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N. 93 - Settembre 2015 (CXXIV)

UNA GIORNATA PER SEMPRE
1990-2015: la festa del liga a CAMPOVOLO

di Andrea Bajocco

 

Lasciatemi iniziare con alcune piccole, ma doverose, premesse.

 

Chi scrive non è uno di quelli che è andato a Campovolo per “l’evento”; chi scrive è andato per passione, per rivivere quelle emozioni che, piaccia o no, solo le parole e la musica di Ligabue riescono a sollecitargli, andando a toccare quelle corde remote dell’anima che trasformano delle “semplici” canzoni in ricordi di stralci di vita vissuta.

 

Chi scrive non è uno alle prime armi, ma è uno che con il Liga ha “esordito” nel 1998, accompagnato da quella sorella – senza la quale, forse, non si sarebbe mai appassionato alla musica di Ligabue – che, volente o nolente, è la meravigliosa “causa” del folle amore che negli anni lo ha portato numerose volte nei parterre di stadi e palazzetti.

 

Chi scrive non è uno di quelli che nei 31 anni di vita si è concentrato solo sui live di Ligabue, ma ha vissuto oltre 140 concerti, di ogni genere. Ed è fondamentale, perché quando dici che sei andato a Campovolo e hai vissuto una giornata meravigliosa, molti ti guardano dall’alto dei 4-5 concerti visti e sembrano quasi dirti: “Sì, vabbè Ligabue, mica Springsteen o i Rolling Stones...”. Ecco, se a qualcuno interessa, Springsteen l’ho visto e vissuto... e Dancing in the Dark me la sono goduta a 360 gradi ballando, veramente, nel buio di uno Stadio Olimpico in delirio. Sempre se vi interessa, i Rolling Stones me li sono goduti al Circo Massimo e il coro iniziale di You Can’t Always Get What You Want mi ha attanagliato lo stomaco come quando incontri una donna e la tua mente vola al futuro, perché sei convinto che sarà lei la tua compagna di vita...

 

Chi scrive, infine, non è uno di quelli che vantano eccessive competenze musicali, anzi... vive la musica nella maniera più spontanea possibile, terra-terra se volete, facendosi semplicemente trascinare dalle emozioni, senza pregiudizi sulla musica che piace agli altri. Sia chiaro, ho i miei gusti e non reggo alcuni cantanti o gruppi, ma sono gusti e se a voi piacciono (o vi fanno rivivere ricordi o emozioni) perché dovrei permettermi di giudicarvi?! Sono contento per voi, che ci crediate o no, non c’è nulla di più bello al mondo. E, se provate ad aprire gli occhi, scoprirete che abbiamo una cosa in comune: c’è qualcuno, un estraneo, che, attraverso parole e musica, riesce a raccontare qualcosa di noi. Fantastico, no?

 

Ora che avete più o meno capito di cosa (e in che modo) si parlerà in questo articolo, se ancora siete tra quelli che non riuscendo ad argomentare buttano là i soliti, stucchevoli commenti tipo: “Oddio Ligabue, ancora co’ Ligabue, che palle...” oppure: “Ma dai, Ligabue fa finta di suonare la chitarra”, beh potete tranquillamente fermarvi e non continuare la lettura. Tanto non saremo mai sulla stessa linea d’onda.

 

Dunque, se siete ancora qui, evidentemente siete come me e probabilmente, attraverso le parole di un semplice fan del Liga, proverete a rivivere (o a vivere, se non eravate presenti) una serata indimenticabile come quella del 19 settembre 2015 quando, per la terza volta, Ligabue si affaccia a Campovolo, stavolta con la promessa di festeggiare i 25 anni dall’uscita di Ligabue, i 20 dall’uscita di Buon Compleanno Elvis e i 10 dal primo, storico Campovolo.

 

Si è scelto di proporre per intero i due album protagonisti della festa, e di aggiungere a margine altre canzoni raccolte dal vasto repertorio creato in 25 anni di carriera, andando in pratica a toccare tutti i dischi pubblicati. Alla fine i 150.000 spettatori, coprotagonisti dello show, si godranno la bellezza di 40 tracce per una durata totale di 3 ore e 40 minuti di concerto.

 

Avete veramente bisogno di altri numeri per rendervi conto di che tipo di serata è stata? Eccovi accontentati:

 

3) Le band ad accompagnare il Liga durante la serata. Ligabue è stato eseguito con i “ClanDestino”, Buon Compleanno Elvis con “La Banda” e il resto del concerto con “Il Gruppo”.

70) I metri di lunghezza dell’enorme palco.

780) I metri quadrati del megaschermo (termine forse riduttivo) più grande mai realizzato nello Stivale.

2.000.000) I watt prodotti dalle casse. No, non c’è nessun errore di battutura, erano davvero 2 milioni...

 

Comunque, alle 20:30 in punto, dal 2015 si fa un balzo indietro nel tempo e ci si ritrova nei primi anni ’90. Si comincia con Balliamo sul Mondo e le varie zone del parterre (suddiviso tra Pit Bar Mario, Pit A, Pit B e No Pit) impazziscono. 300.000 occhi si alzano verso il cielo a cercare Fred e Ginger che “sono su una supernova sopra noi”. Non ci poteva essere un inizio migliore.

 

Gli arrangiamenti sono tutti quelli originali, compresi quelli di Piccola Stella Senza Cielo (non me ne voglia la nuova versione, ma la vecchia è tutta un’altra storia) e Non è Tempo per Noi, suonata per la prima volta dal vivo come nell’album e non da ballata rock.

 

Si continua e si iniziano a vedere i primi occhi gonfi. C’è poco da fare, Sogni di Rock ‘n’ Roll fa sempre questo effetto. Finita questa, neanche il tempo di asciugarsi gli occhi e di guardare chi ti sta vicino (e vedere in lei la tua stessa gioia e la tua stessa emozione) e si riparte. Ligabue annuncia la canzone successiva come una delle “meno cagate” della sua carriera (alla fine saranno tre le canzoni presentate così...): Radio Radianti. Molti, soprattutto i più giovani, ascoltano senza cantare, noi no. Noi ce la godiamo, per la prima volta. Era infatti dal tour del 1990 che non veniva proposta.

 

Le ultime due canzoni della prima parte del concerto sono Angelo della Nebbia e Figlio d’un Cane. La prima, malinconica, tetra e meravigliosa, ha destabilizzato il sottoscritto che ha retto a malapena all’emozione e si è ripreso giusto in tempo per “esagerare” durante la cattiveria del pezzo successivo. È passata un’ora ed è finito soltanto il primo disco.

 

Cambio di strumenti, cambio di musicisti, un salto in avanti di 5 anni ed ecco la durezza di Vivo, Morto o X a far scatenare i 150.000, molti dei quali incrociano le braccia sopra la testa per formare una X, come faceva il Liga ai vecchi tempi.

 

Non c’è bisogno di molte parole per descrivere Buon Compleanno Elvis. Bastano alcuni titoli... Leggero, Il Cielo è Vuoto o il Cielo è Pieno, Seduto in Riva al Fosso... beh, sentirle tutte e tre insieme, dal vivo, nella stessa serata, non è da tutti e non è poca roba! Aggiungeteci le altre due canzoni poco considerate del Liga (La Forza della Banda e Non Dovete Badare al Cantante) e la magia è completa. Anche in questo caso molti ascoltavano in silenzio mentre noi urlavamo il nostro amore per Liga.

 

Intorno a noi, occhi perplessi sembravano domandarsi e domandarci: “Ma come fate a conoscere anche queste?”. La nostra unica risposta sono stati abbracci, urla e sorrisi.

 

Finito anche Buon Compleanno Elvis in un’ora abbondante, non sappiamo più cosa aspettarci. Non sappiamo quante canzoni, non possiamo immaginare nemmeno su quali pezzi cadrà la scelta del “Rocker di Correggio”.

 

Alla fine saranno 15 i pezzi suonati, tra cui molti recenti (C'è Sempre una Canzone, Il Meglio Deve Ancora Venire, Il Muro del Suono), alcuni al debutto dal vivo (A Modo Tuo, inizialmente scritta da Luciano per Elisa, e Non Ho che Te) e altri che fanno parte della Storia musicale di Ligabue (A che Ora è la Fine del Mondo, Tra Palco e Realtà, Si Viene e si Va, Ho Perso le Parole e Il Giorno di Dolore che uno Ha).

 

Si chiude attraverso la carica e le note di Con la Scusa del Rock ‘n’ Roll, con interminabili fuochi d’artificio a salutare e ringraziare i presenti, e con un’enorme scritta sul megaschermo: “LIGABUE”. Non c’era bisogno di nient’altro, davvero.

 

Il concerto è finito, la gente si riversa nelle strade dando il via a una notte di traffico intenso. Per quanto riguarda noi, nel buio della A1, tra un autogrill e un altro, abbiamo commentato a lungo il concerto e ci siamo chiesti come faremo a vederne un altro del Liga, consapevoli che quello appena finito rimarrà probabilmente il più bel concerto del cantautore a cui abbiamo preso parte... Ai posteri l’ardua sentenza, l’importante era esserci, l’importante era goderselo al massimo con le persone giuste, quelle che sono state la classica ciliegina sulla torta di “una giornata per sempre”.



 

 

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