N. 92 - Agosto 2015
(CXXIII)
JONESTOWN
Il tempio del terrore
di Cristian Usai
Jonestown è un nome che per alcuni probabilmente non significa nulla, ma per chi ha più di cinquanta anni e per chi è appassionato di storia dei nuovi movimenti religiosi, questo nome rimanda la memoria a quello che è stato il più imponente suicidio di massa della storia.
Jonestown è
il
nome
informale
del People’s
Temple
Agricultural
Project ("Progetto
Agricolo
del
Tempio
del
Popolo"),
una comunità
costituita
dal
People’s
Temple,
un
movimento
religioso
statunitense
fondato
dal
pastore
protestante
Jim
Jones,
nella
giungla
della
Guyana
nordoccidentale.
Divenne
tristemente
celebre
quando,
il
18
novembre 1978,
913
abitanti
del
progetto
morirono
suicidi.
Con
il
presente
contributo,
sarà
ripercorsa
la
storia
di
Jonestown,
fino
al
tragico
epilogo
e
saranno
evidenziati
gli
elementi
storico-religiosi
che
hanno
portato
al
triste
esito.
James
Warren
Jones
nacque
il
13
maggio
1931
nella
cittadina
di
Crete,
in
Indiana,
figlio
di
un
veterano
invalido
della
Prima
Guerra
Mondiale
e di
un’operaia
e
attiva
sindacalista.
I
suoi
genitori
non
erano
credenti,
ma
il
giovane
Jones
divenne
ben
presto
membro
della
locale
comunità
pentecostale.
A
sedici
anni,
in
piena
segregazione
razziale,
teneva
sermoni
sulle
strade
di
Richmond,
dove
si
era
trasferito
con
la
madre,
sull’eguaglianza
tra
bianchi
e
neri
dinanzi
a
Dio.
L’integrazione
era
il
tema
centrale
dei
suoi
sermoni
e
ciò
lo
portò
ben
presto
a
scontrarsi
con
l’insofferenza
di
alcune
famiglie
della
chiesa
di
Indianapolis,
dove
nel
frattempo
aveva
iniziato
il
ministero,
che
non
gradivano
la
promiscuità
razziale
e
sociale.
Nel
1954
fondò
la
sua
chiesa
e si
recava
di
casa
in
casa
per
fare
proselitismo,
soprattutto
tra
la
popolazione
di
colore.
Dopo
due
anni
acquistò
un
edificio
più
grande
e lo
chiamò
Peoples
Temples
Full
Gospel
Church.
Circa
duemila
persone
frequentavano
la
sua
chiesa
all’inizio
degli
anni
sessanta
e in
seguito
a
sospetti
di
promiscuità
sessuale
e
attività
politiche
sovversive
durante
il
decennio
precedente, i
primi
adepti
del
movimento
si
trasferirono
nel
1965,
da
Indianapolis nella Contea
di
Mendocino in California.
Jim
Jones
ebbe
sempre
più
fama
e fu
financo
richiesto
a
tenere
raduni
di
preghiera
presso
la
Benjamin
Franklin
Junior
High
School
a
San
Francisco.
Fu a
San
Francisco
che
nel
1972
trasferì
la
sede
principale
della
sua
comunità,
in
un
ex
tempio
massonico.
Successivamente,
circa
un
migliaio
di
adepti
al
movimento
di
Jones,
si
trasferirono
con
lui,
presso
una
concessione
ottenuta
dal
governo
della
Guyana
nel
1974,
in
una
zona
al
confine
con
il Venezuela per
un
"progetto
agricolo".
Nacque
così
la
città
di
Jonestown.
La
“città
di
Jones”
si
basava,
sostanzialmente,
su
un
misto
tra naturismo estremo
come
i
dettami
di
un Pol
Pot
e
socialismo
pentecostale
di
netta
matrice
protestante
americana.
Jonestown
rappresentava
una
sorta
di
comune
dalla
quale
era
difficile,
se
non
impossibile,
fuggire;
esisteva
perfino
una
polizia
informale
all’uopo
di
evitare
diserzioni
e
fughe.
Era
una
vera
prigione.
La
città
era
organizzata
con
aree
specifiche,
come
per
l’area
dedicata
alle
baracche,
in
ognuna
delle
quali
abitavano
fino
a
diciannove
persone
su
letti
a
castello
a
tre
piani.
Mancavano
le
porte.
I
bagni
comuni
erano
all’esterno,
file
di
assi
di
legno
sopra
buche
scavate
nel
terreno.
Accanto
alle
baracche
sorgeva
l’area
adibita
a
piantagione
di
caffè
e
banana,
mentre
in
un’altra
area
circondata
da
giardini,
sorgevano
gli
uffici,
i
dormitori,
l’infermeria
ed
edifici
di
varia
natura,
oltre
alla
stazione
radio
dalla
quale
Jones
diffondeva
i
suoi
sermoni
in
maniera
ridondante.
Tutte
le
fonti
cronachistiche
riferiscono
che
gli
abitanti
di
Jonestown
dichiaravano
sempre,
pubblicamente,
di
trovarsi
a
proprio
agio
nella
comunità
e di
non
aver
intenzione
alcuna
di
abbandonarla.
Tuttavia,
diversi
familiari
di
adpti
cominciarono
a
denunciare
il
fatto
che
i
loro
cari
fossero
trattenuti
da
Jones
conto
la
loro
volontà.
Si
creò
uno
stato
di
tensione
e
angoscia
collettiva.
Il
17
novembre
1978,
a
seguito
di
pressioni
sul
Congresso
USA
da
parte
dei
famigliari
di
alcuni
membri
della
comunità,
una
delegazione
guidata
dal
Deputato
Leo
Ryan,
si
recò
a
Jonestown
per
appurare
cosa
realmente
ivi
accadesse.
In
occasione
del
suo
sopralluogo,
rivolgendosi
alla
platea
festante,
Ryan
ebbe
a
dire:
«Credo
che
tutti
voi
sappiate
che
sono
qui
per
saperne
di
più
circa
alcuni
dubbi
sollevati
sulla
vostra
missione;
ma
posso
dirvi,
dalle
poche
conversazioni
avute
con
alcuni
di
voi
che,
quali
che
siano
le
critiche,
qui
ci
sono
persone
convinte
che
questo
sia
quanto
di
meglio
abbiano
avuto
nella
loro
vita».
Ryan
parve,
insomma,
confermare
ciò
che
gli
adepti
erano
soliti
asserire
sulla
loro
permanenza
a
Jonestown.
Per
quanto
concerne
i
rapporti
tra
familiari
all’interno
della
comunità,
dalle
testimonianze
di
alcuni
sopravvissuti,
si
evince
che
si
verificarono,
al
momento
del
suicidio
collettivo,
casi
di
genitori
che
avvelenarono
i
propri
figli
su
ordine
di
Jones.
I
protagonisti
della
vicenda
storica
di
Jonestown,
oltre
a
Jim
Jones
e
alle
vittime
del
suicidio
di
massa,
furono:
Leo
Ryan
e
taluni
politici
americani
che
sostennero
l’ascesa
di
Jones,
come,
ad
esempio,
il
sindaco
di
San
Francisco
George
Moscone.
Nel
1975,
al
culmine
del
potere
a
San
Francisco,
Jones
sostenne
pubblicamente
l’elezione
di
Moscone,
il
quale,
in
segno
di
riconoscenza,
lo
pose
a
capo
della
San
Francisco
Housing
Authority;
l’autorità
che
gestiva
l’edilizia
pubblica.
Nell’estate
del
1977,
la
stampa
iniziò
a
diffondere
una
serie
di
articoli
che
riportavano
le
testimonianze
dei
fuoriusciti
del
Tempio,
del
quale
descrivevano
i
lati
oscuri.
Jones
si
trasferì
in
Guyana
dopo
la
pubblicazione
del
primo
articolo
critico
verso
la
sua
chiesa.
George
Moscone,
il
sindaco
di
San
Francisco
che
fu
eletto
anche
grazie
a
Jones,
si
rifiutò
di
indagare
sull’operato
del
Tempio
nella
sua
città.
Durante
la
visita
di
Leo
Ryan
del
17
novembre
1978,
alcuni
adepti
colsero
l’occasione
per
lasciare
la
comunità
e
tentarono
di
far
avere
al
politico
statunitense,
un
biglietto
con
scritto:
«aiutateci
ad
andare
via
da
Jonestown».
L’operazione
non
riuscì
poiché
accidentalmente
il
biglietto
cadde
a
terra
e un
bambino
urlò
in
pubblico
l’accaduto.
Il
giorno
seguente,
al
momento
della
partenza,
sulla
pista
di
decollo
dell’aeroporto
di
Port
Kaituma,
il
servizio
di
sicurezza
di
Jones
sparò
contro
la
delegazione,
americana
uccidendone
cinque
membri
tra
cui
lo
stesso
Leo
Ryan
che
a
tutt’oggi
risulta
il
primo
e
unico
deputato
statunitense
caduto
in
servizio.
Subito
dopo
Jim
Jones,
convocò
un'assemblea
generale,
di
cui
esiste
una
registrazione,
e in
essa
richiese
ai
suoi
adepti
di
compire
un
"suicidio
di
massa
per
la
gloria
del
socialismo",
mediante
l'ingestione
di
un
preparato
al
cianuro
di
potassio.
Jones
fece
allestire
un
grosso
bidone,
contenente
la
bevanda
venefica
e lo
fece
sistemare
su
un
tavolo
dinanzi
a un
padiglione.
Gli
abitanti
di
Jonestown
si
disponevano
in
fila
e
prendevano
la
bevanda
con
bicchieri
di
plastica,
molte
madri
somministrarono
ai
loro
figli
piccoli
il
veleno.
Peraltro
Jones
aveva
ordinato
di
cominciare
proprio
dai
bambini.
Molti,
bambini
e
adulti,
furono
costretti
a
bere
con
la
forza.
Il
veleno
faceva
effetto
velocemente
e la
morte
sopraggiungeva
dopo
qualche
convulsione
e
con
la
schiuma
alla
bocca.
Alcuni
si
sedettero
ad
aspettare
la
fine,
talvolta
in
lacrime.
Talune
persone
erano
troppo
sconvolte
per
riuscire
ad
avvelenarsi,
in
tal
caso
intervenivano
gli
aiutanti
e
somministravano
loro
il
veleno
con
delle
siringhe.
Il
padiglione
era
circondato
da
una
ventina
di
guardie
armate
rivolte,
verso
l’interno,
con
il
chiaro
scopo
di
impedire
fughe
in
caso
di
ripensamento.
Jones
e
altri
tentarono
di
rassicurare
i
presenti
parlando
loro
della
vita
migliore
che
li
attendeva,
alcuni
invece,
venivano
rimproverati
dal
reverendo
e
chiamati
a
morire
con
dignità.
Dopo
che
tutti
gli
abitanti
di
Jonestown,
salvo
i
pochi
che
fuggirono
nel
caos
degli
ultimi
attimi,
morirono,
le
guardie
si
uccisero.
Jones
si
tolse
la
vita
sparandosi
alla
tempia.
Dal
punto
di
vista
storico-religioso,
il
People’s
Temple
di
Jim
Jones,
può
essere
inquadrato
dottrinalmente,
secondo
la
classificazione
del
Ferrari,
come
di
tipo
sincretista,
giacché
mescolava
elementi
del
Cristianesimo
millenarista,
del
socialismo,
e
financo
del
laicismo
più
radicale.
Nella
retorica
di
Jones
erano
presenti
riferimenti
positivi
a
Cristo,
e
nel
contempo
un’accusa
al Vecchio
Testamento di
essere
un
libro razzista, sessista, imperialista
e
anti-progressista.
Sempre
secondo
la
classificazione
del
Ferrari
emergono
elementi
di
tipo
profetico,
in
quanto
Jim
Jones
de
facto,
si
proponeva
come
una
sorta
di
profeta
degli
emarginati.
Tutti
questi
elementi
coesistevano
con
la
forte
impronta
materialista
e a
tratti
atea
della
religiosità
del
Tempio.
Jones
era
solito
usare
l’espressione
«non
esiste
altro
Dio
che
voi
stessi»,
di
stampo
new
age.
La
storica
delle
religioni
Catherine
Wessinger
descrive
il
People's
Temple
come
un
movimento
laicale
di volontariato,
con
caratteristiche
del
socialismo
e
della
chiesa
cristiana protestante dei Discepoli
di
Cristo.
Jim
Jones,
con
la
sua
tecnica
persuasiva
dai
toni
millenaristici
e da
regime
comunista,
impose,
ai
suoi
discepoli,
il
suo
culto
in
maniera
totalizzante.
Le
vittime
ideali
del
suo
insano
proselitismo
erano
i
neri,
i
poveri,
gli
emarginati;
persone
disposte
a
inseguire
il
sogno
del
paradiso
terrestre
che
Jones
gli
prometteva.
Erano
gli
individui
più
vulnerabili
al
suo
lavaggio
del
cervello.
Queste
persone
arrivavano
ad
abbandonare
la
propria
vita
passata
e a
rompere
ogni
contatto
con
le
famiglie
d’origine,
per
condurre
una
vita
in
comune
all’interno
della
comunità.
Costoro
perdevano
la
loro
individualità
e
divenivano
succubi
del
reverendo.
Ciò,
consentì
a
Jones
di
portare
i
suoi
seguaci
a un
livello
di
fanatismo
tale
da
fargli
accettare
l’idea
del
suicidio
di
massa.
Riferimenti
bibliografici
Carter
T.
"Murder
or
Suicide:
What
I
Saw",
Alternative
Considerations
of
Jonestown
and
Peoples
Temple.
Jonestown
Project:
San
Diego
State
University
Documentario
Adepti:
Jim
Jones,
http://ildocumento.it/crimine/adepti-jim-jones.html
Ferrari
G.,
“Classificazione
delle
sette:
come
orientarsi
nel
multiforme
mondo
delle
sette”,
Sette
e
Religioni,
n. 1
(1991):
pp.
9-32
Haney
E.,
"Ministry
of
terror.
The
Jonestown
Cult
Massacre" Infoplease.
http://www.infoplease.com/.
Agosto
2015.
Wessinger,
C., How
the
Millennium
Comes
Violently:
From
Jonestown
to
Heaven's
Gate.
Seven
Bridges
Press,
2000.
Zagni
G.,
"La
storia
del
massacro
di
Jonestown" Il
POST.
Mondo
(2011)
http://www.ilpost.it/.
Agosto
2015.