N. 19 - Dicembre 2006
MARIO SEGNI
Profilo
politico
di
Stefano De Luca
Mariotto Segni,
meglio conosciuto come Mario, nasce a Sassari
nel 1939. Professore universitario, nell’attuale
panorama politico italiano è il leader del partito “Il
Patto dei Liberaldemocratici”.
Dopo la laurea in
Giurisprudenza si trasferisce a Padova e nel 1975
vince il concorso a cattedra e diventa professore di
diritto civile.
La sua carriera politica inizia nel 1976, quando si candida
in Sardegna. Sulla scia del ricordo del padre, Antonio
Segni, riesce a raccogliere un consenso talmente
elevato per un debutto politico da risultare secondo
solo a Cossiga come numero di preferenze.
Entra così in Parlamento sotto l’egida della Democrazia
Cristiana negli anni del compromesso storico, a cui si
oppone fermamente tanto da costituire un gruppo di
deputati, “ I cento”, detto poi “Proposta”, per
opporsi a questa linea.
Con l’arrivo di Craxi alla ribalta politica, Segni ne fu
inizialmente un sostenitore convinto ma
successivamente, con il dilagare della corruzione,
della partitocrazia e del debito pubblico, se ne
allontanò.
In quegli anni nasce l’idea di approdare ad una riforma del
sistema elettorale, per introdurre in un Paese
monopolizzato dal Centro la logica dell’alternanza.
Diventa così promotore del referendum del 9 giugno
1991, con il quale gli italiani decisero di ridurre il
sistema delle preferenze per la Camera dei Deputati.
Nel 1992 Segni fonda il movimento dei Popolari per la
Riforma ed è cofondatore di Alleanza Democratica.
Poi,
con il referendum del 1993, di cui è ancora una volta
promotore, viene cancellata la legge elettorale del
Senato e aperta la strada al maggioritario. Il suo
grande successo politico.
Sempre nel 1993 abbandona la Democrazia Cristiana e,
sull’onda del successo raccolto dal referendum,
diventa una delle figure più note ed apprezzate dello
scenario politico, tanto è che se ne vocifera anche la
candidatura a presidente del Consiglio.
Segni non sfruttò però quel momento decidendo, invece, di
separarsi da Alleanza Democratica per creare un nuovo
partito, il “Patto Segni”, che non ebbe molta
fortuna.
Eletto deputato nel 1994 si schierò
nettamente contro Berlusconi, e perse la partita.
Nel
1996 decide di ritornare all’insegnamento
universitario.
Nel 1999 rientra nella scena politica proponendo un
referendum per abolire la quota proporzionale che
esisteva nel sistema elettorale, ma il quorum non
viene raggiunto. Ci riprova l’anno successivo ma con
lo stesso esito.
Nel 1999, inoltre, per le elezioni europee unificò ciò che
rimaneva del suo partito con Alleanza Nazionale sotto
il simbolo dell’elefantino.
Il risultato è pessimo,
anche se Segni viene comunque eletto parlamentare
europeo.
Il suo attuale partito, Il Patto dei Liberaldemocratici, ha
come punti cruciali del suo programma: “una Maastricht
per la ricerca, una liberaldemocrazia dal volto umano,
il federalismo municipale, la ricostruzione dello
Stato e l’ammodernamento della pubblica
amministrazione”. |