N. 118 - Ottobre 2017
(CXLVIII)
SUL
MARXISMO
SOVIETICO
TRA
FILOSOFIA
E
RIVOLUZIONE
di
Umberto
Petrongari
Il presente breve scritto non vuole essere argomentativo ma puramente espositivo, illustrando per sommi capi la nozione di marxismo sovietico. è innanzitutto da ritenere che secondo Marx l’andamento storico non sia hegelianamente scandito da una tesi (dalla ‘bella eticità’, o da qualcosa di simile a essa), da un’antitesi (i conflitti storici) e da una sintesi (il comunismo in sostituzione dello Stato hegeliano). Per Marx il principio dialettico-eracliteo in base al quale vi è solo conflitto di tutti contro tutti non verrebbe in fondo superato neanche nel comunismo.
Marx nei Grundrisse, o Lineamenti fondamentali
della
critica
dell'economia
politica,
parla
stranamente
di
una
fase
storica
tetica,
smentita
però
dalle
principali
restanti
sue
opere.
Nega,
dunque,
apparentemente,
la
possibilità
della
sintesi
dialettica.
Per
il
resto,
come
per
Hegel,
vigerebbe
per
Marx
il
solo
principio
dialettico
di
determinazione-negazione
e
quello
relativo
all’identità
dei
contrari,
implicante
che
il
mondo
sia
rappresentativo:
solo
cose
reali
non
possono
coincidere
le
une
con
le
altre.
Ognuno vivrebbe solo nel presente, pensando egoisticamente
solo
a se
stesso,
scontrandosi
di
conseguenza
con
ogni
altro.
Tale
nichilismo,
attinto
da
Eraclito,
andrebbe
forse
sostituito
con
un
nichilismo
di
tipo
contingentista.
Forse
non
esiste
nulla,
per
cui
le
azioni
umane
sarebbero
per
la
maggior
parte
libere
e la
Natura
sarebbe
un
sogno
sregolato.
E
così,
per
quel
che
riguarda
per
esempio
l’agire
umano,
esso
non
può
mai
venire
predeterminato
con
certezza.
Si
possono,
semmai,
porre
delle
condizioni
(come
la
moderazione)
che
si
limitino
unicamente
a
favorire
un
comportamento
civile,
ma
non
a
causarlo.
La vulgata marxista vigente in Unione Sovietica si
delinea
a
partire
dai
tempi
di
Stalin
e
permarrà
inalterata,
o
non
troppo
alterata,
fino
(probabilmente)
ai
tempi
del
crollo
dell’Urss.
Il
materialismo
marxiano
verrà
reinterpretato
attingendo
da
quella
che
è la
sola
moderna
concezione
della
materia,
escogitata
da
Cartesio.
La
res
extensa
acquisirà
però
carattere
dialettico:
l’egoismo
solipsistico
vitalizza
la
condotta
di
ogni
uomo,
per
cui
sarà
in
conflitto
con
ogni
altro
uomo.
Nello specifico del proletariato, esso sarà portato
a
essere
sempre
meno
individualista
(nel
caso
faccia
una
vita
misera
sarà
addirittura
delinquenziale),
man
mano
che
le
sue
condizioni
di
vita
miglioreranno
progressivamente,
fino
al
raggiungimento
della
più
piena
dignità
esistenziale.
Se
il
proletario
non
è
dunque
ancora
del
tutto
buono
in
un
contesto
in
cui
il
comunismo
non
si è
ancora
realizzato,
non
dovrebbe
troppo
preoccuparsi
di
ciò,
e
dovrebbe
sapere
che
non
è
fatto
della
stessa
pasta
del
borghese,
invece
inguaribilmente
egoista.
Il
progredire
di
una
società
socialista
consente
al
proletariato
di
(forse)
riscoprire
la
sua
anima
(piuttosto
che
di
edificarla),
precedentemente
(prima
dell’avvento
del
socialismo)
soffocata.
Non
so
fino
a
che
punto
tale
anima
possa
coincidere
con
la
res
cogitans,
ma
con
quest’ultima
potrebbe
condividere
alcuni
tratti.
Provare
dei
sentimenti
disinteressati
nei
confronti
degli
altri
è
forse
indicativo
della
presenza
in
noi
di
un’anima,
prescindendo
dal
considerare
in
cosa
possa
consistere.
Sebbene Marx nelle sue brevissime e celebri Tesi
paia
più
criticare
Feuerbach
che
per
accoglierlo,
molti
interpreti
marxisti
ritengono
che
il
comunismo
coincida
con
la
piena
realizzazione
della
Humanitas
quale
cosa
che
l’uomo
alienerebbe
da
sé,
proiettandola
in
Dio
(che
è
onnipotente,
buono
e
felice
– in
una
parola,
perfetto).
Quando
essa
si
concretizzerà
l’uomo
non
sarà
più
alienato
e
non
ci
sarà,
ovviamente,
più
bisogno
di
uno
stato.
In
particolare
i
‘costruttori
di
Dio’
russi
potrebbero
aver
concepito
idee
identiche
a
quelle
che
ho
appena
concluso
di
esporre.
Se il mondo ha carattere dialettico, il nostro vivere stesso
consisterà
nel
costante
ferimento
a
noi
provocato
da
tutto
ciò
di
cui
facciamo
esperienza,
ferendo
a
nostra
volta
chiunque
esiste
e si
rapporta
con
noi
in
una
qualsiasi
maniera.
Ebbene,
il
sentimento
consiste
nell’esercitare
l’azione
meno
offensiva
nei
confronti
di
coloro
con
cui
ci
relazioniamo,
essendo
sia
poco
aggressivo
che
non
indifferente
(se
l’aggressività
ferisce,
l’indifferenza,
addirittura,
annienta).
L’esercitare,
per
esempio,
dell’ironia
pungente
nei
confronti
degli
altri
ci
fa
sentire
più
leggeri
rispetto
al
commuoverci
per
gli
altri.
Ma
ciò
non
si
verifica
se
essa
la
subiamo.
Un popolo, o un gruppo, un ceto di persone, quanto più ha
sofferto
l’oppressione
da
parte
di
un
altro
popolo
o di
un
ceto
a
esso
superiore,
tanto
più
ha
sviluppato
una
coscienza
morale
che
ha
colto
con
profondità
il
male
insito
in
ogni
aspetto
del
vivere.
Dunque,
l’aver
sviluppato
un’etica
rigida
da
parte
di
qualcuno
ha
quantomeno
una
sua
legittimità,
non
corrispondendo
ad
una
visione
ottusa
delle
cose.
Se
poi
condizioni
diverse
hanno
prodotto
tipi
di
Humanitas
differenti,
per
cui
la
morale
vigente
in
una
tribù
africana
sarà
diversa
rispetto
alla
morale
islamica,
gli
stati
dovrebbero
far
valere,
perlomeno
in
certi
casi,
il
principio
del
rispetto
della
morale
popolare
(pur
senza
essere
soffocanti
nei
confronti
dei
cittadini
ad
essi
sottoposti).
Gli
stati,
in
ogni
caso,
non
dovrebbero
mai
favorire
più
libertarismo
di
quello
già
vigente
in
una
certa
società,
in
quanto
ciò
risulterebbe
socialmente
pericoloso.
Se l’esistenza di una materia risulta essere problematica,
e se
altrettanto
problematico
è
attribuire
all’umanismo
carattere
di
autentico
disinteresse
e di
felicità,
ritengo
tuttavia
che
in
ambito
filosofico,
in
fondo,
nulla
possa
venire
escluso
con
assoluta
certezza.
Materia
e
autentica
umanità
potrebbero
avere
entrambe
fondamento,
anche
perché
si
accordano
con
il
buon
senso
comune
(il
che,
a
mio
parere,
non
è
cosa
da
trascurare).
Potrebbe,
infine,
esistere
anche
Dio.
Qualora
ciò
sia
possibile
è
bene
non
far
perdere
al
devoto,
al
fedele,
il
suo
senso
di
realtà.
E
così,
ad
esempio,
scientismo
materialista
e
fede
in
Dio
possono
sussistere
assieme:
per
cui
non
si
dovrebbe,
ad
esempio,
credere
in
superstiziosi
miracoli.
Inoltre
la
religione
non
dovrebbe
entrare
in
conflitto
con
gli
stati
socialisti
e
con
il
socialismo
e la
rivoluzione
in
genere.