N. 124 - Aprile 2018
(CLV)
L’IMPRESA DEI MAC ALPIN
SULLA COSTRUZIONE DELLA SCOZIA - PARTE II
di Roberto Conte
Sicuramente
i
due
regni
celtici,
che
negli
anni
‘70
del
IX
secolo
apparivano
totalmente
in
preda
al
caos
e
agli
attacchi
di
più
potenti
vicini,
al
termine
del
regno
di
Eochaid
e
Giric
sembrano
aver
ritrovato
compattezza
e
forza,
e
probabilmente
avevano
instaurato
tra
loro
un
legame
dai
contorni
ancora
imprecisi.
Non
è da
escludere
che
i
due
trovassero
anche
un
soddisfacente
modus
vivendi
con
i
Vichinghi,
dato
che
per
tutto
il
loro
regno
non
sono
segnalate
incursioni
scandinave
in
Scozia,
evento
che
invece
riprese
subito
dopo
il
ritorno
dei
Mac
Alpin.
La
Cronaca
dei
Re
di
Alba,
che
è
l’unica
fonte
tra
quelle
più
antiche
a
parlare
di
questi
due
monarchi,
afferma
che
il
loro
regime
ebbe
termine
dopo
undici
anni,
vale
a
dire
nell’889,
e
che
essi
furono
espulsi
dal
regno
in
seguito
a
una
eclissi
solare
verificatasi
il
giorno
di
san
Cirillo,
che
ricorre
il
16
giugno:
il
problema
è
che
questo
evento
ebbe
luogo
nell’885.
Si
potrebbe
allora
pensare
che
esso
abbia
suscitato
timori
e
disordini
in
Scozia,
e
che
sia
stato
opportunamente
sfruttato
dai
partigiani
dei
Mac
Alpin
per
dare
inizio
a un
tentativo
di
riconquista
del
trono
messo
a
segno
dopo
alcuni
anni
di
lotta.
Secondo
la
Cronaca
di
Melrose,
Giric
morì
combattendo
a
Dundurn,
nello
Strathearn,
mentre
la
sorte
di
Eochaid
resta
ammantata
dal
mistero.
La
restaurazione
della
dinastia
dei
Mac
Alpin
avvenne
nella
persona
di
Domnall
(II)
mac
Causantin,
ricordato
nella
Profezia
di
Berchan
con
l’epiteto
di
Dasachtach,
ovvero
“il
Furioso”.
Probabilmente
fu
lui
il
vincitore
di
Dundurn,
ma
presto
si
trovò
a
dover
fronteggiare
una
recrudescenza
dei
raid
scandinavi.
Nella
Cronaca
dei
Re
di
Alba
si
legge
che
i
Norreni
devastarono
tutta
la
Pittavia,
ma
poi
furono
sconfitti
dagli
Scozzesi
nella
battaglia
di
Innisibsolian.
Questo
successo
non
valse
tuttavia
a
mettere
fine
ai
loro
continui
assalti,
e
nel
900,
sempre
secondo
la
Cronaca,
Domnall
trovò
la
morte
per
mano
loro
a
Oppidum
Fother
(Dunnottar).
La
Profezia
di
Berchan
concorda
sul
luogo
in
cui
cadde
il
re,
ma
sembra
imputarne
la
responsabilità
ai
Gaeli
piuttosto
che
ai
Vichinghi,
mentre
altre
fonti
fanno
morire
Domnall
a
Forres.
Quel
che
è
certo,
è
che
tanto
gli
Annali
dell’Ulster
quanto
il
Chronicon
Scotorum
indicano
Domnall
come
ri
Alban
(re
di
Alba),
mentre
sino
a
Aed
mac
Cinaeda
avevano
usato
il
titolo
di
rex
Pictorum
(re
dei
Pitti)
per
designare
i
sovrani
della
Scozia.
Non
c’è
accordo
tra
gli
studiosi
su
chi
sia
stato
l’autore
di
questa
innovazione
fondamentale
per
la
creazione
di
una
vera
coscienza
nazionale
scozzese:
Giric
e
Eochaid,
come
detto,
sono
ricordati
solo
dalla
Cronaca
dei
Re
di
Alba,
ma
senza
che
venga
nominato
il
loro
titolo
preciso.
L’abbandono
del
termine
Pittavia
può
esser
stato
introdotto
dai
rientranti
Mac
Alpin,
che,
dopo
un
soggiorno
più
che
decennale
in
Irlanda,
dovevano
aver
ancor
più
rafforzato
la
loro
cultura
gaelica,
ma
potrebbe
anche
essere
che
i
due
“usurpatori”,
e in
particolar
modo
Giric,
fossero
riusciti
a
amalgamare
con
maggior
successo
le
varie
componenti
etniche
presenti
nel
regno
(Pitti,
Scoti,
Britanni,
forse
anche
Angli),
e
avessero
adottato
per
esso
una
denominazione
più
inclusiva,
come
appunto
Alba,
che
per
gli
Irlandesi
indicava
l’intera
Britannia.
Domnall
lasciò
un
figlio,
Mael
Coluim
(Malcolm),
ma
ancora
una
volta
entrò
in
pratica
la
tanistry,
e il
trono
passò
a
suo
cugino
Causantin
(II)
mac
Aeodha,
che
si
rivelò
una
figura
fondamentale
per
la
costruzione
della
Scozia.
Già
da
sola,
l’eccezionale
lunghezza
del
suo
regno
(43
anni),
in
un
paese
in
cui
quasi
tutti
i
suoi
predecessori
erano
morti
in
battaglia
o
assassinati,
fornisce
una
valida
prova
della
sua
abilità
di
governo
e
del
consenso
che
riuscì
a
attirare
su
di
sé,
nonostante
le
dure
prove
che
si
trovò
a
dover
affrontare.
I
primi
problemi
gli
furono
causati
dagli
onnipresenti
predoni
vichinghi,
che
di
certo
avevano
ricevuto
rinforzi
da
quelli
cacciati
da
Dublino
nel
902
dal
re
del
Leinster
Cearbhall:
per
il
903
la
Cronaca
dei
Re
di
Alba
segnala
la
devastazione
di
tutta
l’Albania
(è
la
prima
volta
che
viene
usata
tale
denominazione
per
indicare
la
precedente
Pittavia)
e il
saccheggio
di
Dunkeld,
ma
il
nuovo
sovrano
riuscì
a
agire
tempestivamente,
e
l’anno
seguente
schiacciò
gli
invasori
in
una
battaglia
nello
Strathearn,
come
attestato
tanto
dalla
Cronaca
quanto
dagli
Annali
dell’Ulster.
Secondo
questi
ultimi,
nello
scontro
rimase
ucciso
anche
il
capo
dei
Vichinghi,
Imar
o
Ivarr,
nipote
dell’omonimo
leader
della
Grande
Armata
Pagana,
nonché
primo
esponente
della
dinastia
gaelo-normanna
degli
Ui
Imair,
che
dominarono
la
zona
del
mare
d’Irlanda
per
lungo
tempo.
Questa
vittoria
sembra
aver
assicurato
a
Causantin
una
tregua
più
che
decennale
riguardo
le
incursioni
normanne
e
ciò
gli
permise
di
occuparsi
anche
delle
questioni
interne,
in
particolare
dei
rapporti
con
la
chiesa.
Nel
906
la
Cronaca
dei
Re
di
Alba
registrò
l’incontro
del
sovrano
con
il
vescovo
Cellach
sul
colle
della
fede,
presso
Scone,
in
cui
i
due
stabilirono
degli
accordi
i
cui
termini
non
sono
ben
chiari.
Il
testo
originario
in
latino
recita:
“
ac
in
VI
anno
Constantinus
rex,
et
Celachus
episcopus,
leges
et
disciplinasque
fidei,
atque
jura
ecclesiarum
ewangeliorumque,
pariter
cum
Scottis
in
colle
credulitatis,
prope
regale
civitati
Scoan
devoverunt
custodiri”.
In
particolare,
l’espressione
pariter
cum
Scottis
ha
dato
adito
a
diverse
interpretazioni:
secondo
alcuni
significherebbe
“in
conformità
alle
usanze
irlandesi”,
il
che
costituirebbe
un
passo
decisivo
per
la
definitiva
gaelicizzazione
della
Pittavia,
ma
altri
la
traducono
“insieme
con
gli
Irlandesi”,
proponendo
che
alla
cerimonia
fossero
presenti
anche
gli
abitanti
delle
coste
occidentali
scozzesi,
e
cioè
gli
Scoti
di
Dal
Riata.
Altri
ancora
ritengono
che
fosse
la
cerimonia,
e
non
gli
accordi,
ad
essere
tenuta
secondo
i
costumi
gaelici.
Nel
917
gli
Ui
Imair
tornarono
a
affacciarsi
minacciosamente
nello
scenario
britannico,
quando,
sotto
il
comando
di
Sihtric
Caech
e di
Ragnall,
sbaragliarono
gli
uomini
del
Leinster
e
ripresero
il
controllo
di
Dublino.
Sihtric
rimase
alla
guida
della
città,
mentre
Ragnall
l’anno
successivo
oltrepassò
il
mare
d’Irlanda
e
invase
la
Northumbria:
i
Danesi
della
Deira,
cioè
della
sua
parte
meridionale,
lo
accolsero
subito
come
re a
York,
e
egli
passò
a
attaccare
la
regione
settentrionale,
la
Bernicia,
governata
dal
“giudice”
anglo
Ealdred.
Costui
chiese
aiuto
a
Causantin,
e i
due
riunirono
le
proprie
forze
e
affrontarono
gli
invasori
sul
fiume
Tyne,
probabilmente
presso
Corbridge.
Non
è
molto
chiaro
quale
sia
stato
l’esito
dello
scontro:
la
Cronaca
dei
Re
di
Alba
assegna
senz’altro
la
vittoria
a
Causantin,
ma
gli
Annali
dell’Ulster,
che
descrivono
la
battaglia
piuttosto
dettagliatamente,
non
sono
così
categorici.
Stando
al
loro
resoconto,
Ragnall
divise
le
sue
forze
in
tre
reparti,
il
primo
al
comando
di
suo
nipote
Gothfrith,
il
secondo
degli
jarl
Oitir
e
Gragabai
e il
terzo
dei
capi
più
giovani;
egli
stesso,
con
un
quarto
distaccamento,
si
pose
in
agguato
nelle
vicinanze.
Gli
Scozzesi
attaccarono
gli
schieramenti
nemici
in
vista
e li
disfecero
completamente,
uccidendo
anche
Oitir
e
Gragabai,
ma a
quel
punto
Ragnall
li
prese
alle
spalle:
seguì
uno
scontro
che
si
protrasse
sino
al
calare
delle
tenebre,
quando
i
due
contendenti
si
separarono.
Pur
avendo
subito
perdite
pesanti,
gli
Scozzesi
non
lamentarono
la
morte
di
nessun
comandante
(re
o
mormaer),
e,
stando
a
questo
resoconto,
la
battaglia
non
sembra
aver
avuto
un
vincitore
certo.
Incidentalmente,
è
questa
la
prima
occasione
in
cui
si
trova
un
riferimento
alla
carica
di
mormaer,
un
titolo
che
è
stato
variamente
identificato
con
quello
di
conte
o di
kinglet,
parola
inglese
che
in
italiano
potrebbe
essere
tradotta
come
regolo
o
reuccio,
indicando
un
sovrano
che
restava
comunque
sotto
il
controllo
di
un
re
supremo.
Nella
successiva
storia
della
Scozia,
i
mormaer
saranno
personaggi
dotati
di
una
grande
autorità,
chiamati
a
rispondere
solo
al
re
in
persona,
con
il
quale
in
ogni
caso
entreranno
spesso
in
contrasto.
Particolarmente
potenti
appariranno
i
mormaer
di
Moray,
la
cui
autorità
si
estendeva
ben
al
di
là
delle
terre
dell’omonima
contea,
e
che
assumevano
particolare
prestigio
per
il
fatto
di
costituire
la
prima
linea
di
difesa
della
nazione
dalle
minacce
scandinave
provenienti
da
nord;
dal
loro
casato
proverrà
il
celeberrimo
Macbeth,
che
riuscirà
a
ascendere
al
trono
scozzese.
Comunque
possano
essere
valutati
i
risultati
della
battaglia
sul
Tyne,
ben
presto
entrambi
i
contendenti
dovettero
rendersi
conto
di
dover
fare
fronte
a un
terzo
pretendente
all’egemonia
sulla
regione,
molto
più
potente
di
loro.
Nel
920
il
re
del
Wessex
Edoardo,
dopo
aver
riunito
sotto
il
suo
scettro
tutta
l’Inghilterra
a
sud
dell’Humber,
iniziò
a
edificare
un
borgo
fortificato
a
Bakewell,
nel
Peakland,
da
dove
avrebbe
potuto
facilmente
colpire
qualsiasi
avversario
settentrionale.
Di
fronte
a
quella
minacciosa
presenza,
tanto
Ragnall
che
Ealdred,
che
si
dividevano
il
controllo
della
Northumbria,
accorsero
a
rendere
omaggio
al
sovrano
sassone,
e
anche
il
re
di
Strathclyde
Owain
ap
Dyfnwal
e lo
stesso
Causantin
inviarono
un’ambasceria,
riconoscendo
Edoardo,
stando
alla
Cronaca
Anglosassone,
come
“padre
e
signore”.
Quali
fossero
in
realtà
gli
intendimenti
dei
due
monarchi
è
ancor
oggi
fonte
di
discussione:
come
di
solito
accade
nel
caso
di
un
contatto
diplomatico
non
ben
definito,
ciascuno
dei
protagonisti
ne
diede
un
significato
differente.
Mentre
per
il
Sassone
le
dichiarazioni
dei
due
sovrani
equivalevano
all’accettazione
di
una
condizione
di
vassallaggio
nei
suoi
confronti,
per
Owain
e
Causantin
si
trattava
solo
di
un
iniziale
abboccamento,
in
vista
di
una
possibile
futura
alleanza.
La
morte
di
Edoardo,
nel
924,
interruppe
solo
momentaneamente
la
spinta
espansionistica
sassone,
poiché
suo
figlio
Aethelstan
riuscì
entro
l’anno
successivo
a
entrare
in
possesso
dell’intera
eredità
paterna,
dimostrandosi
tra
l’altro
un
re
abilissimo:
nel
927,
approfittando
della
morte
di
Sihtric,
entrò
a
York
e
annesse
ai
suoi
domini
anche
la
Deira.
Questo
grande
attivismo
da
parte
di
Aethelstan
non
poteva
non
preoccupare
Causantin,
che
sui
suoi
confini
meridionali,
invece
di
una
serie
di
piccoli
regni
continuamente
in
guerra
tra
loro,
con
i
quali
allearsi
o
combattere
a
seconda
delle
opportunità,
vedeva
consolidarsi
uno
stato
unitario
e
molto
potente,
con
malcelate
aspirazioni
a
estendere
la
propria
egemonia
anche
sui
propri
territori.
Con
un
rovesciamento
di
alleanze
iniziò
a
favorire
i
Normanni,
concedendo
asilo
a
Gofraid
e
Olaf
Quaran,
rispettivamente
fratello
e
figlio
del
defunto
Sihtric,
e
ancora
pretendenti
al
trono
di
York,
al
che
il
conflitto
con
i
Sassoni
divenne
inevitabile.
Non
si
sa
nulla
sullo
svolgimento
di
questa
guerra,
ma
evidentemente
Aethelstan
dovette
dimostrarsi
troppo
più
forte
di
Causantin,
se
nell’incontro
di
Egmont
Bridge,
il
12
luglio
927,
quest’ultimo,
insieme
a
Owain,
al
re
gallese
Hywel
Dda
e a
Ealdred
promise
di
“rinunciare
a
ogni
idolatria”,
cioè
a
cercare
l’alleanza
con
i
Vichinghi,
ancora
in
buona
parte
pagani.
Secondo
lo
storico
William
di
Malmesbury,
in
occasione
di
questo
incontro
Aethelstan
fece
da
padrino
a
uno
dei
figli
di
Causantin,
probabilmente
Illulb
(Indulfo).
Tale
accordo,
in
realtà,
non
ebbe
alcun
effetto
pratico
sulla
linea
politica
del
re
di
Alba,
che
continuò
a
cercare
alleanze
presso
gli
Ui
Imair:
secondo
John
di
Worchester,
egli
avrebbe
anche
dato
una
sua
figlia
in
sposa
al
figlio
di
Gofraid,
Amlaib,
e,
diversamente
dai
dinasti
gallesi,
né
lui,
né
Owain
di
Strathclyde
furono
mai
presenti
alla
corte
sassone.
Questa
palese
riottosità
a
riconoscere
la
propria
supremazia
spinse
Aethelstan
a
intraprendere
nel
934
una
nuova
spedizione
contro
i
due
regni
scozzesi.
Le
fonti
più
antiche
sono
piuttosto
avare
di
notizie
riguardo
questo
evento:
la
Cronaca
anglo-sassone
afferma
solo
che
gli
Inglesi
ebbero
parecchie
perdite,
mentre
gli
Annali
di
Clonmacnoise
evidenziano
che
essi
si
ritirarono
senza
nessuna
grande
vittoria.
Scrittori
più
tardi
aggiunsero
parecchi
particolari:
l’esercito
di
Aethelstan
si
radunò
a
Winchester
il
28
maggio,
raggiunse
Nottingham
il 7
giugno,
quindi
da
Chester
invase
il
territorio
dello
Strathclyde,
sconfiggendo
Owain
e
spingendosi
poi
sino
a
Dunnottar
e al
Fortriu,
mentre
la
sua
flotta
devastava
le
coste
del
Caithness.
Non
è
certo
che
quest’ultima
regione
fosse
effettivamente
sotto
il
controllo
di
Causantin,
e
non
piuttosto
sotto
quello
dei
suoi
alleati
norreni,
tuttavia,
per
quanto
la
spedizione
punitiva
risultasse
alla
fine
alquanto
interlocutoria,
sembra
che
alla
fine
abbia
ottenuto
l’effetto
di
indurre
a
più
miti
consigli
il
sovrano
di
Alba:
secondo
John
di
Worcester,
questi
consegnò
a
Aethelstan
un
proprio
figlio
(ancora
Illulb?)
come
ostaggio,
e di
sicuro
il
suo
nome
compare
come
testimone
in
un
paio
di
documenti
rilasciati
dal
suo
omologo
inglese,
e
con
la
denominazione
di
subregulus,
ossia
di
sovrano
soggetto
alla
supremazia
di
un
altro.
Questa
umiliazione
non
valse
però
a
domare
lo
spirito
di
Causantin,
anzi,
ne
accrebbe
la
voglia
di
rivalsa:
già
a
Natale
del
935
egli
non
compare
più
alla
corte
sassone,
e
nei
mesi
successivi
fu
impegnato
a
riannodare
una
grande
coalizione
con
Owain
e
con
gli
Ui
Imair
di
Dublino,
allo
scopo
di
spezzare
per
sempre
il
giogo
imposto
dal
potente
vicino
meridionale.