N. 93 - Settembre 2015
(CXXIV)
Justin Fashanu
Il primo coming out nel mondo del calcio
di Francesco Agostini
Justin Fashanu sicuramente non verrà ricordato per un suo dribbling, per un suo goal o per una sua particolare giocata dai tifosi di calcio. Fashanu verrà ricordato per essere il primo calciatore nella storia ad aver dichiarato pubblicamente la propria omosessualità al mondo intero, il cosiddetto “coming out”.
Una dichiarazione coraggiosa
e
intrepida
per
i
tempi
in
cui
era
in
attività
ma
che
pagò
molto
cara.
Anzi,
carissima.
Justin Fashanu nasce a
Londra
il
19
febbraio
del
1961
da
padre
nigeriano.
Inizia
prestissimo
a
darsi
da
fare
con
il
pallone
e,
dotato
atleticamente
com’è,
è
chiaro
che
Fashanu
ha
una
marcia
in
più.
Può
davvero
sfondare.
Le porte del calcio che
conta
si
aprono
in
fretta
per
l’inglese
che
inizia
subito
bene
con
il
Norwich
City
e
prosegue
nel
Nottingham
Forest,
dove
trova
Brian
Clough
come
allenatore.
E
qui,
per
Fashanu,
iniziano
i
guai.
Siamo all’apice della
sua
carriera,
tant’è
che
il
calciatore
britannico
è
richiesto
da
squadre
importanti
come
Manchester
United
e
Newcastle
ma
un
infortunio
al
ginocchio
lo
blocca.
Solo
questo?
No,
c’è
dell’altro.
Justin
Fashanu
è
omosessuale.
Certo, a sentirlo oggi,
nessuno
griderebbe
allo
scandalo
ma
il
problema
è
che
i
fatti
risalgono
al
1981
e
l’omosessualità
non
è
così
ben
vista
dall’opinione
pubblica.
In
più,
Fashanu
è
nero.
Ed è
anche
un
calciatore,
il
che
lo
rende
una
rarità
assoluta.
Brian
Clough
se
ne
accorge
e i
dolori
iniziano
ad
arrivare.
A
male
parole
e
davanti
a
tutti
i
compagni
l’allenatore
gli
chiede
cosa
diavolo
vada
a
fare
nei
gay
bar
la
sera.
È
forse
impazzito?
No, Fashanu non è impazzito.
Quella
è la
sua
vita
ma
non
può
raccontarla
in
giro.
E
allora
passano
anni,
ben
nove,
prima
che
il
britannico
dichiari
al
mondo
intero
le
sue
preferenze
sessuali.
Gran
parte
della
carriera
però
è
già
volata
via
e
questa
notizia
le
dà
il
colpo
definitivo.
La stampa è scioccata.
La
comunità
nera
britannica
è
scioccata
e
anche
il
fratello
di
Justin,
John,
lo
è.
Come
risultato,
Fashanu
è
costretto
a
scappare
dall’Inghilterra
e a
riparare
negli
Stati
Uniti
d’America
dove
passa
di
squadra
in
squadra
senza
trovare
mai
pace.
La
tranquillità
e la
serenità
per
lui
non
ci
sono
mai
state
ma,
arrivato
in
America,
le
cose
volgono
al
peggio
e
assumono
una
piega
drammatica.
Nel 1998, a un anno dal
suo
ritiro
calcistico,
il
diciassettenne
Ashton
Woods
si
reca
dalla
polizia
per
denunciare
Justin
Fashanu.
Le
accuse
sono
pesantissime:
stupro
dopo
averlo
stordito
grazie
all’uso
di
marijuana.
Naturalmente
Fashanu
cade
dalle
nuvole
e
dice
(cosa
che
confermerà
anche
Ashton
Woods)
che
in
realtà
il
rapporto
è
stato
perfettamente
consenziente.
I due si sarebbero incontrati
in
un
pub
dove
avrebbero
consumato
delle
birre,
avrebbero
fatto
un
giro
sulla
macchina
sportiva
dell’atleta
e
poi
si
sarebbero
diretti
a
casa.
Anzi,
stando
alle
parole
di
Fashanu,
il
ragazzo
il
mattino
seguente
gli
avrebbe
chiesto
dei
soldi
come
compenso,
il
giocatore
avrebbe
rifiutato
e
sarebbe
così
scattata
la
denuncia.
Preso dal panico, Fashanu
fugge
in
Inghilterra
per
cercare
tramite
alcuni
suoi
conoscenti
una
difesa
legale
ma
on
la
trova:
oramai
è un
personaggio
scomodo
e
nessuno
vuole
aiutarlo.
Così,
in
un
momento
di
panico
assoluto,
l’ex
calciatore
britannico
si
toglie
la
vita
tramite
impiccagione.
Come ultime parole Fashanu
scrisse:
«Desidero
dichiarare
che
non
ho
mai
e
poi
mai
stuprato
quel
giovane.
Sì,
abbiamo
avuto
un
rapporto
basato
sul
consenso
reciproco,
dopodiché
la
mattina
lui
mi
ha
chiesto
denaro.
Quando
io
ho
risposto
“no”,
mi
ha
detto:
“Aspetta
e
vedrai”.
Sperò
che
il
Gesù
che
amo
mi
accolga:
troverò
la
pace,
infine».