N. 23 - Aprile 2007
RuggIero Leoncavallo
150°
Anniversario, non a Napoli
di
Antonio Pisanti
Ricorre in questi giorni
il 150° anniversario della nascita di Ruggiero
Leoncavallo, autore di notissime opere e romanze che,
unitamente a quelle di Mascagni, Puccini, Cilea,
diedero corso alla nuova scuola del Verismo musicale.
Nato
a Napoli il 23 aprile 1857, dal cav. Vincenzo e
Virginia D’Auria (figlia di Raffaele), condusse una
vita errabonda e disordinata, trasferendosi di città
in città, alla ricerca di quel successo che, sebbene
meritasse per le doti intellettuali, il talento
musicale e la cultura umanistica, gli venne talvolta
meno per la scarsa duttilità del carattere e
l’intolleranza suscitata negli ambienti artistici dal
suo temperamento scontroso ed incostante.
Da bambino fu a Montalto
Uffugo, in provincia di Cosenza, dove il padre,
magistrato, era stato trasferito e dove pare che abbia
assistito, nella piazza del paese, ad un fatto di
sangue dal quale egli avrebbe poi tratto la storia per
la più nota tra le sua opere, “Pagliacci”. A
Parigi, in occasione della prima , Leoncavallo
volle che nelle scenografie fossero ricostruite
immagini di Montalto e della stessa cattedrale
prospiciente la piazza. Alla maestosa statua della
Madonna della Serra, venerata in cattedrale, il
Maestro si ispirò nel comporre la sua Ave Maria.
“Pagliacci” fu la
sua opera più conosciuta e rappresentata, quella che
lo rese famoso, ma di altre pregevoli opere, nonché di
operette e romanze, egli fu compositore e spesso anche
autore di testi che ricevettero l’apprezzamento di
insigni letterati come Montale. Da ricordare la sua
Bohème verista che non resse al confronto delle
maggiori fortune toccate a quella dell’amico Puccini,
accusato da Leoncavallo di avergliene rubato l’idea da
lui stesso incautamente confidatagli. Famosa è anche
la sua “Mattinata”, riportata più recentemente
al successo nell’esecuzione di Albano.
Necessitato,
nonostante i cambiamenti di sede del padre, a
rimanere a Napoli, dove dall’età di otto anni a
quella di sedici fu allievo del Conservatorio di San
Pietro a Majella, fu accolto nella casa dello zio,
avv. Nicola Leoncavallo.
Ruggiero Leoncavallo, fotografia inedita con dedica,
conservata grazie alla dedizione di
Germana Gambocci Pisanti
La cuginetta Clelia, che
era solita assistere alle sue esercitazioni e che con
lui si dilettava nell’eseguirne le composizioni
giovanili, ne ha tramandato il ricordo ai propri
discendenti napoletani che sono poi gli unici parenti
del Maestro, il quale non ebbe discendenza diretta.
Mia zia, Germana Gambocci Pisanti, nipote di Clelia
per via materna, era solita rievocare i ricordi della
nonna e mostrava con grande orgoglio preziosi cimeli
ed immagini dell’illustre antenato.
A Napoli, Ruggiero (o
Ruggero, nella forma più diffusa al Nord) non rimase
a lungo e, dopo gli studi al Conservatorio, si
trasferì a Bologna dove conseguì la laurea in lettere,
ventenne, e fece la conoscenza di Carducci e di Wagner
che lo incoraggiò a proseguire la sua attività
musicale contro ogni difficoltà.
Incerto del suo futuro,
nonostante le brillanti premesse e la buona
prosecuzione dei suoi studi e delle sue attività
musicali, Leoncavallo iniziò a condurre un’esistenza
disordinata, oscillante tra le necessità della vita e
la ricerca del successo.
Spesso fu costretto a
mantenersi dando lezioni private ed esibendosi quale
accompagnatore nei caffé concerto anche fuori
d’Italia. Tra l’altro, fu in Francia, in
Inghilterra, in Grecia, in Belgio, in Olanda, in
Turchia, in Egitto e in Germania, paesi nei quali egli
aveva talvolta visto deluse le proprie aspettative di
ritrovare all’estero quell’affermazione che sembrava
gli mancasse in patria.
In Egitto fu chiamato
nel 1882 da uno zio direttore della stampa al
ministero degli esteri di quel paese, dove
Leoncavallo ebbe l’incarico di maestro di camera del
fratello del vicerè Tewfik, Mahamud Hamid, e qualche
promessa di ben più prestigiosa e remunerativa
sistemazione. Costretto a rientrare in Europa dagli
avvenimenti della guerra anglo-egiziana, poté
fortunosamente raggiungere Marsiglia e spostarsi poi a
Parigi e, quindi, a Milano.
Deluso ancora una volta
nelle sue aspettative, anche in seguito alla mancata
pubblicazione da parte dell’editore Ricordi di un
lavoro che pure quello gli aveva commissionato, nei
primi anni del ‘900, sulla scia del successo tributato
ai musicisti e agli interpreti dell’Opera italiana,
Leoncavallo si trasferì in Germania, dove trovò
l’accoglienza nella quale aveva sperato e ottenne
riconoscimenti e onorificenze dallo stesso Guglielmo
II.
L’Imperatore di
Germania, a Napoli, dopo aver ascoltato dal palco
reale del Teatro di San Carlo, al fianco di Vittorio
Emanuele III, il “Rolando”, che Leoncavallo
aveva composto su sua commissione, consegnò a Berthe,
la moglie francese del Maestro, una di queste
onorificenze, “attaccandola - come ricordava mia zia
- personalmente al bavero di lei”.
Nel 1903, intanto,
Leoncavallo, si era fatto costruire a Brissago (Locarno),
dove era solito andare in vacanza, una sontuosa villa,
manifestando, nel corso della cerimonia di
conferimento della cittadinanza onoraria, la sua
intenzione di stabilirsi definitivamente in quel
ridente e tranquillo sobborgo. Ma Villa Myriam fu
venduta nel 1916 e, nel 1978, è stata poi
inopportunamente demolita.
A Brissago non c’è più
la casa di Leoncavallo, ma ci sono in compenso una
Fondazione sorta nel 1999 e, grazie alla
munificenza della baronessa Hildegarde Freifrau Von
Münchhausen, un Museo inaugurato nell’aprile
2002, a lui intitolati. A Locarno, nel contesto del
Sistema bibliotecario ticinese, c’è un attivissimo e
ricco Fondo Leoncavallo tuttora alla ricerca di
documenti e testimonianze sulla vita del Maestro.
L’autore di
“Pagliacci” morì nell’agosto 1919 a Montecatini,
dove si trovava per cure termali, e fu sepolto a
Firenze, nel Cimitero delle Terre Sante. Ma nemmeno la
pace eterna avrebbe posto fine alle sue
peregrinazioni. Nel 1988, Piera Grand, proclamatasi
unica discendente di Leoncavallo, in quanto nipote a
sua volta di uno zio del Maestro, ha infatti ottenuto
il trasferimento della salma a Brissago. L’eredità
andò ad una parente della moglie Berthe, Fernanda
Janpuel, sua figlia adottiva, e quindi al suo fattore
di Montefoscoli, Ildebrando Trovatelli.
Lo stesso trasferimento
delle spoglie fu ritenuto piuttosto un “trafugamento”
dai discendenti napoletani, in quanto motivato da
un’affermazione fatta da Leoncavallo in occasione del
conferimento della cittadinanza onoraria a Brissago,
affermazione alla quale non avrebbe fatto sèguito una
consolidata prova di attaccamento al paese nel quale
egli aveva soggiornato a lungo.
Ruggiero Leoncavallo,
come si è detto, fu anima inquieta e fuggitiva, la
cui memoria, per avere egli errato “di gente in
gente”, viene rivendicata in più località che ebbero
la fortuna di averlo ospite.
A Montalto Uffugo, che
pure gli conferì la cittadinanza onoraria, sono in
corso a cura del Comune le celebrazioni dell’ Anno
leoncavalliano, si è già tenuto un convegno su
“L’arte e la cultura verista nella Calabria
contemporanea”. Si bandisce periodicamente un
concorso lirico internazionale intitolato al
Maestro e, per il 2007, si è svolto il concorso per la
creazione del logo per il 150° anniversario
della nascita che ha contribuito ulteriormente alla
diffusione delle varie iniziative in programma.
A Montecatini la
ricorrenza è ricordata e celebrata dall’Accademia
musicale intitolata al compositore napoletano.
A lui è intitolato a
Napoli un breve tratto di strada tra piazza Municipio
e via Santa Brigida, ma è proprio a Napoli, così
spesso disponibile ad onorare ad ogni costo, con
malcelato provincialismo, talenti stranieri magari
anche di secondo piano, che attualmente si registra
un’assoluta mancanza di iniziative utili a ricordare
la travagliata esistenza, il grande valore e le opere
del Maestro che 150 anni or sono vi ebbe gli illustri
natali.
Ci auguriamo che le
amministrazioni locali, sebbene impegnate ad ascoltare
tutt’altra musica, trovino, almeno in questa
occasione, tempo e risorse per dedicarsi a quella di
Ruggiero Leoncavallo.
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