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filosofia & religione


N. 59 - Novembre 2012 (XC)

da Lamarck a Darwin
EVOLUZIONISMO, TRA Scienza, filosofia e teologia – parte I

di Michele Claudio D. Masciopinto

 

L’illuminismo fu un importante movimento culturale e filosofico che abbracciò l’Europa intorno al 1700, nato in Inghilterra e sviluppato in Francia. I suoi numerosi dibattiti socio-culturali spaziarono dalla filosofia, alla letteratura, alla politica, fino alle scienze naturali. Proprio qui ha inizio lo sviluppo di una nuova teoria naturalistica, la teoria dell’evoluzione della specie, che troverà il suo inizio in Lamarck, e la sua massima espressione nelle teorie di Charles Darwin.

 

Ma andiamo con ordine: nel dibattito sulla creazione del mondo, e in particolare delle specie, la tradizione si affidava alla teoria biologica delle specie fisse e immutabili , o meglio, del “creazionismo”. Una teoria che ha il suo più saldo fondamento nella dottrina cristiana, che presenta il mondo e le sue creature come create da un’entità superiore, d’un tratto, cosi come le vediamo oggi. Le sue strutture e i suoi caratteri sono immutabili, cioè non sono cambiate né cambieranno “fino al giorno in cui al Creatore non piaccia di distruggerlo”.

 

Questa teoria ha trovato la sua migliore espressione in un grande biologo e studioso del tempo, Carlo Linneo. Le scienze biologiche devono molto al suo lavoro, dato che intraprese la classificazione di tutte le specie e introdusse la nomenclatura binomia (un sistema che consiste nel dare ad ogni specie un doppio nome, uno del “genere”, comune ad altre specie, e un attributo che designa la specie con assoluta precisione) in uso ancora oggi, e senza la quale le scienze biologiche naufragherebbero miseramente. Nella sua monumentale opera del Systema Naturae (1735), egli presenta tutta la sua concezione filosofica e cosmologica. Il problema per Linneo è inizialmente quello di trovare una definizione di specie.

 

La sua concezione è sostanzialmente quella di Platone e Aristotele: ogni specie esiste in quanto ideata da Dio, e si perpetua nel tempo senza subire mutamenti, poiché preesiste, nella mente divina, un’ ”idea”, o una “forma” del cane, del gatto, del cavallo, del pino, ecc., che viene attuata in innumerevoli esistenze individuali, in perenne successione. Dunque, la specie ha una sua esistenza ideale, o “tipologica” al di fuori dell’individuo stesso.

 

Tutta l’opera linneana è pervasa da un ammirazione verso la sublime potenza del creatore; infatti il Systema Naturae è cosparsa di versetti biblici, e tutta l’opera è un inno alla divina sapienza, di cui l’uomo è l’unico essere in grado di comprenderla. Lo scopo della creazione della terra è “la glorificazione di Dio attraverso la natura, che può venire solo ad opera dell’uomo”. Compito del naturalista, per Linneo, e quello di elencare e descrivere il disegno del creatore, per glorificarne e ammirarne la sua opera. Quindi il compito del naturalista si configura con quello del classificatore.

 

Dopo quest’attenta analisi sulla teoria creazionistica, bisogna aggiungere che non era stata accettata da tutti. Se si scorrono i tratti della storia della teoria dell’evoluzione, si incontrano i nomi di molti studiosi che andarono a elaborare teorie e concetti che si allontanavano dal fissismo.

 

L’idea della trasformazione da una specie all’altra si vede in due originali pensatori francesi come De Maillet e Maupertuis. Nelle seguenti opere vengono trattati i concetti di trasformazione dell’essere (De Maillet) e osservazioni sull’ereditarietà di alcuni caratteri (Maupertuis).

 

Ma in questo clima di dubbio sulla legittimità del finalismo, dell’armonia prestabilita da Aristotele, esce allo scoperto il più importante precursore di Lamarck e Darwin, Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon. Fu un contemporaneo di Linneo e, per un certo verso, ne fu l’antitesi. Anche egli intraprese un vasto programma di descrizione della natura, sviluppata nell’opera: Histoire naturelle générale et particuliére, apparsa tra il 1749 e il 1789, che consta di 44 volumi. Essendo influenzato dal pensiero illuministico, al contrario di Linneo, non amava i rigidi sistemi di classificazione, ma preferiva invece dare garbate descrizioni della vita e costumi degli organismi. La sua opera creò scalpore fin dall’inizio: conobbe un grandissimo successo editoriale, tanto che i primi tre volumi si esaurirono in solo sei settimane; ma nello stesso momento suscitò numerose polemiche a causa della formazione della Terra, poiché lo studioso attribuiva circa settantacinquemila anni d’età. La tradizione invece attribuiva solo seimila anni.

 

Dopo un anno e mezzo, la facoltà di teologia della Sorbona di Parigi fece pervenire a Buffon la lista delle opinioni estratte dalla sua opera che erano state giudicate reprensibili. Inizialmente, nel quarto volume pubblicato nel 1753, stampò la ritrattazione sulla formazione della Terra; ritrattazione di cui si pentirà in seguitò.

 

In rifermento al problema biologico invece, il pensiero di Buffon non è sempre stato chiaro e preciso. Inizialmente credete alla fissità della specie; più in là svilupperà ed enuncerà principi trasformisti. Ma non svilupperà ulteriormente queste idee; si limitò a lasciare il germe di quel pensiero che sarà accolto, pochi anni dopo, da Jean-Baptiste de Lamarck, che enuncerà la prima completa e consapevole teoria evoluzionistica.



 

 

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