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N. 57 - Settembre 2012 (LXXXVIII)

La disfatta di Manfredi di Sicilia a Benevento e l'avvento angioinO
domini stranieri in Italia - parte I

di Christian Vannozzi

 

L'Italia fino al 1266 poteva contare sull'esperienza e il buon gioverno dei sovrani normanni imparentati agli svevi di Germania della casata Hohenstaufen. Questi sovrani resero il Sud della nostra Penisola un territorio progredito e militarmente forte, tanto da incutere timore agli altri Stati d'Europa, incluso l'impero d'Oriente e il califfato Musulmano.

 

Pur di origine tedesca per parte di padre, sia l'imperatore Federico II che il principe di Taranto e re di Sicilia Manfredi, non si sentivano affatto tedeschi, dando predilezione alla loro origine materna e cioè legata al Sud d'Italia. Federico era infatti figlio di Costanza d'Altavilla, mentre Manfredi di Bianca Lancia, entrambe nobili siciliane che legarono i propri figli alla lingua e la cultura italica, creando però numerosi nemici in Germania, che non riconosceva tali sovrani ne come re di Germania ne come imperatori del Sacro Romano Impero.

 

Federico riuscì comunque a farsi incoronare imperatore grazie anche all'assenso del Papa. Come imperatore fu comunque osteggiato politicamente dai principi tedeschi e dalle città del Nord d'Italia, chiamato in maniera dispregiativa puer apuliae, e cioè fanciullo di Puglia che a quel tempo indicava il Sud d'Italia.

 

Prima di morire sposò il suo grande amore, Bianca di Conti Lancia, che gli diede, prima del matrimonio, il figlio Manfredi, il più amato da Federico anche se non era considerato un figlio legittimo fino al matrimonio.

 

Manfre nacque a Venosa nel 1232, e studiò, su indicazione dell'imperatore Federico, a Parigi e a Bologna. Ereditò nel 1250, dopo la morte del padre, il principato di Taranto e la reggenza sul regno di Sicilia e quindi su tutti i territori degli Svevi-Altavilla in Italia Meridionale, che esercitava in nome del suo frattellastro Corrado che risiedeva in Germania nel ducato di Svevia. Come suo padre fu un convinto protettore degli artisti e dei letterati e fece prosperare la sua corte riempiendola di scienziati ed intellettuali. Palermo e il Sud d'Italia erano infatti la culla della cultura europea in quell'epoca, tanto da fare invidia sia ai principati greci che agli altri regni d'Europa.

 

Alla fine del 1248 sposò la Marchesa Beatrice di Savoia dalla quale ebbe una figlia che chiamò in onore di sua nonna Costanza.

 

Con la morte del padre Federico, il principe di Taranto non trovò una situazione facile con la quale contrapporsi, in quanto alcune città assoggettate alla corona di Sicilia iniziarono ad affrancarsi dal dominio regale grazie all'aiuto del Papa Innocenzo IV che non voleva assolutamente un forte Stato in Italia che contrastasse il potere della Chiesa.

 

Lo Stato Pontificio aveva gran potere in Italia proprio perchè poteva giocare sui piccoli comuni che non potevano contare su un solido potere e un grande esercito e che erano spesso in guerra tra loro. Gli imperatori sia d'Oriente che del Sacro Romano Impero, che sostitutiva la figura imperiale in Occidente, non avevano un effettivo controllo in Italia, e quindi non rappresentavano un grosso pericolo per il Papa, ma un forte Stato centralizzato in Italia del Sud che esercitava la sua influenza anche sui principati tedeschi e sui comuni dell'Italia settentrionale poteva rappresentare una reale minaccia e ridurre il potere temporale del Papa alla stessa stregua del Patriarcato di Costantinopoli che era fortemente soggetto al potere centrale dell'Impero d'Oriente.

 

Tutti i papi dopo Innocenzo III tentarono quindi di scongiurare questo pericolo, in modo da continuare a poter dettare legge anche dal punto di vista politico e non solo spirituale.

 

Manfredi ristabilì l'autorità regale sui baroni ribelli del Meridione, grazie all'ausilio dello zio Galvano Lancia, ma non riuscì a riprnedere il controllo di Napoli che poteva contare sull'effettiva protezione del Patrimonio di San Pietro.

 

Invano fu cercato un accordo con il Pontefice. Il principe di Taranto puntava ad essere incoronato re di Sicilia, ma Innocenzo IV aveva altro in mente e non accettò le proposte di vassallaggio elargite da Mnfredi.

 

La situazione nel regno fu ristabilita nell'anno che intercorre dal 1251 al 1252, quando discese in Italia l'erede al trono Corrado, che marciò, con la'iuto di Manfredi, contro tutte le città ribelli ristabilendo il potere Svevo nell'intera Italia meridionale, Napoli inclusa, che cadde nel 1253.

 

Una volta ristabilito il potere Corrado divenne sospettoso della popolarità del fratellastro e lo rilegò nel suo feudo di Taranto.

 

Il 21 maggio 1254 Corrado però morì, lasciando i possedimenti italiani al figlio Corradino, che risiedeva in Germania, nel ducato di Svevia. Corradino poteva contare sull'appoggio del Papa e sulla reggenza del marchese Bertoldo di Hohenburg, nominato da Corrado Governatore dei possedimenti italiani fino all'età matura di Corradino.

 

Il marchese Bertoldo aveva intenzione di trattare con il Papa, in modo da porre fine alla guerra tra Svevi e Papato che stava dilaniando l'Italia. Fu mandata per l'occasione un'ambasceria di pace ad Anagni, dove il pontefice risiedeva. In questa ambasceria figurò anche il principe Manfredi. Purtroppo il risultato non fu dei migliori e il marchese rinunciò alla carica di governatore, che tornò in mano a Manfredi che per l'occasione fu scomunicato.

 

Il pontefice marciò contro i territori amministrati da Manfredi con un grosso esercito al quale il principe di Taranto non poteva opporsi. L'unica strada da perseguire era quella diplomatica, che spinse manfredi ad accordarsi con Innocenzo IV, accettando l'occupazione pontificia dei territori del regno di Sicilia preservando il diritto regale di Corradino e il suo sul principato di Taranto.

 

Innocenzo IV nel 1254 confermò a Manfredi del principato di Taranto che già gli era stato donato dal padre Federico e gli tolse la scomunica. Inoltre fu nominato vicario della Chiesa su tutto il Meridione eccezion fatta per la Campania che fu direttamente amministrata dalle truppe papali.

 

La tregua non durò molto, ormai l'ostilità tra i baroni fedeli al Papa e quelli alleati di manfredi era troppo grande e si arrivò all'uccisione di uno dei baroni protetti dalla curia papale. Per non farsi trovare impreparato, questa volta, Manfredi si recò a Lucera, dove era stanziato un contingente di cavalieri saraceni che aveva arruolato suo padre Federico. Grazie a loro e al tesoro reggio potè arruolare un grande contingente con il quale sfidare le truppe pontifice che vennero sconfitte a Foggia.

 

Con la morte di Innocenzo IV e l'ascesa al soglio pontifico di Alessandro IV, Manfredi tentò di nuovo un accordo con il Papa, che anche questa volta falli. Il pontefice scomunicò infatti il principe che forte del suo esercito marciò contro le truppe pontifice battendole ripetutamente. Ormai l'intera Penisola era nelle mani del principe che poteva contare anche sull'appoggio diplomatico del nipote Corradino che dalla Germania gli conferiva i poteri regali come suo vicario in Italia.

 

Nel 1257 l'intero regno di Sicilia e l'Italia meridionale erano nelle mani del principe che grazie alla sua saggezza politica e al suo governo umano attirò notevoli simpatie da parte del popolo, che l'amava e gli conferiva potere dal basso.

Fu infatti uno dei sovrani più idolatrati ed amati d'Italia.



 

 

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