La lontra e la sua simbologia
Credenze, miti e significati
di Giulia
Cesarini Argiroffo
La lontra appartiene alla famiglia
dei Mammiferi, Mustelidi, Ordine dei
Carnivori. Vive in prossimità del
mare, dell’acqua dolce, delle
foreste di alghe, delle baie e dei
fiumi impetuosi. Si muove nei due
elementi: acqua e terra. Infatti è
un’ottima nuotatrice anche veloce ed
è in grado di compiere acrobazie
acquatiche. Questo grazie alla forma
del suo corpo sottile, allungato,
appiattito e quindi aereodinamico.
In generale la lontra presenta:
collo corto, testa larga e piatta,
labbra pelose, due arti anteriori
con dita e unghie piccole, due zampe
posteriori corte con dita palmate ed
unghie. Ha una coda assai robusta
che termina a punta e che può usare
come timone quando nuota. Presenta
gli occhi, le narici e le orecchie
spostati nella parte superiore del
muso. In particolare le orecchie
sono tonde e arrotolate. Quando le
lontre sono in acqua sono in grado
di chiudere narici e orecchie. Hanno
vibrisse che sono sensibili al tatto
e alle vibrazioni subacquee.
Inoltre la lontra si muove anche sul
suolo terrestre, seppure un po’
lentamente, riesce ad arrampicarsi
ed a compiere balzi. Si nutre di
pesci, molluschi, piccoli crostacei
ed altri piccoli animali. Caccia le
sue prede con agguati ma il più
delle volte per inseguimento in
acqua, ma utilizza più di una
tecnica per procurarsi uno stesso
cibo. Dopo la pesca, generalmente
consuma il suo pasto all’asciutto.
Si trova in quasi tutto in mondo,
tranne in Madagascar, in Australia
ed in qualche rara isola. Esistono
diverse specie di lontra, ognuna con
qualche peculiarità specifica. Può
vivere da sola o in gruppo. Ha
attività diurna e notturna. In
genere nella stagione degli amori si
riproduce con i medesimi partner. Le
lontre hanno vite sociali complesse
e variano da una specie all’altra.
Ciò che le accumuna tutte ed è una
delle loro maggiori peculiarità è la
loro capacità di giocare molto, sia
da cuccioli che da adulti, sia da
sole che con i conspecifici.
La tana o le tane, spesso ne usano
più di una, sono di solito ex dimore
abbandonate da altri animali ma
alcune specie riescono anche a
scavarle da sole. Dentro di esse
talvolta la lontra accumula
provviste alimentari. La pelle delle
lontre presenta un fitto pelo corto
uniformemente bruno-grigiastro,
talvolta leggermente screziato nelle
parti superiori e che tende a
schiarirsi in quelle inferiori.
Inoltre il loro manto è folto,
morbido, impermeabile, isola dal
freddo e tutto ciò la impreziosisce.
Ne consegue che il pregio della
pelliccia delle lontre ha fatto sì
che per secoli gli esseri umani
cacciassero questi animali per
ricavarne capi d’abbigliamento.
Questa è una delle ragioni che hanno
reso alcune specie, in diverse parti
del mondo, a rischio di estinzione.
Infatti nonostante oggigiorno viga
per l’Uomo il divieto di caccia, ciò
non ferma i bracconieri illegali. Di
conseguenza per questo e per altri
motivi come il cambiamento climatico
alcune specie tuttora restano a
rischio di estinzione.
Gli Antichi Germani del Nord
consideravano la lontra un animale
che conosceva i segreti dell’acqua
così come quelli della terra. Questo
perché appariva e scompariva sulla
superficie dei fiumi, perciò era
simbolo di un contatto costante con
questo come con l’Altro mondo.
Inoltre consideravano la lontra una
mediatrice dei misteri divini e
dunque uno spirito iniziatico
(qualità che sottolineava anche il
fatto che si nutriva di salmoni). Il
nome lontra (otr, maschile) si
ritrovava talora come soprannome.
Ad esempio, in un mito norreno, la
lontra compare all’inizio della
leggenda legata all’oro dei
Nibelunghi. In essa si narrava che
gli dei Odino, Hœnir e Loki una
volta girovagavano per il mondo e
così giunsero presso una cascata. In
prossimità di essa, viveva in
sembianze animali, Otr “lontra”,
figlio di Hreiðmarr che mangiava ad
occhi chiusi un salmone. Loki lo
colpì a morte con una pietra e gli
dei si rallegrarono delle prede.
Infatti ottennero in un sol colpo
sia il salmone che la lontra.
Quest’ultima poi la scuoiarono. Poco
dopo chiesero alloggio per la notte
presso una fattoria nelle vicinanze,
il cui padrone era Hreiðmarr. Egli
era un uomo molto potente ed un gran
conoscitore di magie. Gli dei gli
chiesero asilo per la notte ma
dissero di non aver bisogno di cibo
e gli mostrarono le loro prede.
Quando Hreiðmarr vide la lontra capì
subito che si trattava di Otr e
chiamò anche gli altri suoi figli
comunicando loro l’uccisione del
fratello e presentando loro i
colpevoli del delitto. Allora gli
dei, ormai prigionieri, per aver
salva la vita dovettero promettere
un guidrigildo, nello specifico
riempire la pelle della lontra Otr
di oro giallo e contemporaneamente
ricoprirla tutta in oro rosso. Gli
dei pagarono il guidrigildo. L’oro
però fu maledetto da uno dei figli
di Hreiðmarr ed in seguito, dopo
varie vicissitudini, l’oro maledetto
finì nel Reno.
Questo mito serviva a spiegare la
kenning che definiva l’oro
“guidrigildo della lontra” (otrs
gjöld).
Dal momento che gli Antichi Germani
del Nord ritenevano la lontra una
mediatrice di misteri divini, la sua
uccisione nel mito sopramenzionato
risultava un vero sacrilegio a cui
si poteva porre rimedio solo a caro
prezzo e con inevitabili
conseguenze. I Celti, come gli
Antichi Germani del Nord,
consideravano la lontra un simbolo
magico e d’iniziazione grazie alla
sua abilità di scomparire tra le
acque ma di tornare in superficie
per respirare. I Celti grazie a
questa sua capacità di sparire e di
riemergere dalle acque la ritenevano
viaggiatrice nell’Altro mondo e
compagna sacra del dio Cernunnos, il
dio celtico della fecondità, della
virilità, dell’abbondanza, della
guerra, della natura selvaggia,
degli animali, della morte e
dell’Oltretomba. I Celti chiamavano
la lontra “cane d’acqua”.
Come fa presente Rao, nella
simbologia celtica si riteneva che
questo animale possedesse un forte
legame con la famiglia in quanto
tendeva a riprodursi sempre con lo
stesso partner e alcune specie
vivevano insieme (anche se il
maschio di alcune specie viveva in
un harem con più femmine). Quando la
lontra perdeva il compagno/a
rimaneva in lutto per molto tempo e
teneva con sé i propri cuccioli a
lungo. Per tale ragione, con il
tempo, la lontra iniziò a
simboleggiare i legami familiari
come un custode della famiglia.
Nel Medioevo europeo si pensava che
la lontra si nutrisse di erbe e di
pesci e che il suo morso fosse
velenoso tanto per gli esseri umani
quanto per gli altri animali. Ad
esempio l’enciclopedista domenicano
Tommaso di Cantimpré definiva questo
animale un simbolo dell’avarizia.
Infatti diceva testualmente:
“ammassa nella sua tana i pesci che
ha catturato, molti di più di quanti
possa mangiarne”. Di conseguenza si
considerava la lontra
un’accumulatrice e un’avara, come lo
scoiattolo, ma diversamente da
quest’ultimo almeno non dimenticava
dove avesse lasciato il cibo.
L’odore che emanavano le sue prede
in putrefazione impestava tutto
l’ambiente circostante. Del resto
era così che la si poteva
individuare e catturare, seppure
talvolta si impiegavano anche dei
cani per rintracciarla.
Questo animale è addomesticabile
dall’Uomo. Già alcuni viaggiatori
medievali affermavano di aver
incontrato in Oriente ‘lontre
domestiche’, detti “cani di fiume”,
che pescavano al posto dei loro
padroni e con molto più successo. Ad
esempio, tra questi, John Mandeville
(ca 1300-1372), misterioso medico
inglese, sosteneva, nel suo celebre
resoconto di viaggi, di aver
percorso l’Asia attraversando un
gran numero di paesi fra il 1322 ed
il 1350. Nello specifico raccontava
che in India ammirò: “animali
ammaestrati dagli uomini a tuffarsi
in acqua, nei fiumi e nelle gore
profonde, per prendere i pesci: si
trattava di piccoli animali chiamati
lontre. Non appena vengono lanciati
in acqua, ne portano fuori rossi
pesci a volontà. Se se ne vogliono
ancora, si mandano ancora in acqua,
e quelli ne pigliano quanti se ne
desiderano”. Oggi si ritiene che
Mandeville in realtà non fece mai
quei viaggi ma si basò sulle risorse
delle biblioteche per scrivere i
suoi racconti, ma il suo “Viaggi in
Asia” ebbe molto successo.
Negli stemmi europei, in cui in
generale una delle figure principali
era spesso quella di un animale,
appariva anche quella della lontra,
ad esempio nei cosiddetti “stemmi
parlanti” in cui alcuni elementi si
mettevano in relazione con il nome
dell’individuo, della famiglia o
della comunità che ne fa uso.
Talvolta la relazione “parlante” è
tra il nome della famiglia ed il
nome della figura araldica ed oggi
può essere intellegibile perché si
costruisce su termini dialettali o
spariti che ora non si usano più
oppure sul latino o su una lingua
scomparsa. Altre volte invece è
ancora più allusiva perché ciò che
era ingegnoso per l’epoca oggigiorno
non lo è più. Così, numerose
famiglie inglesi d’origine normanna
portano nei loro stemmi un animale
parlante in francese ma non in
inglese. Ad esempio la famiglia dei
Luttrel (“lontra” in inglese si dice
“otter”, in francese “loutre”)
presenta una lontra nell’arme.
Attualmente la lontra simboleggia le
alternanze, tutto ciò ch’è
mutamento. La pelle di questo
animale possiede un valore di
recettività magica ed inoltre
rappresenta una messaggera che
dischiude l’anima a rinascite
mistiche, tanto più per gli
iniziati. Il simbolismo di questo
animale si ricollega a quello del
cane, completandolo.
Oggigiorno le lontre si apprezzano
in tutto il mondo. Si considerano
animali buffi, gioiosi, flessibili
nel corpo, nella mente e nello
spirito. In fondo sono animali
curiosi, socievoli, giocherelloni ed
agili nel muoversi.
Le lontre giocano per tutta la vita.
Da giovani si cimentano nei giochi
di caccia e molte sembrano
divertirsi a scivolare nell’acqua
eseguendo salti e cadute
acrobatiche. Gli esemplari, sia
adulti che più giovani, dedicano
molto tempo al gioco sia con i
propri consimili che da soli con
oggetti inanimati. Inoltre le lontre
sono ingegnose e passano il tempo ad
esplorare soddisfacendo così la loro
curiosità. Quando questi animali
giocano tra loro sembra sempre che
si stiano aiutando a vicenda per
imparare a migliorarsi.
Gli esseri umani dovrebbero trarre
ispirazione dalle lontre. Infatti
spesso le persone sono oberate di
lavoro e stressate per vari motivi e
non trovano mai il tempo per
rilassarsi. Una vacanza, breve, una
o due volte l’anno non riesce mai a
controbilanciare una vita piena di
impegni e preoccupazioni. Le lontre
ci insegnano a ricordarci di goderci
la vita. Pertanto bisognerebbe
trovare un antistress, un’attività
che permetta di rilassarsi e
controbilanciare le pressioni
quotidiane. Il gioco ed il
rilassamento rinforzano la salute
emozionale, il sistema immunitario e
liberano l’energia repressa dalla
vita quotidiana stressante.
Lo Spirito Guida Lontra può in tal
senso aiutare a godersi meglio la
vita. Questi animali infatti
insegnano il valore del gioco, della
gioia e della flessibilità nei
movimenti. In questo modo è
possibile superare meglio i momenti
difficili della vita rendendoli più
sopportabili.
Riferimenti bibliografici:
Carrington, Richard, e dai redattori
di LIFE, I Mammiferi,
Mondadori Editore, Milano 1965.
Centini, Massimo, Simboli. Celti,
Red Edizioni, Como 2001.
Coupal, Marie, I simboli dei
sogni. Analisi psicologica,
psicoanalitica, esoterica e
mitologica, Il Punto d’Incontro
Editore, Vicenza 2000.
Isnardi, Gianna Chiesa, I miti
nordici, Longanesi Editore,
Milano 1991.
Pastoureau, Michel, Figure
dell’araldica. Dai campi di
battaglia del XII secolo ai simboli
della società contemporanea,
Ponte delle Grazie Editore, Milano
2017.
Pastoureau, Michel, Bestiari del
Medioevo, Einaudi Editore,
Milano 2012.
Pastoureau, Michel, Medioevo
simbolico, Laterza Editore,
Bari-Roma 2007.
Ruiz, José, Animali sciamanici di
potere, Il Punto d’Incontro
Editore, Vicenza 2022.
Rao, Milena, Animali magici di
potere. Viaggio attraverso i
bestiari magico-religiosi delle
culture antiche, Psiche 2
Editore, Torino 2014.