filosofia & religione
IL FUTURO TRA HUXLEY E ORWELL
Una
SOCIETÀ AGLI ESTREMI DEL PENSIERO
DISTOPICO
di Carlo Desideri
Nel 1932 lo scrittore Aldous Huxley
pubblica uno dei suoi romanzi più
famosi, Il Mondo Nuovo (A Brave New
Worl), che diventa col tempo uno dei
testi più rappresentativi del genere
distopico nella letteratura del XX
secolo. Quello immaginato da Huxley è un
mondo retto da un governo globale, dove
principi etici e morali come quelli che
conosciamo vengono completamente
annullati e dimenticati in favore di una
società suddivisa in caste, che indicano
delle vere e proprie classi sociali,
dedita all’ideologia progressista e
tenuta salda da un vero e proprio culto
religioso denominato “culto di Ford”, in
onore dell’imprenditore statunitense la
cui figura è venerata come una sorta di
divinità.
Il mondo è gestito da un gruppo
oligarchico indicato come gli alpha
plus, i quali godono di privilegi
sopra la media, ma devono mantenere un
ferreo codice di condotta, basato su
un’ampia socializzazione, tempo in
solitaria ridotto ai minimi termini,
relazioni incentrate principalmente
sulla poligamia e esternare
costantemente elogi e apprezzamenti
verso la società del mondo nuovo; il
ripudio per questo sistema sociale non è
in alcun modo ammesso o contemplato.
In realtà, nella seconda parte del
racconto, Huxley ci mostra come una
forma della vecchia società sia
effettivamente sopravvissuta,
all’interno di una riserva controllata e
gestita dal governo del mondo nuovo come
un vero e proprio luogo turistico, dove
è possibile incontrare soggetti,
chiamati “i selvaggi”, che vivono
secondo regole completamente opposte al
mondo nuovo, in una struttura sociale
monogama, che crede fermamente negli
ideali del matrimonio e fortemente
legata a una credenza religiosa – tanto
da portare a un vero e proprio fanatismo
– che si basa in larga parte su quella
cristiana, ma con alcuni elementi
rituali che ricordano il paganesimo.
Importante è il fatto che i membri del
mondo nuovo entrano a contatto con gli
abitanti della riserva come semplici
turisti, ma li reputano fortemente
inferiori e non hanno alcuna intenzione
di permettere a tali soggetti di
influenzare il proprio stile di vita,
tuttavia questo risentimento è provato
analogamente anche dai selvaggi, i quali
vedono il mondo nuovo come una piaga e
disprezzano gli ideali che rappresenta.
Due strutture sociali, quindi, legate da
ideali estremizzati e contrapposti tra
loro, che in nessun modo possono
prevedere una convivenza, se non quella
descritta da Huxley che prevede il
potere e il controllo di una sull’altra.
In entrambi i casi, l’invincibilità
della struttura sociale presentata nel
racconto è dimostrata dall’evoluzione
della storia di quelli che si possono
presentare come i due protagonisti.
Il primo è Bernard Marx, un esponente
della classe alpha plus che non
si riconosce affatto nelle imposizioni
sociali, tendente all’isolamento, a
sentimenti profondi verso un’unica
ragazza che fanno pensare a una tendenza
alla monogamia e tenta sempre di
ribellarsi e di agire secondo i propri
desideri e non quelli degli altri, ma
nel momento in cui viene minacciato di
trasferimento in un luogo isolato e
lontano da casa, a causa proprio della
sua condotta negativa, perdendo quindi i
privilegi dati dalla sua posizione
sociale, decide di abbracciare
completamente lo stile di vita del mondo
nuovo, divenendo forse uno delle
maggiori figure rappresentative degli
alpha plus.
Il secondo invece è John, un personaggio
che vive nella riserva e riconosciuto
come appartenente al gruppo dei
selvaggi, ma in realtà figlio del
principale esponente degli alpha plus,
il quale ha abbandonato una delle sue
numerose compagne nella riserva che nove
mesi dopo darà alla luce John. Il
ragazzo si trova a essere quindi figlio
di due mondi, è cresciuto nella riserva,
ma la sua famiglia viene dal mondo
nuovo. Questo lo porta a sviluppare un
colorito della pelle diverso da quello
dei selvaggi, motivo per il quale è
trattato con forte distanziamento
all’interno della riserva. Nonostante
questo viene molto condizionato dallo
stile di vita e dai principi dei
selvaggi e, in seguito a un suo
trasferimento nel mondo nuovo,
svilupperà una grande sensazione di
disagio e disgusto verso quella società
che offre così tanto, in realtà fin
troppo per lui, e in maniera troppo
diversa e contro ogni logica per come
lui la intende, disagio che lo porterà
in breve al suicidio, avendo poi capito
di non poter cambiare il mondo nel quale
si ritrova a vivere.
Nel 1949 esce un altro importante testo
distopico simbolo del ventesimo secolo,
1984 di George Orwell,
per la cui elaborazione si ispirò
proprio al mondo nuovo di Huxley, nel
quale attacca aspramente l’ideologia che
sta dietro ai sistemi di potere
totalitario, in maniera in parte
riconducibile alle analisi che sviluppò
tramite il suo precedente lavoro, La
Fattoria degli Animali (Animal
Farm) ma, mentre in tale testo
analizzava e criticava principalmente il
sistema Stalinista, in 1984 si
possono ritrovare elementi che, oltre a
ricondurre allo stalinismo sempre in
ogni caso fortemente presenti – come la
figura stessa del Grande Fratello – si
possono associare a ogni forma di potere
totalitario.
L’universo descritto da Orwell vede un
mondo diviso in tre macro-continenti,
costantemente in guerra tra loro,
costituitisi al seguito di un’ultima
grande guerra. La storia è ambientata a
Londra, che si trova nel continente di
Oceania, controllata da un partito
totalitarista e oppressivo, il Socing,
con alla guida il personaggio del Grande
Fratello, il quale non si comprende
neanche se esista effettivamente.
All’interno dello stato di Oceania la
vita di qualsiasi individuo è
estremamente incentrata sull’adorazione
e il rispetto verso il partito e il
Grande Fratello e l’odio verso i
sovversivi e verso gli altri Stati.
Tutta la società vive una quotidianità
programmata minuto per minuto e
controllata costantemente da una serie
di telecamere e microfoni situati
ovunque, dalle strade ai luoghi di
lavoro, persino nelle abitazioni; la
privacy non è contemplata all’interno di
1984. Qualsiasi forma di
sovversione, anche la più minima e
insignificante, viene duramente punita
con il prelevamento dei soggetti
sovversivi e il loro trasferimento nel
luogo chiamato il Ministero
dell’Amore, dove vengono
interrogati, analizzati e infine
torturati fino a quando la loro mente
non cade preda del condizionamento del
partito, portando a provare terrore, ma
anche amore per il Grande Fratello; le
vite di quei soggetti, una volta
sottoposti alle torture diventano
talmente vuote e condizionate da perdere
completamente la loro importanza.
Il protagonista della storia è Winston,
un uomo che lavora al Ministero della
Verità, il luogo dove tutte le
informazioni relative sia alla
situazione interna che a quella esterna
dello stato di Oceania vengono
rimaneggiate e poi ridiffuse a vantaggio
dell’immagine del Partito, così che la
società possa percepirlo come perfetto,
superiore ai propri nemici, sia interni
che esterni.
Winston non si trova a proprio agio con
le politiche del partito, detesta tutta
la situazione che è costretto a vivere,
ma allo stesso tempo deve stare attento
a non esternare tali pensieri. Nello
stato di Oceania esiste infatti un
organo di sorveglianza chiamato
psicopolizia, che ha il compito di
trovare chiunque dia dimostrazione di
provare anche solo inconsciamente
pensieri sovversivi al partito, così da
prelevarli e portarli al Ministero
dell’Amore.
Così Winston coltiva segretamente
pensieri e desideri non in linea con i
principi totalitari del partito e del
Grande Fratello, fino a quando non
conosce Julia, una ragazza che condivide
pienamente le visioni di Winston.
Winston e Julia intraprenderanno una
relazione sentimentale in segreto e
provando piacere nell’infrangere le
regole imposte dal partito, tra le quali
vi sono proprio le relazioni amorose non
finalizzate esclusivamente alla
procreazione e all’idolatrare il Grande
Fratello; qualsiasi pratica che possa
trasmettere un piacere personale non
legato alla figura del partito, sia essa
sessuale o ludica, è estremamente
vietata.
Winston e Julia, nella seconda parte del
romanzo, vengono scoperti e arrestati. I
due, una volta separati, vengono portati
al Ministero dell’Amore, dove
subiscono torture sia fisiche che
psicologiche, che li portano ad
abbandonarsi totalmente a una fede cieca
nel partito, rispettarlo, temerlo e
amarlo allo stesso tempo e ciò renderà
la loro vita talmente insignificante e
sottomessa a tal punto da eliminare
totalmente ciò che erano prima. Alla
fine non si comprende neanche del tutto
se Wiston venga effettivamente ucciso o
meno, ma dopo tutto ciò che ha subito e
che lo ha plasmato, questa informazione
perde addirittura importanza.
Quelli di Huxley e di Orwell sono due
racconti apparentemente agli antipodi,
con due sistemi di controllo fondati su
principi opposti, ma che portano allo
stesso risultato. Entrambe le società
descritte sono completamente sottomesse,
legate da un’unica ideologia che non
ammette alcuna forma di sovversione e
che punisce pesantemente qualsiasi forma
di disobbedienza.
Ne Il Mondo Nuovo il potere è in
mano a un gruppo ristretto di individui
in 1984, invece, è apparentemente
in mano a un singolo uomo, ma in
entrambi i casi vi è una forma di
controllo ferrea, con mezzi diversi, ma
che portano allo stesso risultato. Il
libero arbitrio è in entrambi i casi del
tutto estinto e i sistemi descritti
dagli autori sono entrambi invincibili,
i protagonisti alla fine hanno solamente
una possibilità: la resa totale ai
principi e allo stile di vita imposto
dal sistema, che può portare a più di
una conclusione, dalla morte alla totale
perdita di coscienza di sé, ma in ogni
caso ogni forma di ribellione, sia essa
materialmente visibile o solo in forma
psicologica o spirituale, viene
inevitabilmente debellata.
Nel 1958 Huxley pubblica un saggio, di
fondamentale importanza per quanto
riguarda il suo pensiero politico e
filosofico, riprendendo il suo racconto
Il Mondo Nuovo e associandone gli
elementi alla realtà geopolitica e
sociale che la società mondiale si
ritrova a vivere e ai principali eventi
che, nei venticinque anni passati, hanno
portato a crisi e cambiamenti.
Nel suo saggio Huxley non dimentica di
prendere in considerazione il testo di
Orwell, elogiandolo dal punto di vista
qualitativo e analitico, ma osservando
che, sebbene nel 1949 l’universo
descritto da Orwell potesse essere
fortemente credibile e rispecchiare una
realtà che con molte probabilità si
potrebbe ritrovare all’interno di un
sistema totalitario come quello
presentato in 1984, a quasi dieci
anni di distanza le cose sembrano essere
cambiate. Huxley osserva infatti che la
società mondiale, possa essa ritrovarsi
all’interno di un sistema totalitario o
democratico, sta lentamente ma
inesorabilmente andando nella direzione
da lui descritta ne Il Mondo Nuovo.
Persino in Unione Sovietica, spiega
Huxley, si iniziano a prediligere
condizionamenti trasmessi con un sistema
di privilegi e non soltanto di paura e
soppressione, sebbene naturalmente le
forme di soppressione verso i
sovversivi, o i soggetti ritenuti tali,
continuino a esistere.
Huxley spiega che determinate forme di
accentramento di potere, economico e
politico, possono verificarsi a seguito
di determinate crisi che, se mal
gestite, possono portare a un punto di
rottura che porta ad accentrare il
potere su di un unico soggetto o un
gruppo ristretto di elité. In effetti,
nei racconti di Huxley e di Orwell
questi accentramenti di potere si sono
verificati a seguito di una sorta di
crisi globale apparentemente legata a un
contesto bellico. In particolare Huxley
sostiene che una delle principali cause
che potrebbero causare una crisi che
renderebbe inevitabile un tale
accertamento di potere sia il pericolo
della sovrappopolazione, che porterebbe
a uno squilibrio tra il consumo e la
disponibilità di risorse.
Tuttavia vi sono molti elementi che
potrebbero portare a un punto di
rottura, o di non ritorno, che
porterebbe a sua volta alle conseguenze
sopra descritte. È sufficiente anche una
scelta sbagliata, una fiducia mal
riposta verso un soggetto, o un gruppo
ristretto di soggetti, che si rivelano
poi incapaci di gestire determinate
situazioni, o che approfittano della
propria posizione per instaurare una
forma di regime.
Nella storia è possibile trovare molti
esempi simili, ma anche nella
letteratura sono fortemente presenti.
Uno scenario simile, per fare un
esempio, lo si può ritrovare nel romanzo
Il Signore delle Mosche di
William Goldin, pubblicato nel 1954.
Golding immagina infatti un gruppo di
ragazzi che, a seguito di un incidente
aereo un gruppo di bambini si ritrova a
vivere su un’isola deserta, senza una
guida adulta. All’interno di questo
contesto i bambini sono costretti a
cercare un modo di sopravvivere da soli
e costituire una società organizzata.
Così facendo tentano di organizzarsi in
una società semi-democratica, ma alla
fine la guida passerà interamente sotto
uno solo di loro, quello che risulta
essere il più forte e più carismatico e
quindi, apparentemente, trasmette
sicurezza e serenità, nonostante fosse
evidente che il più adatto in realtà ad
assumere il ruolo di guida fosse un
altro personaggio, un ragazzino attento,
saggio e sempre dubbioso e preoccupato
per il futuro del gruppo, ma
costantemente emarginato e trattato in
modo violento da tutti a causa del suo
poco carisma e della sua forma fisica.
Nel momento in cui la guida passa sotto
il soggetto, o i soggetti sbagliati
(dato che verso la fine del racconto vi
sarà un passaggio di potere) i ragazzi
intraprendono un percorso che li porterà
a intraprendere scelte sempre più
sbagliate che metteranno in pericolo la
struttura stessa della società e la sua
sopravvivenza e gradualmente ma
inesorabilmente li porteranno a
regredire a uno stato animalesco
abbandonando sempre di più la loro
umanità.
Questi e molti altri racconti hanno in
comune la rappresentazione di una
società da un punto di vista distopico
che, a seguito di una crisi causata da
varie motivazioni, hanno raggiunto un
punto di non ritorno e si sono
inabissate verso un percorso che porta
inesorabilmente alla totale perdita di
quelli che oggi sono considerati valori
e diritti umani. È per questo
fondamentale riuscire a non raggiungere
questo punto di rottura e reagire in
modo saggio a determinate crisi, in
qualsiasi forma esse si presentino,
prima di compiere errori dai quali
difficilmente si può tornare indietro.
Riferimenti bibliografici:
Golding W., Il signore delle mosche,
Mondadori, Milano 2014.
Huxley A., Il Mondo Nuovo e
Ritorno al Mondo Nuovo, Mondadori,
Milano 2015.
Orwell G., 1984, Mondadori,
Milano 2015.
Orwell G., La Fattoria degli animali,
Mondadori, Milano 2014. |