N. 120 - Dicembre 2017
(CLI)
Note arabistiche sull'Isola di Malta
piccola cronistoria delle invasioni e del periodo islamico
di Vincenzo La Salandra
Seguendo le ricostruzioni classiche di Michele Amari e del maltese Antonio Annetto Caruana assieme agli studi moderni di Ettore Rossi e Brian Blouet, è possibile tracciare una breve ma buona e precisa sintesi sulla presenza islamica a Malta. Saranno utili anche alcune fonti arabe classiche e ricordiamo preliminarmente alcuni autori: Idrìsì, al-Qazwìnì, Ibn al-Athìr e Ibn Khaldùn. La storia complessiva della dominazione musulmana a Malta attende ancora una definitiva sistemazione: ovvero un'opera monografica specialmente destinata al problema storiografico in sé. In questa sede si affronta il problema con il taglio della sintesi e con la citazione di alcuni brani dalle fonti geografiche e da una incisione araba tratta da una lapide sepolcrale maltese.
Michele
Amari
nella
Storia
dei
Musulmani
di
Sicilia,
aveva
già
ricostruito
parzialmente
le
vicende
della
presenza
islamica
a
Malta,
Gozo
e
Comino;
ma
solo
alla
fine
dell'Ottocento
il
maltese
Antonio
Annetto
Caruana,
Bibliotecario
e
Direttore
della
Pubblica
Istruzione,
pubblicava
un
corposo
Frammento
critico
della
storia
fenicio-cartaginese,
greco-romana
e
bisantina,
musulmana
e
normanno-aragonese
delle
isole
di
Malta,
Malta
1899,
dove
descriveva,
in
una
sezione
del
libro,
gli
eventi
principali
delle
incursioni,
invasioni
e
dominazioni
arabe
nell'arcipelago
maltese.
Ibn
Khaldùn
(1332-1406)
fissava
al
255
dell'ègira
(868-869
d.
C.)
l'inizio
della
dominazione
musulmana
a
Malta;
secondo
la
Cronaca
di
Cambridge
la
dominazione
iniziò
con
il
256
dell'ègira
(869-870
d.
C.);
l'opinione
comune
fa
risalire
la
dominazione
araba
a
questa
data,
870.
Tuttavia,
seguendo
un
brano
di
Ibn
al-Athìr
(1160-1233),
registriamo
che
nell'anno
256
dell'ègira
(869-870
d.
C.)
il
governatore
aghlabita
della
Sicilia,
Muhammad
ibn
Khafàgiah,
inviò
un'armata
a
Malta:
i
Cristiani
levarono
l'assedio
nell'apprendere
la
notizia
dell'arrivo
di
quelle
truppe.
Ed è
quindi
facile
supporre
che
l'isola
era
già
in
mani
arabe
ben
prima
dell'870.
In
un
altro
luogo
dei
suoi
Annali
Ibn
al-Athìr
chiarisce
ulteriormente
il
nostro
quadro
precisando
che:
“Abù'l-Aglab
Ibràhìm,
governatore
della
Sicilia,
nel
221
(835-836)
inviò
una
flotta
contro
le
isole.”
Di
conseguenza
è
giusto
supporre
che
sin
dall'824
d.
C.,
la
data
tradizionale
dello
sbarco
islamico
in
Sicilia,
le
isole
maltesi
furono
largamente
interessate
dall'influenza
musulmana.
La
data
tradizionale
della
liberazione
di
Malta
dal
dominio
musulmano,
interrotto
nel
992,
nel
1004
e
nel
1025
dalle
momentanee
incursioni
e
invasioni
bizantine,
è
fissata
con
tutta
sicurezza
all'anno
1090,
quando
vi
sbarcò
Ruggero
il
Normanno.
Abbiamo
in
questo
calcolo
tra
l'824,
circa,
e il
1090
(o
1091,
secondo
Blouet
nella
sua
The
Story
of
Malta),
oltre
due
secoli
di
signoria
musulmana
a
Malta:
inoltre,
esattamente
come
avvenne
in
Sicilia,
anche
a
Malta
durante
il
governo
dei
Normanni
molti
musulmani
restarono,
per
tutto
il
secolo
XII
e
per
parte
del
XIII
secolo,
protetti
dalle
leggi
e
praticamente
liberi
di
esercitare
le
loro
arti
e di
professare
la
loro
fede.
I
musulmani
furono
definitivamente
espulsi
dall'arcipelago
maltese
nell'anno
1224,
o,
secondo
altre
fonti,
nel
1249.
L'isola
venne
conquistata
nuovamente
da
Ruggero
II
nel
1127;
il
vescovo
di
Strasburgo,
che
visitò
Malta
nel
1175,
riferì
che
l'isola
era
largamente
abitata
da
musulmani;
in
effetti
non
fu
prima
del
1224
che
Federico
II
(1194-1250),
nel
quadro
della
riorganizzazione
del
suo
Regno
di
Sicilia,
assorbì
Malta
e
l'arcipelago
nel
raggio
dei
suoi
interessi
diretti.
Deportò
a
Malta
una
parte
della
popolazione
ribelle
di
Celano
in
Abruzzo,
dando
inizio
ad
una
colonia
cristiana
nell'isola:
la
popolazione
musulmana
venne
in
parte
espulsa
ed
in
parte
invitata
alla
conversione.
Ma
ancora
nel
1241
i
musulmani
erano
in
maggioranza,
secondo
i
documenti
dell'epoca.
Dopo
la
riconquista
del
1090
la
Chiesa
cristiana
documenta
un
vescovo
di
Malta,
che
risiedeva
in
Sicilia,
solo
nel
1168.
Nel
tardo
XIII
secolo
la
Cattedrale
di
Mdina
era
viva
e
attiva.
Gli
ordini
religiosi
si
trasferirono
a
Malta
durante
i
secoli
XIV
e XV:
in
generale
si
costruirono
molte
chiese
in
questi
due
secoli.
Nei
primi
anni
del
secolo
XVI
c'erano
oltre
20.000
abitanti
nelle
isole
e
circa
400
chiese:
con
una
media
di
una
chiesa
o
cappella
ogni
quindici
abitanti.
Il
dialetto
maltese
è di
chiara
origine
araba:
la
sonorità
della
lingua,
il
lessico
e le
espressioni
quotidiane
portano
con
sé
chiare
tracce
di
queste
origini
arabe.
L'italiano
Bonelli,
verso
la
fine
dell'Ottocento,
considerava
il
maltese
come
un
dialetto
arabo-magrebino;
lo
Stumme,
ai
primi
del
Novecento,
espresse
l'opinione
che
il
maltese
poteva
considerarsi
un
dialetto
siro-arabico,
esportato
dalla
Siria-Palestina
nei
primissimi
tempi
in
cui
giunse
colà
la
parlata
araba.
Infine
il
Noldeke
sostenne
trattarsi
di
un
dialetto
arabo-magrebino,
tornando
alla
posizione
del
Bonelli.
Sul
dialetto
maltese,
o
sulla
lingua
maltese
come
ogni
locale
trova
più
giusto
affermare,
è
ancora
prezioso
il
volumetto
di
Ettore
Rossi,
Lingua
italiana,
dialetto
maltese
e
politica
britannica
a
Malta,
pubblicato
a
Livorno
nel
1929:
l'autore
indaga
il
fondo
politico
della
questione
dell'origine
del
dialetto
maltese
e
sottolinea
l'influenza
dell'italiano
e
del
dialetto
siciliano,
oltre
che
dell'arabo,
nella
formazione
di
questo
dialetto
mediterraneo
isolano
e
originale
anche
per
le
molte
sue
radici.
Poche
sono
le
tracce
archeologiche
del
dominio
arabo:
poche
monete,
Brian
Blouet
afferma
che
non
fu
mai
presente
una
zecca
islamica
in
territorio
maltese,
ed
alcune
tombe
di
cui
solo
poche
riportano
l'epigrafe.
A
chiudere
il
nostro
contributo
servirà
utilizzare
due
fonti
geografiche
e
ricordare
una
dolente
epigrafe
lapidaria:
poche
belle
frasi
incise
in
arabo
a
testimoniare
la
viva
presenza
islamica
del
Medioevo
maltese.
Ecco
il
brano
di
Idrìsì
(1099-1164)
sull'arcipelago
maltese
e i
collegamenti
con
la
Sicilia:
“Cento
miglia
a
levante
di
Pantelleria
l'isola
di
Gozzo,
che
ha
un
porto
anch'esso
sicuro.
Da
Gozzo
ad
un
isolotto
chiamato
Comino
corrono
[…]
Ad
est
di
quest'ultimo
si
trova
Malta,
isola
molto
estesa
e
dotata
di
un
porto
ben
riparato
con
l'imboccatura
a
levante,
nonché
di
una
città.
Essa
abbonda
di
pascoli,
di
greggi,
di
frutti
e di
miele
soprattutto.
Fra
quest'isola
ed
il
punto
più
prossimo
alla
costa
siciliana,
ottanta
miglia.
Al
di
là
di
Malta
non
si
incontrano
isole
oltre
a
Creta
né a
oriente
né a
mezzogiorno
...”
Si
apprende
da
Idrìsì
che
a
Malta
nel
XII
secolo,
in
epoca
normanna,
fiorivano
le
greggi,
i
pascoli
erano
diffusi,
e vi
si
coltivava
spontaneamente
il
miele,
come
avveniva
in
parallelo
anche
in
Corsica.
Ancora,
prendiamo
le
frasi
toccanti,
universali
e
conclusive
di
questo
scritto
dalla
celebre
epigrafe
di
Maymùnah,
che
morì
il
21
marzo
1174,
16
del
mese
di
Sha'bàn
dell'anno
569,
dieci
anni
dopo
Idrìsì:
“Guarda
con
i
tuoi
occhi!
Forse
che
su
tutta
la
terra
vi
ha
cosa
o
persona
che
resti
o
che
allontani
la
morte
o
che
incanti
la
morte?
La
morte
mi
trasse
da
un
palagio
e,
ahimè,
non
mi
salvarono
da
essa
porte
né
spranghe.
Sono
diventata
pegno
colle
opere
che
ho
compiute
e
che
saranno
calcolate
sul
mio
conto
e
quello
che
ho
lasciato
dietro
di
me
rimane.
Oh
colui
che
guarda
la
tomba!
Io
sono
già
consunta
dentro
di
essa
e la
polvere
ha
aderito
alle
mie
palpebre
ed
alle
mie
pupille.
Nel
mio
giaciglio
e
nel
mio
stato
nella
sventura
e
nel
mio
risorgere,
quando
andrò
davanti
al
mio
Creatore,
vi
sono
ammonimenti.
O
mio
fratello,
sii
savio,
agisci
seriamente
e
ravvediti.”
Infine,
Al-Qazwìnì
(1202-1283)
con,
Le
meraviglie
del
creato
e le
stranezze
degli
esseri,
le
arabe
'Ajà'ib
al-makhlùqàt
wa
gharà'ib
al-mawjùdàt,
ci
ha
lasciato
una
singolare
e
originale
enciclopedia
islamica
medievale
della
natura
dove
Malta
è
un'isola
di
ricchezze
e
quasi
una
mitica
fonte
di
ovini:
“Isola
di
Malta.
Abù
Hàmid
al-Andalusì
ha
detto:
'Ho
visto
nel
Mare
dei
Bizantini
quest'isola
piena
di
ovini
di
montagna,
che
sembrano
cavallette
sparpagliate
in
numero
tale
che
sarebbe
difficile
non
prenderne.
Quando
vi
approdano
delle
navi,
possono
così
catturare
tanti
ovini
grassi,
grandi
pecore
femmine
e
agnelli
quanti
ne
vuole
Dio
l'Altissimo,
poiché
non
v'è
altro
che
ovini.
Vi
sono
anche
molti
alberi
ed
erba.
Quest'isola
si
trova
sulla
rotta
per
Alessandria,
cosicché
le
navi
la
raggiungono
da
ogni
direzione.
Sono
dell'opinione
che,
se
anche
tutte
le
navi
battessero
quel
mare,
gli
ovini
non
si
estinguerebbero'”.