attualità
DOVE STIAMO ANDANDO?
QUALCHE CONSIDERAZIONE SULLA situazione
DEL MONDO
di Raffaele Pisani
Nella sua recente opera intitolata Osservazioni
sul disorientamento del mondo, Alain Badiou ci
presenta un’umanità che ha perso di fondamentali
punti di riferimento. Il mondo, l’Occidente in
particolare, è disorientato; le grandi narrazioni,
il riferimento è a Lyotard, sono finite, la
democrazia è malata e incapace di essere
all’altezza della sua denominazione, l’autore la
indica tra virgolette.
In una sintesi accurata delinea la situazione
generale, soffermandosi su alcuni aspetti legati da
una causa che li accomuna. Indica anche, forse in
maniera troppo sbrigativa, la sua soluzione, che non
teme di chiamare comunismo. Cosa intenda con questo
termine lo si può intuire in riferimento al
materialismo dialettico, che però non nomina nel suo
argomentare. Così si esprime, in corsivo nel testo:
«il comunismo non è né un’ideologia né un vago
obiettivo finale, bensì un processo politico
assolutamente singolare da pensare e animare come
tale, qui ed ora» (Badiou
2023, p. 45).
La descrizione del disorientamento si svolge in un
gioco di sineddochi: Francia per dire Occidente e
Occidente per dire il mondo; anche riguardo agli
argomenti segue la stessa linea; nel secondo
capitolo che tratta del concetto di orientamento e
del suo contrario, parlando della scienza si limita
al disorientamento apportato dalla rivoluzione
copernicana e dalle scoperte di Galileo. Gli altri
settori sono l’arte, l’amore e la politica, su
quest’ultima si sofferma un po’ più a lungo.
Fa riferimento a un seminario da lui tenuto nel
primo decennio del Duemila, e afferma che: «Il
punto cruciale è che uno stato di disorientamento
deriva sempre dalla provvisoria sconfitta, o assenza
mal motivata, di una procedura veritativa» (Badiou
2023, p. 24). La frase è chiara e se non fosse
seguita da altro imbarazzerebbe per la sua ovvietà.
A suo dire nel momento attuale il disorientamento
politico è dovuto a una organizzazione sociale che
si basa sulle disuguaglianze e sugli Stati impegnati
a mantenere la condizione attuale, sostenendo
l’ideologia che la giustifica. A questa mascheratura
della verità egli contrappone un ritorno alla
visione marxista: «Per quel che ci riguarda, a
costituire il punto di riferimento veritativo di un
nuovo orientamento è la critica marxista del
capitalismo, la quale si coniuga con una proposta
comunista di riorganizzazione totale dei legami
sociali» (Badiou
2023, p. 27).
D’altra parte non nasconde il fallimento storico del
marxismo, ben lontano dall’aver attuato ciò che
prometteva e lo interpreta come una défaillance che
non mette in ombra la verità del messaggio
originario; leggiamo qualche riga dopo: «(…) il
tempo storico, se ricondotto all’eternità del
Capitale, non può che essere una stagnazione, un
disorientamento tormento, i cui sintomi morbosi
saranno quelli che ho descritto nel capitolo
precedente: parlamentarismo inetto, liberalismo
economico cinico, estremismo razzista e
fascisteggiante, gauchismo crepuscolare votato a
un’eterna e vana negazione».
Possiamo essere d’accordo che la verità e la bontà
di un’idea non vengono scalfite da un’involuzione
che storicamente le segue. La Dichiarazione dei
diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 non è
stata svalutata dal terrore rivoluzionario di
qualche anno dopo e anche ora ispira, per la verità
in tono minore rispetto qualche decennio fa, le
istituzioni di molti paesi del mondo.
L’autore si sofferma su altri esempi di
disorientamento, alcuni riferiti alla Francia altri
universali, o quantomeno più vasti, uno di questi è
il femminismo attuale. Diverso da quello da quello
che chiama, eroico, facendo i nomi di Virginia Woolf
e di Simone de Beauvoir, si preoccupa di problemi,
certamente rilevanti come le disuguaglianze
nell’ambito sociale e anche famigliare, come anche
il fenomeno drammatico dei femminicidi, ma li
affronta combattendo gli effetti senza andare alla
radice. Rimprovera al femminismo moderno di non aver
affrontato il tema centrale che è l’amore, citando
Rimbaud dice che “l’amore è da reinventare”.
Conclude il suo pensiero affermando: «L’amore è
il divenire differenziato di ciò che è comune. È il
comunismo minimale» (Badiou
2023, p. 67).
Altro tema che affronta è quello ecologico; i
disastri planetari sono sotto gli occhi di tutti, ma
tanti, troppi, ignorano o tengono nascosta la causa
principale, vale a dire, il capitalismo
globalizzato. I paesi che nel gergo odierno vengono
chiamati totalitari come quelli definiti democratici
non differiscono più di tanto nello sfruttamento
dissennato del pianeta. Le risposte che ne derivano
risultano inconsistenti e talvolta anche patetiche
come quando si personifica la natura, «il pianeta
ci implora e geme!» (Badiou
2023, p. 74) e la terra, Gaia, diventa una divinità.
Potremmo dire che si confonde la metafora con la
realtà concreta. Tutto questo è per Badiou
negazione debole, non mette in discussione
l’attuale ordine mondiale che, al di là delle
differenze politiche, è unito nell’azione per
depredare il mondo. Intanto si va avanti con
iniziative di sensibilizzazione, «La piccola
santa dell’ecologia, Greta Thunberg» (Badiou
2023, p. 73) è la figura più paradigmatica; si fanno
congressi internazionali per programmare rimedi che
all’atto pratico incontrano tante limitazioni.
La soluzione che Badiou propone ci lascia perplessi.
Difficile pensare che il sistema produttivo possa
passare dagli attuali detentori del potere a «comitati
popolari situati nei vari luoghi che ospitano la
produzione stessa, agricola o industriale che sia»
(Badiou
2023, pp. 72-73). Par di capire che il problema si
debba risolvere in loco, considerato che i congressi
mondiali risultano infruttuosi.
Ma quanti problemi comporterebbe una situazione del
genere? I membri di questi comitati dovrebbero
essere esperti di scienza e di umanità, dovrebbero
saper congiungere le strategie mondiali con la
situazione particolare e dovrebbero anche saper
dominare gli egoismi localistici. Ci vorrebbe una
rigenerazione dell’umanità, una rivoluzione che come
diceva Mounier, citando Péguy: o sarà morale o non
sarà affatto.
Badiou naturalmente usa un vocabolario diverso, ma è
ben convinto che l’apprendimento vero e
significativo non possa avvenire che attraverso un
percorso che richiede una partecipazione interiore.
Dà un giudizio molto severo sulla scuola, specie
statale, francese ma ciò che descrive trova
riscontro anche del nostro paese. Si confonde il
sapere con la grande quantità d’informazioni alle
quali con i sistemi digitali si accede facilmente.
Si chiede di rispondere scegliendo la risposta
giusta da un elenco proposto, ma questo può
funzionare solo per rinforzare nozioni estrinseche.
In questa maniera ci si fa l’idea che il sapere è
già costituito e scritto da qualche parte, per certe
cose va bene, ma si deve aver ben presente che il
vero sapere si conquista in un cammino personale,
coadiuvati dalla guida degli insegnanti, è per
questa via che talvolta si scopre il nuovo.
Il problema dell’educazione, della scuola e
dell’insegnamento deve averlo sempre occupato nella
sua lunga vita, è nato a Rabat nel 1937. È proprio
lui a dirlo nel presente saggio di aver sempre avuto
a che fare con questa attività. Professore di
Filosofia all’Università, sposato con un’insegnante,
figlio di padre e madre insegnanti, con un figlio e
qualche nipote che continuano la tradizione.
Il suo manifesto può essere rappresentato da questo
brano: «Ebbene sì, l’insegnamento è l’Idea
conquistata dal pensiero contro le opinioni
dominanti ripetute tanto dalle macchine protette da
un codice di accesso quanto dai procuratori del
Capitale e dai loro scribacchini e spacciatori di
notizie preventivamente aggiustate» (Badiou
2023, p. 81).
«Dove va L’umanità? Boh! Succo di un’intervista
di Mao a mr. Edgar Snow». In uno dei primi
fotogrammi del film Uccellacci e uccellini di
Pier Paolo Pasolini, del 1966, possiamo cogliere
questa confessione agnostica e, a quasi sessant’anni
di distanza constatare come il disorientamento
continui in nuove forme. Badiou, con alle spalle un
grande impegno culturale e sociale, sente ancora il
bisogno di illustrarci il suo punto di vista per
rendere più vivibile il mondo.
Riferimenti bibliografici:
Alain Badiou, Osservazioni sul disorientamento
del mondo, Traduzione dal francese di Maria
Montaldo, Neri Pozza Editore, Vicenza 2023. |