A
PROPOSITO DELLA
“SANTA
CASA” DI
LORETO
TRA STORIA E MITO
di
Riccardo Renzi
Stando
alla tradizione cristiano-cattolica
la Santa Casa di Loreto sarebbe
stata trasportata dagli angeli da
Nazareth a Loreto nel 1291. La
documentazione dell’Archivio
Vaticano studiata dagli storici
Lapponi, Thèdenat e Santarelli,
dimostra come dietro a tale
traslazione ci sia il volere della
famiglia nobile bizantina De
Angelis, dal cui nome sarebbe poi
derivata la leggenda del trasporto
angelico. Tale famiglia, molto ricca
e potente, era imparentata con gli
imperatori di Costantinopoli che
regnarono dal 1185 al 1204, quando
vennero spodestati e furono
costretti a ripararsi nel regno
dell’Epiro. Inoltre sotto alla Santa
Casa è stata rinvenuta, durante gli
scavi archeologici condotti tra il
1962-1965, una moneta con
raffigurato Guido II La Roche,
figlio di Elena De Angelis. Tale
scoperta suffraga ancora di più il
coinvolgimento della famiglia nel
trasporto.
Guido
II de la Roche nacque nel 1280. Fu
Duca di Atene dal 1287 alla propria
morte, ultimo duca della propria
famiglia. Succedette nella carica
alla morte del padre, il duca
Guglielmo I de la Roche, in un
periodo in cui il Ducato di Atene
aveva superato il Principato di
Acaia in ricchezza, potenza e
importanza. Data la sua minore età,
inizialmente fu posto sotto la
reggenza di sua madre, Elena De
Angelis Comnena, la quale fu
obbligata a sottomettersi a Isabella
di Villehardouin, Principessa di
Acaia, nel dicembre 1289.
Quando
Elena sposò Ugo di Brienne, nel
1291, questi divenne balivo del
ducato. Nel 1296 Guido raggiunse la
maggiore età, e fece omaggio a
Isabella e a suo marito, Florent de
Hainaut.Nel 1299 si fidanzò con
Matilde di Hainault, figlia di
Isabella e Florent, ma re Carlo II
d’Angiò obiettò che non gli fosse
stato chiesto il permesso, così papa
Bonifacio VIII intervenne nella
disputa al fianco della giovane
coppia. Nel 1307 fu nominato balivo
di Acaia dal suo nuovo signore,
Filippo I di Taranto: governò bene,
ma per appena un anno, forse morì il
5 ottobre 1308. Non lasciò eredi, e
la linea dei duchi De la Roche si
estinse: il Ducato di Atene fu
disputato tra diversi rivali fino a
quando il parlamento ducale non
elesse Gualtiero V di Brienne.
Stando
a ciò che aveva rinvenuto Lapponi
agli inizi del Novecento, questa
famiglia De Angelis era molto vicina
alla corte imperiale e possedeva
terre in Palestina. Quando le loro
terre furono prese dai Turchi essi
vollero far portar via tutto ciò che
di prezioso lì vi era, tra cui la
Santa Casa. Sempre dalla
documentazione si evince come essi
possedessero ulteriori terre proprio
a Loreto, ove fecero trasportare e
ricostruire la Casa.
Un
documento scoperto alla fine degli
anni Novanta del Novecento andrebbe
ad avvalorare ulteriormente tale
tesi. Nel settembre del 1294,
Filippo II d’Angiò, principe di
Taranto e quartogenito del re di
Napoli, Carlo II, prese in moglie
Ithamar, figlia del despota
dell’Epiro, Niceforo I
Angelo-Comneno. Filippo II d’Angiò
ricevette in dote dalla moglie,
oltre ad alcune terre nel despotato
d’Epiro, anche oggetti preziosi.
Nell’elenco del documento in
questione, Foglio n. 181 del
Chartularium Culisanese dell’Archivio
ecclesiastico di Santa Caterina a
Formiello di Napoli, al secondo e
terzo paragrafo sono indicate le
pietre della Santa Casa e un’icona
della Vergine con il Bambino. Il
documento originale è andato perduto
per gli eventi bellici nel 1943,
quello che oggi possiamo visionare è
una trascrizione del 1859 realizzata
dal vescovo Benedetto D’Acquisto.
Il
documento è considerato dagli
studiosi il codice diplomatico
dell’Ordine equestre e militare
Costantiniano Angelico Originario di
Santa Sofia, istituito il 22 giugno
1290 da Niceforo I Angelo
nell’Epiro, precisamente a Giannina.
Il Chartularium è detto anche
Culisanense poiché fu redatto e
conservato nel Palazzo di Collesano
a Palermo, ove nel 1575 prese dimora
Stefano II Angelo, gran maestro
dell’Ordine Costantiniano Angelico.
In questo Palazzo, i principi
Angelo-Comneno tennero corte sino al
1860, con il titolo di principi De
Angelis dell’Epiro. Nel 1910 il
documento fu esposto dalla
Biblioteca Nazionale di Palermo.
Come
già detto il documento andò perduto
nel 1943, ma esistono varie copie,
tra le quali quella dello già citato
D’Acquisto, tra le più attinenti
all’originale. Naturalmente nella
trascrizione fatta da D’Acquisto vi
è stato un ammodernamento grafico
che ha visto lo scioglimento delle
abbreviature. Il documento non porta
data, ma l’incipit ci suggerisce
essere del settembre del 1294: «Accipit
Dominus Philippu a Domino
Nicephorohas res dotis nomine pro
Margharitha sponsa» (Archivio
ecclesiastico di Santa Caterina a
Formiello di Napoli, Chartularium
Culisanese, f. 181). Ci dice che
Filippo di Taranto riceve in dono da
Niceforo queste cose. L’uso del
presente indicativo ci spinge a
pensare che sia stato redatto
proprio nella data del matrimonio.
Dunque, tale documento andrebbe ad
avvalorare le tante ipotesi
formulate dagli storici sulla
provenienza bizantina della Casa
lauretana, essa giunse infatti nelle
Marche non per opera dei Templari,
ma per volere di una famiglia,
quella degli Angelo-Comneno, più
nota in seguito come famiglia De
angelis.
Riferimenti bibliografici:
W. D’Ormesson, La Présence
francaise dans la Rome des Papes,
Paris 1959, p. 142.
G. Guarnieri, I cavalieri degli
ordini di Santo Stefano e
Costantiniano Angelico e in
appendice gli Statuti del Sacro
Imperiale Ordine Costantiniano
Angelico di Santa Sofia del 10
gennaio 1859, e il Ruolo dei
Cavalieri dal 1509 al 1568
(ex Chatulario Culisanensi),
Livorno 1974.
G.
Guarnieri, Gli Angelo in Italia,
Livorno 1975.
G.
Santarelli, La Santa Casa di
Loreto: tradizione e ipotesi,
Edizioni Santa Casa, Loreto 2021.
K. Setton, A History of the
Crusades, Vol. II, The Later
Crusades, 1189-1311, University
of Wisconsin Press, Milwaukee 1969.