N. 77 - Maggio 2014
(CVIII)
Una donna e la sua musica
Maddalena Laura Lombardini Sirmen e la Venezia del XVIII secolo
di Maria Rosaria Teni
La
vita
di
Maddalena
Laura Lombardini
Sirmen
e la
sua
eccezionale
carriera
di
compositrice
ed
esecutrice,
sono
tuttora
poco
note
perché
quasi
nulla
di
lei
dicono
le
fonti
documentarie
dell’epoca
e
soprattutto
perché
l’approccio
verso
uno
studio
di
genere
risulta
ancora
oggi
oscurato
da
pregiudizi
e
scarso
interesse.
In
questo
saggio
è
mia
intenzione
illustrare
le
dinamiche
relazioni
esistenti
tra
gli
Ospedali
Veneziani,
istituzioni
assistenziali
presenti
nella
Repubblica
Veneta
fin
dal XIV
secolo
e la
nascita
di
“Cori”
all’interno
di
essi,
con
il
successivo
sviluppo
dell’attività
musicale
ad
opera
di
fanciulle
ivi
alloggiate,
con
il
proposito
di
realizzare,
in
parte,
l’auspicato
“allineamento”
fra
la
storia
della
musica
e le
“altre
storie”,
attraverso
nuove
prospettive
e
metodologie
di
ricerca
interdisciplinari.
L’attività
musicale
elaborata
nel
corso
dei
secoli
dai
quattro
grandi
Ospedali
veneziani
e le
spinte
culturali
messe
in
atto
già
dal
XVI
secolo
con
i
grandi
disegni
riformatori
dello
Stato
sono
stati
determinanti
per
promuovere
la
nascita
e lo
sviluppo
di
alcune
figure
di
musiciste
che
si
sono
presto
distinte,
non
solo
all’interno
delle
istituzioni
veneziane,
ma
anche
fuori
dai
confini
claustrali
e
rigidamente
organizzati
degli
Ospedali.
Da
ciò
appare
evidente
il
carattere
innovativo
di
queste
strutture
assistenziali
che,
introducendo
l’insegnamento
della
musica
per
le
fanciulle
ospitate
al
loro
interno,
hanno
offerto
loro
un’opportunità
di
emancipazione
dai
ruoli
a
cui
le
donne
erano
destinate
da
secolari
consuetudini:
il
matrimonio
o il
convento.
Negli
Ospedali,
insomma,
la
condizione
femminile
poteva
essere
ribaltata
innescando,
grazie
alla
musica,
un
profondo
cambiamento
sociale
che
successivamente
consentì
ad
alcune
la
possibilità
di
realizzarsi
anche
sul
piano
professionale.
L’interesse
per
queste
musiciste
è
inoltre
accresciuto
dal
fatto
che
si
tratti
di
donne
capaci
di
inserirsi
in
una
sfera
di
consolidata
tradizione
maschile;
l’esibizione
di
una
donna
strumentista
era
considerata,
ancora
nel
XVIII
secolo,
un
evento
eccezionale
e il
caso
delle
“Figlie
del
Coro”,
tra
cui
spiccavano
strumentiste
di
grande
abilità
e
talento,
ha
avuto
grande
rilievo
principalmente
per
aver
aperto
la
strada
in
un
mondo
ancora
chiuso
e
diffidente
verso
la
posizione
delle
donne
musiciste.
La
funzione
di
Venezia
come
sostrato
culturale
è
stata
fondamentale
per
il
percorso
musicale
delle
giovani
musiciste;
nella
città
lagunare
le
arti
prosperavano,
la
circolazione
musicale
era
intensa
e,
pertanto,
la
stessa
esuberanza
creativa
di
giovani
virtuose
era
agevolata
ad
esprimersi
liberamente
in
quanto
non
vincolata
entro
i
limiti
imposti
da
consuetudini
millenarie
che
inquadravano
la
figura
femminile
in
ruoli
stereotipati
e
convenzionali.
La
Venezia
del
XVIII
secolo
aveva
la
fama
di
essere
la
più
gaia
e
contraddittoria
delle
capitali
europee,
con
il
suo
carnevale
in
cui
uomini
e
donne
mascherati
indulgevano
a
libertà
rese
possibili
dalla
finzione,
creando
un’
aria
di
festa
perenne
che
si
trasmetteva
anche
sull’intera
città.
Venezia
appariva
ancora
come
un
ineguagliabile
modello
di
stabilità,
dopo
essere
sopravvissuta
alle
ostilità
dei
secoli
passati,
e
suggeriva
ai
suoi
visitatori
impressioni
di
estrema
bellezza
ed
armonia,
celebrate
d’altro
canto
nelle
pagine
di
viaggiatori
ammaliati
dalla
grazia
e
dal
fascino
della
città
lagunare,
tanto
da
esprimersi
con
tali
parole
di
ammirazione:
“È
un
piacere,
non
senza
un
misto
di
sorpresa,
comprendere
perché
può
essere
veramente
chiamata
grande
una
città
come
Venezia,
dal
momento
che
si
vedono,
fluttuanti
sulla
superficie
del
mare,
ciminiere
e
torri,
dove
non
ci
si
potrebbe
aspettare
altro
che
alberi
di
navi.
Essa
è
circondata
dalle
acque,
almeno
cinque
miglia
distante
da
qualsiasi
terra
ed
è,
in
questo
modo,
difesa
dal
suo
fluido
baluardo,
meglio
che
da
mura
e
bastioni;
perché
basta
che
i
Veneziani
sradichino
i
loro
alberi
fuori
dalla
laguna
e
possono
sfidare
ogni
vascello
straniero
che
si
avvicini
ad
essi
attraverso
il
mare;
e
attraverso
la
terra
non
c’è
possibilità
di
avvicinarsi
a
loro”.
Grazie
alle
peculiarità
politico-sociali
della
città
lagunare
è
stato
possibile
che
giovani
musiciste
potessero
diventare
concertiste
apprezzate
anche
in
Europa
ed
essere
indicate
come
le
migliori
virtuose
dell’epoca,
usufruendo
anche
di
una
relativa
indipendenza
economica.
Si
ricordano
i
nomi
di
Chiaretta,
una
delle
migliori
allieve
di
Vivaldi
alla
Pietà,
considerata
tra
i
migliori
violinisti
italiani
del
tempo,
di
Diamantina,
nata
intorno
al
1715
che
tenne
concerti
anche
in
Inghilterra,
Michielina della Pietà
(1701-1744)
che
compose
una
Litania
per
la
Festa
della
Natività,
Santa
della
Pietà
che
studiò
violino
sotto
la
Maestra
Anna
Maria
della
Pietà
e le
successe
come
direttore
dell’Orchestra
del
medesimo
Ospedale
e
colei
che
venne
definita
la
“Regina
del
violino”,
Regina
Strinasacchi.
Anche
gli
altri
conservatori
ebbero
allieve
divenute
poi
famose,
come
la
violinista
Giacomina Stromba
degli
Incurabili
e
un’altra
valida
violinista,
nonché
maestra
di
coro,
Antonia Cubli
dei
Mendicanti,
che
nel
1774
divenne
Priora
dello
stesso
istituto.
Ed è
proprio
dal
conservatorio
dei
Mendicanti
che
uscì
una
delle
più
apprezzate
e
sensibili
musiciste
italiane
del
Settecento:
Maddalena
Laura
Lombardini,
violinista,
compositrice,
clavicembalista
e
non
ultimo
cantante
Il
suo
ruolo,
nell’ultimo
terzo
del
Settecento,
quale
concertista
di
fama
sui
palcoscenici
pubblici,
da
Parigi
a
San
Pietroburgo,
merita
di
essere
riscoperto,
considerando
soprattutto
che
fu
una
tra
le
poche
artiste
uscite
dai
“Cori”
degli
Ospedali,
ad
affermarsi
sulla
scena
internazionale.
Mi
sembra
opportuno
sottolineare
che,
sebbene
Maddalena
non
provenisse
da
una
famiglia
di
musicisti,
ciò
non
le
impedì
di
essere
comunque
accolta
(quando
non
aveva
ancora
compiuto
otto
anni,
essendo
nata
il 9
dicembre
1745)
in
quella
che
era
ormai
considerata
una
delle
più
famose
scuole
musicali
di
Venezia,
appunto
l’Ospedale
dei
Mendicanti.
Dotata
di
un
talento
straordinario
è
stata
una
delle
prime
compositrici
a
guadagnarsi
il
merito
di
protagonista
nei
più
grandi
teatri
d’Europa,
raffinata
esecutrice
e
virtuosa
interprete
accanto
a
musicisti
di
indiscussa
notorietà.
Famosa
poi
è la
lettera
scritta
da
Tartini
alla
giovane
allieva
Lombardini,
e
costituisce
uno
dei
primi
esempi
di
lezione
per
corrispondenza
in
quanto
indica
gli
esercizi
da
eseguire
per
una
perfetta
esecuzione
della
tecnica
del
violino.
Per
i
musicologi,
la
Lombardini
è
diventata
importante
proprio
in
quanto
destinataria
di
questa
missiva
di
Tartini,
il
cui
originale
è
conservato
presso
la
Sezione
di
Pirano
dell’Archivio
Regionale
di
Capodistria,
proprio
perché
in
essa
sono
esposti
i
principi
didattici
della
sua
scuola
violinistica.
La
lettera
è,
in
effetti,
uno
dei
primi
documenti
didattici
sul
violino
moderno,
nel
periodo
che
vedeva
il
passaggio
da
una
fase
in
cui
lo
strumento
era
usato
prevalentemente
in
orchestra
ad
una
di
puro
virtuosismo
basato
sulla
diversa
esecuzione
del
trillo
e
sulle
regole
della
condotta
dell’archetto,
non
trascurando
di
mettere
in
dovuto
rilievo
l’importanza
dell’espressione
e
dell’esecuzione
degli
abbellimenti;
con
la
raccomandazione
infine
di
eseguire
abitualmente
le
opere
del
maestro
Corelli.
Maddalena
ha
avuto
il
merito
di
perseguire
con
tenacia,
supportata
da
un
notevole
talento,
una
carriera
assai
difficile
per
una
donna
e di
imporsi
in
un
ambiente
che
raramente
accettava
musiciste
e
soprattutto
compositrici;
in
questo
difficile
contesto
può
essere
senz’altro
considerata
come
un
prodotto
eccezionale
degli
Ospedali
veneziani
e
degli
stimoli
culturali
e
sociali
presenti
nella
città
lagunare.
Il
mondo
musicale
in
cui
Maddalena
si
era
inserita
era
popolato
da
compositori
come
Vivaldi,
Haydn,
Mozart
e
Boccherini,
solo
per
citare
i
più
famosi,
e i
teatri
erano
affollati
da
strumentisti
e
musicisti
che
si
sfidavano
continuamente
per
occupare
la
ribalta.
Era
del
tutto
inconsueto,
pertanto,
trovare
tra
questi
artisti,
donne
in
grado
di
affermarsi
e di
ottenere
successo
attraverso
proprie
composizioni,
come
Maddalena,
che
fu
apprezzata
compositrice
(oltre
che
violinista
e
cantante);
successo
confermato
peraltro
dalle
numerose
edizioni
stampate
delle
sue
opere.
I
suoi
primi
lavori
sono
i
Sei
Quartetti
per
archi,
pubblicati
per
la
prima
volta
durante
il
soggiorno
parigino,
in
collaborazione
con
il
marito,
cui
seguono
i
Sei
Trii
per
due
violini
e
violoncello,
un
Trio
per
Archi
in
Si
bem.
magg.,
i
Sei
Duetti
per
due
violini
e
infine
la
Sonata
in
La
magg.
per
violino,
sicuramente
una
delle
ultime
composizioni.
L’opera
fondamentale,
tuttavia,
può
essere
considerata
i
Sei
Concerti
per
violino
Opus
III,
nella
quale
si
riscontrano
dei
procedimenti
progressivi
di
tecnica
e di
stile
e si
assiste
ad
una
brillante
dimostrazione
della
tecnica
degli
abbellimenti,
supportata
da
un
frequente
cromatismo
introdotto
da
innovazioni
melodiche
e
alternanza
di
armonie
in
modo
maggiore
e
minore.
Il
pregio
e il
valore
di
questa
musicista
sta
lentamente
guadagnando
interesse,
insieme
alla
riscoperta
ed
alla
valorizzazione
della
musica
del
Settecento
ed
una
serie
di
manifestazioni
ha
già
preso
vigore,
non
solo
in
Italia
ma
anche
all’estero,
con
lo
scopo
di
divulgare
la
musica
di
Maddalena
attraverso
concerti
e
convegni
dove
si
eseguono
le
composizioni
della
musicista
veneziana.