[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

197 / MAGGIO 2024 (CCXXVIII)


attualità

SUL MANDATO DI ARRESTO PER BENJAMIN NETANYAHU
CRIMINI CONTRO L’UMANITÀ

di Alba Indiana

Lo scorso 20 maggio 2024, il procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI), Karim Khan, ha richiesto il mandato d’arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e per tre leader di Hamas, tutti accusati (i terroristi di Hamas così come il premier israeliano) di crimini contro l’umanità.

Nello specifico, Khan ha dichiarato di aver chiesto i mandati per Netanyahu e per il ministro della difesa Yoav Gallant per aver "ridotto deliberatamente i civili palestinesi alla fame", per "omicidio volontario" e per "sterminio". Nell'aggressione militare in corso nella Striscia di Gaza, risposta armata agli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, sono stati già uccisi oltre 35.000 civili palestinesi.

“I crimini contro l’umanità descritti nella richiesta fanno parte di un’offensiva sistematica condotta contro gli abitanti della Striscia di Gaza," ha rimarcato Khan. D’altronde, fin dall'inizio della sua carriera, Netanyahu, un ex militare, ha perseguito una politica di vera brutalità contro il popolo palestinese. I suoi mandati sono stati caratterizzati da sistematiche violazioni dei diritti umani, compresi bombardamenti indiscriminati su Gaza, espansione degli insediamenti illegali nei territori occupati e politiche di apartheid contro i palestinesi.

 


In passato, uno degli episodi più devastanti della sua leadership, in termini di violenza, è stata la cosiddetta operazione "Margine Protettivo", che ha provocato la morte di oltre 2.000 palestinesi, per lo più civili, tra cui centinaia di bambini. Le immagini di edifici residenziali distrutti, ospedali bombardati e scuole colpite hanno scosso la coscienza internazionale. Netanyahu ha giustificato queste azioni come necessarie per la sicurezza di Israele, ma la realtà è stata una punizione collettiva brutale inflitta a una popolazione già martoriata. E oggi la storia si ripete.

Le accuse contro Netanyahu – già nel 2019 incriminato per corruzione, frode e abuso d'ufficio – non sono dunque un evento isolato, ma il risultato di decenni di politiche oppressive. Tra l’altro, secondo il procuratore della CPI, le prove contro Netanyahu sono schiaccianti: testimonianze, video, foto e documenti dimostrano come le forze israeliane abbiano sistematicamente preso di mira i civili, distrutto infrastrutture essenziali e imposto condizioni di vita intollerabili ai palestinesi.

Egli ha peraltro sfruttato da sempre paura e odio per consolidare il proprio potere: la sua retorica incendiaria e le sue politiche aggressive hanno alimentato l'odio tra israeliani e palestinesi, allontanando qualsiasi prospettiva di pace.

L'espansione degli insediamenti illegali nei territori occupati è un altro oscuro capitolo della sua leadership. Il primo ministro israeliano ha infatti promosso la costruzione di insediamenti violando il diritto internazionale e ostacolando ogni tentativo di soluzione a due Stati. Questa politica ha ulteriormente esacerbato le tensioni, alimentando rabbia e frustrazione tra i palestinesi.

Tuttavia, l'arresto e la condanna di Netanyahu sono tutt'altro che garantiti. Israele ha una lunga storia di resistenza alla giustizia internazionale e ha già espresso la sua intenzione di non collaborare con la CPI.

Una cosa però appare oggi chiara: al netto delle nefandezze anti-ebraiche compiute da Hamas (le accuse comprendono “sterminio”, “presa di ostaggi” e “stupro e altre forme di violenza sessuale”), la comunità internazionale non può più ignorare le atrocità commesse da Israele in nome della sicurezza nazionale, dato che a rimetterci la pelle, ogni giorno, sono soprattutto civili innocenti, minori inclusi.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]