LETTERA DI GANDHI AD HITLER
(nota: seconda lettera destinata ad
Hitler, scritta alla vigilia di Natale
del 1940; come la prima, bloccata dal
governo indiano per timore di
compromettere i rapporti diplomatici con
la Germania)
Caro amico,
se vi chiamo amico, non è per
formalismo. Io non ho nemici. Il lavoro
della mia vita da più di trentacinque
anni è stato quello di assicurarmi
l’amicizia di tutta l’umanità, senza
distinzione di razza, di colore o di
credo. Spero che avrete il tempo e la
voglia di sapere come una parte
importante dell’umanità che vive sotto
l’influenza di questa dottrina di
amicizia universale considera le vostre
azioni. Non dubitiamo della vostra
bravura e dell’amore che nutrite per la
vostra patria e non crediamo che siate
il mostro descritto dai vostri
avversari. Ma i vostri scritti e le
vostre dichiarazioni, come quelli dei
vostri amici e ammiratori, non
permettono di dubitare che molti dei
vostri atti siano mostruosi e che
attentino alla dignità umana,
soprattutto nel giudizio di chi, come
me, crede all’amicizia universale. È
stato così con la vostra umiliazione
della Cecoslovacchia, col rapimento
della Polonia e l’assorbimento della
Danimarca.
Sono
consapevole del fatto che, secondo la
vostra concezione della vita, quelle
spoliazioni sono atti lodevoli. Ma noi
abbiamo imparato sin dall’infanzia a
considerarli come atti che degradano
l’umanità. In tal modo non possiamo
augurarci il successo delle vostre armi.
Ma la nostra posizione è unica. Noi
resistiamo all’imperialismo britannico
quanto al nazismo. Se vi è una
differenza, è una differenza di grado.
Un quinto della razza umana è stato
posto sotto lo stivale britannico con
mezzi inaccettabili. La nostra
resistenza a questa oppressione non
significa che noi vogliamo del male al
popolo britannico. Noi cerchiamo di
convertirlo, non di batterlo sul campo
di battaglia. La nostra rivolta contro
il dominio britannico è fatta senza
armi. Ma che noi si riesca a convertire
o meno i britannici, siamo comunque
decisi a rendere il loro dominio
impossibile con la non cooperazione non
violenta. Si tratta di un metodo
invincibile per sua natura.
Si basa
sul fatto che nessun sfruttatore potrà
mai raggiungere il suo scopo senza un
minimo di collaborazione,volontaria o
forzata, da parte della vittima, I
nostri padroni possono possedere le
nostre terre e i nostri corpi, ma non le
nostre anime. Essi non possono possedere
queste ultime che sterminando tutti gli
indiani, uomini, donne e bambini. E'
vero che tutti non possono elevarsi a
tale grado di eroismo e che la forza può
disperdere la rivolta, ma non è questa
la questione. Perché se sarà possibile
trovare in India un numero conveniente
di uomini e di donne pronti, senza
alcuna animosità verso gli sfruttatori a
sacrificare la loro vita piuttosto che
piegare il ginocchio di fronte a loro,
queste persone avranno mostrato il
cammino che porta alla liberazione dalla
tirannia violenta. Vi prego di credermi
quando affermo che in India trovereste
un numero inaspettato di uomini e donne
simili. Essi hanno ricevuto questa
formazione da più di vent’ anni. Con la
tecnica della non violenza, come ho
detto, la sconfitta non esiste. Si
tratta di un «agire o morire senza
uccidere nè ferire. Essa può essere
utilizzata praticamente senza denaro e
senza l’aiuto di quella scienza della
distruzione che voi avete portato a un
tale grado di perfezione. Io sono
stupito dal fatto che voi non vediate
come questa non sia monopolio di
nessuno. Se non saranno i britannici,
sarà qualche altra potenza a migliorare
il vostro metodo e a battervi con le
vostre stesse armi. Non lascerete al
vostro popolo un’eredità di cui potrà
andare fiero. Non potrà andare
orgoglioso raccontando atti crudeli,
anche se abilmente preparati. Vi chiedo
dunque in nome dell’umanità di cessare
la guerra. In questa stagione in cui i
cuori dei popoli d’Europa implorano la
pace,noi abbiamo sospeso anche la nostra
stessa lotta pacifica.
Non è
troppo chiedervi di fare uno sforzo per
la pace in un momento che forse non
significherà nulla per voi, ma che deve
significare molto per i milioni di
europei di cui io sento il muto clamore
per la pace, perché le mie orecchie sono
abituate a sentire le masse silenziose.
Avevo intenzione d’indirizzare un
appello congiunto a voi e al signor
Mussolini, che ho avuto l’onore di
incontrare all’epoca del mio viaggio in
Inghilterra come delegato alla
Conferenza della tavola rotonda. Spero
che egli vorrà considerare questo come
se gli fosse stato indirizzato, con i
necessari mutamenti.
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