[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

171 / MARZO 2022 (CCII)


arte

JEFF KOONS

L’ALFIERE DELLA NEO-POP ART, tra consumismo e kitsch

di Francesco Antinolfi

 

Jeffrey Koons, più semplicemente conosciuto come Jeff Koons, icona dello stile Neo-Pop e riconosciuto tra gli artisti più ricchi del mondo, nacque a York, in Pennsylvania nel 1955, da Henry e Gloria Koons.

 

Già durante la sua infanzia e l’adolescenza cominciò a manifestare un forte interesse per l’arte rimanendo affascinato dalla figura di Salvador Dalì. Dopo il diploma liceale, Koons si iscrisse al Maryland Institute College of Art di Baltimora, alla School of the Art Institute di Chicago e successivamente si trasferì a New York City, dove lavorò inizialmente sia come venditore di abbonamenti al Museum of Modern Art e seguito come broker di materie prime a Wall Street mentre realizzava opere d’arte durante le ore di riposo. 

 

All’inizio degli anni ‘80 si dedicò completamente alla produzione di opere d’arte. Proprio a New York, si avvicinò ai movimenti artistici dell’area dell’East Village Artla che ha generato nuovi movimenti tra cui Neo-EspressionismoNeo-Geo e Neo-Pop. Tutto ciò ebbe un impatto notevole sul lavoro di Koons. Spinto dalla cultura della creazione e della sperimentazione intorno a lui, fu durante questo periodo che Koons iniziò a produrre le sue sculture gonfiabili, un concetto che sarebbe diventato un segno distintivo della sua pratica.

 

 

Buona parte della produzione artistica di Koons è caratterizzata dalle serie, per citarne solo alcune, probabilmente tra le più famose, che andranno dagli anni ‘80 fino al nuovo millennio, è opportuno menzionare The New (1980–1983), il quale fu anche il titolo della mostra allestita da Koons nel 1980 al New Museum of Contemporary Art di New York, la quale sancì il suo debutto, e includeva una serie di aspirapolvere commerciali e lucidatrici per pavimenti messi in vetrina come al supermercato, ma isolati dalla loro funzione pratica, in modo tale da diventare secondo Koons oggetti da contemplare per la loro bellezza, nuovi per sempre in quanto destinati a non essere mai usati.

 

 

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Jeff Koons, The New, 1980

 

Altra serie di grande successo fu The Equilibrium Series (1985), una serie di circa quaranta opere, raggruppabili in quattro tipologie: oggetti comuni, tra cui un canotto, uno snorkel e un autorespiratore per immersioni, ma anche un pallone da basket e due da calcio, tutti in bronzo; Encased, bacheche con palloni da basket e calcio ancora nella confezione di cartone originale; le famose Tanks, dispositivi di galleggiamento in bronzo fuso e palloni da basket sospesi nel fluido.

 

Proprio la sospensione dei palloni, simbolizza uno stato di perfezione, in un senso astratto, metaforico, trasmettendo il senso di una perfetta equipollenza di forze. E infine una serie di poster pubblicitari Nike dedicati ai giocatori NBA dell’epoca, chiamati con il loro soprannome. Poiché ritraevano famosi giocatori di basket, in genere provenienti dalle classi sociali più basse, nei panni del segretario di stato americano o di un lord inglese o di un luminare della medicina, o un personaggio biblico, indicando secondo il messaggio che voleva trasmettere Koons, che l’equilibrio sociale è possibile senza bisogno di rivoluzioni. Con la serie Equilibrium, Koons intendeva riflettere esattamente sul significato del concetto di equilibrio, non solo sul piano astratto, ma anche su quello psicologico e sociale.

 

 

 

Jeff Koons, Encased e Tanks

 

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Jeff Koons, Aqualung

 

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Jeff Koons, The Equilibrium

 

Il 1986 fu l’anno della serie Rabbit (1986), la quale realizzata con calchi in acciaio, riproduceva tre sculture identiche. Koons optò per l’acciaio poiché essendo un materiale povero simile ai materiali ricchi, come l’argento, usarlo per produrre opere d’arte fu utile a stimolare mobilità sociale, senza conflitti.

 

Rabbit, nel Maggio del 2019 fu venduta da Christie’s per 91,1 milioni di dollari, cifra più alta mai pagata per l’opera di un artista vivente. Ad acquistarla fu Robert E. Mnuchin, un commerciante d’arte americano ed ex banchiere, fondatore della galleria che porta il suo nome a New York. Il valore record raggiunto da questa opera conferma che Koons è l’artista delle sculture-trofeo preferite dai milionari: già nel novembre 2013 Balloon Dog (Orange) realizzato negli anni Novanta era stato battuto all’asta per 58,4 milioni di dollari.

 

 

 

Jeff Koons, Rabbit, 1986

 

Il decennio degli anni ‘90 vide da parte di Koons la creazione di due serie, la prima, forse anche quella più controversa, nacque dal matrimonio con Ilona Staller, e fu Made in Heaven con il quale partecipò alla Biennale di Venezia del 1990.

 

Koons tentò di portare a compimento la tendenza dell’arte novecentesca a fondere arte e vita e, allo stesso tempo, di raggiungere, personalmente e artisticamente, quell’equilibrio tra desiderio e contingenza. Made in Heaven consisteva in grandi fotografie e sculture che lo ritraevano nudo e in atti sessualmente espliciti con Ilona Staller, la famosa pornostar italiana conosciuta anche come Ciccolina, la quale sposò nel 1991 e con la quale, ebbe un figlio, Ludwig, nel 1992, anno in cui divorziarono.

 

 

Jeff Koons, Made in Heaven, 1990

 

Connessa alla storia d’amore e d’arte con Ilona Staller seguì la realizzazione della serie Celebration (1994), ancora oggi in produzione, composta da 20 modelli in acciaio inossidabile lucidato, ognuno dei quali è stato prodotto in diversi colori. Alcune delle sculture realizzate fanno riferimento alla precedente serie Gonfiabile di Koons e presentano una serie di oggetti tra cui un cane con palloncino, una scimmia, un cigno e diversi tipi di fiori a palloncino, mentre altri sono cuori, diamanti e uova di grandi dimensioni. 

 

Tutti gli oggetti sono legati a celebrazioni personali e festive come feste di compleanno, San Valentino e Pasqua, mentre Balloon Dog (1994-2000) è diventato particolarmente iconico, con le sue le cinque versioni in cinque diversi colori.

 

La serie nacque con l’intento di celebrare la nascita e l’infanzia del figlio Ludwig con quadri e monumentali sculture che riproducono oggetti legati a momenti spensierati come feste, compleanni o vacanze.

 

 

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Jeff Koons, Balloon Dog, 1994

 

 

 

Jeff Koons, Celebration, 1994

 

Con il nuovo millennio Koons cominciò sperimentare e produrre una sua particolare interpretazione della tradizione pittorica del collage: dopo aver elaborato l’immagine al computer, sovrapponendo e giustapponendo figure della più disparata provenienza, lascia ai suoi collaboratori il compito di tradurla in pittura.

 

Tra il 2002 e il 2014, Koons lavorò ad altre due serie che facevano riferimento a personaggi dei cartoni animati, Braccio di FerroHulk Elvis, le quali includevano sculture, dipinti a olio e collage. Con la serie Popeye, Koons trasferì la tecnica del collage dalla pittura alla scultura, proponendo installazioni composte da calchi in alluminio di giocattoli gonfiabili combinati con altri oggetti come pentole o sedie e destinate a essere appese al soffitto con delle catene come, ad esempio, Monkeys (Chair) (2003), Lobster (2003) e Caterpillar Ladder (2003).

 

Dagli anni 2005–2006, la serie Hulk Elvis mise al centro dei quadri un giocattolo gonfiabile, realizzato con rendering fotorealistico, con le fattezze del gigante verde dei fumetti che, nell’immaginazione dell’artista, somiglia alla figura di Elvis Presley ritratta nelle stampe di Andy Warhol.

 

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Jeff Koons, Popeye, 2008

 

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Jeff Koons, Hulk Elvis II, 2007

 

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Jeff Koons, Hulk Tubas, 2004-2018

 

Nella lunga carriera artistica di Jeff Koons, non sono mancate varie collaborazioni. Tra queste, ad esempio, abbiamo quella con Lady Gaga per la realizzazione della scultura presente sulla copertina del suo album del 2013, Artpop.

 

Nell’ottobre 2019, Koons realizzò una nuova statua a Parigi, chiamata Bouquet of Tulips, commissionata dall’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Francia, e che doveva rappresentare un memoriale per coloro che hanno perso la vita negli attacchi terroristici del 2015 e del 2016. L’opera è caratterizzata da una mano che emerge da terra e stringe uno spruzzo di fiori a palloncino, che ricorda il suo precedente lavoro Tulips.

 

 

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Jeff Koons, Bouquet of Tulips, 2019

 

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Jeff Koons, Tulips, 1995-2004

 

Oggetto di ammirazione e critiche, il lavoro di Koons è insultato e venerato per molte delle stesse ragioni, tra le quali le sue critiche al consumismo e al materialismo, nonché per i contrasti significativi che crea. 

 

Ispirata al consumismo e alla banalità della vita moderna, l’arte di Jeff Koons è il tentativo di assecondare quella che, all’artista americano, appare come la tendenza fondamentale della cultura e della società occidentale tra ventesimo e ventunesimo secolo, ovvero il superamento della impermeabilità fra le classi e, dunque, il superamento dell’ingiustizia sociale, cercando di infrangere il confine tra la cosiddetta cultura alta (upper class) cui tradizionalmente appartengono le belle arti, e cultura bassa (middle class) che comprende anche la categoria del kitsch.

 

Per Koons, portare l’arte verso il popolo è propedeutico, a produrre una condizione di totale sicurezza: ognuno, a qualsiasi ceto appartenga, assistendo a una sua mostra, dovrebbe trovarsi a proprio agio, in uno stato di non conflittualità e di appagamento.

 

La carriera e la produzione artistica di Jeff Koons, esercitano ancora oggi un’influenza sugli artisti contemporanei che esplorano il commercialismo, la pubblicità, il readymade e i nuovi concetti di Pop Art, sono qualcosa di singolare, a cui si deve l’apertura di strade che sembravano chiuse dal minimalismo, c’è la proposta di qualcosa di innovativo e al tempo stesso accessibile e avanguardistico.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

E. Molinaro, Jeff Koons, Retrospettivamente, Postmedia books, 2007.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]