N. 93 - Settembre 2015
(CXXIV)
Il Tractatus de computis et scripturis di Luca Pacioli
Origini della moderna ragioneria
di Cristian Usai
Fra Luca Bartolomeo de Pacioli, detto anche Paciolo (Borgo Sansepolcro, 1445 circa–Roma, 19 giugno 1517) fu religioso, matematico ed economista. Autore della Summa de Arithmetica, Geometria, Proportioni e Proportionalità e della Divina Proportione, è considerato il fondatore della moderna ragioneria. Con il presente contributo sarà evidenziata quest’ultima tesi considerando, tuttavia, il fatto che la ragioneria, seppure rudimentale, esisteva dapprima del Pacioli.
L’uomo
del
XIII
secolo
possedeva
una
conoscenza
scarsa
dell’aritmetica,
addirittura
difettava
nell’uso
delle
quattro
operazioni.
D’altro
canto
era
difficile
diffondere
la
conoscenza
di
un’aritmetica
articolata,
dal
momento
che
essa
era
basata
sull’uso
dei
caratteri
romani.
Come
se
non
bastasse,
non
essendo
diffusa
in
Italia
la
carta,
il
supporto
per
la
scrittura
era
la
preziosa
pergamena.
Inoltre,
vigendo
una
situazione
socio-economica
assai
precaria
e
dunque
più
favorevole
al
baratto,
la
diffusione
della
contabilità
si
presentava
assai
limitata.
Leonardo
Pisano
detto
Leonardo
Fibonacci
con
il
Liber
Abaci
introdusse
in
Occidente
la
numerazione
indo-araba
a
cifre,
zero
(zephiro)
compreso.
Insegnò
inoltre
ad
eseguire
le
quattro
operazioni
ed
altri
calcoli
complessi
così
come
aveva
appreso
a
Bugia
dai
maestri
arabi
locali.
Il
Liber
Abaci
si
diffuse
lentamente
a
causa
dell’assenza
della
stampa
per
la
cui
invenzione
bisognerà
attendere
il
XV
secolo.
Si
deve
tener
presente,
però,
che
le
cifre
arabe
non
influenzarono
minimamente
le
scritture
contabili.
Infatti,
l’addizione
e la
sottrazione
potevano
essere
facilmente
eseguite
anche
con
la
numerazione
romana,
tant’è
vero
che
le
corporazioni
delle
Arti
e
dei
Mestieri
ne
imposero
l’uso
ai
loro
associati.
Fu
per
tale
motivo
che
la
contabilità
dei
massari
del
Comune
di
Genova
del
1340,
considerata
la
prima
in
Partita
Doppia,
presenta
gli
importi
registrati
con
la
numerazione
romana
dimostrandone
così
l’agevole
applicabilità.
Con
l’ampia
diffusione
della
carta
nei
secoli
XIII
e
XIV,
fu
possibile
un
impiego
maggiore
di
registri
contabili.
Il
miglioramento
delle
condizioni
socio-economiche
della
popolazione,
favorendo
i
commerci,
comportò
un’evoluzione
delle
modalità
di
tenuta
delle
scritture.
L’uso
di
sistemi
contabili
più
avanzati,
basati
sul
metodo
della
Partita
Doppia,
risale
proprio
alla
fine
del
secolo
XIV;
la
Partita
Doppia
fu
adottata
definitivamente
nel
secolo
successivo,
con
l’introduzione
del
Giornale
e
del
Mastro.
Si
posseggono
notizie
certe
circa
l’uso
di
scritture
contabili
nella
Venezia
del
secolo
XV.
Il
Giornale
dei
Barbarigo
contiene
soltanto
gli
articoli
dei
fatti
esterni
di
gestione,
tralasciando
gli
articoli
di
apertura,
quelli
di
rettifica
dei
conti
a
fine
esercizio
e di
chiusura.
La
più
antica
testimonianza
di
Mastro
tenuto
in
Partita
Doppia
è il
Quaderno
(che
in
veneziano
ha
il
significato
di
Mastro)
della
Fraterna
Soranzo
risalente
al
1406.
I
libri
contabili
usati
erano:
il
Memoriale
o
Brogliaccio,
il
Quaderno
(Libro
Mastro)
e il
Giornale.
I
Quaderni
veneziani
erano
tenuti
nella
forma
detta
“alla
veneziana”
, a
sezioni
contrapposte,
accostate
nella
medesima
pagina;
da
qui
l’uso
dell’espressione
“metodo
di
Venezia”
a
identificare
il
metodo
della
Partita
Doppia.
Anche
in
Lombardia
e in
Liguria,
nei
secoli
XIV
e XV,
la
contabilità
era
basata
sul
metodo
a
sezioni
contrapposte
«Dare»
e
«Avere»
accostate
nella
stessa
pagina.
La
lingua
adoperata
era
il
latino.
In
Lombardia,
l’intestazione
del
conto
era
presentata
sempre
in
«Dare»
anche
nel
caso
che
si
trattasse,
per
il
primo
articolo
riportato,
di
ricevere
(ad
es.
“Carolus
Roxius
debet
dare”),
dopodiché
ogni
partita
successiva
era
preceduta
dalla
formula
«Item...».
L’Editto
dei
Consoli
del
Comune
di
Milano
del
1197,
testimonia
la
forma
di
scrittura
contabile
usata
all’epoca
in
Lombardia.
Esso
stabiliva
di
registrare
debiti
e
crediti
in
registri
a
sezioni
contrapposte
in
un’unica
pagina
chiamati
“tabulae”
scritti
in
latino.
Tale
sistema
contabile,
in
quanto
diffuso
in
tutta
la
signoria
dei
Visconti,
prese
il
nome
di
“tabulare
lombardo-visconteo”.
Solo
dal
XVI
secolo
fu
soppiantata
dal
metodo
contabile
veneziano.
Nei
registri
contabili
della
Toscana
era
usata
la
lingua
del
volgo.
I
conti
si
tenevano
su
sezioni
sovrapposte,
senza
l’indicazione
della
contropartita,
ed
esistevano
registri
contabili
per
gli
scopi
più
svariati.
Questi
aspetti
indussero
non
pochi
storici
ad
escludere
che
il
metodo
della
Partita
Doppia
potesse
essere
nato
in
Toscana.
Altri
studiosi
contestano
tale
tesi,
senza
tuttavia
fornire
sufficienti
argomentazioni
a
controprova.
Stando
a
quanto
sopra
esposto,
si
può
dedurre
che
il
metodo
della
Partita
Doppia
sia
certamente
esistito
prima
di
Luca
Pacioli,
e
tuttavia
non
era
diffuso
in
tutta
Italia
e la
sua
applicazione
avveniva
in
maniera
eterogenea.
Dunque
bisognerà
aspettare
il
Trattato
di
Partita
Doppia
perché
il
metodo
venisse
utilizzato
con
maggiore
coerenza.
L’imponente
trattato Summa
de
arithmetica,
geometria,
proportioni
et
proportionalità,
è
diviso
in tractati
articolati
in
distinctiones.
Il
Trattato
di
Partita
Doppia
è
l’undicesimo
tractatus
della
nona
distinctio,
da
qui
la
denominazione
latina:
Distinctio
Nona,
Tractatus
XI:
Particularis
de
Computis
et
Scripturis.
Pacioli
decise
di
intraprendere
questo
tractatus,
il
cui
argomento
esulava
la
matematica
strictu
sensu,
poiché
ritenne
indispensabile
che
i
sudditi
del
Duca
di
Urbino
- al
quale
la
Summa
era
destinata
-
conoscessero
un
argomento
tanto
utile
alle
loro
attività
commerciali.
Esso
è
articolato
in
trentasei
capitoli,
dei
quali
l’ultimo
ne
riassume
i
contenuti,
e
annovera
due
ulteriori
sezioni
non
numerate
e un
elenco
di
simboli.
Il
Trattato
inizia
elencando
le
tre
prerogative
di
un
«vero
mercante»:
il
capitale,
la
competenza
in
«ragioni
e
computi»,
la
capacità
di
disporre
«conti
e
scripture».
Dopo,
Pacioli
si
occupa
dell’inventario
mediante
il
quale
elencare
tutti
i
beni
mobili
e
immobili:
esso
deve
essere
redatto
in
un
unico
giorno
e
deve
contemplare
tutti
i
beni
in
possesso.
Il
mercante
è
tenuto
all’accortezza,
alla
chiarezza,
alla
diligenza
e
alla
devozione
nella
registrazione
dell’inventario.
Pacioli
diffuse
la
‘Partita
Doppia’
denominandola
«modo
de
Vinegia»
(metodo
di
Venezia),
probabilmente
in
riferimento
alla
peculiarità
del
libro
mastro
detto
‘alla
veneziana’.
Qui,
infatti,
i
conti
venivano
distribuiti
su
due
pagine
contrapposte:
in
una,
posta
sulla
facciata
sinistra,
vi
era
la
sezione
«dare»
che
includeva
i
debiti,
nell’altra,
posta
su
quella
destra,
vi
era
la
sezione
«avere»
con
i
relativi
crediti
da
esigere.
Sono
poi
citati
i
libri
principali
della
contabilità
e
Pacioli
dimostra
di
sapere
che
i
mercanti
usavano
anche
altri
libri,
riferendosi
in
particolare
a
quelli
contenenti
i
conti
in
entrata
e in
uscita.
Subito
dopo,
introduce
il
memoriale
o
‘brogliaccio’,
il
primo
dei
tre
libri
principali,
denominato
anche
‘vacchetta’
o
‘squartafoglio’.
Era
buona
consuetudine
che
i
mercanti
provvedessero
a
far
autenticare
i
loro
libri
contabili
da
un
ufficiale
della
città,
al
fine
di
evitare
frodi
e
imbrogli.
Pacioli
elenca
nove
diverse
modalità
di
saldare
un
acquisto
o
una
vendita,
senza
tuttavia
esplicitare
quali
registrazioni
vadano
operate
per
ognuna
di
queste
modalità.
Un
capitolo
è
dedicato
al
giornale:
qui
le
due
parti
di
una
registrazione
sono
contrassegnate
dalle
diciture
«Per»
ed
«A»,
separate
da
due
virgolette.
È
consigliabile
che
ogni
registrazione
posta
in
esso
sia
collegata
ad
altre
due
nel
quaderno
grande
(mastro):
una
in
«dare»
e
una
in
«avere».
I
conti
«Cassa»
e
«Capitale»
compaiono
nella
prima
registrazione
di
giornale:
in
particolare
il
conto
«Cassa»
deve
sempre
evidenziare
un’eccedenza
di
debito,
o
deve
risultare
in
pareggio,
il
caso
contrario
denoterebbe
un
errore
nel
mastro.
All’inizio
di
ogni
giornale
e di
ogni
mastro
il
«Capitale»
deve
essere
in
credito.
Per
quanto
concerne
le
modalità
attraverso
le
quali
effettuare
le
registrazioni
nel
giornale,
sono
illustrate
sette
tipologie
in
corrispondenza
di
ognuna
delle
prime
sette
voci
elencate
nell’inventario.
Le
registrazioni
del
giornale
vanno
numerate
in
maniera
consecutiva.
Non
è
chiaro
tuttavia
se
questo
tipo
di
numerazione
dovesse
proseguire
fino
al
termine
del
giornale.
Pacioli
dispone
inoltre
che
accanto
a
ogni
attività
sia
collocato
un
importo
di
valore
corrente.
Per
quanto
concerne
la
traslazione
delle
registrazioni
dal
giornale
al
mastro
e la
modalità
di
riportare
le
date
dei
conti,
Pacioli
raccomanda
di
contrassegnare
l’anno
con
i
numeri
romani
per
una
questione
di
eleganza.
In
altre
parti
del
Trattato
egli
tuttavia
utilizza
i
numeri
arabi.
Diversamente
da
quanto
avviene
per
il
giornale,
nel
mastro
il
giorno
e il
mese
vanno
collocati
nello
spazio
tra
due
linee
verticali
tracciate
sul
lato
sinistro.
Essi
sono
indicati
all’interno
della
registrazione
del
mastro
solo
per
la
prima
scrittura;
per
le
successive
registrazioni,
riportate
sullo
stesso
lato
del
conto,
il
giorno
e il
mese
vanno
inseriti
nello
spazio
di
fronte
alla
registrazione.
Basil
Yamey,
nel
Commentario
al
Trattato
di
Partita
Doppia
di
Luca
Pacioli,
circa
il
posizionamento
delle
date
afferma:
«[Pacioli]
Spiega
che
ci
possono
essere
parecchi
conti
diversi
nella
stessa
pagina
di
mastro,
con
registrazioni
effettuate
in
differenti
giorni
dell’anno.
In
questo
modo,
solamente
l’anno
e
non
il
giorno
e il
mese,
può
essere
collocato
all’inizio
di
ogni
pagina.
Aggiunge
anche
che
se
una
pagina
di
mastro,
presenta
solo
un
conto,
[…]
ci
saranno
varie
registrazioni
a
seconda
dei
diversi
giorni
e
mesi».
Pacioli
non
tralascia
di
affrontare
i
rapporti
del
mercante
con
la
Camera
degli
impresti
di
Venezia
e
con
simili
organizzazioni
ufficiali,
e le
operazioni
del
mercante
che
coinvolgono
l’Officio
della
messentaria.
La
‘messentaria’
era
una
tassa
veneziana
sulle
vendite
effettuate
attraverso
agenti
professionali,
spettante
per
metà
al
venditore
e
per
l’altra
all’acquirente;
prassi
prevedeva
che
quest’ultimo
pagasse
l’intera
somma
dovuta
per
recuperarne,
in
seguito,
la
metà
del
venditore
dal
prezzo
di
acquisto.
L’Officio
della
messentaria
amministrava
e
riscuoteva
la
tassa.
Infine,
viene
operata
una
distinzione
tra
l’acquisto
effettuato
in
contanti
e
quello
pagato
in
parte
in
contanti
e in
parte
a
credito;
di
ognuno
ingiunge
di
trascrivere
le
registrazioni
nei
tre
libri
contabili:
il
memoriale,
il
giornale
e il
mastro.
Nel
Trattato
sono
presenti
anche
preziosi
consigli
sul
baratto.Pacioli
distingue
le
operazioni
del
baratto
in:
baratto
semplice
di
merci
contro
merci;
baratto
composto
di
merci
contro
merci
e
denaro;
baratto
che
contempla
il
pagamento
a
credito.
Secondo
la
trattazione
pacioliana,
le
merci
ricevute
in
baratto
siano
fissate
con
il
valore
di
quelle
date
in
cambio,
onde
evitare
difficoltà
nel
calcolo
di
un
profitto
o di
una
perdita
conseguiti
per
la
merce
ricevuta.
I
diversi
affari
della
società
alla
quale
il
mercante
appartiene
possono
essere
registrati
secondo
due
metodi:
Primo
metodo:
il
mercante
può
aprire
una
serie
di
libri
contabili
sugli
affari
della
società,
separando
tale
contabilità
dalla
sua
contenuta
nei
libri
personali.
Secondo
metodo:
registrazione
degli
affari
della
società
in
seno
ai
libri
personali
del
mercante.
In
riferimento
ai
vari
tipi
di
conto
presenti
nel
mastro
e ai
«conti
di
entrata
e
uscita,
prò
e
danno»,
Yamey
opera
le
seguenti
distinzioni:
Conto
di
mercantia:
registra
le
uscite
di
minor
entità
che
hanno
avuto
luogo
durante
la
compravendita
della
merce,
spese
tutte
troppo
piccole
da
giustificare
il
loro
addebito
al
conto
della
particolare
mercanzia
in
questione,
o
non
abbastanza
importanti
da
avere
conti
spese
separati.
Il
conto
include
anche
le
spese
avvenute
durante
una
singola
operazione
di
mercanzia.
Conto
spese
di
casa
ordinarie:
conto
di
registrazione
delle
cosiddette
spese
straordinarie
o
eccezionali,
non
collegate
alle
attività
commerciali
del
mercante.
Conto
di
entrata
e
uscita:
conto
che
registra
le
entrate
e le
uscite
di
voci
insolite
[…].
Tali
voci
possono
essere
registrate
in
alternativa
nel
conto
spese
di
casa.
Tale
conto
può
essere
tenuto
in
un
libro
separato
dal
mastro.
Conto
profitti
e
perdite:
in
tale
conto
vengono
trasferiti
i
saldi
in
attivo
e in
passivo.
Gli
storni
dei
saldi
vanno
trasferiti
direttamente
dai
conti
merce
al
conto
spese
e
profitti
e
non
per
mezzo
di
registrazioni
di
giornale.
Pacioli
sostiene
che
non
devono
essere
aperti
conti
particolareggiati
di
merce
per
ogni
singolo
prodotto.
Al
contrario,
gli
acquisti
e le
vendite
delle
merci
all’epoca
venivano
registrati
in
un
conto
di
negozio.
Piccole
vendite,
per
un
valore
fino
a
quattro
o
sei
ducati,
non
dovevano
poi
essere
registrate
singolarmente.
Quando
nel
mastro
lo
spazio
di
un
conto
è
interamente
occupato
da
registrazioni
o
presso
la
parte
del
«debito»
o
presso
quella
del
«credito»,
si
rende
necessario
riportare
il
saldo
del
medesimo
conto
in
un
nuovo
conto
creato
sfruttando
il
primo
spazio
libero
successivo.
Pacioli
raccomanda
di
chiudere
il
libro
alla
fine
di
ogni
anno.
La
parte
finale
del
Trattato
è
dedicata
al
controllo
del
bilancio.
Secondo
Pacioli
questo
avviene
quando
il
mastro
è
completo
ed è
necessario
aprirne
uno
nuovo,
tuttavia,
i
«veri
mercanti»
usavano
aprire
un
nuovo
mastro
all’inizio
di
ogni
anno
e
procedevano
in
tal
modo
alle
operazioni
di
bilancio
annualmente.
Per
comodità
è
preferibile
l’utilizzo
dei
puntini
per
contrassegnare
le
registrazioni
sottoposte
a
controllo.
La
chiusura
del
mastro
deve
avere
luogo
in
un
solo
giorno.
Contemporaneamente
alla
chiusura
del
mastro,
le
nuove
transazioni
vanno
registrate
nei
nuovi
documenti
contabili.
Il
Trattato
di
Partita
Doppia
risulta
a
tratti
incompleto
e di
difficile
comprensione,
inoltre
non
vi
compare
alcun
cenno
alle
scritture
di
assestamento
e di
rettifica
né a
quelle
degli
ammortamenti.
Per
tale
motivo,
è
consigliabile
consultare
il
commentario
di
Basil
Yamey,
valido
ausilio
lì
dove
il
testo
si
presenta
oscuro
e
lacunoso.
Nonostante
i
limiti
suddetti,
l’opera
di
Pacioli
assume
un’importanza
eccezionale
nella
storia
della
ragioneria.
Per
ribadire
la
tesi
secondo
la
quale
Pacioli
può
essere
considerato
il
padre
della
Partita
Doppia,
poniamo
ora
a
confronto
il
Trattato
di
Partita
Doppia
con
un
moderno
testo
di
ragioneria,
Lezioni
di
ragioneria
del
professor
Luigi
Puddu
dell’Università
degli
Studi
di
Torino,
mettendone
in
risalto
le
analogie.
Tralasciamo
l’approfondimento
della
natura
scientifica
della
ragioneria,
per
la
quale
molto
si
deve
all’opera
di
Francesco
Villa,
il
primo
studioso
dopo
Luca
Pacioli
a
fare
di
essa
una
dottrina
rigorosamente
articolata.
Il
professor
Puddu
premette
che
oggetto
della
ragioneria
è la
«determinazione
e
rilevazioni
quantitative
delle
aziende,
al
fine
di
produrre
la
conoscenza
necessaria
per
lo
sviluppo
di
un’amministrazione
razionale
fondata
su
tre
momenti:
la
programmazione,
l’esecuzione,
il
controllo.
Questi
momenti
ineriscono
la
natura
articolata
dell’economia
aziendale
e
sono
strettamente
correlati.
Essi
sono
finalizzati
a
creare
conoscenza
attraverso
flussi
informativi
che
si
manifestano
in
forma
di
decisioni,
risultati
e
scostamenti.
In
questo
contesto,
la
contabilità
è
intesa
come
rilevazione
quantitativa,
ossia
come
momento
particolare
del
calcolo
economico
in
cui
si
procede
alla
raccolta
dei
dati
grezzi
e
alla
loro
formale
rappresentazione
dopo
averli
sottoposti
ad
elaborazione.
La
contabilità
deve
essere
impostata
secondo
un
principio
d’ordine.
Le
informazioni
fornite
dalla
contabilità
si
fondano
su:
Il
metodo
della
Partita
Doppia;
Il
conto
come
strumento
di
rilevazione
quantitativa;
Le
convenzioni
per
il
funzionamento
dei
conti
nell’ambito
del
metodo
della
Partita
Doppia.
Il
metodo
della
Partita
Doppia
verte
sul
funzionamento
simultaneo
ed
antitetico
di
due
serie
di
conti
specificamente
scelte
in
base
a
determinate
esigenze.
Già
da
questo
si
evincono
forti
analogie
con
il
Trattato
di
Partita
Doppia
di
Luca
Pacioli.
Riguardo
al
conto
Puddu
sostiene
che:
«…il
conto
è lo
strumento
che
viene
impiegato
nel
metodo
della
Partita
Doppia
per
rilevare
le
operazioni
aziendali»
Tale
affermazione
si
allaccia
perfettamente
a
quanto
Pacioli
dice
del
“conto
di
mastro”.
Il
conto
è
una
rappresentazione
quantitativa
divisa
in
due
differenti
sezioni
finalizzate
a
rilevare
informazioni
quantitative
di
segno
algebrico
diverso.
I
due
aspetti
di
osservazione
delle
operazioni
di
gestione
sono
denominati,
per
convenzione,
aspetto
originario
(o
numerario)
e
aspetto
derivato
(o
economico).
Per
quanto
concerne
l’aspetto
originario
si
distinguono:
variazioni
numerarie
attive
-
ovvero
entrate
di
cassa,
sorgere
di
crediti,
estinzione
di
debiti
-, e
variazioni
numerari
passive
-
ovvero
uscite
di
cassa,
sorgere
di
debiti,
estinzione
di
crediti
-.
Per
quanto
concerne
l’aspetto
derivato,
invece,
si
distinguono:
variazioni
attive
se
generano
componenti
positive
di
reddito
(ricavi
o
storni
di
costo)
e
variazioni
attive
di
capitale
netto
(o
patrimonio
netto).
Le
variazioni
passive
si
hanno
in
presenza
di
componenti
negative
di
reddito
(costi
e
storni
di
ricavo)
e/o
in
caso
di
variazioni
passive
di
capitale
netto
(o
patrimonio
netto).
Luca
Pacioli
nel
Trattato
fornisce
una
spiegazione
analoga
del
funzionamento
a
sezioni
contrapposte
del
metodo
della
Partita
Doppia,
con
qualche
evidente
differenza,
rispetto
al
testo
del
Professor
Puddu,
relativa
al
contenuto
delle
anzidette
sezioni
così
come
evidenziato
di
seguito:
LUIGI
PUDDU
Nella
sezione
dare
vanno
inseriti:
Variazioni
numerarie
attive
Componenti
negative
di
reddito
Variazioni
negative
di
capitale
netto.
Nella
sezione
avere
vanno
inseriti:
Variazioni
numerarie
passive
Componenti
positive
di
reddito
Variazioni
attive
di
capitale
netto
LUCA
PACIOLI
Nella
facciata
sinistra
del
mastro:
Debiti
(dare)
Nella
facciata
destra
del
mastro:
Crediti
(avere)
Nel
Trattato
di
Partita
Doppia,
i
conti
funzionavano
nel
seguente
modo:
nel
conto
dei
debitori
nella
sezione
«deve
dare»
erano
iscritte
le
attività
iniziali
d’inventario
e le
variazioni
aumentative
di
attività,
nella
sezione
«deve
avere»,
di
contro,
le
variazioni
diminutive
di
attività
e il
saldo
delle
attività
finali.
Il
conto
dei
creditori
accoglieva
invece
nella
sezione
di
sinistra
le
variazioni
diminutive
di
passività
e il
saldo
delle
passività
finali,
nella
sezione
di
destra
le
passività
iniziali
d’inventario
e le
variazioni
aumentative
di
passività.
Il
conto
«pro
e
danno»
accoglie
in
«deve
dare»
le
variazioni
diminutive
di
attività,
le
variazioni
aumentative
di
passività
e
l’utile
di
esercizio;
mentre
in
«deve
avere»
accoglie
le
variazioni
aumentative
di
attività
e le
variazioni
diminutive
di
passività.
Infine
il
conto
capitale
registra
in
«deve
dare»
le
passività
iniziali
d’inventario
e il
saldo
delle
attività
finali,
in
«deve
avere»
le
attività
iniziali
d’inventario,
il
saldo
delle
passività
finali
e
l’utile
di
esercizio.
Luca
Pacioli
che,
immediatamente
dopo
l’inventario,
tre
libri
sono
necessari
per
eseguire
il
lavoro
con
esattezza
e
comodità:
il
Memoriale,
il
Giornale
ed
il
Quaderno
(Mastro).
Nel
testo
del
professor
Puddu
per
quanto
riguarda
il
giornale
leggiamo:
«Secondo
la
tradizionale
contabilità
a
mano,
i
fatti
amministrativi
vengono
registrati
cronologicamente
nel
libro
giornale
e
quindi
classificati
in
ordine
sistematico
nel
libro
mastro».
In
questo
caso,
l’analogia
con
il
Trattato
di
Partita
Doppia
è
palese.
Il
collegamento
tra
mastro
e
giornale,
come
è
già
stato
osservato,
permette
la
determinazione
del
risultato
di
gestione
cioè
l’utile
(«prò»)
o la
perdita
(«danno»).
Scrive
Pacioli:
«E
se
da
questa
partita
sirà
più
el
dare
che
l’avere,
tu
haverà
perduto
quel
tanto
en
tuo
trafico
da
che
lo
gomencasti.
E se
fia
più
o
havere,
alora
dirai
che
quel
tanto
habia
in
ditto
tempo
guadagnato».
Per
quanto
riguarda,
invece,
la
numerazione
delle
registrazioni
del
giornale,
egli
afferma
che
essa
va
tenuta
in
maniera
consecutiva,
senza
specificare
se
tale
criterio
debba
utilizzarsi
per
tutto
il
giornale.
Nella
moderna
ragioneria,
la
numerazione
del
libro
giornale
è
effettuata
in
maniera
progressiva.
È
importante
rammentare
la
raccomandazione
di
Pacioli
circa
la
numerazione
dei
conti
in
sede
di
traslazione
degli
stessi
dal
giornale
al
mastro:
«nel
mastro,
il
giorno
e il
mese
sono
collocati
nello
spazio
tra
due
linee
verticali
tracciate
sul
lato
sinistro.
Il
giorno
e il
mese
sono
indicati
dentro
la
registrazione
del
mastro
solo
per
la
prima
scrittura
di
questo.
Nelle
successive
registrazioni,
riportate
sullo
stesso
lato
del
conto,
il
giorno
e il
mese
vengono
inseriti
nello
spazio
di
fronte
alla
registrazione.»
[Trattato
di
Partita
Doppia
–
cap.
XV]
Oggi
sul
libro
giornale
sono
indicate
in
maniera
cronologica
le
operazioni
quotidiane
relative
all’esercizio
dell’impresa.
Devono
essere
presenti:
la
numerazione
progressiva,
le
date,
i
conti
di
mastro
movimentati
in
«Dare»
e in
«Avere»
dopo
il
fatto
di
gestione;
la
descrizione
di
ogni
singola
operazione,
gli
importi
dell’operazione
separati
per
ogni
mastro.
Quanto
argomentato
finora
ha
esemplificato
la
fondamentale
importanza
dell’opera
di
Luca
Pacioli
per
l’evoluzione
del
sistema
contabile,
proseguita
fino
al
XIX
secolo,
allorquando
Fabio
Besta
pubblicò
il
primo
volume
de
La
Ragioneria
(l’ultimo
sarà
edito
nel
1916).
Quest’opera
rappresenta
il
fondamento
delle
scienze
economico
aziendali.
La
ragioneria
è
qui
intesa
come
“scienza
del
controllo
economico”.
È
superata
la
precedente
concezione
dei
conti
ed è
introdotta
la
teoria
dei
conti
a
valore
che
permette
l’applicazione
del
metodo
contabile
al
sistema
patrimoniale.
Il
concetto
di
Economia
Aziendale
ha
origine
nel
1926,
a
Venezia,
ad
opera
di
Gino
Zappa,
allievo
di
Fabio
Besta,
in
un
intervento
dal
titolo
Tendenze
nuove
negli
studi
di
ragioneria
tenutosi
in
occasione
del
discorso
inaugurale
dell’anno
accademico
1926/1927.
Riferimenti
bibliografici:
ANTINORI,
C.,
La
Contabilità
pratica
prima
di
Luca
Pacioli:
origine
della
Partita
Doppia,
in «Revista
Española
de
Historia
de
la
Contabilidad»,
n.
1,
2004.
GELMI,
J.,
I
Papi,
Milano,
Rizzoli,
1987.
MARTIGNONI,
S.,
TODISCO,
O.,
(trad.
it.
a
cura
di)
Itinerario
della
mente
in
Dio,
Città
Nuova,
Roma
2000.
MARTÌNEZ,
R.,
SANGUINETI,
J.
J.
(a
cura
di),
Dio
e la
natura,
a
cura
di ,
Roma,
Armando,
2002.
MONDIN,
B.,
Nuovo
Dizionario
enciclopedico
dei
Papi,
Roma,
Città
Nuova,
2006.
PACIOLI,
Luca,
1494,
Trattato
di
Partita
Doppia,
edizione
critica
a
cura
di
A.
Conterio,
introduzione
e
commento
di
B.
Yamey,
nota
filologica
di
G.
Belloni,Venezia,
Albrizzi,
1994.
PUDDU,
L,,
Lezioni
di
ragioneria,
Milano,
Giuffrè,
2005
USAI,
C., De
scripturis
:
Luca
Pacioli
tra
scienza
e
cultura
francescana, Sant'Anna
Arresi,
Cristian
Usai,
2014