moderna
MARIANO MEDICI
PROTAGONISTA NELLA BOLOGNA DELLA
RESTAURAZIONE
di Riccardo Bonafè
Mariano Medici fu uno dei personaggi
storici più importanti della Chiesa
bolognese dei primi tre decenni
dell’Ottocento, per via delle numerose e
prestigiose cariche ecclesiastiche che
in vita ricoprì: ciò nonostante,
l’attenzione che gli storici hanno
dedicato alla sua persona è stata molto
scarsa. Dall’elogio funebre scritto in
sua memoria da Luigi Zabardi nel 1833,
la fonte più importante e dettagliata
per ricostruirne la biografia, si
apprende come egli nacque a Bologna l’8
settembre 1772 da Girolamo, maestro in
una filanda di seta e da Antonia Rossi,
fratello maggiore del Prof. Dott.
Michele Medici, quest’ultimo annoverato
come uno dei più importanti eruditi
nelle scienze mediche e biologiche del
tempo, professore universitario
nell’ateneo cittadino nonchè primo
primario dell’Ospedale Maggiore di
Bologna.
Mariano Medici venne battezzato nella
Parrocchia di San Lorenzo di Porta
Stiera, una delle chiese più antiche
della città felsinea, collocata al tempo
in Via delle Lame, successivamente
soppressa durante l’occupazione francese
nel 1806. In gioventù si dedicò allo
studio delle lingue classiche imparando
il latino, l’ebraico e in particolare il
greco sotto la supervisione del maestro
ed erudito gesuita Manuel Rodriguez
Aponte, giunto in città dopo il decreto
di espulsione dei membri della Compagnia
dalla Spagna nel 1767, presso la cui
scuola, detta Ghefiriana, si formeranno
importanti personaggi storici della
Bologna ottocentesca come il cardinale
Giuseppe Gaspare Mezzofanti e la
poetessa Clotilde Tambroni.
Nel 1792 decise di dedicare la propria
esistenza al servizio di Dio, svolgendo
il periodo di noviziato presso il
convento dei domenicani di Faenza,
entrando nell’Ordine presso Parma l’anno
successivo dove assunse il nome
‘‘Baldassarre’’ che nella lingua ebraica
significa ‘‘tesoreggiar nascosto’’,
rimanendo nel convento della città
ducale sino al 1795, anno in cui andò a
svolgere la sua attività predicatoria
presso il Santuario della Beata Vergine
di San Luca di Bologna, collocato sul
Monte della Guardia, ove come riportato
dal Zabardi si dedicò assiduamente alla
scrittura di opere teologiche e di
filosofia, acquisendo altresì grande
fama in città per i sermoni che era
solito pronunciare, tanto che in molti
dal contado vi accorrevano per
ascoltarlo.
Quelli furono anni turbolenti sia per la
città di Bologna che in generale per il
continente europeo: fu la fase storica
segnata dalla dominazione napoleonica,
durata quasi ininterrottamente sino al
giugno 1815, anno in cui l’Imperatore
Napoleone Bonaparte dopo il rocambolesco
ritorno in patria dal breve esilio
sull’Isola del Giglio, venne
definitivamente sconfitto presso
Waterloo e il Congresso di Vienna
inaugurò la fase storica che sarà poi
denominata dagli studiosi
‘‘Restaurazione’’, poichè riportò sul
trono gran parte dei sovrani
precedentemente spodestati, tra cui il
pontefice Pio VII, ritornato al soglio
di Pietro dopo la lunga e drammatica
prigionia in Francia intercorsa tra 1809
e 1814.
A Bologna le truppe francesi fecero il
loro ingresso il 19 giugno 1796: qualche
giorno più tardi, il tribunale del
Sant’Uffizio cittadino retto dal padre
Vincenzo Maria Alisani, presente in
città sin dal XIII secolo, venne
soppresso: la stessa sorte spettò al
convento domenicano due anni più tardi,
nel giugno 1798.
Dopo la morte del padre Luigi Franchi
avvenuta nel 1802, Mariano Medici
divenne il nuovo vicario del Santuario
mariano, il luogo di culto più
importante e famoso della città presso
il quale nel corso secoli e tutt’oggi
ancora, i fedeli giungono per mostrare
la propria devozione per l’immagine
della Madonna, secondo la tradizione
dipinta dall’Evangelista Luca e dopo
diverse vicissitudini giunta
dall’Oriente in città all’incirca tra il
X e l’ XI secolo.
Nel febbraio 1824 dopo lunghi anni di
scontri e tensioni con la potente
persona del cardinale Oppizzoni,
arcivescovo della città fin dal 1802, il
convento cittadino dei Predicatori venne
ristabilito e la persona sulla quale
ricadde l’incarico di priore fu il
Medici, eletto dai confratelli per la
sua grande sapienza e zelo religioso,
incarico che manterrà saldamente sino al
1827, impegnandosi assiduamente per
restituire ai regolari dell’Ordine il
secolare prestigio di cui godevano a
Bologna.
Al contempo l’evento produsse un
significativo risvolto nella futura
amministrazione del Santuario, poichè
siccome padre Medici compì la discesa
dal Colle della Guardia per recarsi
all’inaugurazione del rinato convento,
venne prontamente destituito
dall’ufficio vicariale da Oppizzoni che
ne aveva interpretato l’atto al pari di
una rinuncia, affidandone
conseguentemente l’amministrazione al
padre Domenico Gualandi, un sacerdote
diocesano, ponendo così fine alla
plurisecolare presenza dei frati
Predicatori.
Nel mese di dicembre dello stesso anno
papa Leone XII, al secolo Annibale Della
Genga, eletto pontefice nel 1823, portò
a termine il faticoso processo iniziato
già nel settembre 1815 con il suo
predecessore Pio VII, di riapertura
delle sedi inquisitoriali periferiche,
in totale nove, ristabilendo il
Sant’Uffizio di Bologna e nominando per
ricoprire quel prestigioso e al contempo
delicato incarico proprio Mariano
Medici, motivando la sua sentenza con un
elogio all’erudizione e purezza
spirituale che contraddistinguevano la
sua persona che godeva di grande fama a
Roma.
Sino alla sua nomina le funzioni
inquisitoriali furono ricoperte da
Oppizzoni, il quale prestò giuramento
nel settembre 1814 e sul cui operato
attualmente le conoscenze storiografiche
sono molte scarse: ricordo infatti che
si conoscono solamente i nomi due
ecclesiastici denunciati dal vescovo,
ovvero l’abate Angelo Ridolfi nel 1815 e
l’ex gesuita Juan Ignacio Molina nel
1819, entrambi per la scrittura di due
opere considerate controverse e
sottoposte al vaglio del S.Uffizio,
episodi riportati nel saggio scritto da
David Armando intitolato
L’arcivescovo Oppizzoni e l’Inquisizione
Bolognese.
Sull’ufficio di Mariano Medici che
mantenne la guida del tribunale fino
all’anno 1832, le conoscenze storiche
sono ancora più limitate : infatti
l’unico procedimento noto
dell’Inquisizione Bolognese di questo
periodo fu il battesimo forzato e
successivo trasferimento presso la casa
dei Catecumeni di Roma di un bambino
ebreo di nome Angelo Levi, vicenda
intercorsa tra 1824 e 1825 e sulla quale
hanno scritto Armando, Andrea Cicerchia
e una recente tesi dottorale di Michele
Armellini. In questo frangente
temporale, il frate ricoprì anche
l’incarico di revisore delle stampe
(1825-1827), di esaminatore pro-sinodale
(1825-1833) e di membro del Collegio
filosofico-matematico della Pontifica
Università di Bologna (1825 al 1833).
Nominato vescovo di Cervia il 17
dicembre 1832 da papa Gregorio XVI,
padre Mariano Medici lasciò
definitivamente Bologna intorno alla
primavera del 1833 per assumerne la
guida della Diocesi romagnola, tuttavia
per un brevissimo lasso di tempo poichè
l’1 ottobre egli morì, non avendo avuto
il tempo materiale per lasciare un segno
importante nel suo governo episcopale.
Riferimenti bibliografici:
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Vol. II, ESD, Bologna 1988.
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Dizionario Biografico degli Italiani,
Vol. 73, 2009.
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l’Inquisizione di Bologna, in Il
cardinale Oppizzoni tra Napoleone e
l’Unità d’Italia, Atti del convegno
(Bologna, 18-20 novembre 2013), a cura
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Berselli A., Da Napoleone alla Grande
Guerra, in Storia di Bologna,
direttore Renato Zangheri, Vol. 4., Tomo
1., Bononia University Press, Bologna
2010.
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all’ombra del ghetto. Sant’Uffizio ed
ebrei nello Stato pontificio della
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«Cadernos de Estudos Sefarditas»,
18, I (2018).
De’ Buoi T., Diario delle cose
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Bologna dall’anno 1796 fino all’anno
1821, a cura di Silvia Benati,
Mirtide Gavelli e Fiorenza Tarozzi,
Bononia University Press, Bologna 2005.
Gasnault F., La cattedra, l’altare,
la nazione. Carriere universitarie
nell’Ateneo di Bologna (1803-1959),
Clueb, Bologna 2001.
Zabardi L., Elogio del defunto
monsignore Mariano Medici,
Tipografia Bisanzia, Cesena 1833. |