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N. 35 - Novembre 2010 (LXVI)

Mezzi di comunicazione e Spirito Santo

Strumenti di interazione
di Elia Chiarenza

 

La locuzione mass media deriva dall’unione del termine inglese “mass” con la parola latina “media” al plurale, nel significato più classico di strumento di comunicazione tra l’autore di un messaggio ed il destinatario.

 

Nei processi mediatici odierni la comunicazione arriva a coinvolgere un vasto gruppo di utenti, dove i soggetti interagiscono con messaggi che vanno dalla gestualità alle parole, in un corollario vasto ed intricato fatto di immagini, parole, suoni e simboli che servono, appunto, a comunicare all’interno di una società ormai globalizzata e tecnologica, al punto da essere totalmente dipendente dai mezzi di comunicazione.

 

Questo avviene perché gli strumenti della comunicazione permettono di coinvolgere, contemporaneamente, migliaia o milioni di individui, servendosi dell’ausilio dei messaggi telefonici, di Internet, oppure dei giornali, della radio, del cinema e della televisione in una dipendenza che va sempre più aumentando e che è entrata, ormai, a fare parte del quotidiano modo di vivere, condizionando e, forse, trasformando la capacità critica del vedere e percepire la vita, nonché gli stessi sentimenti, fino al punto di far sorgere il dubbio se non sia il caso di prendere coscienza del fatto che è necessario fermarsi un attimo a riflettere.

 

Sociologi, filosofi e la Chiesa stessa hanno preso in considerazione il problema della comunicazione per i risvolti etico-sociali ad essa legati, con particolare attenzione alle mutazioni che le moderne forme di comunicazione hanno provocato e stanno tuttora provocando nelle giovani generazioni e nell’intera società, giacché comportano l’abbattimento dei principi morali e della perdita di punti di riferimento fondamentali ed importanti per una società, come quella attuale, evoluta, industrializzata, tecnologizzata, globalizzata e fondamentalmente malata nel profondo per la mancanza di un colloquio con Dio.

 

Non sono pochi, infatti, coloro i quali si chiedono cosa stia accadendo a questa società, a questa umanità che sembra ogni giorno più confusa, apatica, forse sorda, quasi indifferente persino di fronte alle grandi tragedie che la colpiscono. Viene da chiedersi: «Perché tutto questo?».

 

La risposta risiede nel fatto che l’uomo sta cercando una soluzione ai propri interrogativi, proprio là dove non si può trovare, appunto nell’uomo stesso, poiché egli parte dalla considerazione, ormai sempre più ampia e radicata, che egli sia il centro, il tutto del mondo, in grado di decidere del bene e del male, della vita e della morte, avendo probabilmente dimenticato quella che è e rimane l’unica speranza, Colui che è la Via, la Verità e la Vita, il solo in grado di dare una risposta salvifica e di indicare la giusta via da seguire: Gesù.

 

Un versetto dei Salmi canta la gioia derivante dal meraviglioso rapporto che si origina tra Dio e il popolo Eletto della Sua nazione: «Beata la nazione il cui Dio è il Signore; beato il popolo che Egli ha eletto in suo retaggio» (Salmo 33:12).

 

In una Lettera Apostolica del 24 gennaio 2005 Giovanni Paolo II esponeva ai responsabili delle comunicazioni sociali le sue considerazioni sul rapido sviluppo delle tecnologie nel campo dei media, definendolo come «… uno dei segni del progresso dell’odierna società». Egli rifletteva su quelle “sfide” che le comunicazioni sociali costituiscono per la Chiesa e considerava la necessità di una nuova forma di evangelizzazione, in un mondo ricco di potenzialità comunicative come il nostro. Rifacendosi alla sua Lettera Enciclica “Redemptoris Missio” ricordava di avere sottolineato: «Il primo areopago del tempo moderno è il mondo della comunicazione, capace di unificare l’umanità rendendola un villaggio globale» (cap. IV).

 

Si tratta di un messaggio profondo e allo stesso tempo stupefacente per la sua immediatezza, condivisibilità e lungimiranza, un messaggio che, tuttavia, sembra esser caduto nel nulla. Probabilmente mai come in questi tempi, l’umanità è attraversata da gravi problemi di carattere sociale ed etico-morale e non riesce a trovare risposte.

 

Dal canto suo, la Chiesa sta vivendo uno dei periodi più difficili che riguardano la fede e la spiritualità, poiché deve trovare un nuovo modo di parlare e comunicare nell’opera di evangelizzazione, per poter arrivare al cuore di un uomo, sempre meno attento al messaggio impartito da Gesù: «Andate per il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura». (Marco 16:15)

 

L’evento comunicativo tra Dio e l’uomo, creato “a Sua immagine e somiglianza”, raggiunge il massimo spessore salvifico nel Verbo fatto carne, senza peraltro dimenticare che per mezzo dello Spirito Santo l’uomo ha avuto la capacità di ricevere la salvezza e di testimoniarla ai fratelli, nonché all’umanità intera, senza limiti o barriere etniche, sociali o culturali.

 

La comunicazione tra Dio e l’uomo ha raggiunto la sua perfezione in Cristo, venuto come uomo per portare all’umanità il messaggio del Padre e compiere il piano salvifico di Dio: «Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato» (Luca 4:43).

 

 Proprio Gesù è stato e rappresenta il grande comunicatore del suo, così come del nostro tempo, con un messaggio ancora oggi profondamente vivo e dispensatore di salvezza per tutti quelli che hanno un cuore aperto e sono attenti alla parola di Dio, nonché a quella voce divina, che parla all’uomo per mezzo dello Spirito Santo.

 

La chiave capace di dischiudere tutte le porte è la Voce dello Spirito. Solo lo Spirito conosce il cuore dell’uomo e sa come parlare, con un linguaggio non urlato, non chiassoso o confuso ma chiaro e delicato, così penetrante da far risuonare le corde più profonde del cuore umano e farle vibrare all’unisono con la pace, l’amore e la grazia, derivanti dalla presenza di Dio.

 

Lo Spirito Santo riesce a comunicare attraverso un messaggio così avvolgente, da prevaricare la ragione umana e brama rivolgersi agli umili e ai semplici, a quelli che “non sono”, perché, per usare le parole dell’apostolo Paolo: «… Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i savi e le cose più deboli del mondo per svergognare le forti» (I Cor. 1:27) ed ancora: «Poiché la parola della croce è pazzia per quelli che periscono; ma per noi che siamo sulla via della salvazione, è la potenza di Dio… » (I Cor. 1:18).

 

In un’epoca dove sembra regnare solo l’incertezza, gli strumenti di comunicazione possono essere usati per proclamare il Vangelo o per ridurlo al silenzio; di questo la Chiesa ed i “pastori del gregge” debbono farsi carico affinché l’annuncio del Vangelo e il suo messaggio siano davvero incisivi e penetranti.

 

Tuttavia, i media e le nuove tecnologie di comunicazione possono essere il solo strumento?

 

La risposta a siffatta domanda non può che essere negativa, perché se volgiamo nuovamente lo sguardo alla Sacra Scrittura, è possibile trovare un valido auxilium, là dove si dice: «Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su voi e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e Samaria, fino alle estremità della terra» (Atti 1:8).

 

La Chiesa necessita della potenza che viene dall’alto. Essa ha la possibilità di usare strumenti tecnologici e mezzi efficaci di grande impatto mediatico, ma la cosa più necessaria ed importante è che tutto avvenga e proceda sotto la guida dello Spirito Santo, strumento operante nelle mani di Dio, l’unico capace di far breccia nel cuore dell’uomo.

 

La Bibbia parla ampiamente e in modo particolareggiato dell’opera dello Spirito Santo nella Chiesa, nonché della successiva e profonda trasformazione che aveva provocato tra gli stessi Apostoli. Essi predicavano ed operavano con efficacia e potenza, perché tutto avveniva sotto l’unzione della grazia di Dio e per mezzo dello Spirito Santo.

 

Gli Atti degli Apostoli descrivono in modo mirabile l’opera dello Spirito nella Chiesa attraverso le migliaia di conversioni, di miracoli, di segni manifesti della potente e inconfutabile presenza di Dio, tutti fenomeni che mettevano in difficoltà i dottori stessi della legge ed i sapienti, mentre gli umili ed i semplici, ossia coloro che avevano aperto veramente il loro cuore al Signore, diventavano strumenti attivi nelle mani di Dio, per l’adempimento del Suo piano.

 

Tutto questo avveniva perché lo Spirito Santo cresceva, si muoveva ed operava quotidianamente tra il popolo del «Re dei Re», di Colui che siede sul trono della Sua gloria nel Regno dei Cieli e che ha «la terra come scannello dei Suoi piedi» ( Isaia 66:1 ).

 

Attraverso la predicazione degli Apostoli le parole di Gesù trovavano applicazione pratica, le Sue promesse si avveravano, la fiamma dello Spirito dilagava e infiammava i cuori e la Chiesa: «Per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria aveva pace, essendo edificata e camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, moltiplicava» (Atti 9:31).

 

A questo punto è doveroso riflettere su un aspetto: «Cosa è cambiato da allora?». Dio è immutabile, Egli parla ancora oggi all’uomo, risponde e si lascia trovare da chi lo cerca con un cuore veramente disposto.

 

Le promesse di Gesù sono verità, la Sua parola è verità e vita, Egli è il Pane di Vita e l’Acqua che disseta, è il tutto dell’uomo e dell’intera umanità. A tale proposito risuonano con incisività le parole evangeliche: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto » ( Matteo 7:7 ).

 

Tutto questo ha detto Gesù; tutto questo è stato da Lui promesso. Ma, come far capire la portata di un messaggio così grande all’umanità?

 

E perché oggi la Chiesa fatica a farsi sentire? Perché il popolo di Dio sembra essere disorientato, forse confuso, a volte stanco, provato e ferito?

 

Eppure molti e da più parti parlano di Dio, del Suo sconfinato amore e di Gesù, suo Unigenito Figlio, che ha dato la Sua vita, per sconfiggere sulla croce il peccato e la morte. Egli siede alla destra del Padre ed è il nostro avvocato difensore, perché è stato anch’egli Uomo fra gli uomini; puro ed immacolato, dice Isaia (53:7), come agnello senza macchia, è stato immolato.

 

Proprio Lui che non aveva commesso alcun peccato, si è fatto peccato per tutti noi ed ha sofferto come uomo, portando sulla croce anche le nostre lividure, i nostri dolori, le nostre infermità. Gesù ha dato tutto se stesso in obbedienza alla volontà del Padre e col Suo sangue ha lavato per sempre i nostri peccati. Sulla croce ha detto: «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Luca 23:34) e, prima di affidare il Suo Spirito alle mani del Padre, ha proferito: «Tutto è compiuto!» (Giovanni 19:30).

 

Come è possibile dimenticare o, peggio ancora, mettere a tacere le coscienze dinnanzi a questo? Forse, nonostante tutto, l’uomo, fatto “ad immagine e somiglianza” di Dio, ha perso la capacità di ascoltare la Voce dello Spirito.

 

I media possono essere utili ma non bastano; a volte corriamo il rischio di avere una prospettiva della Chiesa e della sua opera tale da disorientare, quasi come se fossero “spettacolarizzate”, ma altre volte possiamo avere una visione più attinente e meno stereotipata dell’opera di uomini e donne di buona volontà alla ricerca di Dio, dell’evangelizzazione, della spiritualità e di quella fede in grado di muovere le montagne, nonché di vedere in atto l’opera dello Spirito Santo che vive ed opera nella Chiesa, al fine di guidare l’uomo per i sentieri impervi e, spesso sdrucciolevoli, del peregrinare terreno.

 

Il segreto per capire quanto avviene risiede nel saper ascoltare la voce del Signore e nella preghiera. È necessario trovare il tempo di chiudere quotidianamente, fuori dalla porta della nostra “cameretta”, i rumori ed i pensieri della nostra vita per mettere tutto, proprio tutto, nelle mani del Signore, aspettando una Sua risposta, che certamente non tarda ad arrivare, perché la Sua volontà avvenga in modo da permettergli di plasmarci come strumenti nelle Sue mani, per l’adempimento della Sua volontà.

 

Si mette così in pratica quella fede che «…viene dall’udire e l’udire viene dalla Parola di Cristo» (Rom. 10:17) e soprattutto è «certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono» (Ebrei 11:1).

 

Questa è sicuramente la via più proficua, che la Chiesa e le sue membra devono percorrere, per crescere e testimoniare efficacemente l’amore e la presenza vivificante ed operante del Signore, nonché dello Spirito Santo, pietra angolare, base e fondamento di una Chiesa in cammino verso la Gerusalemme Celeste, il faro ed il punto di riferimento per quanti hanno fame e sete di Dio. «Ecco, vengono i giorni, dice il Signore, l’Eterno, che Io manderò la fame nel paese, non fame di pane o sete d’acqua, ma la fame e la sete d’udire le parole dell’Eterno» (Amos 8:11).

 

Oggi la Chiesa ha strumenti e possibilità comunicative, che sono potenzialmente efficaci e di grande impatto mediatico, nonostante non sia ancora in grado di ottenere i risultati sperati. È la guida sicura ed instancabile della Volontà di Dio e dello Spirito Santo, non la pianificazione umana dei modi e dei tempi, il solo mezzo in grado di progettare e di agire, al fine di raggiungere l’ambito scopo, così come è necessario per l’uomo odierno chiedersi costantemente, nonostante tutto ciò di cui disponga, quali siano i piani di Dio e del come attuarli, partendo dalla considerazione di essere semplici strumenti nelle Sue mani, sottoposti alla Sua unica volontà, perfetta ed immutabile, spesso incomprensibile all’uomo carnale, ma più accessibile e chiara per chi vede le cose, alzando lo sguardo verso Cristo, pronto a sforzarsi per vedere, ascoltare e capire il messaggio divino con una mente ed un cuore spirituali.

 

Costui è capace di riflette anche sul fatto che c’è bisogno di ritrovare la “via antica” e riconosce, con un cuore sincero, che Gesù è il solo capace di indicare il giusto sentiero da seguire, mentre lo Spirito Santo è, ancora oggi, l’unico in grado di dare alla Chiesa dell’Iddio Vivente la potente efficacia della Sua parola, quella che tocca i cuori e penetra «come una spada affilata a due tagli che penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla; e giudica i sentimenti ed i pensieri del cuore» (Ebrei 4:12).

 

Esso fa così sentire all’uomo il bisogno di ricercare l’incontro con Dio in un colloquio, che non deriva dall’usare questo o quel mezzo di comunicazione, quanto dall’avere trovato la via, quella dello Spirito Santo, perfetta ed immutabile nei secoli dei secoli. Si tratta di quello stesso Spirito, che ha guidato gli Apostoli, uomini umili, rivestiti di potenza dall’alto, i quali, attraverso la Sua potenza, hanno infiammato il mondo con la testimonianza della fede e della predicazione, annunciando a tutti il messaggio di Gesù.

 

Il passo evangelico della pesca miracolosa offre un interessante spunto conclusivo a questa riflessione: «E com’ebbe cessato di parlare, disse a Simone: Prendi il largo e calate le reti per pescare. E Simone, rispondendo, disse: Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati e non abbiamo preso nulla; però, alla tua parola, calerò le reti. E fatto così, presero una tale quantità di pesci, che le reti si rompevano» (Luca 5: 4-6).

 

Pur disponendo della conoscenza dei luoghi, della capacità di essere pescatori esperti e di avere i mezzi necessari, pur avendo pescato per tutta la notte, quella pesca era stata infruttuosa e aveva lasciato spazio solo alla stanchezza e al disappunto. Gesù, con la Sua parola ed il Suo consiglio, ha detto a Simone dove e quando calare le reti e costui, nonostante l’impegno umano e la fatica di una notte intera, non ha esitato.

 

Solo in questo modo tutti i presenti hanno potuto vedere la gloriosa Potenza di Dio manifestarsi in mezzo a loro attraverso Gesù, che conclude dicendo a Simone: «… Non temere, da ora innanzi sarai pescatore di uomini» (Luca 5:10).

 

Il segreto di un’efficace evangelizzazione all’interno di una Chiesa vivificata e vivificante risiede nel comprendere quello che il Signore chiede di fare ad ogni singolo individuo, utilizzando sì i mezzi mediatici che egli ha a disposizione, ma anche mettendo tutto nelle mani di Dio, soprattutto se stesso, quale semplice strumento, rivestito della completa armatura spirituale, per poter essere sicuro di operare secondo i piani e i tempi della Divina Volontà, perché, come è scritto, «lo Spirito soffia dove vuole e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Giovanni 3:8).


 

 

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