medievale
MARGUERITE DE THIBOUVILLE, FEMMINISTA
ANTE LITTERAM
LA CONDIZIONE FEMMINILE TRA PASSATO E
PRESENTE
di Giovanna D’Arbitrio
Costante nel tempo appare il legame tra
cinema e letteratura e, comunque vengano
giudicati i film rispetto ai libri
omonimi, spesso essi hanno il merito di
riportarci alla memoria episodi e
personaggi storici dimenticati. Tale è
il caso della nobile Marguerite de
Thibouville, femminista ante
litteram che denunciò il suo stupro
malgrado vivesse nel medioevo, di
recente riportata in vita grazie a un
libro e a un film che sollecitano
riflessioni anche sull’attuale
condizione femminile, poiché purtroppo
stupri, violenze di tutti i generi,
repressioni di libertà essenziali, sono
fenomeni antichi e costanti nel tempo,
difficili da sradicare anche nelle più
moderne società civili che hanno leggi,
più o meno efficaci, per contrastarli e
combatterli.
E in effetti The Last Duel,
di Ridley Scott, tratto dal
romanzo storico L’ultimo duello. La
storia vera di un crimine, uno scandalo
e una prova per combattimento nella
Francia medievale, scritto da
Eric Jager, narra le vicende
dell’ultimo “duello di Dio”,
avvenuto in Francia nel XIV secolo, tra
Jean de Carrouges e Jacques Le
Gris.
Ecco come viene presentato il libro
L’Ultimo Duello, edito in Italia da
Garzanti: “Nel 1386, pochi giorni
dopo Natale, una folla silenziosa si
raccolse in uno spiazzo erboso, dietro
un monastero parigino. Furono in
migliaia ad assistere al combattimento
mortale che doveva provare di fronte
agli occhi di Dio chi, tra i due
contendenti, avesse ragione. Quel
duello, alla presenza del giovane
sovrano Carlo VI, di molti nobili e del
Parlamento, segnò il culmine di uno
scandalo che infiammò tutta la Francia.
Protagonista di questa sanguinaria
vicenda è il cavaliere normanno Jean de
Carrouges. Tornato da una spedizione
militare in Scozia, aveva ritrovato la
giovane moglie, Marguerite, incinta: la
bella e coraggiosa dama accusava un
nobile, Jacques Le Gris, di averla
brutalmente violentata. Le Gris,
favorito dalla corte, respingeva le
accuse. Era un caso difficile da
risolvere: per i risvolti sessuali, per
l’amicizia che aveva legato i due
uomini, per le implicazioni politiche e
perché la faccenda aveva coinvolto
l’intera corte. Il tribunale non
riusciva a prendere una decisione e così
si decise di affidare il verdetto al
giudizio divino. Quel giorno per Jean de
Carrouges la posta in gioco era
altissima: se fosse stato sconfitto,
Marguerite sarebbe stata messa al rogo
come spergiura. Partendo da un’accurata
documentazione storica, Eric Jager ha
saputo raccontare questo episodio
storico come un’appassionante indagine
poliziesca, un intrigo di crimine,
tradimento e vendetta all’epoca della
crisi del feudalesimo”.
Il film si attiene più o meno alla trama
e all’inizio ci mostra Jean de
Carrouges (Matt Damon) e Jacques
Le Gris (Adam Driver), un tempo
amici, divenuti poi rivali per la
diversità di caratteri e obiettivi: Jean
de Carrouges, sempre impegnato in varie
battaglie, crede nell’onore e non cerca
il favore dei potenti, Jacques Le Gris,
invece dissoluto, astuto e interessato
si guadagna la protezione di Pierre
d’Alençon (Ben Affleck), cugino del
re Carlo VI (Alex Lawther),
sottraendo al rivale onori e beni
materiali. Purtroppo arriva addirittura
a violentare la sua bella moglie
Marguerite de Thibouville (Jodie
Comer) che in modo inaspettato
confesserà tutto al marito, invocando
giustizia invece di tacere, come
consigliano la suocera, le sue amiche e
tanti altri. E così l’odio accumulato
nel tempo tra i due rivali esplode dopo
lo stupro e la difesa dell’onore appare
solo come pretesto per regolare vecchi
conti.
In effetti nessun’uomo sembra animato da
nobili ideali nel film, nemmeno Jean de
Carrouges che aveva accettato di sposare
Marguerite, malgrado la cattiva
reputazione di suo padre, spinto dalla
cospicua dote più che dall’amore: rozzo,
incolto, ottuso nella sua massa fisica
di guerriero sempre impegnato nel
mestiere delle armi, Jean non ha nessuna
delle caratteristiche, né il fascino
romantico degli antichi cavalieri
esaltati nella letteratura medievale. E
alla fine, quando la verità è difficile
da scoprire, è proprio Jean che propone
di affrontare il rivale nell’ultimo
duello con il cosiddetto “giudizio
divino”, pur sapendo che nel caso di una
sua sconfitta sua moglie sarebbe stata
messa al rogo come spergiura. È quanto
gli fa notare la stessa Marguerite,
donna colta e intelligente, femminista
ante litteram che rigetta le
norme di una società maschilista e
patriarcale.
Diviso in tre capitoli, quante sono le
versioni dei fatti fornite dai
personaggi principali, il film ripropone
più volte le stesse scene (anche se con
sfumature diverse) per coinvolgere lo
spettatore nella ricerca della verità.
Ridley Scott si conferma come sempre
grande regista in un film che ci fa
riflettere anche sull’attuale condizione
femminile.
E da donne purtroppo con dolore
ripercorriamo in un breve excursus
il duro iter della condizione
femminile attraverso i secoli,
ritornando a tempi crudeli e barbari,
alle assurde dispute medievali
sull’esistenza o meno di un’anima
femminile, alle cinture di castità, alle
streghe torturate e arse sui roghi, alle
suffragette morte per conquistare il
diritto al voto, ai condizionamenti, ai
divieti di esprimere liberamente le
proprie capacità e attitudini nei vari
campi dello scibile umano, fino ad
arrivare ai nostri giorni in cui ancora
non si riescono a offrire pari
opportunità e soprattutto piena dignità
alle donne, malgrado tutte le battaglie
femministe.
E ci chiediamo ancora cosa significhi
oggi “essere donna”, quale sia il valore
che la società assegna alla nostra
esistenza qui sulla Terra, se siamo
ancora esseri umani di serie B anche nei
nostri “civili” paesi dove violenze
fisiche e psichiche si verificano in
casa e fuori, fino ad arrivare in tante
parti del mondo in cui una bambina può
per essere venduta in moglie a qualcuno
o finirà nel racket della prostituzione
e non avrà comunque diritto
all’istruzione, come Malala Yousafzai, o
potrebbe rischiare di essere lapidata,
come Sakineh Mohammadi Ashtiani e
tante altre.
Ci chiediamo, infine, con stupore come
mai nel nostro civile mondo occidentale
gli uomini sentano ancora il bisogno di
violentare una donna, spesso anche in
gruppo, malgrado ci sia tanta libertà
sessuale (ad esempio l’orrendo crimine
del Circeo, perpetrato ai danni di due
ragazze).
Sono forse atavici, ancestrali istinti
che albergano nell’inconscio collettivo
maschile, oppure anche l’amore è entrato
nel ciclo consumistico “usa e getta”? Ma
dove sono i genitori, le scuole, gli
educatori, gli psicologi, gli assistenti
sociali? Chi veglia sui giovani? Chi li
aiuta a “crescere”?
Domande inquietanti a cui è difficile
rispondere. |