N. 39 - Marzo 2011
(LXX)
Katsushika Hokusai
Il genio di Edo
di Michele Broccoletti
Già all’età di sei anni ho cominciato a disegnare ogni sorta di cose.
A
cinquant'anni
avevo
già disegnato parecchio, ma niente di tutto quello che ho fatto prima dei
miei
settant'anni
merita
veramente
che
se
ne
parli.
È
stato
all'età
di
settantatre
che
ho
cominciato
a
capire
la
vera
forma
degli
animali,
degli
insetti
e
dei
pesci
e la
natura
delle
piante
e
degli
alberi..
È
evidente
perciò
che
a
ottantasei
anni
avrò
fatto
via
via
sempre
più
progressi
e
che,
a
novant'anni,
sarò
entrato
più a fondo nell'essenza dell'arte.
A
cento
avrò
definitivamente
raggiunto
un
livello
meraviglioso
e, a
cento
e
dieci
anni,
ogni
punto
e
ogni
linea
dei
miei
disegni
avrà
una
sua
propria
vita.
Vorrei
chiedere
a
coloro
che
mi
sopravvivranno
di
prendere
atto
che
non
ho
parlato
senza
ragione.
Scritto
all'età
di
settantacinque
anni
da
me,
un
tempo Hokusai,
oggi
Gokyorojin,
il
vecchio
pazzo
per
il
disegno
Nel 1760, poco dopo il grande Kitagawa Utamaro nato il 1750,
e
poco
prima
di
Kuniyoshi
e
Hiroshige
nati
entrambi
nel
1797,
nacque
Katsushika
Hokusay
ad
Edo,
corrispondente
all'attuale
Tokyo,
nel
quartiere
Honjo
situato
nel
distretto
di
Katsushika,
da
cui
deriva
il
nome
dell'artista.
Appartenente ad una famiglia di artigiani – suo padre Nakajima
Issai
era
un
fabbricante
di
specchi
-,
praticamente
ancora
bambino,
Hokusai
iniziò
a
lavorare
come
commesso
in
una
libreria,
anche
se
venne
cacciato
dopo
che
fu
sorpreso,
per
l'ennesima
volta,
a
sfogliare
i
volumi
illustrati
da
stampe
ed
immagini
disegnate.
In
seguito,
dopo
aver
lavorato
come
apprendista
presso
la
bottega
di
un
falegname,
Hokusai,
pur
avendo
manifestato
fin
da
giovanissimo
il
suo
interesse
per
la
pittura
–
già
a
cinque
anni
aveva
deciso
di
diventare
artista...
-,
riuscì
ad
essere
ammesso
nella
bottega
del
maestro
Katsukawa
Shunsō,
disegnatore
e
pittore
di
stampe
a
colori,
solamente
all'età
di
18
anni.
Dopo
la
morte
del
maestro,
avvenutra
nel
1792,
Hokusai
iniziò
a
sviluppare
liberamente
il
proprio
stile
personale,
nel
quale
possiamo
ritrovare
l'influsso
della
scuola
fiamminga
e
della
pittura
francese,
che
lo
stesso
artista
aveva
conosciuto
comprando
dipinti
e
stampe
da
mercanti
stranieri.
Purtroppo
però,
questa
apertura
verso
tendenze
non
appartenenti
alla
tradizione
nipponica
non
fu
ben
accetta
dal
nuovo
maestro,
al
punto
che
Hokusai
venne
costretto
ad
abbandonare
la
scuola,
dopo
aver
dipinto
un'insegna
per
un
rivenditore
di
stampe
che
fu
considerata
dequalificante
per
la
scuola
stessa.
Nonostante
ciò
Hokusai
seppe
far
tesoro
dell'espulsione
forzata
dalla
scuola
e,
senza
i
limiti
imposti
dal
suo
insegnante,
iniziò
a
percorrere
altre
nuove
strade
artistiche
e
presto,
da
ritrattista
impegnato
nella
raffigurazione
di
attori,
cortigiane,
lottatori
di
sumo
e
scene
di
teatro,
divenne
il
più
importante
artista
giapponese
che
raffigurava
scene
di
vita
e
paesaggi,
trovando
ogni
volta
inedite
prospettive,
pur
rappresentando
spesso
gli
stessi
soggetti.
Anche
se
il
suo
talento
e la
sua
abilità
erano
innegabili,
Hokusai
raggiunse
fama
e
successo
solamente
in
tarda
età,
e
nell'arco
di
una
carriera
artistica
durata
quasi
settant'anni,
che
lo
vide
sperimentare
innumerevoli
tecniche
e
generi,
firmò
le
proprie
opere
utilizzando
circa
trenta
nomi
diversi,
rendendo
così
ancora
più
complesso
seguire
le
sue
tracce.
Appena
espulso
dalla
scuola,
Hokusai
iniziò
a
firmare
le
sue
opere
con
il
nome
d'arte
di
Mugura
che,
significando
“cespuglio”,
indicava
la
sua
nuova
posizione
indipendente
e
libera.
Ma
la
libertà,
Hokusai
non
la
cercò
solamente
nell'arte:
tutta
la
sua
vita,
eccentrica
ed
irrequieta,
dopo
l'espulsione
dalla
scuola,
divenne
finalizzata
alla
ricerca
della
libertà
e
all'inseguimento
dell'ispirazione
del
momento
e
dell'estro
artistico.
Vivendo
senza
fissa
dimora
come
se
fosse
sospinto
da
una
sorta
di
temperamento
nomade,
Hokusai
ebbe
sei
figli
e si
sposò
due
volte.
Molti
aspetti
dell'esistenza
di
Hokusai
ci
sono
però
ancora
sconosciuti,
ma
sappiamo
che
la
sua
consacrazione
come
artista
avvenne
poco
dopo
il
1830,
quando
vennero
pubblicate
le
36
vedute
del
monte
Fuji.
Sappiamo
anche
che,
sempre
dopo
il
1830,
Hokusai
dovette
affrontare
una
serie
di
turbolenze
familiari,
causate
da
disaccordi
tra
figli
e
nipoti,
i
quali
contribuirono
a
prosciugare
le
finanze
dell'artista
e lo
costrinsero
a
vivere
in
esilio
e ad
usare
nuovi
pseudonimi
per
firmare
le
sue
opere,
tra
cui
Gakyō
Rōjin
Manji,
che
letteralmente
significa
“il
Vecchio
pazzo
per
l’arte”.
La
povertà
a la
crisi
economica
che
dovette
affrontare
Hokusai
coincisero
anche
con
una
grave
crisi
che
colpì
in
generale
l'intero
Giappone
e
che
comunque,
sorprendentemente,
stimolò
la
produzione
artistica
dello
stesso
artista,
il
quale,
per
sopravvivere,
non
potendo
più
contare
sulla
vendita
delle
stampe,
iniziò
a
produrre
e
vendere
disegni
e
schizzi
originali.
Il
livello
qualitativo
delle
opere
del
maestro
giapponese
rimase
ineguagliabile
–
Hokusai
seguiva
personalmente
il
lavoro
degli
inchiostratori
e
degli
incisori
–
anche
se
le
sue
produzioni
vennero
quasi
sempre
miseramente
ricompensate.
Ci
furono
solamente
pochi
casi
in
cui
le
opere
dell'artista
nipponico
vennero
adeguatamente
retribuite.
In
particolare,
alcuni
mercanti
olandesi
pagarono
profumatamente
Hokusai
affinchè
dipingesse
delle
scene
raffiguranti
episodi
tipici
della
vita
di
una
donna
e di
un
uomo
giapponesi.
Probabilmente
fu
proprio
grazie
a
questa
commissione
che
iniziò
a
diffondersi
la
fama
di
Hokusai
anche
in
occidente,
ma
purtroppo,
anche
questa
fortuna
si
interruppe
presto,
nel
momento
in
cui
il
governo
giapponese
vietò
la
vendita
di
opere
d'arte
agli
stranieri,
perchè
non
voleva
che
fossero
rivelati
i
“segreti”
del
modo
di
vivere
dei
giapponesi.
La
vita
di
Hokusai
proseguì
comunque
più
o
meno
tranquilla
fino
alla
soglia
dei
settant'anni,
quando
fu
colpito
da
un
attacco
apoplettico,
dal
quale
sembra
si
riprese
grazie
ad
un
miracoloso
sciroppo
giapponese,
la
cui
ricetta
venne
puoi
raffigurata
dall'artista
in
una
delle
sue
opere.
Oltre
ciò
Hokusai
rimase
in
salute
fino
a
novant'anni,
fino
al
10
maggio
1849,
quando
se
ne
andò
lasciando
come
eredità
circa
trentamila
opere,
le
quali,
per
quanto
il
suo
tratto
pittorico
sia
stato
in
continua
evoluzione,
hanno
in
comune
lo
stesso
inconfondibile
accento
stilistico.
Hokusai
creò,
soprattutto
per
quanto
riguarda
la
pittura
di
paesaggio,
un
nuovo
canone
che
già
poco
dopo
la
sua
morte
iniziò
ad
influenzare
profondamente
la
pittura
oiccidentale,
ed
in
particolar
modo
quella
di
Parigi:
Manet,
Monet,
Degas
ed
anche
altri
impressionisti,
dopo
aver
conosciuto
le
stampe
del
maestro
giapponese,
iniziarono
ad
inserire
nelle
loro
tele
dettagli
e
motivi
decorativi,
che
innegabilmente
risentono
dell'influsso
delle
opere
del
genio
di
Edo.
Nelle
opere
di
Hokusai
ritroviamo
tutta
l'eleganza
e la
decisione
proprie
della
pittura
giapponese,
il
cui
tratto
é
netto
e
preciso
ed è
volto
alla
riproduzione
del
“concetto
di
vuoto”,
tanto
caro
agli
artisti
nipponici,
i
quali,
al
contrario
dei
loro
colleghi
occidentali
impegnati
ad
affrontare
la
problematica
della
profondità,
della
prospettiva,
del
rilievo
e
del
volume
degli
oggetti
e
dei
corpi,
hanno
sempre
mirato
proprio
alla
realizzazione
del
vuoto,
tramite
un
sistema
di
segni
che
agisce
per
suggestione
sull'osservatore.
Gli
artisti
giapponesi
perciò,
senza
l’ossessione
per
la
terza
dimensione,
raffigurano
ciò
che
vedono
in
maniera
concisa
e
sintetica
e la
grandezza
di
Hokusai
è
racchiusa
proprio
nel
saper
imprimere
nelle
sue
stampe
la
mutevolezza
della
natura.
É
probabilmente
questo
il
semplice
segreto
dell'arte
di
Hokusai
che,
per
la
prima
volta
nel
1834,
riesce
a
pubblicare
tre
volumi
che
riuniscono
le
Cento
vedute
del
Monte
Fuji,
anche
se
dobbiamo
ricordare
che,
senza
dubbio,
l'opera
più
conosciuta
di
Hokusai,
quella
per
la
quale
lui
stesso
iniziò
ad
essere
noto
in
tutto
il
mondo,
è
“l'onda
presso
la
costa
di
Kanagawa”,
meglio
conosciuta
come
La
grande
onda,
che,
oltre
a
rappresentare
l'immediata
stilizzazione
del
paesaggio
e la
pura
forma,
esprimere
la
moderna
contraddizione
tra
le
forze
della
natura
e la
fragilità
dell'uomo:
l'agitarsi
del
mare
in
primo
piano,
che
si
increspa
quasi
a
formare
degli
artigli,
e
l'eterna
immutabilità
del
vulcano
Fuji
sullo
sfondo,
stringono
i
destini
degli
uomini,
che
vengono
inesorabilmente
travolti
dal
volere
delle
vicende
eterne,
come
fu
travolto
anche
il
destino
di
Katasushika
Hokusai,
il
quale,
dopo
aver
illustrato
circa
120
tra
libri,
biografie,
leggende
e
raccolte
di
varia
natura,
morì
all'età
di
89
anni,
il
10
maggio
1849.