storia & sport
SIR LEWIS HAMILTON
QUANDO LA STORIA E LO SPORT SI UNISCONO
di Giada Semenzato
Quando parliamo di Storia pensiamo
sempre a quella disciplina che si occupa
interamente e unicamente dello studio
del passato, delle sue fonti e di tutte
quelle testimonianze che possono
aiutarci a veicolare il sapere. Essa
però non circoscrive i suoi confini solo
al periodo più antico, ma ingloba anche
le vicende moderne e contemporanee
escludendo però da sé tutto ciò che non
riguarda direttamente il suo campo di
studio.
Ma allora cosa rimane? Chi è meritevole
di questi tempi di essere l’oggetto
d’indagine della Storia? Da sempre
troviamo citate le grandi figure del
passato, coloro che si sono guadagnate
il diritto di entrare nei memoriali e a
lasciare un segno indelebile per le
generazioni successive, ma adesso chi
può vantare una tale importanza? Chi può
avere l’onore di affiancare i grandi in
questo pantheon di celebrità?
Certo, ci sono figure come Elisabetta
II, la sovrana più longeva di tutti i
tempi, figure che promuovono la pace nel
mondo o politici che si battono per il
riconoscimento dei diritti civili nelle
parti del mondo che ancora questo passo
non lo hanno fatto e tanto altro.
E se la Storia cominciasse a guardarsi
intorno e a riconoscere di avere più
branchie di quelle più comuni e
conosciute? L’obiettivo di
quest’articolo è proprio quello di
mostrare il legame che intercorre tra la
storia e lo sport, focalizzandosi su
un’atleta che ha contribuito a rendere
grande e vincente il suo sport: Lewis
Hamilton, pilota di Formula 1.
Lewis Hamilton è stato indicato come il
più grande pilota di F1 della storia di
questo sport, di cui detiene ben 7
titoli mondiali, al pari di Michael
Schumacher, serie interrotta
recentemente dopo aver sfiorato l’ottavo
titolo, vinto, non senza poche
polemiche, dal rivale Max Verstappen.
I record infranti gara dopo gara
dimostrano che siamo di fronte a un
pilota all’apice della sua carriera e
che ha una continuità di risultati fuori
dal comune. Solo in questa stagione ha
regalato emozioni e spettacolo,
mostrando doti, qualità tecniche e
perseveranza che solo un pluridecorato
campione del mondo può avere. Basti
pensare al gran premio del Brasile dove
Lewis sconta 10 posizioni di penalità in
griglia di partenza, riuscendo a
ottenere una brillante vittoria fatta di
sorpassi uno più bello dell’altro.
Lo stesso Hamilton nel corso delle
interviste non ha mai fatto mistero di
quanto questa stagione sia stata più
dura e competitiva, probabilmente anche
a causa dell’effetto long-Covid che lo
ha molto provato in occasione del gran
premio d’Ungheria, lasciandolo
completamente spossato durante la
cerimonia del podio.
Senza dubbio è stato uno dei mondiali
più avvincenti degli ultimi anni,
complice una Red Bull più competitiva
che mai, che ha tenuto viva la lotta
fino all’ultimo appuntamento, quello più
atteso : Abu Dhabi. Qui Lewis Hamilton e
Max Verstappen arrivano a pari punti,
rendendo già le qualifiche territorio di
caccia, perché entrambi sanno che, in
questo circuito più di altri, chi scatta
in pole position è considerato il
favorito per la vittoria. Ancora una
volta però il 7 volte iridato cambia le
carte in tavola: il giorno della gara a
partire in pole è il rivale ma per poco
perché subito alla prima curva è la sua
freccia d’argento a mettersi al comando.
Dopo una gara completamente dominata
dalla Mercedes, alla fine è la Red Bull
a tagliare il traguardo per prima,
togliendo l’ottavo titolo in carriera a
Lewis Hamilton e con esso la possibilità
di diventare il pilota con più titoli
mondiali nella storia della
competizione.
Tralasciando le polemiche e le voci in
merito a quanto successo ad Abu Dhabi, è
indubbio che anche senza questo titolo
Hamilton resti il più grande pilota di
sempre, i suoi successi e i suoi numeri
lo confermano a mani basse.
Tra le sue qualità troviamo uno stile di
guida aggressivo, una predisposizione a
guidare sul bagnato e una solidità in
termini di passo gara senza eguali, a
cui si aggiunge un’innata
predisposizione.
Questi record appartengono a una vasta
gamma di categorie. Innanzitutto il
numero di titoli mondiali, il cui numero
è condiviso con Michael Schumacher per
un totale di 7.
Abbiamo poi la sezione dedicata alle
vittorie, che possiamo dividere in tre
sottocategorie : quelle totali, ovvero
quelle ottenute da Hamilton nel corso
della sua intera carriera e che a
conclusione di questa stagione arrivano
a quota 103, troviamo poi 82 vittorie
con lo stesso costruttore ovvero
Mercedes e infine la terza sezione
relativa al numero di trionfi nel
proprio Gran Premio di casa
(Silverstone) con ben 8 successi.
Altra classe in cui Lewis Hamilton
detiene un record è quella relativa al
numero di Pole Position. 103 sono le
Pole Position totali firmate dal
campione del mondo e 77 sono quelle
legate allo stesso costruttore
(Mercedes). Sono 8 invece le Pole
collezionate nello stesso Gran Premio
(Australia e Ungheria) e 7 quelle del
proprio Gran Premio di casa.
Per quanto riguarda i giri veloci
vediamo che è in suolo italiano che
Hamilton sigla un altro traguardo,
arrivando a un totale di 7.
La categoria dei podi vede un record di
182 contro 48 secondi posti. Troviamo
poi 133 podi ottenuti con la medesima
scuderia (Mercedes) e 11 nel Gran Premio
di casa.
Oltre a questo riscontriamo dei dati
sbalorditivi anche in merito ai punti
ottenuti, con un totale di 4165,5 e con
un record di 48 Gran Premi consecutivi
fruttati punti, striscia però interrotta
a causa della sua positività al Covid
che lo obbliga a saltare la prima gara
della sua carriera. Sono 249 invece i
Gran Premi a punti.
Hamilton inoltre vanta anche il record
di numero di prime file di partenza
ovvero 173.
Per la categoria di “leader di gara” i
numeri sono strabilianti con ben 396
giri percorsi in testa e con un totale
di 27482 chilometri mantenendo la
leadership. Sono invece 177 i Gran Premi
con almeno un giro in testa di cui 18
sono i Gran Premi consecutivi con almeno
un giro in testa.
Tra i record multipli troviamo il
maggior numero di vittorie partendo
dalla Pole Position (61) e 23 gare
percorse in prima posizione dal primo
all’ultimo giro.
Nella stagione 2020 Lewis Hamilton
colleziona anche il record di maggior
velocità media nel giro di qualifica con
264,362 km/h nel Gran Premio d’Italia.
Insomma appare evidente che non è un
altro titolo mondiale a sminuire questo
pilota, anzi. Tuttavia dal Gp di Abu
Dhabi Hamilton è caduto in un silenzio
assordante che sa di delusione, di
amarezza e di bisogno di ritrovare la
motivazione e la voglia di combattere
per affrontare una nuova stagione
caratterizzata dalla presenza in griglia
della nuova generazione di cui proprio
Max Verstappen fa parte.
Non è però la prima volta che il 7 volte
iridato si trova a perdere un titolo
mondiale: dobbiamo tornare nel lontano
2016 quando è stato proprio il suo ex
compagno di squadra, Nico Rosberg, a
trionfare. Quella stagione è sicuramente
ben impressa nella memoria degli
appassionati di Formula 1 perché mai due
teammate si sono scontrati e contesi
fino all’ultimo la corsa al mondiale.
Da quella sconfitta Lewis Hamilton è
cambiato, ha dovuto ritrovare se stesso
e la motivazione per tornare a vincere
ed è quello che speriamo possa fare
anche durante questa pausa, incassare la
sconfitta e tornare più forte e
determinato di prima. Tra i suoi pregi
c’è sicuramente il fatto di saper
riconoscere la grandezza degli avversari
con cui si confronta in pista e il fatto
che dopo essersi visto portare via il
titolo, lui si sia congratulato con il
suo rivale dimostra quanto non sia un
titolo a definire e renderti un
campione, ma sia la personalità e
l’essere un vero e proprio sportivo a
fare la differenza.
“Still I Rise” ecco il suo motto
ben impresso su tutta la schiena e che
spesso abbiamo visto comparire anche
nella grafica del suo casco, è questo il
suo obiettivo e il suo mantra, ciò che
lo spinge a continuare e a scalfire anno
dopo anno record che di diritto lo
inseriscono tra i grandi piloti di
questo sport.
Lewis Hamilton però oltre ai suoi
record, detiene una serie non
indifferente di riconoscimenti tra cui
quello di personalità sportiva dell’anno
e altri titoli simili, ma due in
particolare costituiscono un enorme
privilegio e che soprattutto non possono
essere attribuiti a chiunque. Si tratta
delle onorificenze di “Membro
dell’Ordine dell’Impero Britannico - Per
il prestigio reso agli sport motoristici
britannici” (31 dicembre 2008) e del
“Knight Bachelor - Per meriti sportivi”
(31 dicembre 2020).
La prima è un ordine cavalleresco
istituito da re Giorgio V nel 1917 e
rientra tra le più alte onorificenze del
Regno Unito. Durante il regno di
Elisabetta II l’ordine acquisisce ancora
più notorietà, soprattutto perché si
iniziano a premiare coloro che
conferiscono al Regno Unito e al
Commonwealth, in ambito artistico,
culturale, economico, sportivo,
scientifico ed educativo, un ampio
prestigio. Lewis Hamilton ottiene questo
privilegio grazie alla vittoria del
primo titolo mondiale della sua
carriera.
Il Knight Bachelor, sempre inserito tra
le onorificenze britanniche, viene
concesso direttamente dal monarca. La
nomina risale a dicembre 2020, ma a
causa dell’avvento del Covid la
cerimonia per il cavalierato è avvenuta
soltanto il 15 dicembre 2021 e per mano
del Principe Carlo.
La nomina comprende sia i meriti
sportivi sia quelli civili, in quanto
Lewis Hamilton è sempre in prima linea
per la difesa dei diritti civili e
umani, in particolar modo per la lotta
contro le discriminazioni razziali. È
anche in questo che il pilota si
distingue dalla massa: è il primo pilota
nero a gareggiare e a vincere in Formula
1.
Lewis Hamilton in qualche modo
rappresenta un collante tra la Storia e
lo Sport: i suoi successi, le sue lotte,
il suo impegno verso il prossimo, lo
rendono meritevole di accedere a quel
pantheon di figure illustri di cui la
Storia si occupa ma allo stesso tempo ci
insegna a non rimanere legati al passato
perché ogni record sportivo e ogni
barriera culturale può essere abbattuta.
Questo è Sir Lewis Hamilton, una persona
che ha contribuito a fare la storia del
suo sport e che allo stesso tempo è
riuscito anche a fare la storia,
ottenendo uno dei massimi riconoscimenti
reali britannici e a essere l’unico nero
ad averlo mai ricevuto.
Riferimenti Bibliografici:
M. Sangiorgio, Lewis Hamilton. Figlio
del vento, Kennes 2019. |