N. 99 - Marzo 2016
(CXXX)
ALL’APICE
DELLA
LOTTA
PONTIFICIA
PER
IL
POTERE
TEMPORALE
BONIFACIO
VIII
E LA
RIVALITÀ
CON
FILIPPO
IL
BELLO
di
Ilaria
La
Fauci
L’antico
conflitto
che
ha
come
protagonisti
lo
Stato
da
un
lato
e la
Chiesa
dall’altro
ha
radici
nei
primi
secoli
di
affermazione
del
Cristianesimo
come
religione
di
Stato
con
Teodosio,
precisamente
nel
380
con
l’editto
di
Tessalonica.
Dopo
l’emanazione
di
tale
documento,
si
alternarono
regnanti
che
adempivano
totalmente
alla
religione
e
regnanti
che
la
usavano
come
instrumentum
regni.
La
figura
del
Papa,
nel
corso
dei
secoli,
assunse
sempre
maggiore
rilievo,
come
vicario
di
Pietro
e
successivamente
come
vicario
di
Cristo,
affermando
la
superiorità
del
potere
spirituale
rispetto
al
potere
temporale;
di
contro,
i
sovrani,
dopo
l’iniziale
sottomissione
cui
si
assiste
in
parte
dell’Alto
Medioevo
(il
25
dicembre
800
Carlo
Magno
viene
incoronato
primo
imperatore
del
Sacro
Romano
Impero
da
papa
Leone
III),
cominciarono
a
prendere
le
redini
del
regno
o
dell’Impero
(nel
962
l’imperatore
Ottone
I
emana
il
Privilegium
Othonis:
l’elezione
papale
doveva
avvenire
con
il
consenso
dell’imperatore,
il
quale
ha
diritti
di
sorveglianza
su
Roma),
impedendo
l’altrui
intromissione,
alla
luce
delle
emergenti
teorie
fondate
sul
Diritto
Romano.
All’apice
di
questo
scontro
troviamo
il
papa
Bonifacio
VIII
e il
re
di
Francia
Filippo
IV
il
Bello:
siamo
nel
XIII-XIV
secolo,
la
teocrazia
pontificia
assoluta,
ovvero
la
superiorità
della
Chiesa
in
ambito
spirituale
e
temporale
all’interno
della
gerarchia
del
mondo,
è
incompatibile
con
l’aristotelismo,
ovvero
l’idea
secondo
cui
esiste
un
ordine
sociale
indipendente
dalla
Chiesa.
Una
teoria
deve
necessariamente
sovrastare
l’altra:
la
prima
fase
del
conflitto
tra
i
due
personaggi
prende
avvio
a
seguito
di
pretese
da
parte
del
regnante
sulla
raccolta
delle
decime,
così
da
usarle
per
incrementare
il
sistema
organizzativo
del
Regno
di
Francia
cui
stava
dando
avvio.
Il
pontefice
reagì
con
la
bolla
papale
Clericis
Laicos,
in
cui
sosteneva
che
il
re
dovesse
«chiedere
il
permesso»:
un
insulto
per
Filippo
il
quale,
con
il
manifesto
Antequam
essent
clerici,
gli
ricordò
che,
prima
della
Chiesa,
esisteva
un
ordine
sociale
autonomo.
Il
papa
continuò
a
sostenere
che
Filippo
non
può
stendere
la
mano
su
cose
di
cui
non
ha
potere,
attraverso
la
bolla
Ineffabilis,
sostenendo
invece
la
plenituto
potestatis
del
Vicario
di
Cristo.
Anche
la
seconda
fase
cominciò
con
un’accusa:
aver
violato
l’immunità
ecclesiastica
imprigionando
il
vescovo
Saisset
per
il
dominio
di
Pamiers.
Bonifacio
non
perse
l’occasione
per
ricordare
la
sua
superiorità
in
ambito
spirituale
e
temporale
e
che
il
re
deve
essere
un
buon
principe
cristiano:
è la
famosa
bolla
Ausculta,
fili,
proprio
quel
documento
che
Filippo,
su
suggerimento
dei
suoi
consiglieri,
distrusse
immediatamente,
sostituendolo
con
la
Scire
te
volumus
per
rendere
ancora
più
schiaccianti
e
agghiaccianti
le
pretese
del
pontefice
dinnanzi
alla
Francia.
Bonifacio
giocò
una
delle
carte
più
geniali
con
la
bolla
Unam
Sanctam:
si
tratta
dell’affermazione
totale
del
potere
spirituale
come
giudice
del
potere
temporale,
l’unione
di
secoli
e
secoli
di
teorie.
È
nota
la
parte
che
i
cattolici
recitano
durante
il
Credo
«Credo
nella
Chiesa,
una,
santa,
cattolica
e
apostolica»:
ebbene
questo
documento
si
aggancia
proprio
a
tali
parole
nel
sostenere
l’unicità
e
l’unità
della
Chiesa
nel
suo
unico
rappresentante,
poiché
un
corpo
con
due
teste
sarebbe
un
mostro.
Il
potere
temporale
va
usato
a
difesa
della
Chiesa
dall’esterno,
mentre
il
potere
spirituale
dall’interno,
e
chiunque
voglia
salvarsi
deve
sottomettersi
all’autorità
divina
del
pontefice.
Ma
la
situazione
prese
una
piega
negativa:
Filippo
si
unì
ai
noti
avversari
di
Bonifacio
per
il
potere
su
Roma,
i
Colonna,
i
quali,
insieme
a
Guglielmo
di
Nogaret,
delegato
francese,
entrarono
ad
Anagni
e
misero
in
grave
pericolo
il
pontefice,
fino
alla
sua
liberazione
da
parte
del
popolo
della
stessa
città.
Questi
morì
e
con
lui
il
progetto
della
monarchia
papale
assoluta
avviato
con
la
riforma
gregoriana;
ecco
che
l’Europa
si
avvia
sulla
strada
dei
regni
laici:
il
potere
temporale
si
distanzierà
sempre
più
dal
soglio
di
Pietro.
Fonti:
Fedele
P.,
"Per
la
storia
del’attentato
di
Anagni",
in
Bullettino
dell’Istituto
Storico
Italiano,
Roma
1921,
n°41.
"Les
registres
de
Boniface
VIII",
a
cura
di
G.
Digard,
Parigi
1904.
Paravicini
Bagliani
A.,
"Bonifacio
VIII",
Torino
2003.
Thery
J.,
"Allo
scoppio
del
conflitto
tra
Filippo
il
Bello
di
Francia
e
Bonifacio
VIII:
l’affare
Saisset
(1301).
Primi
spunti
per
una
rilettura",
Anagni
2003.