medievale
MAGIA E RELIGIONE CRISTIANA
SIMBOLI, MANUALI, TRATTATI, POTERI E
OGGETTI MAGICI
di Francesco Giannetti
Nel Medioevo, fino al XII secolo,
conoscere e spiegare il mondo naturale
significa dimostrare che esso non è come
appare, ma rappresenta un insieme di
simboli e segni di una realtà più
profonda. A fenomeni e oggetti naturali
sono attribuiti significati di carattere
morale o religioso. Gli animali sono
assimilati a virtù o peccati e le loro
caratteristiche non hanno nulla di
accidentale, in quanto, come tutte le
creature, sono stati creati in funzione
dell’uomo. Ad animali, piante, minerali
e pietre preziose sono attribuite
straordinarie virtù terapeutiche e
poteri occulti, simpatie e antipatie.
Anche le parole e i suoni possono
generare sugli uomini effetti
straordinari in quanto operano per mezzo
dell’immaginazione, cui è attribuita una
funzione attiva.
Il termine “magia” denota a lungo una
molteplicità di teorie e pratiche non
facilmente distinguibili dalla filosofia
naturale e dalla religione. La
differenza tra un evento naturale e uno
prodotto per mezzo della magia non è
affatto netta, e assai sfumati sono i
confini tra magia e religione, tra
portenti prodotti dal mago ed eventi
miracolosi, tra oggetti con poteri
magici e reliquie.
La contiguità tra pratiche magiche e
riti religiosi e la necessità di
garantire il monopolio della Chiesa nel
contatto con il mondo soprannaturale
sono le principali ragioni dell’ostilità
e delle condanne delle autorità
religiose nei confronti della magia.
Anche se la Chiesa disapprova ogni forma
di magia, i fedeli associano spesso
l’uso di reliquie a quelle di amuleti,
preghiere a formule magiche, in primo
luogo per scopi terapeutici, ma anche
per esigenze della vita quotidiana. La
magia medievale fonde, spesso senza
distinguerli, riti propri della
religione cristiana con pratiche magiche
derivanti dal più antico mondo pagano.
Piuttosto sfumate sono le differenze tra
preghiere, scongiuri, esorcismi e
formule magiche, utilizzate tanto da
laici che dal clero, e finalizzate ad
allontanare forze malefiche e
neutralizzare fatture. Uno dei criteri
per distinguere tra magia lecita e
illecita è lo scopo per cui sono
utilizzate cerimonie, formule e riti: se
il fine è danneggiare una persona o la
sua proprietà, allora coloro che
praticano la magia incorrono nell’accusa
di stregoneria.
Un’azione prodotta dalle proprietà
manifeste dei corpi, che hanno origine
dalle qualità primarie, è detta
naturale; se è causata da proprietà di
altra origine, ad esempio celeste, è
detta magica. Fino al XII secolo magia e
divinazione sono quasi sempre condannate
in quanto pratiche che implicano un
commercio con il demonio. Verso il XII
secolo si afferma la distinzione tra la
magia naturale da una parte,
comprendente ad esempio la conoscenza e
l’uso di virtù occulte, di simpatie e
antipatie, e la magia demoniaca
dall’altra. Quest’ultima è considerata
una pratica illecita, che, rifiutando
Dio, si rivolge ai demoni per ottenere
il loro aiuto. È impensabile che un uomo
possa compiere prodigi con le sue sole
capacità. Se non è un santo, i cui
miracoli sono compiuti da Dio, allora i
suoi prodigi devono essere opera di
spiriti impuri, con cui ha stretto un
patto di alleanza.
Secondo lo storico Raul Manselli:
«l’apparato gerarchico della Chiesa, nel
quale il Cristianesimo medievale tende a
realizzarsi, non può non prendere
posizione di fronte alla magia e alla
stregoneria, in uno sforzo intenso per
capirle e interpretarle. Ne deriva un
giudizio che sarà sempre di condanna, ma
con una significativa oscillazione tra
superstizione ed eresia».
Nella Bibbia, Jahvè e i suoi profeti
condannano magia e divinazione: “Colui
che si rivolgerà agli spettri e agli
indovini per prostituirsi al loro
seguito, diventerà il mio bersaglio e lo
strapperò dal suo popolo” (Levitico,
20, 6). Negli Atti degli Apostoli
Simon Mago sfida gli apostoli e incorre
nelle ire di Pietro (8: 9-24): gli
apostoli vincono il potere dei maghi e,
quando i maghi di Efeso si convertono al
cristianesimo, i loro libri sono
bruciati (19: 13-19).
Per Agostino di Ippona, le terapie che
utilizzano erbe, pietre e amuleti
derivano da comunicazioni occulte o
manifeste con i demoni. Le arti magiche
e la divinazione sono sempre associate
da Agostino all’azione di spiriti
maligni, mentre i miracoli sono opera di
Dio. Secondo Agostino, i demoni, in
quanto provvisti di un corpo etereo, né
materiale, né del tutto spirituale, sono
dotati di una straordinaria
sottigliezza, per cui possono introdursi
dappertutto, anche nel corpo e nello
spirito degli uomini. Grazie a questa
loro natura, i demoni hanno il dono
della predizione e straordinarie
capacità tecniche, che agli uomini non
sono date.
Nel De divinatione daemonum
Sant’Agostino afferma che i demoni hanno
il potere di provocare malattie, di
rendere l’aria malsana, di suscitare
visioni soprattutto nel sonno. La
condanna agostiniana della magia e della
sua demonologia eserciteranno una
duratura influenza nel Medioevo e
saranno in gran parte riprese dai
canonisti del XII secolo, come ad
esempio Ivo di Chartres.
Isidoro di Siviglia ha una concezione
della magia meno rigida di Agostino e
separa le arti magiche lecite da quelle
proibite. Fra le prime include le forme
di divinazione mediante gli elementi:
geomanzia, idromanzia, aerimanzia e
piromanzia, l’osservazione del volo
degli uccelli, delle viscere degli
animali sacrificali, degli astri. Nelle
Etymologiae Isidoro sostiene che
l’astrologia è una forma di divinazione
che rientra nella magia lecita. La magia
operativa, come gli incantesimi basati
sull’uso magico delle parole, e le
legature, ovvero oggetti magici, quali
erbe e pietre, legati al corpo, è invece
disapprovata in quanto demoniaca.
Nel IV secolo la Chiesa condanna la
magia in vari Concili, mentre il Codice
Giustiniano punisce magia e divinazione.
Nel 789 Carlo Magno stabilisce misure
severissime contri chi pratica
necromanzia, divinazione e altre forme
di una magia demoniaca. In concilio di
Tours dell’813 afferma che “le legature
di osso o di erbe non sono che lacci del
diavolo”.
Nella diffusione del cristianesimo nelle
isole britanniche e nell’Europa
centro-settentrionale la Chiesa
contrappone i miracoli alle pratiche
magiche e divinatorie diffuse tra i
popoli da convertire. La vita di san
Patrizio è costellata da conflitti con i
druidi, nei quali i miracoli del santo
irlandese hanno la meglio sui poteri
magico-divinatori dei sacerdoti celti. I
conflitti e la vittoria finale di san
Patrizio seguono modelli presenti nelle
sacre scritture, ovvero la superiorità
dei miracoli che derivano dal Dio
cristiano su ogni forma pagana.
Nel processo di conversione al
cristianesimo delle popolazioni
germaniche, la Chiesa condanna le
pratiche magiche diffuse tra i popoli
del Nord Europa in quanto fondate sul
contatto con il maligno. La magia e la
divinazione sono arti in cui eccelle
Odino, il dio supremo della religione
dei popoli nordici, e la credenza dei
poteri magici delle rune, benché
condannata dalla Chiesa, sopravvive ben
oltre la conversione al cristianesimo
dei popoli germanici.
Malgrado le condanne della Chiesa, la
diffusione della magia nella società
medievale è molto vasta ed è presente in
tutti gli strati sociali, incluso il
clero. Nei penitenziali sono spesso
indicate espiazioni per pratiche di
magia, quali la produzione di talismani
l’uso di formule magiche e la
divinazione. Ma la commistione tra
pratiche magiche e riti religiosi è
spesso strettissima: preghiere e formule
magiche sono recitate in successione per
ottenere un dato scopo, come ad esempio
scacciare demoni, allontanare malattie
da uomini e animali, fermare tempeste.
Ostie e reliquie di santi sono
utilizzate per favorire la fertilità dei
campi, allontanare pestilenze e
carestie. Nel secolo XI cominciano a
diffondersi pratiche sacrileghe in sui
si fa uso dell’ostia consacrata come
amuleto, per curare malattie o
assicurare la fertilità ad animali.
Uno dei più noti manuali di magia
medievali è il Picatrix, redatto
in arabo nel XI secolo e influenzato
dalla tradizione magico-astrologica
ellenistica. Nel mondo islamico il
contatto con culture diverse, come
quella harraniana, in cui era diffusa
l’adorazione degli dei astrali, aveva
favorito lo sviluppo dei vari rami della
magia. Il contesto cosmologico e
ontologico in cui la magia è collocata
dai filosofi arabi, a partire dal De
radiis di al-Kindi, la rende
razionalmente comprensibile: l’intera
realtà infatti, è concepita come un
campo di forze in cui l’alto e il basso
sono in una relazione di “simpatia” che
permette un’azione reciproca dell’uno
sull’altro.
L’uomo può agire in questo ambito
dominando e orientando le forze che
operano nel cosmo. L’idea centrale è
quella della trasformazione del soggetto
e del mondo, che si attivano
reciprocamente, senza che vi sia
separazione né confusione tra soggetto e
oggetto. Nel Picatrix, gli astri,
i corpi del mondo terrestre, le parti
del corpo umano, odori, sapori, colori,
arti e mestieri, sono divisi in sfere di
influenza magica, trovando la propria
collocazione sotto il dominio di un
determinato pianeta.
Alcuni tratti di carattere magico e
astrologico che fanno parte del corpo di
scritti che va sotto il nome di
Corpus Hermeticum riprendono a
circolare nell’Occidente latino intorno
al XII secolo. Tra i testi ermetici,
quelli di magia cerimoniale suscitano
maggiore curiosità e anche le prime
condanne. I presupposti cosmologici su
cui si basano i testi ermetici sono di
carattere astrologico e vitalistico: nel
mondo terrestre agiscono influenza
ancestrali; la terra vive si muove ed è
impregnata di divino e le stelle sono
viventi animali divini.
Gli Hermetica, che si presentano
sotto forma di rivelazione divina,
affermano una concezione unitaria del
cosmo, non strutturato secondo un ordine
immutabile ma pervaso da forze
spirituali, virtù occulte, influssi
celesti, simpatie e antipatie. I testi
ermetici postulano una gerarchia di
divinità e di demoni, che è alla base
della teurgia, ovvero l’arte diretta a
realizzare un contatto con gli dei e a
operare in virtù di esso.
L’Asclepius ha un’ispirazione
ottimista: l’uomo è unito agli dei
grazie a ciò che ha in sé qualcosa di
origine divina, l’intelletto. Unico tra
tutte le creature, l’uomo è dotato di
una duplice natura, una divina e una
formata dagli elementi. Questa
interpretazione pratico-operativa è
condivisa da coloro che nel XII secolo
adottano le concezioni proprie dell’Asclepius,
come ad esempio Ildegarda di Bingen.
Ildegarda afferma la superiorità
dell’uomo sulle creature spirituali
angeliche perché la sua duplice natura,
che rispecchia a divinità e l’umanità di
Cristo, gli consente di collaborare con
Dio. Condannato da Agostino il Corpo
Ermetico comincia nel XII secolo a
essere concepito come il frutto di
un’ispirazione divina, che completa e
perfeziona il messaggio cristiano.
I contatti con l’Islam favoriscono la
diffusione di raccolte di segreti,
conoscenze frutto di una rivelazione,
inizialmente destinata a pochi adepti.
Il contenuto di questo genere di
raccolte è piuttosto vario: consigli
pratici per la vita domestica, per il
commercio, medicina, alchimia e magia.
Il più noto dei libri segreti è il
Secretum secretorum falsamente
attribuito ad Aristotele. L’opera, di
origine araba e tradotta in latino nel
XII secolo, contiene un insieme di
presunti insegnamenti di Aristotele al
suo discepolo Alessandro Magno. Scritto
in forma di epistola, include consigli
politici, sul regime alimentare, nonché
istruzioni di carattere
magico-astrologico.
I poteri di minerali, pietre e gemme
sono descritti in trattati detti
lapidari, opere che hanno larga
circolazione nelle corti e in diversi
strati sociali, come attestato nelle
numerose traduzioni in volgare. Tra i
più noti vi sono il lapidario attribuito
ad Aristotele e il lapidario di Marbodo,
vescovo di Rennes, in esametri.
Quest’ultimo afferma che, se è vero che
le erbe sono dotate di poteri
terapeutici, a maggior ragione lo sono
le pietre preziose, cui Dio ha impresso
virtù straordinarie. Lo zaffiro ha
natura fredda e se ridotto in polvere e
mescolato al latte, cura le ulcere e
l’emicrania; vince il terrore e
l’invidia e rende Dio disposto ad
accettare le suppliche.
L’attribuzione di poteri magici e
straordinarie proprietà terapeutiche a
oggetti, pietre, erbe e animali ha
origini molto antiche ed è presente in
varie civiltà. Nel Medioevo le autorità
ecclesiastiche, diffondono nell’Europa
pratiche magiche che presuppongono la
presenza di poteri particolari in vari
tipi di oggetti e sostanze naturali.
La preparazione di rimedi magici prevede
una serie di procedure e rituali che
determinano l’esito della cura: la
cattura e l’uccisione di un animale, le
cui parti devono essere usate per scopi
medicinali, deve rispettare certe
regole, così come al momento della sua
uccisione si dovranno recitare preghiere
e/o formule magiche. Inoltre, la scelta
delle parti da usare per la preparazione
della pozione è determinata da un
insieme di simboli e simpatie di vario
grado di complessità: si va dai consigli
relativi alla corteccia di un albero che
deve essere presa dall’alto della pianta
che guarda a est, fino a complicate
corrispondenze tra astri, corpo umano,
piante e metalli. In questi casi, magia,
astrologia e medicina sono tra loro
strettamente legate. Attraverso una
pianta, una pietra preziosa, un metallo
portati sulla propria persona si può
catturare l’influsso favorevole di un
astro su una determinata parte del
corpo.
Oltre a complesse pratiche magiche, la
medicina fa ampio uso di scongiuri ed
esorcismi, che spesso si aggiungono a
cure di carattere naturale, gli uni e le
altre impiegati nella cura di un numero
molto ampio di patologie. Ciò deriva da
una concezione della malattia che la
attribuisce a una combinazione di cause
naturali o soprannaturali. Diffusissima
la credenza che malefici fossero causa
di impotenza e sterilità. L’epilessia
costituisce un caso limite, ma mostra
l’inestricabile connessione tra elementi
naturali e soprannaturali della
concezione delle malattie e delle
terapie; nella cura sono usate
indistintamente cerimonie magiche,
preghiere e farmaci.
Poteri miracolosi sono trasmessi da Dio
non solo ai santi, ma anche ai membri di
alcune dinastie. Intorno all’anno Mille
si diffonde in Francia, e un secolo dopo
in Inghilterra, la credenza nel potere
taumaturgico dei re, ovvero la capacità
soprannaturale di curare con il tocco
della mano una particolare malattia,
l’adenite tubercolare, detta volgarmente
“scrofolosi”.
I medici indicano nei loro trattati il
tocco reale come efficace rimedio contro
quella particolare patologia. Questa
pratica si rifà a modelli biblici e in
particolare alle guarigioni operate da
Gesù. Fin dagli inizi, al contatto della
mano con il corpo del paziente si
aggiunge un secondo importante gesto
simbolico: il segno della croce. Questo
deve essere impartito come benedizione
al malato poco prima di essere toccato.
Il significato del tocco col segno di
croce indica che il sovrano svolge solo
un’azione vicaria, essendo lo strumento
della grazia celeste, che opera per il
tramite del principe consacrato. Questo
carattere strumentale e mediato del
potere taumaturgico dei re è ancora
evidenziato nel terzo elemento che
accompagna e segue il tocco: le
preghiere a Dio. Il tocco taumaturgico
dei sovrani francesi e inglesi è
conferito da Dio attraverso il Papa, col
sacramento dell’unzione col sacro
crisma.
Riferimenti bibliografici:
Grmek M.D., Storia del pensiero
medico occidentale. Antichità e
medioevo, Laterza, Bari 2007.
Kieckhefer R., La magia nel medioevo,
Laterza, Bari 1993.
Le Goff J., Il meraviglioso e il
quotidiano nell’Occidente medievale,
Laterza, Bari 2007.
Parri I., La magia nel medioevo,
Carocci, Roma 2018. |