N. 57 - Settembre 2012
(LXXXVIII)
LA CASA SOPRA I PORTICI
racconto di un incontro
di Giovanna D’Arbitrio.
Malgrado
il
cattivo
tempo,
numerose
persone
hanno
atteso
con
pazienza
l’arrivo
di
Carlo
Verdone,
autore
del
libro
“La
Casa
sopra
i
Portici”,
presentato
a
Sabaudia
martedì
24
luglio
nell’ambito
del
Premio
Cultura
2012.
Ad
accoglierlo
sul
palco
oltre
al
direttore
artistico
del
Premio,
Luigi
Tivelli,
il
presidente
della
giuria
Giovanni
Russo,
il
sindaco
di
Sabaudia,
Maurizio
Lucci,
il
presidente
del
consiglio
comunale
Luigi
Mignacca.
Mario
Sechi,
direttore
di
“Il
Tempo”
ha
condotto
il
dibattito,
coordinando
i
vari
interventi.
Arguto
e
spontaneo
come
al
solito,
Verdone
si è
rivolto
al
pubblico
con
una
divertente
battuta
sulle
condizioni
atmosferiche
poco
favorevoli:
Speriamo
di
non
finire
come
nell'
inizio
del
mio
film
"C'era
un
cinese
in
coma",
cioè
con
un
bel
temporale,
anzi
facciamo
le
corna.
Purtroppo
poi
la
pioggia
è
arrivata,
ma
nessuno
è
andato
via,
pur
cercando
riparo
con
gli
ombrelli
o
sotto
i
vicini
portici.
Quando
Sechi
gli
ha
chiesto
come
si è
scoperto
scrittore
Verdone
ha
risposto:
Dopo
aver
scritto
23
sceneggiature,
alla
fine
inizi
ad
avere
un
approccio
che
si
esalta
di
volta
in
volta,
chiaramente
arricchito
da
altre
letture.
Poi
ha
aggiunto:
Alla
mia
età
sento
di
dover
fare
qualcosa
di
diverso
rispetto
al
cinema.
In
effetti
"Una
Casa
sopra
i
Portici"
gli
ha
offerto
la
possibilità
di
raccontare
qualcosa
che
gli
stava
molto
a
cuore:
descrivere
la
casa
della
sua
gioventù
come
se
essa
fosse
un
essere
vivente.
Attraverso
il
libro
ha
aperto
con
gioia
le
stanze
di
quella
casa
a
tanti
lettori.
Mario
Sechi
ha
messo
in
rilievo
che
il
testo
è
ricco
di
foto
come
se
Verdone,
sceneggiatore
e
regista,
avesse
volutamente
sperimentare
un
nuovo
stile,
un
efficace
mix
di
scrittura
ed
immagini,
ma
Verdone
ha
affermato
di
aver
puntato
più
su
una
sobrietà
della
parola
capace
di
creare
immagini.
Per
questo
motivo
non
sarà
tratto
un
film
dal
libro,
poiché
quando
si
parla
di
sentimenti
la
scrittura
è
“più
vicina
al
cuore”.
Le
figure
dei
genitori
balzano
possenti
dalle
pagine
del
libro,
non
solo
quella
del
padre,
colto
docente
universitario
che
riceveva
a
casa
sua
tanti
personaggi
importanti
nel
campo
artistico
e
culturale,
ma
soprattutto
quella
della
madre
definita
donna
sensibile
ed
ansiosa,
ma
anche
molto
forte
e
coraggiosa.
Per
dare
maggior
forza
a
discorso,
Verdone
ha
raccontato
il
seguente
episodio:
per
farvi
capire
chi
era
mia
madre
vi
racconto
di
quando
mio
nonno,
suo
padre,
fu
portato
a
Regina
Coeli
per
motivi
politici.
Lei,
malgrado
soffrisse
di
attacchi
di
panico,
si
fece
ricevere
dal
colonnello
delle
SS e
riuscì
a
farlo
impietosire
a
tal
punto
che
il
padre
fu
liberato
il
giorno
dopo
.
Passando
infine
alle
domande
del
pubblico,
è
emerso
il
confronto
con
Alberto
Sordi
che
Verdone
ha
respinto
dicendo
che
soltanto
l’amore
per
Roma
li
ha
sempre
accomunati,
ma
al
di
fuori
di
ciò
Sordi
resta
“una
grande
maschera”,
unica
nel
suo
genere.
Purtroppo
la
pioggia
battente
ha
causato
l’interruzione
dell’interessante
dibattito,
ma
le
persone
non
sono
andate
via
e
tanti
hanno
circondato
Verdone
con
affetto
per
chiedergli
un
autografo.