Marco Polo in America?
La teoria sembra alquanto bizzarra, ma secondo una
carta geografica della Biblioteca del Congresso a
Washington esaminata sin dal 1930 dall’Fbi.
La
descrizione della carta in questione è contenuta in
un articolo del settimanale francese Vds, il celebre
viaggiatore veneziano avrebbe scoperto l’America...
Vi
sarebbe
approdato, sulla costa occidentale, ben 200 anni
prima di Cristoforo Colombo.
Il Milione, l’opera nella quale Marco Polo narrò le
memorie dei suoi viaggi, potrebbe allora riferirsi
non solo all’Asia ma anche al continente americano,
ufficialmente scoperto nel 1492?
Stando alla rivista Vds, il documento consegnato alla
biblioteca nel 1933 dall’italo-americano Marcian
Rossi “raffigura una nave a fianco di una carta che
mostra una parte dell’India, la Cina, il Giappone,
le Indie orientali e l’America del nord”: così è
scritto nel rapporto bibliotecario dell’epoca.
Intitolato “carta con nave” (map with ship), il documento
porta uno stemma disegnato sotto la nave, “un
incrocio di lettere che dà un nome: Marco Polo.
Lo stretto che separa la Siberia dall’Alaska è il
principale tema della carta”, afferma l’autore
dell’articolo, il regista e sceneggiatore Thierry
Secretan.
Secondo Secretan, “un’analisi con raggi ultravioletti
effettuata nel 1943 dall’Fbi ha consentito di
stabilire la presenza di tre ancoraggi su questa
carta, che dunque è stata aggiornata nel corso del
tempo”.
Le ipotesi contenute nel rapporto sono varie, ma
l’interpretazione che vuole che Marco Polo, tornato
a Venezia nel 1295, avesse riportato in Europa le
prime informazioni sull’esistenza del nord America,
diverse da quelle acquisite dagli esploratori
nordici, non sembra poi così irreale.
“Se tale carta è effettivamente di Marco Polo – afferma
Secretan – ciò significa che approdò in America due
secoli prima di Colombo e che disegnò lo stretto che
separa l’Asia dal continente americano quattro
secoli prima che quest’ultimo comparisse sulle carte
europee”.
Marco Polo non ha mai scritto, in realtà, nulla a riguardo
del continente americano, né ha mai scritto di aver
toccato terra nella zona dell’Alaska.
Ma, nel suo letto di morte, confidò ai suoi amici: “non ho
scritto la metà di quello che ho visto”.