attualità
USO E ABUSO DEL LINGUAGGIO
TRA HATE SPEECH,
TROLLING, CYBERBULLISMO E FAKE NEWS
di Giovanna D’Arbitrio
“Le parole sono importanti”
asseriva Nanni Moretti nel film
Palombella Rossa e partendo da
tale concetto il libro di Lorenzo
Pregliasco Il Crollo.
Dizionario semiserio delle 101 parole
che hanno fatto e disfatto la seconda
repubblica, analizza “termini e
formule sopravvissuti alla prima
Repubblica per riemergere nella seconda
e – crollo permettendo – per prepararsi
alla terza. Una guida agile, in cui i
tormentoni dell’ultimo ventennio,
spiegati nella loro nascita e nelle loro
evoluzioni, raccontano meglio di tanti
trattati la nostra politica e i nostri
politici” (come si legge nella
presentazione del testo).
Senza dubbio oggi predomina la
cosiddetta “politica d’immagine”,
ricca di slogan e immagini persuasive e
parole forti che s’imprimono con forza
nella memoria. David Levi Strauss
nel suo libro Politica della
Fotografia (Between the Eyes.
Essays on Photography and Politics)
analizza il rapporto tra i sistemi di
potere e quelli di produzione d’immagini
che vengono manipolati ad hoc per
vari obiettivi.
Nell’introduzione al libro, inoltre,
John Berger afferma che il
caos estremamente tirannico e pervasivo
nel quale siamo costretti a vivere,
riduce tutto a una versione “virtuale”
della realtà da cui si trae una fonte
infinita di profitti. La politica,
insomma, sta diventando spettacolo e lo
show ha bisogno di attori e attrici,
pronti alla recita.
Quindi tra immagini e parole il gioco è
fatto! Tutto ciò mi è venuto in mente
mentre consideravo l’uso e l’abuso del
linguaggio che in qualche modo riflette
gli aspetti negativi della nostra epoca
decadente, paragonabile quasi a una
nuova età dei Barbari.
Raffaella Petrilli,
nel suo libro Hate Speech,
esaminando il linguaggio d’odio, che
sembra essere divenuto tipico dei
discorsi politici, osserva che se la
forza del linguaggio sta nel costruire
relazioni tra persone, il linguaggio
d’odio punta invece a costruire
l’esclusione dell’altro, mediante
l’aggressione o eliminazione del
“diritto di parola”. Il libro è
scaturito dalla ricerca promossa
dall’Accademia di Diritto e Linguaggio,
istituita nel 2018 all’Università della
Tuscia, con l’obiettivo di approfondire
la conoscenza dei fattori di crisi
legati alle migrazioni e al
multiculturalismo che si manifestano
oggi in Europa.
Non dimentichiamo inoltre bullismo,
cyberbullismo che imperversano nelle
scuole e il cosiddetto trolling
che abbonda sui social: a quanto pare il
13% è stato vittima di trolling, cioè di
messaggi provocatori, irritanti, falsi
con lo scopo di disturbare provocare.
Sono i dati emersi dall’Osservatorio
Giovani dell’Istituto Giuseppe
Toniolo sul tema “Diffusione, uso,
insidie dei social network”,
condotta a gennaio 2017 su un campione
di 2.182 persone, rappresentativo dei
giovani italiani di età 20-34 anni: il
37,7% degli intervistati ha avuto
esperienza indiretta di trolling, il 13%
un’esperienza diretta e il 9,3% dichiara
di esserne stato anche responsabile. Nel
60,8% dei casi la vittima ha bloccato
l’utente senza replicare alla
provocazione, il 51,2% ha provato a
rispondere al messaggio in modo educato,
il 49,4% delle vittime ha anche
dichiarato di aver usato lo stesso tono
aggressivo.
Molto interessante si è rivelato
l’incontro svoltosi martedì 8 giugno
2021, in diretta sulla pagina FB di
Bergamonews, dove Michela Marzano
ha trattato il tema “libertà di
parola e hate speech”, per definire
il confine tra libertà di espressione e
istigazione all’odio. L’incontro è stato
organizzato da Politeia,
l’associazione bergamasca nata con
l’obiettivo di promuovere una maggiore e
qualificata presenza delle donne in
politica.
Senza dubbio un tema molto caro a
Bergamonews che già nel 2017 aveva
firmato il manifesto di Parole Ostili,
la prima community in Italia contro
l’odio in rete, con l’obiettivo di far
riflettere sull’influenza delle parole
nella società e sull’importanza di
sceglierle con cura, combattendo negli
anni contro fake news, hate speech,
trolling.
Nel corso dell’intervista, moderata
dalla giornalista di Bergamonews
Lucia Cappelluzzo, è stato
affrontato il tema della libertà di
opinione da un punto di vista
storico-filosofico e il confine tra la
libertà di espressione e le parole
d’odio, in particolar modo nei social.
Un incontro davvero coinvolgente in cui
Michela Marzano, direttrice del
Dipartimento di Scienze Sociali (SHS -
Sorbona) come docente Ordinario di
Filosofia morale presso l’Università
Paris Descartes, dialogando con Lucia
Cappelluzzo, ha espresso chiare e
precise idee in merito, citando anche
episodi tratti dalla sua esperienza
personale o dalla realtà attuale.
Fin dall’inizio ha tenuto a
differenziare il violento e spesso
becero linguaggio d’odio dalla libertà
di espressione e di opinione che sono
ben altro. Per fortuna in Paesi
democratici, come l’Italia, tali libertà
sono garantite da una buona Costituzione
contro ogni tentativo di regime
dittatoriale, anche se vanno sempre
difese da eventuali attacchi in agguato.
Con il termine hate speech di
solito si indicano espressioni e frasi
usate per deridere, disprezzare,
mostrare ostilità verso individui o
gruppi sociali, presi di mira in base a
razza, religione, genere, orientamento
sessuale, disabilità e quant’altro. Lo
hate speech si è diffuso
purtroppo anche in politica e in
particolare sui social dove per mancanza
di opportuni filtri abbondano spesso
insulti razzisti, commenti sessisti,
attacchi omofobici, disprezzo per ogni
tipo di diversità.
Comunque appare necessario difendersi
denunciando, ma per farlo occorrono
leggi come quelle contenute nel DDL
Zan, nato per iniziativa del
deputato PD Alessandro Zan
(approvato alla Camera il 4 novembre e
ora all’esame della commissione
Giustizia del Senato). Esso prevede in
effetti (con quattro modifiche alla già
esistente normativa) l’estensione dei
reati d’odio e violenza legati a razza e
religione anche a chi discrimina
omosessuali, transgender, donne,
disabili.
Michela Marzano ha inoltre
opportunamente messo in rilievo il ruolo
di scuola e insegnanti nel lottare
contro bullismo e cyberbullismo, poiché
appare sempre più evidente il bisogno di
educare i giovani al rispetto degli
altri in quanto esseri umani, al di là
di qualsiasi diversità. |