[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

189 / SETTEMBRE 2023 (CCXX)


attualità

DOVE STIAMO ANDANDO?
QUALCHE CONSIDERAZIONE SULLA situazione DEL MONDO
di Raffaele Pisani

 

Nella sua recente opera intitolata Osservazioni sul disorientamento del mondo, Alain Badiou ci presenta un’umanità che ha perso di fondamentali punti di riferimento. Il mondo, l’Occidente in particolare, è disorientato; le grandi narrazioni, il riferimento è a Lyotard, sono finite, la democrazia è malata e incapace di essere all’altezza della sua denominazione, l’autore la indica tra virgolette.

 

In una sintesi accurata delinea la situazione generale, soffermandosi su alcuni aspetti legati da una causa che li accomuna. Indica anche, forse in maniera troppo sbrigativa, la sua soluzione, che non teme di chiamare comunismo. Cosa intenda con questo termine lo si può intuire in riferimento al materialismo dialettico, che però non nomina nel suo argomentare. Così si esprime, in corsivo nel testo: «il comunismo non è né un’ideologia né un vago obiettivo finale, bensì un processo politico assolutamente singolare da pensare e animare come tale, qui ed ora» (Badiou 2023, p. 45).

 

La descrizione del disorientamento si svolge in un gioco di sineddochi: Francia per dire Occidente e Occidente per dire il mondo; anche riguardo agli argomenti segue la stessa linea; nel secondo capitolo che tratta del concetto di orientamento e del suo contrario, parlando della scienza si limita al disorientamento apportato dalla rivoluzione copernicana e dalle scoperte di Galileo. Gli altri settori sono l’arte, l’amore e la politica, su quest’ultima si sofferma un po’ più a lungo.

 

Fa riferimento a un seminario da lui tenuto nel primo decennio del Duemila, e afferma che: «Il punto cruciale è che uno stato di disorientamento deriva sempre dalla provvisoria sconfitta, o assenza mal motivata, di una procedura veritativa» (Badiou 2023, p. 24). La frase è chiara e se non fosse seguita da altro imbarazzerebbe per la sua ovvietà. A suo dire nel momento attuale il disorientamento politico è dovuto a una organizzazione sociale che si basa sulle disuguaglianze e sugli Stati impegnati a mantenere la condizione attuale, sostenendo l’ideologia che la giustifica. A questa mascheratura della verità egli contrappone un ritorno alla visione marxista: «Per quel che ci riguarda, a costituire il punto di riferimento veritativo di un nuovo orientamento è la critica marxista del capitalismo, la quale si coniuga con una proposta comunista di riorganizzazione totale dei legami sociali» (Badiou 2023, p. 27).

 

D’altra parte non nasconde il fallimento storico del marxismo, ben lontano dall’aver attuato ciò che prometteva e lo interpreta come una défaillance che non mette in ombra la verità del messaggio originario; leggiamo qualche riga dopo: «(…) il tempo storico, se ricondotto all’eternità del Capitale, non può che essere una stagnazione, un disorientamento tormento, i cui sintomi morbosi saranno quelli che ho descritto nel capitolo precedente: parlamentarismo inetto, liberalismo economico cinico, estremismo razzista e fascisteggiante, gauchismo crepuscolare votato a un’eterna e vana negazione».

 

Possiamo essere d’accordo che la verità e la bontà di un’idea non vengono scalfite da un’involuzione che storicamente le segue. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 non è stata svalutata dal terrore rivoluzionario di qualche anno dopo e anche ora ispira, per la verità in tono minore rispetto qualche decennio fa, le istituzioni di molti paesi del mondo.

 

L’autore si sofferma su altri esempi di disorientamento, alcuni riferiti alla Francia altri universali, o quantomeno più vasti, uno di questi è il femminismo attuale. Diverso da quello da quello che chiama, eroico, facendo i nomi di Virginia Woolf e di Simone de Beauvoir, si preoccupa di problemi, certamente rilevanti come le disuguaglianze nell’ambito sociale e anche famigliare, come anche il fenomeno drammatico dei femminicidi, ma li affronta combattendo gli effetti senza andare alla radice. Rimprovera al femminismo moderno di non aver affrontato il tema centrale che è l’amore, citando Rimbaud dice che “l’amore è da reinventare”. Conclude il suo pensiero affermando: «L’amore è il divenire differenziato di ciò che è comune. È il comunismo minimale» (Badiou 2023, p. 67).

 

Altro tema che affronta è quello ecologico; i disastri planetari sono sotto gli occhi di tutti, ma tanti, troppi, ignorano o tengono nascosta la causa principale, vale a dire, il capitalismo globalizzato. I paesi che nel gergo odierno vengono chiamati totalitari come quelli definiti democratici non differiscono più di tanto nello sfruttamento dissennato del pianeta. Le risposte che ne derivano risultano inconsistenti e talvolta anche patetiche come quando si personifica la natura, «il pianeta ci implora e geme!» (Badiou 2023, p. 74) e la terra, Gaia, diventa una divinità. Potremmo dire che si confonde la metafora con la realtà concreta. Tutto questo è per Badiou negazione debole, non mette in discussione l’attuale ordine mondiale che, al di là delle differenze politiche, è unito nell’azione per depredare il mondo. Intanto si va avanti con iniziative di sensibilizzazione, «La piccola santa dell’ecologia, Greta Thunberg» (Badiou 2023, p. 73) è la figura più paradigmatica; si fanno congressi internazionali per programmare rimedi che all’atto pratico incontrano tante limitazioni.

 

La soluzione che Badiou propone ci lascia perplessi. Difficile pensare che il sistema produttivo possa passare dagli attuali detentori del potere a «comitati popolari situati nei vari luoghi che ospitano la produzione stessa, agricola o industriale che sia» (Badiou 2023, pp. 72-73). Par di capire che il problema si debba risolvere in loco, considerato che i congressi mondiali risultano infruttuosi.

 

Ma quanti problemi comporterebbe una situazione del genere? I membri di questi comitati dovrebbero essere esperti di scienza e di umanità, dovrebbero saper congiungere le strategie mondiali con la situazione particolare e dovrebbero anche saper dominare gli egoismi localistici. Ci vorrebbe una rigenerazione dell’umanità, una rivoluzione che come diceva Mounier, citando Péguy: o sarà morale o non sarà affatto.

 

Badiou naturalmente usa un vocabolario diverso, ma è ben convinto che l’apprendimento vero e significativo non possa avvenire che attraverso un percorso che richiede una partecipazione interiore. Dà un giudizio molto severo sulla scuola, specie statale, francese ma ciò che descrive trova riscontro anche del nostro paese. Si confonde il sapere con la grande quantità d’informazioni alle quali con i sistemi digitali si accede facilmente. Si chiede di rispondere scegliendo la risposta giusta da un elenco proposto, ma questo può funzionare solo per rinforzare nozioni estrinseche. In questa maniera ci si fa l’idea che il sapere è già costituito e scritto da qualche parte, per certe cose va bene, ma si deve aver ben presente che il vero sapere si conquista in un cammino personale, coadiuvati dalla guida degli insegnanti, è per questa via che talvolta si scopre il nuovo.

 

Il problema dell’educazione, della scuola e dell’insegnamento deve averlo sempre occupato nella sua lunga vita, è nato a Rabat nel 1937. È proprio lui a dirlo nel presente saggio di aver sempre avuto a che fare con questa attività. Professore di Filosofia all’Università, sposato con un’insegnante, figlio di padre e madre insegnanti, con un figlio e qualche nipote che continuano la tradizione.

 

Il suo manifesto può essere rappresentato da questo brano: «Ebbene sì, l’insegnamento è l’Idea conquistata dal pensiero contro le opinioni dominanti ripetute tanto dalle macchine protette da un codice di accesso quanto dai procuratori del Capitale e dai loro scribacchini e spacciatori di notizie preventivamente aggiustate» (Badiou 2023, p. 81).

 

«Dove va L’umanità? Boh! Succo di un’intervista di Mao a mr. Edgar Snow». In uno dei primi fotogrammi del film Uccellacci e uccellini di Pier Paolo Pasolini, del 1966, possiamo cogliere questa confessione agnostica e, a quasi sessant’anni di distanza constatare come il disorientamento continui in nuove forme. Badiou, con alle spalle un grande impegno culturale e sociale, sente ancora il bisogno di illustrarci il suo punto di vista per rendere più vivibile il mondo.

  

 

Riferimenti bibliografici:

 

Alain Badiou, Osservazioni sul disorientamento del mondo, Traduzione dal francese di Maria Montaldo, Neri Pozza Editore, Vicenza 2023. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]