.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]

RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

> Storia Moderna

.

N. 15 - Agosto 2006

LE MANCATE RIFORME DI ALESSANDRO I

Il fallimento del progetto costituzionale di Speranskij?

di Leila Tavi

 

Dopo l’assassinio di Paolo, il 23 marzo del 1801, il giovane figlio Alessandro I era il designato per la successione; la cerimonia dell’incoronazione si svolse il 27 settembre dello stesso anno.

 

I primi anni del suo regno furono all’insegna della clemenza, nel tentativo di far dimenticare al suo popolo i soprusi e la tirannia del padre Paolo.

 

Già nell’aprile del 1801 abolì la polizia segreta istituita da suo padre; scarcerò più di 12.000 tra ufficiali e servitori e permise di nuovo l’importazione dei beni di lusso dall’Europa occidentale.

 

Nel discorso in occasione della sua l’incoronazione promise un ritorno alla “monarchia illuminata”, sperimentata in Russia ai tempi della nonna Caterina II.

 

La Carta della nobiltà, approvata da Caterina nel 1785 e revocata da Paolo, fu ripristinata nel 1801, così come la Carta delle città, emanata da Caterina II sempre nel 1785, che permetteva alle corporazioni di riunirsi in città.

 

L’educazione di Alessandro fu, per volere di Caterina, influenzata dai principi illuministici.

 

La nonna paterna assunse lo svizzero Frederick C. Laharpe come tutore del nipote; Caterina aveva conosciuto Laharpe attraverso un filosofo tedesco del tempo: il barone Frederick Grimm, con cui Caterina aveva una fitta corrispondenza.

 

Attraverso l’insegnamento di Laharpe Alessandro apprese le idee degli Illuministi e i principi liberali, che successivamente, durante i primi anni del suo regno, convinsero lo zar della necessità di riforme e cambiamenti sociali in Russia.

 

Dopo la partenza di Laharpe Alessandro iniziò a frequentare un giovane nobile polacco, il Principe Adam Czartoryski, che si era formato nell’Europa occidentale.

 

Nel 1789 il principe polacco partì per la Gran Bretagna, dove studiò affondo il diritto pubblico e il sistema politico.

 

Nel 1795, a seguito del fallimento della rivolta di Kosciuszko, supportata dalla famiglia di Czartoryski, Adam fu deportato come ostaggio da Caterina II a Pietroburgo insieme a suo fratello Costantino.

 

Secondo le memorie del principe Czartoryski il desiderio di  riforme costituzionali fu espresso dal futuro zar all’amico polacco già nella primavera del 1796, in netto contrasto con il dispotismo del padre.

 

Dopo la partenza di Laharpe Alessandro si confidava solo con Czartoryski e la sua giovane moglie Elisabetta, la principessa di Baden, che condivideva le idee progressiste del marito.

 

Durante il suo soggiorno a Pietroburgo Adam Czartoryski frequentò la residenza dell’anziano conte Alexandr Stroganov, un ricco proprietario terriero, e strinse amicizia con suo figlio Paolo e Nicolaj Nikolaevič Novosil'cev, il nipote del vecchio Stroganov.

 

Con molta probabilità la promessa di una riforma costituzionale annunciata da Alessandro sin dall’inizio del suo regno fu anche frutto del compromesso con i cospiratori che uccisero il padre: L. Bennigsen, P. A. Pahlen, N. Panin e i fratelli Zubov.

 

L’idea di elargire una costituzione per la Russia fu discussa per la prima volta dall’ancora Gran Duca Alessandro durante un incontro a Mosca nel 1797 con Czartoryski, Novosiltsev e il giovane Stroganov, in occasione dell’incoronazione del padre Paolo.

 

Questo primo incontro mise le basi per il futuro Comitato segreto, anche detto Comitato di salute pubblica, costituito nel 1801, a cui partecipava anche un diplomatico che ebbe un grande influenza sul Gran  Duca Alessando: Viktor Gavovič Kočubej, il nipote di Cancelliere e Ministro degli Esteri Alexander Bezborodko.

 

Al momento dell’incoronazione di Alessandro i suoi amici, ad eccezione di Paul Stroganov, si trovavano all’estero: Czartoryski a Napoli, Novosil'cev in Inghilterra e Kočubej a Dresda.

 

L’imperatore Paolo aveva allontanato gli amici del figlio per paura dell’influenza che le loro idee liberali potessero avere sul Gran Duca Alessandro; in particolare Czartoryski fu allontanato dalla corte perché lo zar sospettava che la giovane moglie di Alessandro, Elisabetta, si fosse invaghita del principe polacco; per questo motivo Paolo lo spedì come suo rappresentante alla Corte di Sardegna.

 

Stroganov, l’unico rimasto in patria, fu il primo a venire a conoscenza, il 23 aprile del 1801, dei progetti costituzionali del nuovo zar; Alessandro I intendeva riformare prima il sistema amministrativo russo e poi impegnarsi nel più ambizioso progetto costituzionale.

 

Stroganov fu incaricato di preparare un primo documento di lavoro; il risultato un memorandum, di un certo valore storico, in cui veniva stabilito che il principio fondamentale di tutte le riforme in Russia era la concessione da parte del sovrano.

 

Stroganov credeva che la forma più adatta di monarchia per lo Stato russo era “una sana e illuminata monarchia”, una monarchia costituzionale che avrebbe tutelato la proprietà e i diritti dei cittadini, ispirandosi alle idee liberali inglesi del XVII secolo.

 

Fu su suggerimento di Stroganov che si costituì il Comitato segreto. Furono richiamati in patria anche gli altri vecchi amici, nell’agosto del 1801 Alessandro volle addirittura sostituire al Ministro degli Esteri, il Conte Nikita Panin, Kočubej.

 

Il Comitato si riunì con regolarità dal 24 giugno del 1801 al 5 maggio del 1802, dopo una pausa di circa un anno e mezzo, concluse i suoi lavori tra l’ottobre e il novembre 1803.

 

Il vero compito del Comitato fu però quello di contrapporsi ai cospiratori, che avevano all’inizio del regno di Alessandro I un certo ascendente sul giovane zar.

 

Oltre al Comitato segreto Alessandro istituì come organo consultivo il partito del Senato, all’interno del Senato, presieduto dallo zar stesso e dal Conte A. R. Semen Vorontsov; il partito fu incaricato di stilare una Carta del popolo russo, che conteneva una serie di diritti per tutti i cittadini russi.

 

I tre gruppi di influenza erano in contrasto l’uno con l’altro e ciò rafforzo enormemente la posizione di Alessandro, che rimase come il padre un autocrata, e impedì la realizzazione delle riforme.

 

Le uniche riforme messe in atto tra il 1801 e il 1802 furono la proposta di riforma del Senato nel giugno 1801, secondo un progetto coordinato dal Conte Zavadovsky, un ex favorito di Caterina, i cui lavori proseguirono per tutta l’estate e portarono al decreto del  settembre 1802 che confermava sostanzialmente il ruolo di controllo del Senato sulle leggi e su gli altri organi di governo; veniva però istituita una nuova funzione di organo consultivo dello zar e degli altri organi di governo.

 

Il ruolo del Senato rimase anche dopo la riforma del 1802 sempre subordinato al volere dello zar, come dimostra il fallito tentativo da parte del Senato di bloccare l’entrata in vigore di una nuova legge nel 1803.

 

Nel 1802 Alessandro istituì otto nuovi ministri e va ricordata, inoltre, la costituzione, già nel 1801, di un altro Comitato, chiamato Comitato permanente, con competenze non ben definite, di cui furono membri anche alcuni dei cospiratori, tra cui Pahlen.

 

Nel 1801 fu formata anche una commissione per la codificazione del diritto russo; l’ultima raccolta di ulozhenie risaliva al 1649, durante il regno dello Zar Aleksej Michajlovič, solo parzialmente rivista nel tempo e apparsa in una quarta edizione apparsa nel 1776.

 

Il Nakaz del 1767, basato sulle idee di Montesquieu e Beccarla, divenne durante il regno di Caterina II rapidamente lettera morta.

 

Incaricato di presiedere la Commissione legislativa fu Alexandr Nikolaevič Radiscev (1749-1802), autore de Viaggio da San Pietroburgo a Mosca, in cui condannava la schiavitù in Russia.

 

Il progetto di Radiscev si basò principalmente sulla traduzione francese dell’opera di Gaetano Filangeri La scienza della legislazione, la cui prima edizione uscì tra il 1780 e il 1788.

 

Radiscev preparò tre memoranda, presentati al Senato: il primo riguardava i servi (krepostnie lyudi), in particolare il mantenimento della moglie e dei figli dei servi morti accidentalmente sul lavoro; il secondo riguardava i diritti degli imputati accusati di blasfemia, furti, omicidi, e in particolare della possibilità di esonerare i giudici sospetti di parzialità; il terzo è una raccolta di dati statistici da tutti i distretti per un’eventuale codificazione del diritto russo.

 

Il principio innovativo dei memoranda di Radiscev è l’affermazione che “tutti sono uguali davanti alla legge”.

 

Un altro documento redatto da Radiscev e intitolato Progetto per la classificazione del Codice russo fu trovato dallo storico I. M. Trotsky negli archivi del Conte A. R. Vorontsov, Cancelliere dello zar, nonché caro amico di Radiscev. Il conte, come abbiamo già avuto modo di spiegare, fu incaricato di presentare allo zar una Carta del popolo russo.

 

Nel progetto per la codificazione del diritto si esorta l’opinione pubblica colta di seguire e rispettare la legge.

 

Negli archivi del Conte Vorontsov è stato ritrovato dallo storico Semennikov anche un altro interessante documento che può essere attribuito con certezza a Radiscev: Progetto di un Codice civile, diviso in sei parti, ognuna delle quali tratta rispettivamente dei principi generali del diritto, consenso e autorizzazione, proprietà e modi di acquisizione diretta della proprietà, acquisizione della proprietà attraverso intermediari, testamento e legatari.

 

L’attività di Radiscev fu interrotta da un tragico episodio: il suo suicidio nel settembre del 1802.

 

Una vera riforma del diritto russo non fu possibile che nel 1830.

 

Per migliorare la condizione dei servi della gleba l’unico progresso fatto all’inizio del regno di Alessandro I fu la legge cosiddetta della “coltivazione libera”, del marzo 1803, che permetteva ai proprietari terrieri di liberare gli schiavi.

 

Solo così fu possibile liberare fino al 1825 47.000 servi della gleba, anche se 13.000 di loro furono liberati da un solo padrone: Alexander Golitsyn.

 

Alessandro non volle però modificare la condizione dei servi domestici, come suggerito da Zubov nel 1801; concordiamo con lo storico Tim Chapman, quando sostiene che: “the influence of La Harpe, as an egalitarian, was still with Alexander but he could do little more than suffer with his consciense.”

 

Durante la guerra contro la Francia del 1805-1807 non ci furono riforme in Russia. Soltanto con il trattato di Tilsit Alessandro riprese il cammino interrotto delle riforme e incaricò Michail Speranskij, suo nuovo consigliere capo, di presentargli un progetto di costituzione.

 

Speranskij nacque il 1772 nel distretto di Vladimir da un prete di villaggio; concluse una brillante carriera scolastica e divenne insegnante di matematica. La sua carriera come funzionario pubblico iniziò nel 1797, quando divenne il segretario personale del Principe Kukarin, il Procuratore generale. Nel 1801 fu trasferito nel Comitato permanente e poi nel gabinetto del Ministro degli Interni nel 1802.

 

Il suo primo incontro con Alessandro fu nel 1806, guadagnò da subito i favori dello zar e lo accompagnò in guerra nel 1807 e nel 1808 a Erfurt, dove incontrò Napoleone; dal quel momento in poi fu il consigliere di fiducia di Alessandro.

 

Nel progetto costituzionale di Speraskij si trova una commistione di autoritarismo e Stato di diritto che Chapman sintetizza con il termine “monarchical government”, un modello diffuso anche nell’Europa occidentale del tempo.

 

Il documento presentato allo zar nel 1809 prevedeva che la duma cittadina, distrettuale e provinciale si riunissero ogni tre anni per eleggere i loro rappresentanti. La duma statale doveva invece riunirsi ogni anno e i suoi rappresentanti dovevano essere eletti dallo zar tra quelli di una lista proposta allo zar dalle dume provinciali. La duma statale aveva pieni poteri di rigettare le leggi e lo zar di sciogliere la duma in qualsiasi momento.

 

L’introduzione di una simile costituzione nel sistema politico russo dell’inizio del 1800 avrebbe significato una spinta decisiva verso la liberalizzazione e la democratizzazione del sistema decisionale all’interno delle istituzioni russe.

 

Il maggiore dei biografi di Speranskij, Marc Raeff, non considera i poteri della duma statale tali da considerare il progetto di costituzione del 1809 innovativo rispetto al passato e che se applicata avrebbe soltanto velocizzato e snellito l’intero iter decisionale del governo russo.

 

Di opinione contraria sono John Gooding, che sostiene che se fosse stata varata la costituzione Speranskij avrebbe sicuramente cambiato il corso della storia russa e David Christian, secondo cui il progetto del 1809 sarebbe stato una sicura via d’uscita per la Russia dall’autocrazia.

 

Perché il tentativo di elargire una costituzione octroyée è fallito in Russia? La teoria di Dietrich Beyrau si fonda sul diffuso dissenso tra gli intellettuali russi del tempo, primo tra tutti il poeta e storico Karamzin, rispetto alle idee del Secolo dei Lumi. Karamzin mise in guardia dagli eccessi del radicalismo illuministico di cui il progetto Speranskij era il risultato; forse una reazione eccessiva dovuta ai difficili rapporti con la Repubblica francese prima e poi con l’impero di Napoleone.

 

In un certo qual modo lo stesso Alessandro, in netta contrasto con le idee che avevano caratterizzato la sua formazione giovanile, temeva quello che Beyrau chiama il “Chaos des Naturrechts”.

 

Il risultato fu la messa al bando di Speranskij nel 1812 e la conferma che la Russia sarebbe stata sotto il giogo dei suoi autocrati ancora per un secolo.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Tim Chapman, Imperial Russia 1801-1905, Londra e New York, Routledge, 2001, pp. 1-44;

David M. Lang, Radishchev and the Legislative Commission of Alexander I, “American Slavic and East European Review”, VI, 34, 1947, pp. 11-24;

David Longley, Imperial Russia, 1689-1917, Harlow, Longman, 2000, pp. 1-138;

Reformen in Rußland des 19. und 20. Jahrhunderts. Westliche Modelle und russische Erfahrungen, a cura di Dietrich Beyrau, Igor’ Čičurov e Michael Stolleis, Francoforte sul Meno, Klostermann, 1996, pp. 1-84;

E. Roach, The origins of Alexander I’s Unofficial Committee, “Russian Review”, XXVIII, 3, 1969, pp.315-326



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA  N° 215/2005 DEL 31 MAGGIO]

.

.