.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

contemporanea


N. 94 - Ottobre 2015 (CXXV)

LUDWIG FISCHER
La storia (tragica) di un’esistenza

di Eugenio Hanozet

 

Ludwig Fischer nacque il cinque febbraio del 1807 a Jena. Difficile immaginare un contesto più complesso e meno tranquillo in cui nascere. La città tedesca, culla del romanticismo, aveva visto pochi mesi prima l’ingresso trionfale delle armate francesi e la sfilata del loro imperatore il quale, correndo a dorso di un cavallo bianco, diede immagine per un istante allo “spirito del mondo”; almeno così pensò il padre di Ludwig mentre, da dietro la sua finestrella, sbirciava Napoleone passare per la strada da trionfatore.

 

Spirito del mondo o meno, certo è che Bonaparte non andava per il sottile e sapeva, quando necessario, essere brutale e violento: non aveva avuto troppe remore a decretare la fine del Sacro Romano Impero, istituto più che millenario, figuriamoci se ne poteva avere nello scacciare qualche inutile e sconosciuto cittadino tedesco dalla propria casa per alloggiarvi i suoi soldati. Ed infatti lo fece e tra quelli che dovettero abbandonare casa e tetto per fare posto agli ufficiali della Libertà e dell’Uguaglianza c’era anche il padre di Ludwig. All’epoca inutile e sconosciuto (ai più) ma di lì a breve più che conosciuto: celebre, tanto celebre quanto lo stesso Napoleone: egli era Georg Wilhelm Friedrich Hegel.

 

A Jena il filosofo svevo aveva preso in affitto una camera. Erano ancora lontani da venire i giorni del successo e del guadagno! La sua padrona di casa si chiamava Christiane Charlotte Fischer sposata Burckhardt, il cui marito faceva il sarto. Ludwig nacque dalla relazione tra lei ed Hegel. Certo una relazione ci doveva essere stata, ne era la prova Ludwig, ma di quale tipo di relazione si sia trattato possiamo solo immaginarlo.

 

La donna doveva essere diciamo così una persona “allegra” dal momento che prima di Ludwig la Burkchardt, come la chiamava Hegel con ostentato distacco, aveva già avuto altri due figli al di fuori del matrimonio, un maschio ed una femmina, Thèrèse, che sarà una delle poche persone legate a Ludwig da un affetto sincero, reciproco e duraturo. Per tenere a freno le richieste della donna, che era rimasta vedova del marito, pare, proprio in quei concitati mesi, Hegel si era lasciato sfuggire una promessa di matrimonio che mai pensò realmente di mantenere. Ed infatti mai mantenne!

 

Partì da Jena il 1 marzo del 1807 per trasferirsi a Bamberga. Allontanatosi da Jena però non interruppe del tutto i rapporti con il figlio naturale. Per l'educazione di Ludwig (o Louis, come in alcune lettere viene chiamato, alla faccia del volksgeist) il padre fece affidamento alla famiglia del suo amico intimo, l'editore e libraio Karl Friedrich Frommann, in particolare alla sorella di questo: Madame Bohn.

 

 Benché le notizie sul ragazzo, e soprattutto su questi primi anni di vita jenese, non siano molte né particolarmente chiare, è certo che anche la madre continuò ad essere presente nella sua vita fino alla sua morte, di cui rimane misteriosa la causa e che possiamo collocare tra 1811 e 1816 e con lei, come già detto, la sorella Thèrèse, di sei anni più grande del ragazzo. Si sa di gravi problemi di salute, ben curati dalla signora Bohm, e di qualche intemperanza mostrata da Ludwig nei confronti dei suoi tutori, delle regole e dell'autorità in generale.

 

Nel 1811 Hegel, che si era trasferito ad Heidelberg e lì lavorava come rettore del ginnasio locale, sposò Marie von Tucher. Il matrimonio contribuì ad assottigliare i già delicatissimi legami che univano l'eroe dell'idealismo tedesco con il frutto non voluto di un istantaneo desiderio sessuale.

 

Fino ad allora il filosofo, per quanto umanamente assente, non aveva però fatto mancare ai Frommann il necessario per il mantenimento del bambino, nonostante egli stesso, da un punto di vista economico, non navigasse ancora in buone acque.

 

È lo stesso Hegel a scusarsi, in una lettera, con madame Bohn per il mancato invio di vestiti nuovi per Ludwig. Dopo la nascita dei due figli “legittimi”, Karl ed Immanuel, il problema della spartizione dei beni familiari diventerà sempre più grave, diventando in ultimo la vera causa della rottura definitiva tra padre e figlio. Dov'è lo Spirito Oggettivo, cessa quello soggettivo!

 

La carriera di Hegel, intanto, svolgeva il suo processo. Quando nell'ottobre del 1816 arrivò alla tanto desiderata cattedra universitaria, ad Heidelberg, il professor Hegel pensò di aver raggiunto una posizione sociale ed economica abbastanza solida da poter chiamare a sé Ludwig. Vinte, per il momento, le ostilità della moglie, ordinò che il ragazzino, il quale stava per compiere i dieci anni, venisse a vivere con la sua famiglia.

 

Ad accompagnarlo nel viaggio da Jena fu un collega di Hegel all'università di Heidelberg, Heinrich Voss, docente di filologia classica e noto per aver tradotto in tedesco Omero. Un segno dell'odissea che spettava al fanciullo! Voss ebbe del ragazzo un'impressione molto favorevole, di un ragazzo “così carino”, la stessa simpatia che provocò a Goethe che proprio in quei giorni ebbe modo di incontrarlo.

 

Evidentemente le notizie delle sue intemperanze a Jena o non erano vere oppure queste erano soltanto reazioni infantili ad una situazione abbondante di confusione e mancante di affetto. Il ragazzo adesso andava invece “con fiducia incontro al mondo”, come scrisse Goethe. La speranza di ripartire da capo, accolto nella casa paterna, di una nuova stabilità e di nuove possibilità di crescita lo avevano predisposto al meglio. Lo stesso Hegel si stupì delle qualità di Ludwig, che diede al padre immediate soddisfazioni scolastiche ottenendo da subito ottimi risultati al ginnasio di Heidelberg.

 

Nell'ottobre del 1818 Hegel ottenne ciò che sognava da tempo: la cattedra di filosofia all'università di Berlino. Nella capitale prussiana Ludwig iniziò a frequentare il ginnasio francese. Anche qui, come già ad Heidelberg, con ottimi risultati.

 

I problemi che non aveva dalla scuola arrivarono però dai rapporti in famiglia che si fanno via via sempre più tumultuosi. Come in una di quelle fiabe della tradizione germanica che lo spirito romantico stava riscoprendo, e che Hegel non apprezzava per il loro sentimentalismo, furono la matrigna ed i fratellastri i “cattivi” di questa storia. L'Antitesi!

 

Al di là di una certa freddezza e di un clima che spingeva “più verso la paura che verso l'amore per i genitori”, Ludwig denuncia in una lettera la totale mancanza di denaro a sua disposizione. Nonostante la brillante posizione raggiunta dal padre infatti i soldi rimangono un problema per la famiglia Hegel. E quei pochi che ci sono non vengono certo spesi per il figlio illegittimo, considerato fin da subito da Marie come un intruso.

 

Terminata la sua istruzione ginnasiale il suo sogno sarebbe stato quello di iscriversi alla facoltà di medicina ma il padre spense immediatamente ogni speranza rifiutandosi di pagare le ingenti spese che una scelta del genere avrebbe comportato e non fu nemmeno disposto a pagare per lui un apprendistato per una formazione professionale.

 

Tra un litigio ed un castigo il ragazzo crebbe. Aveva diciotto anni nel 1825 quando venne scoperto a rubare una piccola quantità di denaro in casa. Fu l'occasione buona per sbarazzarsene: Ludwig venne cacciato di casa e mandato a Stoccarda dove vivevano la sorella ed altri parenti del padre e costretto a trovarsi un lavoro per il suo sostentamento. In fondo l'agghiacciante frase scritta sul cancello all'ingresso di Auschwitz, “Il lavoro rende liberi”, è l'essenza della figura hegeliana del servo-padrone, laddove è proprio il lavoro che emancipa il servo e asservisce il padrone. A lavorare, dunque!

 

Trovò un posto da commesso presso un negoziante della città. Travolto nuovamente dai problemi dell'abbandono riemersero in lui quella spigolosità e quell'intemperanza che alcuni lamentavano ai tempi della sua prima infanzia a Jena.

 

Un litigio col suo datore di lavoro gli offrì la scusa per dimettersi. Fu questo però il fatto che segnò il punto di non ritorno nei rapporti col padre. Hegel infatti, fuori di sé dalla rabbia e dalla vergogna, lo disconobbe definitivamente, vietandogli anche di portare il suo cognome. Da quel momento Ludwig sarà Ludwig Fischer, prendendo il cognome della madre da ragazza.

 

Al giovane non rimaneva ormai molta scelta. Solo, come solo non era mai stato, con pochissimi soldi e anche pochissima “roba”: Hegel non gli aveva lasciato che pochi stracci, tenendo parte della sua biancheria, e nemmeno un libro. Si procurò un po' di denaro vendendo un orologio e si diresse verso l'Olanda, deciso ad arruolarsi. Proprio in quegli anni infatti le Province Unite erano rientrate in possesso, grazie alla “generosità” diplomatica della Gran Bretagna, delle Indie Olandesi. Un possedimento diretto del governo e non più della VOC, la potente compagnia commerciale che ne aveva sfruttato le risorse prima delle guerre napoleoniche.

 

Per riaffermare la propria autorità sulle quelle isole l'Olanda aveva deciso l'invio di consistenti reparti militari, tanto più che nel 1820 era esplosa a Sumatra una violenta guerra interna causata dai Padris Musulmani, una setta di fondamentalisti islamici che cercava di sostituire costumi ed usanze tradizionali degli abitanti dell'isola per ridurli ad una rigida ortoprassi coranica e che, naturalmente, lottava anche contro l'occupazione europea.

 

Per un giovane diciottenne che fin da bambino aveva sempre avuto il problema dei soldi, la paga offerta dal governo di Amsterdam non era affatto male: tre fiorini al giorno, che sarebbero diventati sei dopo l'imbarco per l'oriente, più due pasti consistenti in una razione di zuppa, una pagnotta e qualche patata. La ferma era di sei anni.

 

Prima della sua partenza Ludwig aveva scritto al padre “una lettera affettuosa da Magonza, l'ultima che riceverà da me e così abbiamo rotto i rapporti; dato che di chiedere perdono, di promettere di emendarmi non sono capace, non essendo cosciente di alcuna colpa”. L'ultimo ricordo fu per la sorella Thèrèse, alla quale si preoccupa di lasciare l'unico oggetto rimastogli, una chitarra e sessanta fiorini depositati presso una banca di Amsterdam (forse un anticipo per il suo arruolamento).

 

Un giovane ribelle, che suonava la chitarra, in lotta con un'esistenza difficile, si imbarcava su di un veliero per andare a far la guerra: Ludwig sembra il Romanticismo! D'altronde era nato e cresciuto a Jena agli inizi dell'Ottocento. Come si sa, Hegel non aveva simpatia per i romantici.

 

Il 29 agosto 1825 la “Diana” salpava dal porto di Ostenda per arrivare a Batavia (il nome che gli olandesi avevano dato a Jakarta) il 26 gennaio dell'anno successivo. A bordo c'era Ludwig Fischer. Da Batavia il suo contingente venne trasferito in una zona interna dell'isola di Java ed Ludwig spostato dal corpo di fanteria a quello di artiglieria.

 

Per quello che sappiamo il padre non si interessò mai più alle sorti del figlio, arrivando addirittura a rifiutare l'aiuto che un suo amico olandese gli propose per essere utile al ragazzo. Quella vicenda non era stata razionale, non come intendeva Hegel il termine, per questo non poteva essere nemmeno reale. Si finse che non fu!

 

Il 28 agosto 1831 Ludwig Fischer morì. Era a Jakarta, aveva 24 anni e in teoria la sua ferma militare era finita da due mesi. Probabilmente, minato nella salute dalla malaria, non volle o non poté re-imbarcarsi per l'Europa.

 

Per uno scherzo del destino o per l'astuzia della ragione nello stesso anno, il 14 novembre, moriva a Berlino anche suo padre, che suo padre non era stato.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.