N. 20 - Agosto 2009
(LI)
Josiah Warren
Traduzione di un Manifesto
di
Marco Perez
Il
Manifesto
parte
dal
fallimento
dell'esperienza
comunitaria
di
New
Armony,
fondata
dal
riformatore
inglese
Robert
Owen
nello
Stato
dell'Indiana,
per
giustificare
la
teoria
sulla
sovranità
dell'individuo.
Per
Josiah
Warren,
che
a
tale
progetto
aveva
aderito
con
un
iniziale
entusiasmo,
non
era
il
comunismo
(sia
pure
in
assenza
di
Stato)
a
risolvere
i
problemi
sociali,
quanto
il
principio
opposto,
riassunto
nella
“disconnessione”
dalle
relazioni
formali
e da
qualsiasi
forma
di
contratto
sociale.
All'inizio
del
documento
Warren
nega
polemicamente
di
essere
uno
dei
tanti
riformatori
sociali
che
imperversarono
nell'America
del
suo
tempo
e
aggiunge
di
non
essere
interessato
alla
fondazione
di
comunità,
intendendo
esse
come
“combinazioni
artificiali”
di
individui
spossessati
della
propria
personalità.
Il
concetto
stesso
di
società
era
per
Warren
discutibile
e
poteva
essere
sostituito
da
una
federazione
di
individui
collaboranti
secondo
principi
cooperativi,
ma
autonomi
sul
piano
produttivo.
In
questo
senso
il
costo
di
produzione
(tempo
e
fatica
impiegati)
sarebbe
stato
l'unica
merce
di
scambio
in
un
mondo
che
avrebbe
gradualmente
abbandonato
il
denaro
e la
disuguaglianza
capitalista.
Se
oggi
il
documento
può
risultare
eccessivamente
ottimista
e
ingenuo,
non
va
tuttavia
dimenticato
il
contesto
in
cui
fu
elaborato;
gli
Stati
uniti
della
prima
metà
dell'Ottocento,
dove
a un
numero
esiguo
di
popolazione
corrispondeva
un
territorio
vasto
e
pieno
di
risorse.
Per
Warren
era
tuttavia
la
sperimentazione
sociale,
più
di
qualsiasi
teoria
astratta,
a
dimostrare
l'effettiva
praticabilità
della
propria
impostazione.
La
scarsa
applicabilità
del
suo
mutualismo
economico
all'interno
della
realtà
urbana
e
industriale,
successivamente
dominata
dai
grandi
trust
statunitensi,
era
difficilmente
verificabile
negli
anni
in
cui
Warren
dava
alle
stampe
il
suo
Manifesto.
Gli
aspetti
più
significativi
ascrivibili
a
tale
elaborato
riguardano
l'influenza
che
ebbe
sulle
seguenti
generazioni
del
movimento
anarchico
americano
e la
paternità
di
un'impostazione
successivamente
fatta
propria
anche
dall'anarchismo
europeo.
Manifesto
tradotto
Sembra
che
all'estero
esista
l'impressione
che
io
sia
impegnato
nella
formazione
di
comunità.
Questo
è
una
grande
inesattezza,
a
cui
mi
sento
obbligato
di
rispondere.
Tutti
quelli
che
hanno
ascoltato
o
letto
qualcosa
di
mio
sopra
questa
materia,
sanno
che
uno
dei
punti
principali
sui
quali
ho
sempre
insistito
dice
che
la
formazione
di
società
o
di
qualsiasi
altra
classe
di
combinazioni
artificiali
È il
primo,
più
grande
e
fatale
errore
commesso
dai
riformatori
e
legislatori.
Ogni
comunità
richiede
l'abdicazione
della
naturale
sovranità
dell'INDIVIDUO
sopra
la
propria
persona,
tempo,
proprietà
e
responsabilità,
a
favore
del
governo
della
combinazione.
Questo
tende
a
prostrare
l'individuo
trasformandolo
in
un
semplice
strumento;
coinvolgendo
altri
nella
responsabilità
dei
suoi
atti
e
responsabilizzandolo,
a
sua
volta,
delle
azioni
e
dei
sentimenti
dei
suoi
associati;
in
questo
modo
agisce
irresponsabilmente
sui
propri
interessi,
senza
possedere
alcuna
certezza
sull'esito
delle
proprie
azioni
e
quasi
senza
una
testa
che
osi
usare
per
conto
proprio
e
che,
di
conseguenza,
non
arriva
mai
a
conoscere
i
grandi
propositi
per
i
quali
la
comunità
è
stata
fondata.
Per
lo
meno
alcuni
di
quelli
che
hanno
assistito
alle
nostre
riunioni
pubbliche
sanno
che
il
COMMERCIO
EQUO
si
fonda
su
un
principio
esattamente
opposto
a
quello
della
combinazione,
principio
che
possiamo
chiamare
di
individualità.
Questo
principio
lascia
ognuno
in
possesso
della
sovranità
naturale
sulla
propria
persona,
tempo,
proprietà
e
responsabilità;
e
non
richiede
l'abbandono
di
nessuna
“porzione”
della
propria
libertà
naturale
unendosi
a
qualche
società;
e
neanche
si
chiede
di
farsi
carico
delle
azioni
o
dei
sentimenti
di
altri.
Nemmeno
esiste
alcuna
clausula
secondo
la
quale
la
società
possa
esercitare
alcuna
classe
di
governo
sulla
persona,
sul
tempo,
le
proprietà
o le
responsabilità
di
un
solo
individuo.
Le
combinazioni,
come
tutte
le
istituzioni
costruite
in
base
ad
esse,
sono
invenzioni
dell'uomo
e,
di
conseguenza,
condividono
la
limitata
visione
umana
ed
altre
imperfezioni;
il
COMMERCIO
EQUO,
al
contrario,
è
uno
sviluppo
di
principi
che,
sebbene
nuovi
per
il
pubblico,
sono
vecchi
tanto
quanto
la
creazione.
Tali
incomprensioni
sono
molto
naturali;
perchè
tutti
gli
intenti
di
riforma
radicale
conosciuti
fino
ad
ora
si
basarono
nelle
comunità;
il
fallimento
di
questi
progetti
ha
distrutto
ogni
speranza,
e il
pubblico,
non
essendo
informato
dell'esistenza
di
una
reale
alternativa,
conclude
che
la
nostra
è
una
proposta
dello
stesso
genere
e
come
tale
destinata
a
fallire.
Io
rispetto
il
loro
giudizio
e
credo,
con
essi,
che
qualsiasi
sforzo
per
migliorare
la
condizione
sociale
con
la
formazione
di
comunità
o di
qualunque
combinazione
artificiale
(per
quanto
possa
essere
ingegnoso
il
suo
disegno,
le
buone
intenzioni
che
animano
i
suoi
promotori
e
l'onestà
con
cui
possa
essere
diretto
il
progetto)
non
porterà
gli
esiti
sperati
e
deluderà
tutti
quelli
che
vi
siano
impegnati.
Il
fallimento
dell'esperimento
comunitario
di
New
Armony
durante
il
periodo
che
va
dal
1825
al
1827
mi
convinse
che
il
principio
di
combinazione
non
funziona
più
in
là
di
grandi
obbiettivi
generali.
Al
contrario,
dopo
un'intima
e
rigorosa
ricerca,
arrivai
alla
conclusione
che
il
principio
opposto,
quello
d'individualità
e il
processo
di
DISCONNESSIONE
conteneva
la
chiave
maestra
e
tutto
il
potere
di
rigenerazione
e
redenzione
in
grado
di
risolvere
i
grandi
problemi
sociali;
infatti,
la
nostra
proposta
promette
tanto
da
risultare
ingenua,
le
aspettative
sembrano
smisurate;
tanto
che
il
suo
scopritore
(se
così
possiamo
chiamarlo)
non
osò
comunicarlo
ai
suoi
conoscenti
più
intimi
per
paura
di
essere
considerato
un
pazzo.
Di
conseguenza,
la
strada
che
gli
restava
era
di
dimostrare
tutto
ciò
nella
PRATICA,
prima
di
comunicarlo
al
pubblico.
Un
percorso
completamente
nuovo
di
ricerche
e di
esperimenti
era
cominciato;
il
primo
dei
quali
fu
la
“banca
del
tempo”,
aperta
a
Cincinnatti
nel
maggio
del
1827.
Quest
esperimento,
che
durò
tre
anni,
aveva
come
oggetto
l'applicazione
del
commercio
equo
nella
vita
quotidiana
e
fino
ad
ora
è
stato
impiegato
(dove
le
circostanze
lo
hanno
permesso)
nello
sviluppo
delle
nostre
idee
o
nella
loro
preparazione.
Sono
stati
applicati
nella
cura
e
nell'educazione
dei
bambini,
e ci
mostreranno
gli
errori
e le
cause
dei
fallimenti
in
un
tema
così
importante.
Questi
principi
sono
stati
applicati
nell'acquisto
e
nella
vendita
di
terreni
e di
quasi
tutti
gli
altri
tipi
di
proprietà,
così
come
nello
scambio
di
tutti
i
tipi
di
servizi,
il
che
include
il
lavoro
di
commercianti,
avvocati,
medici,
albergatori,
ecc.,
in
ogni
momento
la
sovranità
dell'individuo
fu
strettamente
preservata
e
rispettata.
Nessuna
legislazione,
di
qualsiasi
tipo,
invase
la
sfera
individuale
e fu
questo
rispetto
dell'individualità
che
attrasse
centinaia
di
persone
nella
banca
del
tempo,
la
maggior
parte
delle
quali
non
comprendeva
molto
dei
suoi
principi
o
obiettivi;
essi
comprendevano,
tuttavia,
che
era
loro
interesse
partecipare
all'esperimento,
dimostrando
così
che
gli
affari
comunitari
funzionano
secondo
un
processo
naturale
e
irresistibile;
senza
combinazione,
senza
organizzazione,
senza
leggi,
senza
governo,
senza
la
rinuncia
di
qualsiasi
“porzione”
della
libertà
naturale
dell'individuo;
dimostrando
anche
che
la
riforma
non
ha
bisogno
di
aspettare
che
il
mondo
sia
stato
educato,
ma
che
la
pratica
costituisce
un
processo
di
rieducazione
che
non
può
essere
giudicato
fino
a
che
non
vi
si
partecipa
e
che,
precisamente,
è il
teorico
che
rimane
indietro
nel
suo
apprendimento.
Allo
stesso
modo,
durante
tutti
gli
esperimenti,
l'iniziativa
individuale
è
stata
così
sincera
che
le
centinaia
di
persone
che
hanno
preso
parte
in
essi
non
possono
essere,
in
nessun
caso,
identificate
come
membri
di
una
setta,
partito
o
società;
il
pubblico,
in
generale,
ce
lo
riconosce,
eccetto
quelli
che
scelgono
di
identificarsi
con
quei
principi.
L'opinione
pubblica
è il
vero
governo
del
mondo.
La
stampa
è
alla
base
di
questo
potere;
di
conseguenza,
per
diffondere
le
idee
è
necessaria
la
semplificazione
della
stampa
e
dei
mezzi
tipografici,
tali
da
essere
introdotti
nelle
case
e
usate
da
chiunque
desideri
farlo,
di
qualunque
sesso;
in
questo
modo
la
diffusione
della
vera
riforma
sarebbe
indipendente
dalla
stampa
comune,
i
cui
amministratori
sono,
generalmente,
troppo
assorti
o
interessati
in
altri
argomenti,
troppo
influenzati
dall'opinione
pubblica
o
troppo
superficiali
per
pensare
di
fare
giustizia
in
un
campo
che
ancora
si
trova
ai
suoi
inizi.
Gli
esperimenti
e i
tentativi
sono
conclusi
e i
risultati,
che
sono
registrati
nella
testimonianza
di
chi
vi
partecipò,
diventano
ora
il
fondamento
pratico
delle
realizzazioni
in
questo
campo.
Quelli
che
desiderano
maggiori
informazioni
possono
ottenerle
nelle
riunioni
pubbliche
o
leggendo
la
GAZZETTA
DEL
COMMERCIO
EQUO,
che
sarà
pubblicata
con
questo
scopo.
Di
seguito
ci
sono
alcune
delle
principali
caratteristiche
del
COMMERCIO
EQUO.
Si
stabilirà
un
principio
di
commercio
equo
e
stabile
che
porrà
fine
a
tutte
le
attuali
fluttuazioni
dei
prezzi
e,
conseguentemente,
all'insicurezza
e
alla
rovina
che
queste
fluttuazioni
creano,
rialzando
quelle
persone
che
si
sono
rovinate.
Tende
a
mettere
fine
a
tutti
i
tipi
di
speculazione.
Ha
un
sonoro
e
razionale
mezzo
di
scambio,
una
reale
e
definita
rappresentazione
della
ricchezza.
È
basato
esclusivamente
sul
lavoro
come
unico
capitale
legittimo.
Un
mezzo
di
scambio
che
possiede
una
tendenza
naturale
a
diminuire
il
valore
e
l'uso
del
denaro,
fino
a
liquidarlo;
e di
conseguenza,
ad
eliminare
tutti
i
tipi
di
truffa,
iniquità,
crudeltà,
corruzione
e
imposizione
che
si
sono
costruiti
su
di
esso.
A
essere
il
mezzo
di
scambio
emesso
solo
da
quelli
che
lavorano,
metterà
nelle
mani
dei
lavoratori
il
potere
e la
ricchezza,
mentre
quelli
che
non
lavorano,
sebbene
ora
siano
ricchi,
diventeranno
poveri
e
senza
potere.
Permette
che
lavorino
tutti
quelli
che
lo
desiderino,
assecondando
la
naturale
tendenza
che
mantiene
l'offerta
in
equilibrio
con
la
domanda.
Risolve
l'enorme
e
difficile
problema
della
macchina
contro
il
lavoro.
In
questo
modo,
nella
stessa
proporzione
che
la
macchina
toglie
lavoro
agli
operai,
lavora
anche
per
conto
loro;
inoltre,
lascia
sempre
aperta
la
possibilità
a un
nuovo
impiego
e,
come
commercio
equo,
abolisce
i
guadagni
misteriosi;
lascia
da
parte
le
forme
di
apprendimento
rutinarie
e
sviluppa
nuove
forme
di
conoscenza,
alla
portata
di
tutti
quelli
che
lo
desiderano.
Il
bisogno
di
ognuno
di
pagare
con
il
proprio
lavoro
per
quello
che
consuma
permette
l'unico
e
legittimo
controllo
sul
lusso
eccessivo,
che
ha
così
spesso
rovinato
individui,
stati
e
imperii;
e
che
ci
sta
portando
alla
quasi
universale
rovina.
Il
commercio
equo
non
arreda
nessun
ufficio
all'ambizioso,
nè
offre
alcuna
opportunità
a
quelli
che
desiderano
elevarsi
al
di
sopra
delle
persone
o
delle
proprietà
altrui;
di
conseguenza,
non
offre
nessuna
tentazione
per
questo
tipo
di
gente
ed
essi
non
saranno
tra
i
primi
ad
adottare
il
COMMERCIO
EQUO.
Questo
riguarda,
prima
di
tutto,
la
maggioranza
oppressa,
gli
umili,
gli
emarginati,
e
sarà
adottato
prima
da
essi
e da
quelli
che
non
hanno
nessun
desiderio
di
vivere
a
spese
degli
altri,
così
come
per
tutti
quelli,
ricchi
e
poveri,
le
cui
superiori
qualità
morali
ed
intellettuali
gli
permettano
di
apprezzare
alcune
delle
ineffabili
benedizioni
derivanti
da
tale
stato
dell'esistenza
umana.
Queste
sono
alcune
delle
principali
caratteristiche
del
COMMERCIO
EQUO;
e il
lettore
noterà
che
sono
peculiarità
che
una
rivoluzione
grande
e
redentrice
deve
possedere;
però
sono
così
straordinarie,
così
fuori
dal
corso
comune
e
corrente
delle
cose
che
la
nostra
proposta
sarà
denunciata
da
alcuni
come
visionaria
e
impraticabile.
Sono
preparato
a
tutto
questo
e
sono
preparato
a
dimostrare
che
le
applicazioni
di
questi
principi
SI
SONO
GIA
REALIZZATE;
e
hanno
dimostrato
la
propria
praticabilità
al
di
là
di
tutte
le
possibili
contraddizioni;
Per
provare
tutto
ciò,
dichiaro
che
è
assolutamente
fattibile
per
qualsiasi
persona
incominciare
a
godere
fin
da
ora
dei
suoi
primi
vantaggi,
per
liberarsi
gradualmente
dalla
schiacciante
iniquità
e
sofferenza
della
(come
viene
chiamata)
società
civilizzata;
e
tutto
questo
senza
unirsi
a
nessuna
società,
nè
cedendo
“parte”
della
naturale
e
“inalienabile”
sovranità
sulla
propria
persona,
tempo
e
proprietà
e
senza
diventare,
in
nessun
modo,
responsabile
delle
azioni
e
dei
sentimenti
di
altre
persone
con
le
quali
si
abbiano
realizzato
accordi
commerciali.
Josiah
Warren,
New
Armony,
27
novembre
1841
Uno
dei
sentimenti
più
condivisi
della
nostra
epoca
riguarda
l'esistenza
di
un
male
profondo
e
radicale,
che
i
legislatori
si
sono
dimostrati
incapaci
di
scoprire
ponendovi
rimedio.
Con
tutta
la
deferenza
dovuta
ai
giudizi
altrui,
io
mi
sono
dedicato
a
segnalare
quello
che
sembra
costituire
questo
male
e i
suoi
rimedi
naturali,
legittimi
ed
efficaci;
e
continuerò
a
farlo
ovunque
questa
materia
riceva
l'attenzione
e il
rispetto
che
la
sua
indubitabile
importanza
gli
conferisce;
ho
aspettato
che
qualche
persona
capace
di
ragionamento
logico
si
dedicasse
a
investigare
la
materia
osservando
se
poteva
trovare
un
valido
motivo
per
opporsi
al
COMMERCIO
EQUO;
e
voglio
segnalare,
a
questo
proposito,
l'assoluta
stupidità
e
sorprendente
debolezza
di
qualsiasi
obiezione
a
questo
proposito.
Le
obiezioni,
per
essere
tenute
in
considerazione,
devono
limitarsi
all'oggetto
della
questione
e
alle
sue
tendenze
naturali:
DISCONNESSE
da
tutte
le
considerazioni
meramente
personali.
Io
rifiuto
tutte
le
polemiche
rumorose,
prolisse,
confuse
e
personali.
Questa
materia
si
presta
a
studi
sereni
e
ricerche
oneste;
e,
dopo
essere
stata
esposta
(come
io
penso
fare)
davanti
al
pubblico,
dovrà
essere
valutata
da
ogni
individuo
secondo
la
sua
particolare
capacità
di
comprensione,
senza
realizzare
nessun
tipo
di
violenza,
restrizione
o
coazione
verso
di
esso.
(Josiah Warren)