[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 152 / LUGLIO 2020 (CLXXXII)


attualità

LUKAŠĖNKA RESTA AL POTERE
SULLe presidenziali in Bielorussia

di Leila Tavi

 

Le elezioni presidenziali in Bielorussia del 9 agosto 2020 hanno visto Aljaksandr Ryhoravič Lukašėnka (Аляксандр Рыгоравіч Лукашэнка) partecipare alla competizione dopo ventisei anni di ininterrotto potere e sei elezioni. Gli exit poll del 10 agosto, trasmessi dalla televisione di Stato, hanno confermato consensi per Lukašėnka per l’80%, ma i disordini di piazza fanno pensare che la vittoria del presidente uscente non sia così schiacciante nei confronti della candidata principale dell’opposizione, Svjatlana Cichanoŭskaja (Святлана Ціханоўская). Senza esperienza in politica, l’ex insegnante di trentasette anni è scesa in campo all’ultimo momento al posto del marito Sjarhej Tichanoŭskij (Сяргей Леанідавіч Ціханоўскі), un popolare vlogger che è stato arrestato ed escluso dalla corsa elettorale a maggio scorso. Tichanoŭskij esortava i Bielorussi a schiacciare Lukašėnka come si fa con uno “scarafaggio”, con una semplice pantofola.

In breve tempo Svjatlana Cichanoŭskaja è riuscita a organizzare manifestazioni e proteste con grande consenso e seguito in tutto il Paese, prima e dopo le elezioni. In esilio volontario in Lituania da un paio di giorni, ha fatto un appello a Lukašėnka e al suo popolo per una tregua delle ostilità. Molti i maltrattamenti e le manganellate durante i fermi dei manifestanti, che sono scesi in piazza dopo l’annuncio della conferma per la sesta volta di Lukašėnka alla presidenza per protestare contro i brogli. Virali sono diventati i video degli agenti di polizia e dei militari che hanno gettato le loro divise come segno di dissenso nei confronti dei colleghi che hanno arrestato o malmenato le persone che protestavano pacificamente. Oltre settemila arresti in soli cinque giorni di proteste per la vittoria di Lukašėnka.

Se è vero che Lukašėnka potrebbe aver riportato comunque una maggioranza, magari appena sopra il 50% dei consensi, un regime si tiene solo con una evidente “maggioranza bulgara”, mentre con un risultato appena superiore alla maggioranza dei voti si inizia a ragionare con una logica democratica, in cui anche il parere dell’opposizione o dello sconfitto di turno conta nella gestione del Paese.

Gli altri sfidanti di Lukašėnka che sono arrivati fino alle elezioni del 9 agosto sono stati: Andrej Dmitrijeu (Андрэй Уладзіміравіч Дзмітрыеў), co-presidente del movimento politico Dite la verità (Гавары праўду); Sjarhei Čeračen (Сяргей Уладзіміравіч Чэрачэнь), a capo della Hramada (Беларуская сацыял-дэмакратычная Грамада), partito di opposizione e Hanna Kanapackaja (Ганна Анатольеўна Канапацкая), membro indipendente del Parlamento dal 2016 al 2019.

Le elezioni arrivano in un delicato momento politico, in cui popolarità di Lukašėnka è in evidente declino, soprattutto a causa di un’economia in crisi. In Bielorussia i casi di coronavirus continuano a crescere, con molti cittadini che biasimano il presidente per non aver imposto l’isolamento e per avere sottovalutato la pandemia per mesi, fino a quando, il 28 luglio, ha dichiarato di aver contratto e sconfitto il COVID-19 da solo. Tesi sono i rapporti con Mosca, a seguito della riduzione delle forniture di energia russa a prezzi calmierati. Inoltre il recente vertice dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea ha annunciato sanzioni per i responsabili dei brogli elettorali e degli arresti di massa.

Il docile e apolitico stereotipato cittadino tipo bielorusso, che non avrebbe mai sfidato il temuto regime, è come se si fosse improvvisamente destato e non fosse più disposto a essere indulgente di fronte alle ennesime elezioni fraudolente.

Lukašėnka resta saldo al potere e più popolare che mai solo nell’immagine dei media statali. Secondo NetBlocks, l’organizzazione non governativa che monitora la libertà di espressione in internet, la connettività di Internet è stata interrotta in tutta la Bielorussia fin dalla mattina presto del giorno delle elezioni. L’interruzione ha interessato l’accesso a Internet e alle principali piattaforme di social-media: Facebook, Messenger, YouTube, Instagram, WhatsApp, Telegram e Viber.

I social media sono spesso indicati come i motori della democrazia negli Stati autocratici, mentre in alcuni Paesi appaiono come strumenti dei regimi che utilizzano una vasta gamma di meccanismi per limitare la libertà di espressione online, la Bielorussia è uno di questi regimi. Nei paesi autoritari i blogger politici si distinguono come nuovi leader politici o attori anti-regime, servono come fonti di informazione alternative, sostengono l’azione politica o mobilitano il sostegno finanziario per diverse iniziative.

Le condizioni politiche nei Paesi con pratiche di controllo da parte dei governi consolidati complicano le routine di pubblicazione per i blogger politici e possono aumentare gli incentivi all’autocensura.

Nei paesi autocratici la spirale del silenzio è attualmente messa in discussione dai blogger politici, in quanto opinion leader politici decentralizzati. Se gli anziani ancora si informano attraverso giornali e televisione, dove il modello sovietico di propaganda continua a funzionare, le giovani generazioni si affidano sempre più ai social media e ai siti indipendenti online. Ci riferiamo soprattutto alla cosiddetta “generazione Lukašėnka”, nata e cresciuta durante i lunghi ventisei anni della presidenza del bat’ka (ба́тька), del padre della Patria.

I principali aspiranti sfidanti di Lukašėnka, tra i quali diversi avversari di spicco che non hanno avuto il permesso di candidarsi, hanno utilizzato i loro account Facebook, Twitter e Instagram per diffondere il loro messaggio politico.

Tichanoŭskij ha circa 250.000 iscritti al suo canale YouTube, A Country For Living, che punta i riflettori su presunti illeciti e corruzione in Bielorussia. Fino al suo arresto con l’accusa di appropriazione indebita, Viktar Babaryka (Віктар Дзмітрыевіч Бабарыка), l’avversario maggiormente temuto da Lukašėnka, aveva oltre 300.000 follower su Instagram. L’eco dei social media ha contribuito alla sua campagna, permettendo la raccolta di centinaia di migliaia di firme a sostegno della sua candidatura in un Paese con una popolazione inferiore ai dieci milioni di persone.

I social media in Bielorussia sono dunque espressione di dissenso, un valido strumento per canalizzare e lasciar sfogare la rabbia e la frustrazione nei confronti dell’ultimo dei dittatori europei, come nel 2005 l’allora segretario di Stato americano Condoleezza Rice ha descritto Lukašėnka, del quale vogliamo ricordare un particolare legato alla vicenda degli italiani dispersi durante l’Operazione Barbarossa del 1941. Mussolini, alleato di Hitler, inviò circa 229 mia soldati a sostegno dell’invasione dell’Unione Sovietica, dei quali circa 74.800 persero la vita tra i campi di battaglia e di prigionia. Durante una visita di Stato a Minsk dell’allora premier Berlusconi del 30 novembre 2009, il presidente bielorusso ha donato all’Italia quattro corposi faldoni di documenti provenienti dagli archivi dei servizi di sicurezza del suo Paese e che riguardano atti processuali di alcune centinaia di Italiani presi prigionieri durante la Seconda Guerra Mondiale. Una vicenda dolorosa, occultata dall’Unione Sovietica fino al crollo del regime; una verità conosciuta sin dall’inizio in Italia, ma taciuta e obliata dagli alti dirigenti del PCI a stretto contatto con Mosca, per fedeltà all’alleato e che Lukašėnka ha voluto in modo strumentale “regalare” al governo del Cavaliere.
eserunt mollit anim id est laborum...

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]