[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 207 / MARZO 2025 (CCXXXVIII)


ambiente

La lontra e la sua simbologia
Credenze, miti e significati

di Giulia Cesarini Argiroffo


La lontra appartiene alla famiglia dei Mammiferi, Mustelidi, Ordine dei Carnivori. Vive in prossimità del mare, dell’acqua dolce, delle foreste di alghe, delle baie e dei fiumi impetuosi. Si muove nei due elementi: acqua e terra. Infatti è un’ottima nuotatrice anche veloce ed è in grado di compiere acrobazie acquatiche. Questo grazie alla forma del suo corpo sottile, allungato, appiattito e quindi aereodinamico. In generale la lontra presenta: collo corto, testa larga e piatta, labbra pelose, due arti anteriori con dita e unghie piccole, due zampe posteriori corte con dita palmate ed unghie. Ha una coda assai robusta che termina a punta e che può usare come timone quando nuota. Presenta gli occhi, le narici e le orecchie spostati nella parte superiore del muso. In particolare le orecchie sono tonde e arrotolate. Quando le lontre sono in acqua sono in grado di chiudere narici e orecchie. Hanno vibrisse che sono sensibili al tatto e alle vibrazioni subacquee.
 
Inoltre la lontra si muove anche sul suolo terrestre, seppure un po’ lentamente, riesce ad arrampicarsi ed a compiere balzi. Si nutre di pesci, molluschi, piccoli crostacei ed altri piccoli animali. Caccia le sue prede con agguati ma il più delle volte per inseguimento in acqua, ma utilizza più di una tecnica per procurarsi uno stesso cibo. Dopo la pesca, generalmente consuma il suo pasto all’asciutto. Si trova in quasi tutto in mondo, tranne in Madagascar, in Australia ed in qualche rara isola. Esistono diverse specie di lontra, ognuna con qualche peculiarità specifica. Può vivere da sola o in gruppo. Ha attività diurna e notturna. In genere nella stagione degli amori si riproduce con i medesimi partner. Le lontre hanno vite sociali complesse e variano da una specie all’altra. Ciò che le accumuna tutte ed è una delle loro maggiori peculiarità è la loro capacità di giocare molto, sia da cuccioli che da adulti, sia da sole che con i conspecifici.

La tana o le tane, spesso ne usano più di una, sono di solito ex dimore abbandonate da altri animali ma alcune specie riescono anche a scavarle da sole. Dentro di esse talvolta la lontra accumula provviste alimentari. La pelle delle lontre presenta un fitto pelo corto uniformemente bruno-grigiastro, talvolta leggermente screziato nelle parti superiori e che tende a schiarirsi in quelle inferiori. Inoltre il loro manto è folto, morbido, impermeabile, isola dal freddo e tutto ciò la impreziosisce. Ne consegue che il pregio della pelliccia delle lontre ha fatto sì che per secoli gli esseri umani cacciassero questi animali per ricavarne capi d’abbigliamento. Questa è una delle ragioni che hanno reso alcune specie, in diverse parti del mondo, a rischio di estinzione. Infatti nonostante oggigiorno viga per l’Uomo il divieto di caccia, ciò non ferma i bracconieri illegali. Di conseguenza per questo e per altri motivi come il cambiamento climatico alcune specie tuttora restano a rischio di estinzione.
 
Gli Antichi Germani del Nord consideravano la lontra un animale che conosceva i segreti dell’acqua così come quelli della terra. Questo perché appariva e scompariva sulla superficie dei fiumi, perciò era simbolo di un contatto costante con questo come con l’Altro mondo. Inoltre consideravano la lontra una mediatrice dei misteri divini e dunque uno spirito iniziatico (qualità che sottolineava anche il fatto che si nutriva di salmoni). Il nome lontra (otr, maschile) si ritrovava talora come soprannome.
 
Ad esempio, in un mito norreno, la lontra compare all’inizio della leggenda legata all’oro dei Nibelunghi. In essa si narrava che gli dei Odino, Hœnir e Loki una volta girovagavano per il mondo e così giunsero presso una cascata. In prossimità di essa, viveva in sembianze animali, Otr “lontra”, figlio di Hreiðmarr che mangiava ad occhi chiusi un salmone. Loki lo colpì a morte con una pietra e gli dei si rallegrarono delle prede. Infatti ottennero in un sol colpo sia il salmone che la lontra. Quest’ultima poi la scuoiarono. Poco dopo chiesero alloggio per la notte presso una fattoria nelle vicinanze, il cui padrone era Hreiðmarr. Egli era un uomo molto potente ed un gran conoscitore di magie. Gli dei gli chiesero asilo per la notte ma dissero di non aver bisogno di cibo e gli mostrarono le loro prede. Quando Hreiðmarr vide la lontra capì subito che si trattava di Otr e chiamò anche gli altri suoi figli comunicando loro l’uccisione del fratello e presentando loro i colpevoli del delitto. Allora gli dei, ormai prigionieri, per aver salva la vita dovettero promettere un guidrigildo, nello specifico riempire la pelle della lontra Otr di oro giallo e contemporaneamente ricoprirla tutta in oro rosso. Gli dei pagarono il guidrigildo. L’oro però fu maledetto da uno dei figli di Hreiðmarr ed in seguito, dopo varie vicissitudini, l’oro maledetto finì nel Reno.
 
Questo mito serviva a spiegare la kenning che definiva l’oro “guidrigildo della lontra” (otrs gjöld).
Dal momento che gli Antichi Germani del Nord ritenevano la lontra una mediatrice di misteri divini, la sua uccisione nel mito sopramenzionato risultava un vero sacrilegio a cui si poteva porre rimedio solo a caro prezzo e con inevitabili conseguenze. I Celti, come gli Antichi Germani del Nord, consideravano la lontra un simbolo magico e d’iniziazione grazie alla sua abilità di scomparire tra le acque ma di tornare in superficie per respirare. I Celti grazie a questa sua capacità di sparire e di riemergere dalle acque la ritenevano viaggiatrice nell’Altro mondo e compagna sacra del dio Cernunnos, il dio celtico della fecondità, della virilità, dell’abbondanza, della guerra, della natura selvaggia, degli animali, della morte e dell’Oltretomba. I Celti chiamavano la lontra “cane d’acqua”.
 
Come fa presente Rao, nella simbologia celtica si riteneva che questo animale possedesse un forte legame con la famiglia in quanto tendeva a riprodursi sempre con lo stesso partner e alcune specie vivevano insieme (anche se il maschio di alcune specie viveva in un harem con più femmine). Quando la lontra perdeva il compagno/a rimaneva in lutto per molto tempo e teneva con sé i propri cuccioli a lungo. Per tale ragione, con il tempo, la lontra iniziò a simboleggiare i legami familiari come un custode della famiglia.
 
Nel Medioevo europeo si pensava che la lontra si nutrisse di erbe e di pesci e che il suo morso fosse velenoso tanto per gli esseri umani quanto per gli altri animali. Ad esempio l’enciclopedista domenicano Tommaso di Cantimpré definiva questo animale un simbolo dell’avarizia. Infatti diceva testualmente: “ammassa nella sua tana i pesci che ha catturato, molti di più di quanti possa mangiarne”. Di conseguenza si considerava la lontra un’accumulatrice e un’avara, come lo scoiattolo, ma diversamente da quest’ultimo almeno non dimenticava dove avesse lasciato il cibo. L’odore che emanavano le sue prede in putrefazione impestava tutto l’ambiente circostante. Del resto era così che la si poteva individuare e catturare, seppure talvolta si impiegavano anche dei cani per rintracciarla.
 
Questo animale è addomesticabile dall’Uomo. Già alcuni viaggiatori medievali affermavano di aver incontrato in Oriente ‘lontre domestiche’, detti “cani di fiume”, che pescavano al posto dei loro padroni e con molto più successo. Ad esempio, tra questi, John Mandeville (ca 1300-1372), misterioso medico inglese, sosteneva, nel suo celebre resoconto di viaggi, di aver percorso l’Asia attraversando un gran numero di paesi fra il 1322 ed il 1350. Nello specifico raccontava che in India ammirò: “animali ammaestrati dagli uomini a tuffarsi in acqua, nei fiumi e nelle gore profonde, per prendere i pesci: si trattava di piccoli animali chiamati lontre. Non appena vengono lanciati in acqua, ne portano fuori rossi pesci a volontà. Se se ne vogliono ancora, si mandano ancora in acqua, e quelli ne pigliano quanti se ne desiderano”. Oggi si ritiene che Mandeville in realtà non fece mai quei viaggi ma si basò sulle risorse delle biblioteche per scrivere i suoi racconti, ma il suo “Viaggi in Asia” ebbe molto successo.
 
Negli stemmi europei, in cui in generale una delle figure principali era spesso quella di un animale, appariva anche quella della lontra, ad esempio nei cosiddetti “stemmi parlanti” in cui alcuni elementi si mettevano in relazione con il nome dell’individuo, della famiglia o della comunità che ne fa uso. Talvolta la relazione “parlante” è tra il nome della famiglia ed il nome della figura araldica ed oggi può essere intellegibile perché si costruisce su termini dialettali o spariti che ora non si usano più oppure sul latino o su una lingua scomparsa. Altre volte invece è ancora più allusiva perché ciò che era ingegnoso per l’epoca oggigiorno non lo è più. Così, numerose famiglie inglesi d’origine normanna portano nei loro stemmi un animale parlante in francese ma non in inglese. Ad esempio la famiglia dei Luttrel (“lontra” in inglese si dice “otter”, in francese “loutre”) presenta una lontra nell’arme.
 
Attualmente la lontra simboleggia le alternanze, tutto ciò ch’è mutamento. La pelle di questo animale possiede un valore di recettività magica ed inoltre rappresenta una messaggera che dischiude l’anima a rinascite mistiche, tanto più per gli iniziati. Il simbolismo di questo animale si ricollega a quello del cane, completandolo.
 
Oggigiorno le lontre si apprezzano in tutto il mondo. Si considerano animali buffi, gioiosi, flessibili nel corpo, nella mente e nello spirito. In fondo sono animali curiosi, socievoli, giocherelloni ed agili nel muoversi.
 
Le lontre giocano per tutta la vita. Da giovani si cimentano nei giochi di caccia e molte sembrano divertirsi a scivolare nell’acqua eseguendo salti e cadute acrobatiche. Gli esemplari, sia adulti che più giovani, dedicano molto tempo al gioco sia con i propri consimili che da soli con oggetti inanimati. Inoltre le lontre sono ingegnose e passano il tempo ad esplorare soddisfacendo così la loro curiosità. Quando questi animali giocano tra loro sembra sempre che si stiano aiutando a vicenda per imparare a migliorarsi.
 
Gli esseri umani dovrebbero trarre ispirazione dalle lontre. Infatti spesso le persone sono oberate di lavoro e stressate per vari motivi e non trovano mai il tempo per rilassarsi. Una vacanza, breve, una o due volte l’anno non riesce mai a controbilanciare una vita piena di impegni e preoccupazioni. Le lontre ci insegnano a ricordarci di goderci la vita. Pertanto bisognerebbe trovare un antistress, un’attività che permetta di rilassarsi e controbilanciare le pressioni quotidiane. Il gioco ed il rilassamento rinforzano la salute emozionale, il sistema immunitario e liberano l’energia repressa dalla vita quotidiana stressante.

Lo Spirito Guida Lontra può in tal senso aiutare a godersi meglio la vita. Questi animali infatti insegnano il valore del gioco, della gioia e della flessibilità nei movimenti. In questo modo è possibile superare meglio i momenti difficili della vita rendendoli più sopportabili.
 
 
Riferimenti bibliografici:

 

Carrington, Richard, e dai redattori di LIFE, I Mammiferi, Mondadori Editore, Milano 1965.

Centini, Massimo, Simboli. Celti, Red Edizioni, Como 2001.

Coupal, Marie, I simboli dei sogni. Analisi psicologica, psicoanalitica, esoterica e mitologica, Il Punto d’Incontro Editore, Vicenza 2000.

Isnardi, Gianna Chiesa, I miti nordici, Longanesi Editore, Milano 1991.

Pastoureau, Michel, Figure dell’araldica. Dai campi di battaglia del XII secolo ai simboli della società contemporanea, Ponte delle Grazie Editore, Milano 2017.

Pastoureau, Michel, Bestiari del Medioevo, Einaudi Editore, Milano 2012.

Pastoureau, Michel, Medioevo simbolico, Laterza Editore, Bari-Roma 2007.

Ruiz, José, Animali sciamanici di potere, Il Punto d’Incontro Editore, Vicenza 2022.

Rao, Milena, Animali magici di potere. Viaggio attraverso i bestiari magico-religiosi delle culture antiche, Psiche 2 Editore, Torino 2014.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]