[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

191 / NOVEMBRE 2023 (CCXXII)


moderna

iL LUPO DI ANSBACH
Storia di un particolare caso di licantropi

di Lorenzo Bruni

 

Il licantropo, conosciuto anche come lupo mannaro o uomo lupo, è una creatura leggendaria, una sorta di lupo antropomorfo con tendenze primordiali che sfociano nell’omicidio e nella brama del sangue umano. Al giorno d’oggi questa mostruosa figura mitologica popola per lo più serie televisive e film, così come i racconti dell’orrore e una particolare categoria di romanzi d’amore, ma l’uomo lupo può essere ritrovato in culture ben più antiche di quelle cui si potrebbe pensare.

Già nella prima età del bronzo era venerato come una divinità presso gli Arii, simbolo di fertilità e augurio di buona caccia, così come tra alcuni popoli dell’Anatolia; ancora un rimando al canide antropomorfo può essere riscontrato nella mitologia egizia, considerata la presenza del dio Anubi, il dio dei morti con il corpo da uomo e la testa da sciacallo, così come in quella greca, dato che sia Zeus che Apollo erano capaci di trasformarsi in lupo.

Con il perdersi dello zoomorfismo nelle religioni, però, la figura del licantropo acquista sempre più accezione negativa: si inizia a ritenere che per trasformarsi in lupo un uomo debba essere vittima di una maligna maledizione, oppure un adoratore di Satana. Proprio per tale motivo la persecuzione alla licantropia, in età medievale, può essere fatta rientrare nel più ampio ambito della caccia alle streghe: si calcola che tra il XIV e il XVII secolo, in Europa, soprattutto in Francia e Germania, siano state giustiziate circa centomila persone con l’accusa di licantropia.

Le modalità di esecuzione dei poveri malcapitati erano decisamente crude, ma fra queste un caso spicca come emblematico del clima di paura collettiva vissuto in quel periodo. Nel 1685 il Principato di Ansbach, in Baviera, divenne triste teatro di continui attacchi di un lupo ai danni degli allevamenti locali. Tale evento non era certo una novità, ma la situazione precipitò quando la creatura iniziò ad aggredire e uccidere numerosi bambini nel giro di pochi mesi. Si iniziò così a diffondere il timore che non si trattasse di un normale lupo, bensì di un licantropo, pratico delle mistiche arti oscure.

I contadini locali, nel tentativo di spiegare la crudeltà della bestia, arrivarono alla conclusione che si trattasse del detestato borgomastro di Ansbach, Michael Leich, che per anni aveva assoggettato la cittadina con sistemi crudeli e fraudolenti ed era morto da poco: mentre alcuni giuravano di averlo visto, da vivo, ad assistere al suo stesso funerale, così come altri dichiararono che un lupo si aggirava nella sua abitazione il giorno stesso in cui morì, in città si iniziò a mormorare che Leich fosse sopravvissuto alla morte e avesse trasferito il suo spirito nel corpo di un lupo.

Cacciare il lupo si trasformò, quindi, dall’essere un’azione volta unicamente a proteggere la prole di Ansbach a una missione vendicativa verso l’odiato borgomastro, portando gli abitanti della città ad acquisire non soltanto determinazione, ma anche ferocia. Il 9 ottobre dello stesso anno, dopo aver appositamente allestito un wolfsgrube, una trappola per lupi a forma di pozzo nel quale era stato gettato un gallo come esca, una battuta di caccia riuscì a stanarlo in prossimità del bosco vicino a Neuses e a farlo cadere nel tranello, dove rimase intrappolato e venne ucciso con sassi e bastoni. La vendetta, però, era ben lungi dall’essere conclusa.

La carcassa del lupo venne fatta sfilare per la cittadina di Ansbach, mostrando agli abitanti come il male fosse stato estirpato e il demone sconfitto. Dopodiché questo venne spellato, gli fu tagliato il muso e apposta al suo posto una maschera con le fattezze di Leich; gli venne messa addosso una parrucca e un mantello, poi venne impiccato a una forca eretta apposta su un colle vicino, di modo che fosse visibile anche da lontano.

La volontà di mettere in scena tale spettacolo aveva doppia valenza: da un lato si voleva mostrare a Satana come il suo teatrino non avesse avuto successo, come l’animale diabolico sotto le spoglie umane fosse stato riconosciuto e sconfitto; dall’altro, non avendo potuto vendicarsi in vita, i cittadini di Ansbach erano stati così in grado di avere la propria rivincita sul terribile Leich.

C’è anche chi sostiene che questo non fosse altro che un piano della cittadina per impressionare il nuovo borgomastro, intimorirlo di modo che le sue azioni fossero meno turpi di quelle del predecessore; altri, invece, ritengono che l’intera vicenda fosse stata abilmente orchestrata proprio dal nuovo borgomastro, col preciso intento di accaparrarsi le simpatie della popolazione e mostrarsi contrario all’operato di Leich. Comunque si siano svolti i fatti, dopo alcuni giorni la carcassa del lupo venne rimossa dalla forca, impagliata e conservata per qualche tempo all’interno del museo cittadino.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]