,
al
contrario,
si
interessa
proprio
a
ciò
che
supera
questo
limite
temporale.
Ovviamente
ogni
avvenimento,
ogni
grande
processo,
non
può
essere
storicamente
compreso
e
spiegato
da
chi
ne è
coinvolto
direttamente.
Lo
storico,
al
contrario,
può
confrontarsi
con
un
dato
fenomeno
potendone
individuare
l’inizio,
la
fine,
le
cause
e le
conseguenze.
Halbwachs
utilizza,
a
tal
proposito,
un
esempio
efficace:
nel
1453
ha
termine
la
guerra
dei
Cent’Anni,
ma
sul
momento
i
contemporanei
non
potevano
prevedere
quali
sarebbero
state
le
ripercussioni
di
questo
evento,
quali
novità
e
quali
cambiamenti
avrebbe
portato.
E
«sono
le
ripercussioni,
e
non
tanto
l’avvenimento,
che
entrano
nella
memoria
del
popolo
che
le
subisce,
e
solo
a
partire
dal
momento
in
cui
arrivano
fino
a
lui»
[Halbwachs
2009,
185].
Nonostante
siano
passati
ormai
settant’anni
dalla
prematura
scomparsa
di
Halbwachs,
il
suo
pensiero
risulta
estremamente
attuale.
La
funzione
sociale
della
memoria
è,
oggi,
più
che
mai
forte
ed
evidente.
Il
concetto
di
memoria,
così
come
quello
di
ricordo
– ad
esso
strettamente
legato
– è
ampiamente
utilizzato,
ma
non
sempre
chi
vi
ricorre
è in
grado
di
coglierne
appieno
il
significato.
Ovviamente
gli
studi
sul
tema
della
memoria
sono
molteplici
e
complessi,
e
“La
memoria
collettiva”
ne
rappresenta
soltanto
uno
dei
punti
di
partenza.
Il
mio
lavoro
vuole
essere
quindi
un
semplice
spunto
per
chiunque
intenda
approfondire
il
tema
della
memoria
negli
studi
contemporanei.
Riferimenti
Bibliografici:
L’edizione
da
me
consultata
non
è
quella
originale,
ma
M.
Halbwachs.
La
memoria
collettiva.
A
cura
di
P.
Jedlowski,
L.
Passerini,
T.
Grande,
2009,
Unicopli,
Milano.
Il
lavoro
di
M.
Halbwachs
è
stato
influenzato
dal
pensiero
di
É.
Durkheim
ed
E.
Bergson,
e in
particolare
dalle
opere
É.
Durkheim.
Le
suicide:
ètude
de
sociologie.
1897,
Alcan,
Paris;
H.
Bergson.
Matière
et
mémoire.
1896,
Alcan,
Paris.