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N. 104 - Agosto 2016 (CXXXV)

Lisbon Lions
i campioni di Glasgow

di Michele Mozzanica

 

Negli ultimi anni la cantera del Barcellona è elogiata da tutti e indicata come un punto di forza degli spagnoli che hanno dominato in lungo e in largo questa era calcistica.

 

L’importanza dei vivai è comunque storia lunga e da essi sono usciti campioni e simboli come Maldini per il Milan, Totti per la Roma, Cruijf per l’Ajax.

 

Ma c'è una squadra che nel 1967 vince la coppa dei campioni con calciatori nati tutti nel raggio di 50 chilometri dalla città in cui la compagine ha sede: la città è Glasgow e loro sono ricordati come i Lisbon Lions del Celtic F.C.

 

La squadra scozzese nacque 80 anni prima, per iniziativa di fratello Walfred, al secolo Andrew Kerins, un frate marista irlandese che, per scopi caritativi a favore dei poveri, il 6 novembre 1887 fondò il The Celtic Football and Athletic Company Ltd.

 

Il Celtic fu fin da subito legato alla comunità cattolica scozzese, in contrapposizione ai protestanti dell’altra squadra di Glasgow, i Rangers, con i quali iniziò praticamente fin da subito una rivalità nel cosiddetto Old Firm, il derby di Glasgow, che è la partita più importante del calcio scozzese.

 

Il Celtic si impose fin da subito in Scozia e vinse alcuni dei tornei tra squadre inter-britanniche che erano ritenuti di notevole importanza ed erano praticamente le uniche occasioni in cui squadre di leghe diverse potevano incontrarsi, visto che le competizioni ufficiali europee erano costantemente disertate dalle federazioni anglosassoni, in nome di una presunta supremazia britannica.

 

Bisognerà così attendere gli anni ‘60 per vedere il Celtic in campo europeo. L’esordio fu in coppa delle Fiere nel 1962/63 ma fu eliminata al primo turno dal Valencia che poi si impose nella manifestazione.

 

Decisamente meglio andò negli anni successivi con la partecipazione alla Coppa delle Coppe del 1963/64 e 1965/66 dove gli scozzesi arrivarono in semifinale. Tra queste due edizioni divenne allenatore Jock Stein che subito vinse la coppa di Scozia e nel 1965/66 riportò lo scudetto nella parte biancoverde di Glasgow, dopo 12 anni di astinenza, portando il Celtic per la prima volta nella massima competizione europea.

 

Stein era l’uomo giusto al momento giusto, fautore di un calcio che preannuncia il calcio totale esploso alcuni anni dopo con l’Ajax di Rinus Michels. Jock Stein voleva uno stile di gioco offensivo e aggressivo e non esitò a cambiare ruolo o posizione ad alcuni suoi giocatori.

 

Mercoledì 28 settembre 1966 al Celtic Park il Celtic esordì in Coppa Campioni contro lo Zurigo vincendo 2-0, risultato addirittura migliorato nel ritorno in Svizzera dove gli scozzesi vinsero 3-0.

 

Grande protagonista di questa doppia sfida fu il terzino sinistro Gemmel autore di tre delle 5 reti dei bhoys. Gli ottavi di finale furono contro i francesi del Nantes e anche in questo caso il Celtic vincendo 3-1 entrambi gli incontri.

 

Il 1° marzo ‘67 il Celtic affrontò il Vojvodina che nel turno precedente aveva eliminato i campioni di Spagna dell’Atletico Madrid. L’andata in Jugoslavia fece segnare la prima sconfitta per i biancoverdi, che persero 1-0.

 

Ma la settimana dopo, spinti dal tifo amico del Celtic Park i biancoverdi vinsero 2-0, grazie ai gol del solito Chalmers al quarto centro e del capitano McNeil.

 

Passa la paura e gli scozzesi si qualificarono alle semifinali dove affrontarono i cecoslovacchi del Dukla Praga. Il gol di Johnstone e la doppietta di William Wallace permisero ai Celtic Glasgow di vincere la gara di andata per 3-1 mettendo un piede in finale.

 

L’obiettivo fu raggiunto il 25 aprile 1967 dopo un inconsueto 0-0 a Praga. Il Celtic Glasgow avrebbe giocato la finale di Lisbona contro la Grande Inter di Herrera. La squadra milanese era favorita non solo perché aveva vinto due delle tre edizioni precedenti ma anche perché, ai quarti di finale, aveva inflitto un complessivo 5-0 ai campioni d’Europa in carica del Real Madrid, un risultato che aveva del clamoroso.

 

E però l’Inter aveva faticato nelle semifinali, contro i bulgari del CSKA Sofia, in cui aveva pareggiato 1-1 entrambe le sfide ed era dunque stato necessario lo spareggio concluso con una vittoria di misura dei nerazzurri.

 

Si arriva così alla finale del 25 maggio allo stadio nazionale di Jamor a Lisbona. Circa 12.000 scozzesi si riversano nella capitale portoghese tutti pronti ad assistere alla storia, certo gli altri sono più forti e più esperti ma dalla loro hanno il coraggio e l’aggressività.

 

In ogni caso era un giorno di festa per loro, del resto quella stagione era già stata vincente: scudetto e coppa di Scozia erano già in bacheca e la finale di Coppa Campioni raggiunta era già un record, nessun’altra squadra britannica vi era riuscita prima.

 

Alle 18:30 la partita comincia. Formazioni: per l’Inter Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Bicicli, Corso, Domenghini e Mazzola. Per il Celtic Ronnie Simpson, portiere 36enne che vantava un passato glorioso nel Newcastle, ma che da alcuni anni era, o meglio sembrava essere, sul viale del tramonto. Con Stein però visse i suoi anni migliori anche se poche stagioni prima i due si erano già incontrati all’HIbernian.

 

Per farla breve il portiere fu accusato di scarso impegno da Stein che ne ottenne la cessione proprio al Celtic, dove i due sanarono il rapporto e Simpson divenne il portiere titolare contro ogni previsione.

 

Poi c’erano Jim Craig e Tommy Gemmel sulle fasce veloci precisi nei cross, perfetti per il gioco di Jock Stein, Clark e il capitano McNeill completavano il reparto offensivo. Quindi Auld, Murdoch, Johnstone, Lennox, Wallace e Chalmers.

 

Tre di questi hanno militato per tutta la loro carriera nei Celtic Glasgow e sono McNeill, Johnston e Lennox e anche gli altri hanno vissuto le loro migliori stagioni nella parte cattolica di Glasgow. Erano loro i giocatori pronti a spezzare il dominio delle squadre sudeuropee.

 

Ma già dopo sette minuti erano già in svantaggio: Capellini atterrato in area e rigore segnato da Mazzola, 1-0 per l’Inter. Da quel momento però i milanesi parcheggiarono il pullman davanti alla porta e il Celtic dominò. Solo una traversa e grandi parate di Sarti permisero all’Inter di chiudere in vantaggio il primo tempo.

 

Anche la seconda frazione andò come la prima, Il Celtic attaccava furiosamente e l’Inter si difendeva. Il catenaccio di Herrera però si spezzò al 63° grazie ai due terzini: Craig entra in area e passa leggermente all’indietro dove arriva Gemmel che fa partire un potente dal limite dell’area che non lascia scampo a Sarti è 1-1.

 

L’Inter non reagisce è stanca dal caldo di Lisbona e forse anche provata dalle tre gare che aveva dovuto affrontare in semifinale e all’84° Steve Chalmers allunga la gamba su un passaggio proveniente da fuori area e batte per la seconda il numero 1 nerazzurro.

 

La festa sugli spalti è incredibile, Davide ha battuto Golia e la giornata si conclude con McNeill con il suo numero 5 verde stampato sui pantaloncini che alza la Coppa dalle grandi orecchie sulle grigie gradinate dell'Estádio Nacional.

 

La Coppa campioni per la prima volta lascia i paesi mediterranei per accasarsi nella fredda Scozia. Grazie al grande agonismo e per la loro voglia di lottare i biancoverdi sono ricordati come i Lisbon Lions, i leoni di Lisbona che hanno scritto la storia calcistica della Scozia e Stein diventa il primo allenatore della storia a centrare il treble che poi a ottobre divenne il quadruble con la vittoria nella Coppa di Lega scozzese.

 

A sancire quel Years of triumph ci fu anche un riconoscimento di assoluto prestigio: in quell’estate si celebrò il ritiro dal calcio di Alfredo Di Stefano e, nell’amichevole di addio il Real Madrid invitò proprio i Lisbon Lions che grazie a un gol del capitano McNeill si aggiudicarono l’incontro.



 

 

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