N. 15 - Agosto 2006
LE MANCATE RIFORME DI ALESSANDRO I
Il fallimento del progetto costituzionale di
Speranskij?
di
Leila Tavi
Dopo l’assassinio di Paolo, il 23 marzo del 1801,
il giovane figlio Alessandro I era il designato
per la successione; la cerimonia
dell’incoronazione si svolse il 27 settembre dello
stesso anno.
I primi anni del suo regno furono all’insegna
della clemenza, nel tentativo di far dimenticare
al suo popolo i soprusi e la tirannia del padre
Paolo.
Già nell’aprile del 1801 abolì la polizia segreta
istituita da suo padre; scarcerò più di 12.000 tra
ufficiali e servitori e permise di nuovo
l’importazione dei beni di lusso dall’Europa
occidentale.
Nel discorso in occasione della sua
l’incoronazione promise un ritorno alla “monarchia
illuminata”, sperimentata in Russia ai tempi
della nonna Caterina II.
La Carta della nobiltà, approvata da
Caterina nel 1785 e revocata da Paolo, fu
ripristinata nel 1801, così come la Carta delle
città, emanata da Caterina II sempre nel 1785,
che permetteva alle corporazioni di riunirsi in
città.
L’educazione di Alessandro fu, per volere di
Caterina, influenzata dai principi illuministici.
La nonna paterna assunse lo svizzero Frederick
C. Laharpe come tutore del nipote; Caterina
aveva conosciuto Laharpe attraverso un filosofo
tedesco del tempo: il barone Frederick Grimm,
con cui Caterina aveva una fitta corrispondenza.
Attraverso l’insegnamento di Laharpe Alessandro
apprese le idee degli Illuministi e i principi
liberali, che successivamente, durante i primi
anni del suo regno, convinsero lo zar della
necessità di riforme e cambiamenti sociali in
Russia.
Dopo la partenza di Laharpe Alessandro iniziò a
frequentare un giovane nobile polacco, il Principe
Adam Czartoryski, che si era formato
nell’Europa occidentale.
Nel 1789 il principe polacco partì per la Gran
Bretagna, dove studiò affondo il diritto pubblico
e il sistema politico.
Nel 1795, a seguito del fallimento della
rivolta di Kosciuszko, supportata dalla
famiglia di Czartoryski, Adam fu deportato come
ostaggio da Caterina II a Pietroburgo insieme a
suo fratello Costantino.
Secondo le memorie del principe Czartoryski il
desiderio di riforme costituzionali fu espresso
dal futuro zar all’amico polacco già nella
primavera del 1796, in netto contrasto con il
dispotismo del padre.
Dopo la partenza di Laharpe Alessandro si
confidava solo con Czartoryski e la sua giovane
moglie Elisabetta, la principessa di Baden, che
condivideva le idee progressiste del marito.
Durante il suo soggiorno a Pietroburgo Adam
Czartoryski frequentò la residenza dell’anziano
conte Alexandr Stroganov, un ricco
proprietario terriero, e strinse amicizia con suo
figlio Paolo e Nicolaj Nikolaevič Novosil'cev, il
nipote del vecchio Stroganov.
Con molta probabilità la promessa di una riforma
costituzionale annunciata da Alessandro sin
dall’inizio del suo regno fu anche frutto del
compromesso con i cospiratori che uccisero il
padre: L. Bennigsen, P. A. Pahlen, N. Panin e i
fratelli Zubov.
L’idea di elargire una costituzione per la Russia
fu discussa per la prima volta dall’ancora Gran
Duca Alessandro durante un incontro a Mosca nel
1797 con Czartoryski, Novosiltsev e il giovane
Stroganov, in occasione dell’incoronazione del
padre Paolo.
Questo primo incontro mise le basi per il futuro
Comitato segreto, anche detto Comitato
di salute pubblica, costituito nel 1801, a
cui partecipava anche un diplomatico che ebbe un
grande influenza sul Gran Duca Alessando:
Viktor Gavovič Kočubej, il nipote di Cancelliere e
Ministro degli Esteri Alexander Bezborodko.
Al momento dell’incoronazione di Alessandro i suoi
amici, ad eccezione di Paul Stroganov, si
trovavano all’estero: Czartoryski a Napoli,
Novosil'cev in Inghilterra e Kočubej a Dresda.
L’imperatore Paolo aveva allontanato gli amici del
figlio per paura dell’influenza che le loro idee
liberali potessero avere sul Gran Duca Alessandro;
in particolare Czartoryski fu allontanato dalla
corte perché lo zar sospettava che la giovane
moglie di Alessandro, Elisabetta, si fosse
invaghita del principe polacco; per questo motivo
Paolo lo spedì come suo rappresentante alla
Corte di Sardegna.
Stroganov, l’unico rimasto in patria, fu il primo
a venire a conoscenza, il 23 aprile del 1801, dei
progetti costituzionali del nuovo zar; Alessandro
I intendeva riformare prima il sistema
amministrativo russo e poi impegnarsi nel più
ambizioso progetto costituzionale.
Stroganov fu incaricato di preparare un primo
documento di lavoro; il risultato un memorandum,
di un certo valore storico, in cui veniva
stabilito che il principio fondamentale di tutte
le riforme in Russia era la concessione da
parte del sovrano.
Stroganov credeva che la forma più adatta di
monarchia per lo Stato russo era “una sana e
illuminata monarchia”, una monarchia
costituzionale che avrebbe tutelato la
proprietà e i diritti dei cittadini, ispirandosi
alle idee liberali inglesi del XVII secolo.
Fu su suggerimento di Stroganov che si costituì il Comitato segreto. Furono richiamati in
patria anche gli altri vecchi amici, nell’agosto
del 1801 Alessandro volle addirittura sostituire
al Ministro degli Esteri, il Conte Nikita Panin,
Kočubej.
Il Comitato si riunì con regolarità dal 24 giugno
del 1801 al 5 maggio del 1802, dopo una pausa di
circa un anno e mezzo, concluse i suoi lavori tra
l’ottobre e il novembre 1803.
Il vero compito del Comitato fu però quello di
contrapporsi ai cospiratori, che avevano
all’inizio del regno di Alessandro I un certo
ascendente sul giovane zar.
Oltre al Comitato segreto Alessandro istituì come
organo consultivo il partito del Senato,
all’interno del Senato, presieduto dallo zar
stesso e dal Conte A. R. Semen Vorontsov;
il partito fu incaricato di stilare una Carta
del popolo russo, che conteneva una serie di
diritti per tutti i cittadini russi.
I tre gruppi di influenza erano in contrasto l’uno
con l’altro e ciò rafforzo enormemente la
posizione di Alessandro, che rimase come il padre
un autocrata, e impedì la realizzazione delle
riforme.
Le uniche riforme messe in atto tra il 1801 e il
1802 furono la proposta di riforma del Senato nel
giugno 1801, secondo un progetto coordinato dal
Conte Zavadovsky, un ex favorito di
Caterina, i cui lavori proseguirono per tutta
l’estate e portarono al decreto del settembre
1802 che confermava sostanzialmente il ruolo di
controllo del Senato sulle leggi e su gli altri
organi di governo; veniva però istituita una nuova
funzione di organo consultivo dello zar e degli
altri organi di governo.
Il ruolo del Senato rimase anche dopo la riforma
del 1802 sempre subordinato al volere dello zar,
come dimostra il fallito tentativo da parte del
Senato di bloccare l’entrata in vigore di una
nuova legge nel 1803.
Nel 1802 Alessandro istituì otto nuovi ministri e
va ricordata, inoltre, la costituzione, già nel
1801, di un altro Comitato, chiamato Comitato
permanente, con competenze non ben definite,
di cui furono membri anche alcuni dei cospiratori,
tra cui Pahlen.
Nel 1801 fu formata anche una commissione per la
codificazione del diritto russo; l’ultima raccolta
di ulozhenie risaliva al 1649,
durante il regno dello Zar Aleksej Michajlovič,
solo parzialmente rivista nel tempo e apparsa in
una quarta edizione apparsa nel 1776.
Il Nakaz del 1767, basato sulle idee
di Montesquieu e Beccarla, divenne durante il
regno di Caterina II rapidamente lettera morta.
Incaricato di presiedere la Commissione
legislativa fu Alexandr Nikolaevič
Radiscev (1749-1802), autore de Viaggio
da San Pietroburgo a Mosca, in cui condannava
la schiavitù in Russia.
Il progetto di Radiscev si basò principalmente
sulla traduzione francese dell’opera di Gaetano
Filangeri La scienza della legislazione,
la cui prima edizione uscì tra il 1780 e il 1788.
Radiscev preparò tre memoranda,
presentati al Senato: il primo riguardava i servi
(krepostnie lyudi), in particolare
il mantenimento della moglie e dei figli dei servi
morti accidentalmente sul lavoro; il secondo
riguardava i diritti degli imputati accusati di
blasfemia, furti, omicidi, e in particolare della
possibilità di esonerare i giudici sospetti di
parzialità; il terzo è una raccolta di dati
statistici da tutti i distretti per un’eventuale
codificazione del diritto russo.
Il principio innovativo dei memoranda di
Radiscev è l’affermazione che “tutti sono
uguali davanti alla legge”.
Un altro documento redatto da Radiscev e
intitolato Progetto per la classificazione
del Codice russo fu trovato dallo storico
I. M. Trotsky negli archivi del Conte A.
R. Vorontsov, Cancelliere dello zar, nonché
caro amico di Radiscev. Il conte, come abbiamo
già avuto modo di spiegare, fu incaricato di
presentare allo zar una Carta del popolo russo.
Nel progetto per la codificazione del diritto si
esorta l’opinione pubblica colta di seguire e
rispettare la legge.
Negli archivi del Conte Vorontsov è stato
ritrovato dallo storico Semennikov anche un
altro interessante documento che può essere
attribuito con certezza a Radiscev:
Progetto di un Codice civile, diviso in
sei parti, ognuna delle quali tratta
rispettivamente dei principi generali del diritto,
consenso e autorizzazione, proprietà e modi di
acquisizione diretta della proprietà, acquisizione
della proprietà attraverso intermediari,
testamento e legatari.
L’attività di Radiscev fu interrotta da un
tragico episodio: il suo suicidio nel settembre
del 1802.
Una vera riforma del diritto russo non fu
possibile che nel 1830.
Per migliorare la condizione dei servi della gleba
l’unico progresso fatto all’inizio del regno di
Alessandro I fu la legge cosiddetta della “coltivazione
libera”, del marzo 1803, che permetteva ai
proprietari terrieri di liberare gli schiavi.
Solo così fu possibile liberare fino al 1825
47.000 servi della gleba, anche se 13.000 di loro
furono liberati da un solo padrone: Alexander
Golitsyn.
Alessandro non volle però modificare la condizione
dei servi domestici, come suggerito da Zubov nel
1801; concordiamo con lo storico Tim Chapman,
quando sostiene che: “the influence of La Harpe,
as an egalitarian, was still with Alexander but he
could do little more than suffer with his
consciense.”
Durante la guerra contro la Francia del 1805-1807
non ci furono riforme in Russia. Soltanto con il
trattato di Tilsit Alessandro riprese il
cammino interrotto delle riforme e incaricò
Michail Speranskij, suo nuovo consigliere
capo, di presentargli un progetto di costituzione.
Speranskij nacque il 1772 nel distretto di
Vladimir da un prete di villaggio; concluse
una brillante carriera scolastica e divenne
insegnante di matematica. La sua carriera come
funzionario pubblico iniziò nel 1797, quando
divenne il segretario personale del Principe
Kukarin, il Procuratore generale. Nel 1801 fu
trasferito nel Comitato permanente e poi nel
gabinetto del Ministro degli Interni nel 1802.
Il suo primo incontro con Alessandro fu nel 1806,
guadagnò da subito i favori dello zar e lo
accompagnò in guerra nel 1807 e nel 1808 a
Erfurt, dove incontrò Napoleone; dal quel
momento in poi fu il consigliere di fiducia di
Alessandro.
Nel progetto costituzionale di Speraskij si trova
una commistione di autoritarismo e Stato di
diritto che Chapman sintetizza con il termine “monarchical
government”, un modello diffuso anche
nell’Europa occidentale del tempo.
Il documento presentato allo zar nel 1809
prevedeva che la duma cittadina,
distrettuale e provinciale si riunissero ogni tre
anni per eleggere i loro rappresentanti. La duma
statale doveva invece riunirsi ogni anno e i suoi
rappresentanti dovevano essere eletti dallo zar
tra quelli di una lista proposta allo zar dalle
dume provinciali. La duma statale aveva pieni
poteri di rigettare le leggi e lo zar di
sciogliere la duma in qualsiasi momento.
L’introduzione di una simile costituzione nel
sistema politico russo dell’inizio del 1800
avrebbe significato una spinta decisiva verso la
liberalizzazione e la democratizzazione del
sistema decisionale all’interno delle istituzioni
russe.
Il maggiore dei biografi di Speranskij, Marc
Raeff, non considera i poteri della duma
statale tali da considerare il progetto di
costituzione del 1809 innovativo rispetto al
passato e che se applicata avrebbe soltanto
velocizzato e snellito l’intero iter
decisionale del governo russo.
Di opinione contraria sono John Gooding,
che sostiene che se fosse stata varata la
costituzione Speranskij avrebbe sicuramente
cambiato il corso della storia russa e David
Christian, secondo cui il progetto del 1809
sarebbe stato una sicura via d’uscita per la
Russia dall’autocrazia.
Perché il tentativo di elargire una costituzione
octroyée
è fallito in Russia? La teoria di Dietrich
Beyrau si fonda sul diffuso dissenso tra gli
intellettuali russi del tempo, primo tra tutti il
poeta e storico Karamzin, rispetto alle idee del
Secolo dei Lumi. Karamzin mise in guardia dagli
eccessi del radicalismo illuministico di cui il
progetto Speranskij era il risultato; forse una
reazione eccessiva dovuta ai difficili rapporti
con la Repubblica francese prima e poi con
l’impero di Napoleone.
In un certo qual modo lo stesso Alessandro, in
netta contrasto con le idee che avevano
caratterizzato la sua formazione giovanile, temeva
quello che Beyrau chiama il “Chaos des
Naturrechts”.
Il risultato fu la messa al bando di Speranskij
nel 1812 e la conferma che la Russia sarebbe stata
sotto il giogo dei suoi autocrati ancora per un
secolo.
Riferimenti bibliografici:
Tim Chapman, Imperial Russia 1801-1905,
Londra e New York, Routledge, 2001, pp. 1-44;
David M. Lang, Radishchev and the Legislative
Commission of Alexander I, “American Slavic
and East European Review”, VI, 34, 1947, pp.
11-24;
David Longley, Imperial Russia, 1689-1917,
Harlow, Longman, 2000, pp. 1-138;
Reformen in Rußland des 19. und 20. Jahrhunderts.
Westliche Modelle und russische Erfahrungen,
a cura di Dietrich Beyrau, Igor’ Čičurov e Michael
Stolleis, Francoforte sul Meno, Klostermann, 1996,
pp. 1-84;
E. Roach, The origins of Alexander I’s
Unofficial Committee, “Russian Review”,
XXVIII, 3, 1969, pp.315-326 |