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N. 8 - Agosto 2008 (XXXIX)

I LIMITI DELLO SVILUPPO
IL CLUB DI ROMA, MENZOGNE E VERITà

di Matteo Liberti

 

La verità, a volte, si annida tra strane maglie, soprattutto quando il tema riguarda la politica internazionale, ed è facile imbattersi, nel corso della Storia, in eventi che si possono leggere in una doppia maniera: nobile e vile assieme.

 

Facciamo un esempio: un paese X interviene militarmente a liberarne un altro Y da un oppressore. La nobiltà del fatto è a volte storpiata dall’interesse celato: la conquista, con nuovi strumenti, del paese liberato.

 

L’esempio manca di soggetti e nomi, ma è utile per introdurre una storia che inizia nel 1968, dove si mischiano massoneria ed elite globali e dove, pure, emerge per la prima volta una questione seria, nobile: quella dello sfruttamento dell’ambiente e delle pericolose conseguenze che ne derivano.

 

La storia in questione è quella del Club di Roma, un’associazione no-profit nata nel 1968 tra le mura dell’Accademia dei Lincei, situata per l’appunto a Roma.

 

 

Cercare di comprendere i cambiamenti che investono il pianeta in cui viviamo, evidenziare le problematiche più urgenti e proporre soluzioni, con particolare attenzione alle questioni ambientali. Questi gli scopi ufficiali del Club di Roma.

 

L’idea fu di Aurelio Peccei, un imprenditore italiano (iscritto alla massoneria), che fu accompagnato nell'iniziativa dallo scienziato di origine scozzese Alexander King e da altri luminari internazionali, tra premi Nobel, intellettuali ed esponenti politici.

 

Tra questi vi era anche Elisabeth Mann-Borgese, ricercatrice nota per il suo impegno nella tutela dei mari e per molti anni unico esponente femminile del Club di Roma, nonché la più giovane tra le figlie di Thomas Mann.

 

Questa sorta di cenacolo di pensatori divenne noto a livello mondiale nei primi anni Settanta, quando uscì un rapporto dal titolo I limiti dello sviluppo (Limits to Growth), commissionato dal Club al Massachusetts Institute of Technology (MIT), presso Cambridge, e firmato dalla scienziata Donella Meadows (nonché finanziato segretamente dalla Fondazione Rockefeller).

 

 

In quel lavoro, edito nel 1972, si  prediceva che la crescita economica mondiale sarebbe stata presto bloccata dalla limitata disponibilità delle risorse naturali, petrolio in primis.

 

I discorsi, cui tutti noi siamo oggi abituati, circa l’esauribilità delle materie prime e il pericolo che scaturisce per l’uomo da un eccessivo sfruttamento di queste, erano all’epoca discorsi poco frequenti, ed è proprio al Club di Roma che va il merito storico di aver fatto emergere a livello mondiale queste tematiche.

 

Il vero scopo del Club di Roma era però, secondo alcuni, quello di fare della facile propaganda circa la crisi ambientale, per poter sfruttare poi l’inquietudine dell’opinione pubblica al fine di centralizzare il potere (un po’ come nell’esempio senza soggetti fatto nelle prime righe).

 

Il rapporto del MIT si basava sulla simulazione al computer delle conseguenze della crescita demografica in relazione all’uso delle fonti energetiche presenti sul pianeta, e fu il primo studio scientifico che documentava l'insorgere della questione ambientale in termini globali. Anche se, in seguito, lo stesso Peccei ammise che alcuni risultati erano stati forzati.

 

Questa l’affermazione più famosa contenuta nel rapporto: "Nell'ipotesi che l'attuale linea di sviluppo continui inalterata nei cinque settori fondamentali (popolazione, industrializzazione, inquinamento, produzione di alimenti, consumo delle risorse naturali) l'umanità è destinata a raggiungere i limiti naturali dello sviluppo entro i prossimi cento anni. Il risultato più probabile sarà un improvviso, incontrollabile declino del livello di popolazione e del sistema industriale".

 

Fu così che quando, nel 1973, tutto il mondo occidentale dovette confrontarsi con quella che passò alla Storia come la crisi energetica, l’opinione pubblica di ogni continente iniziò a fare i conti con le problematiche esposte dal Club di Roma.

 

Quello delle risorse energetiche divenne improvvisamente un problema sentito dai cittadini di tutto il mondo.

 

Fu in questo periodo che iniziarono anche le prime voci circa la serietà dell’associazione e l’attendibilità delle sue intuizioni. Quel che avvenne fu che il Club predisse, ne I limiti dello sviluppo, un tracollo economico legato a problematiche ambientali per gli anni successivi al 2000. Il superamento della crisi petrolifera del 1973 portò molte persone a sminuire o addirittura a deridere le previsioni fatte dal Club, senza tenere però conto che queste erano riferite a un periodo più lungo. Tanto è vero che l'andamento dei principali indicatori, negli anni a seguire, ha rispecchiato abbastanza fedelmente le previsioni fatte dal Club, e oggi è forse quasi ridicolo non tenere in considerazione le problematiche che l’umanità dovrà affrontare nell’immediato futuro, confrontandosi con gli effettivi limiti posti allo sviluppo dal superamento delle possibilità fisiche del pianeta.

 

 

Fu sempre negli anni successivi all’uscita di Limits to Growth che si iniziò a diffondere l'interesse verso le cosiddette fonti energetiche rinnovabili, nonché verso il nucleare.

 

Sbagliati o giusti che fossero i calcoli contenuti nel rapporto del 1972, e soprattutto onesti o in malafede, quello studio ebbe comunque il pregio di aver introdotto nuovi importanti concetti, come ad esempio quello di limite nello sviluppo economico e nell'uso delle fonti energetiche non rinnovabili, aprendo la strada a quelle alternative.

 

Soltanto uno sviluppo sostenibile e soprattutto rispettoso dei limiti imposti dall’habitat in cui viviamo potrà forse evitarci lo scontro con una realtà in cui le risorse energetiche siano esaurite. Questa, fuori dagli interessi della politica internazionale e di qualsiasi casta o club massonico, è l’emergenza con cui confrontarsi.

 

 

 

Oggi il Club di Roma ha sede a Winterthur, in Svizzera, e le sue attività sono guidate da un’Assemblea Generale che si riunisce una volta all'anno. L'Assemblea elegge i membri di un comitato esecutivo che supervisiona poi l'attività del Club.

 

Attualmente il Club ha due co-presidenti, Ashok Khosla, (India) ed Eberhard von Koerber (Germania), e due Vice-Presidenti, Heitor Gurgulino de Souza (Brasile) e Anders Wijkman (Svezia).

 

 

 

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