arte
JEFF KOONS
L’ALFIERE DELLA NEO-POP ART,
tra consumismo e kitsch
di Francesco Antinolfi
Jeffrey Koons, più semplicemente
conosciuto come Jeff Koons, icona dello
stile Neo-Pop e riconosciuto tra gli
artisti più ricchi del mondo, nacque a
York, in Pennsylvania nel 1955, da Henry
e Gloria Koons.
Già durante la sua infanzia e
l’adolescenza cominciò a manifestare un
forte interesse per l’arte rimanendo
affascinato dalla figura di Salvador
Dalì. Dopo il diploma liceale, Koons si
iscrisse al Maryland Institute College
of Art di Baltimora,
alla School of the Art Institute di
Chicago
e successivamente si trasferì a New York
City, dove lavorò inizialmente sia come
venditore di abbonamenti al Museum of
Modern Art e seguito come broker di
materie prime a Wall Street mentre
realizzava opere d’arte durante le ore
di riposo.
All’inizio degli anni ‘80 si dedicò
completamente alla produzione di opere
d’arte. Proprio a New York,
si avvicinò ai movimenti artistici
dell’area dell’East Village Artla che ha
generato nuovi movimenti tra cui Neo-Espressionismo, Neo-Geo e Neo-Pop.
Tutto ciò ebbe un impatto notevole sul
lavoro di Koons. Spinto dalla cultura
della creazione e della sperimentazione
intorno a lui, fu durante questo periodo
che Koons iniziò a produrre le sue
sculture gonfiabili, un concetto che
sarebbe diventato un segno distintivo
della sua pratica.
Buona parte della produzione artistica
di Koons è caratterizzata dalle serie,
per citarne solo alcune, probabilmente
tra le più famose, che andranno dagli
anni ‘80 fino al nuovo millennio, è
opportuno menzionare The New
(1980–1983), il quale fu anche il titolo
della mostra
allestita da Koons nel 1980 al New
Museum of Contemporary Art di New York,
la quale sancì il suo debutto, e
includeva una serie di aspirapolvere
commerciali e lucidatrici per pavimenti
messi in vetrina come al supermercato,
ma isolati dalla loro funzione pratica,
in modo tale da diventare secondo Koons
oggetti da contemplare per la loro
bellezza, nuovi per sempre in quanto
destinati a non essere mai usati.
.
Jeff Koons, The New, 1980
Altra serie di grande successo fu
The Equilibrium Series (1985),
una serie di
circa quaranta opere, raggruppabili in
quattro tipologie:
oggetti comuni, tra cui
un canotto, uno snorkel e un
autorespiratore per immersioni, ma anche
un pallone da basket e due da calcio,
tutti in bronzo; Encased,
bacheche con palloni da basket e calcio
ancora nella confezione di cartone
originale; le famose Tanks,
dispositivi di
galleggiamento in bronzo fuso e palloni
da basket sospesi nel fluido.
Proprio la sospensione dei palloni,
simbolizza uno stato di perfezione, in
un senso astratto, metaforico,
trasmettendo il senso di una perfetta
equipollenza di forze.
E infine una serie di poster
pubblicitari Nike dedicati
ai giocatori NBA dell’epoca, chiamati
con il loro soprannome. Poiché
ritraevano famosi giocatori di basket,
in genere provenienti dalle classi
sociali più basse, nei panni del
segretario di stato americano o di un
lord inglese o di un luminare della
medicina, o un personaggio biblico,
indicando secondo il messaggio che
voleva trasmettere Koons, che
l’equilibrio sociale è possibile senza
bisogno di rivoluzioni.
Con la
serie Equilibrium, Koons
intendeva riflettere esattamente sul
significato del concetto di equilibrio,
non solo sul piano astratto, ma anche su
quello psicologico e sociale.
Jeff Koons, Encased e Tanks
.
.
Jeff Koons, Aqualung
.
Jeff Koons,
The
Equilibrium
Il 1986 fu l’anno della serie
Rabbit (1986),
la quale realizzata con calchi in
acciaio, riproduceva tre sculture
identiche. Koons optò per l’acciaio
poiché essendo un materiale povero
simile ai materiali ricchi, come
l’argento, usarlo per produrre opere
d’arte fu utile a stimolare mobilità
sociale, senza conflitti.
Rabbit,
nel Maggio del 2019 fu venduta da
Christie’s per 91,1 milioni di dollari,
cifra più alta mai pagata per l’opera di
un artista vivente. Ad acquistarla fu
Robert E. Mnuchin, un commerciante
d’arte americano ed ex banchiere,
fondatore della galleria che porta il
suo nome a New York. Il valore record
raggiunto da questa opera conferma che
Koons è l’artista delle sculture-trofeo
preferite dai milionari: già nel
novembre 2013 Balloon Dog (Orange)
realizzato negli anni Novanta era stato
battuto all’asta per 58,4 milioni di
dollari.
Jeff Koons, Rabbit, 1986
Il decennio degli anni ‘90 vide da parte
di Koons la creazione di due serie, la
prima, forse anche quella più
controversa, nacque dal matrimonio con
Ilona Staller, e fu Made in Heaven con
il quale partecipò alla Biennale di
Venezia del 1990.
Koons tentò di portare a compimento la
tendenza dell’arte novecentesca a
fondere arte e vita e, allo stesso
tempo, di raggiungere, personalmente e
artisticamente, quell’equilibrio tra
desiderio e contingenza. Made in
Heaven
consisteva in grandi fotografie e
sculture che lo ritraevano nudo e in
atti sessualmente espliciti con Ilona
Staller, la famosa pornostar italiana
conosciuta anche come Ciccolina, la
quale sposò nel 1991 e con la quale,
ebbe un figlio, Ludwig, nel 1992, anno
in cui divorziarono.
Jeff Koons, Made in Heaven, 1990
Connessa alla storia d’amore e d’arte
con Ilona Staller seguì la realizzazione
della serie Celebration (1994),
ancora oggi in produzione, composta da
20 modelli in acciaio inossidabile
lucidato, ognuno dei quali è stato
prodotto in diversi colori. Alcune delle
sculture realizzate fanno riferimento
alla precedente serie Gonfiabile di
Koons e presentano una serie di oggetti
tra cui un cane con palloncino, una
scimmia, un cigno e diversi tipi di
fiori a palloncino, mentre altri sono
cuori, diamanti e uova di grandi
dimensioni.
Tutti gli oggetti sono legati a
celebrazioni personali e festive come
feste di compleanno, San Valentino e
Pasqua, mentre Balloon Dog
(1994-2000) è diventato particolarmente
iconico, con le sue
le cinque versioni in cinque diversi
colori.
La serie nacque con l’intento di
celebrare la nascita e l’infanzia del
figlio Ludwig con quadri e monumentali
sculture che riproducono oggetti legati
a momenti spensierati come feste,
compleanni o vacanze.
.
Jeff Koons, Balloon Dog, 1994
Jeff Koons, Celebration, 1994
Con il nuovo millennio Koons cominciò
sperimentare e produrre una sua
particolare interpretazione della
tradizione pittorica del collage: dopo
aver elaborato l’immagine al computer,
sovrapponendo e giustapponendo figure
della più disparata provenienza, lascia
ai suoi collaboratori il compito di
tradurla in pittura.
Tra il 2002 e il 2014, Koons lavorò ad
altre due serie che facevano riferimento
a personaggi dei cartoni animati, Braccio di
Ferro e Hulk Elvis, le quali
includevano sculture, dipinti a olio e
collage. Con la serie Popeye,
Koons trasferì la tecnica del collage
dalla pittura alla scultura, proponendo
installazioni composte da calchi in
alluminio di giocattoli gonfiabili
combinati con altri oggetti come pentole
o sedie e destinate a essere appese al
soffitto con delle catene come, ad
esempio, Monkeys
(Chair) (2003), Lobster (2003)
e Caterpillar Ladder (2003).
Dagli anni 2005–2006, la serie Hulk
Elvis mise al centro dei quadri un
giocattolo gonfiabile, realizzato
con rendering fotorealistico, con le
fattezze del gigante verde dei fumetti
che, nell’immaginazione dell’artista,
somiglia alla figura di Elvis
Presley ritratta
nelle stampe di Andy Warhol.
.
Jeff Koons, Popeye, 2008
.
Jeff Koons, Hulk Elvis II, 2007
.
Jeff Koons, Hulk Tubas, 2004-2018
Nella lunga carriera artistica di Jeff
Koons, non sono mancate varie
collaborazioni. Tra queste, ad esempio,
abbiamo quella con Lady Gaga per la
realizzazione della scultura presente
sulla copertina del suo album del 2013, Artpop.
Nell’ottobre 2019, Koons realizzò una
nuova statua a Parigi, chiamata Bouquet
of Tulips, commissionata dall’ex
ambasciatore degli Stati Uniti in
Francia, e che doveva rappresentare un
memoriale per coloro che hanno perso la
vita negli attacchi terroristici del
2015 e del 2016. L’opera è
caratterizzata da una mano che emerge da
terra e stringe uno spruzzo di fiori a
palloncino, che ricorda il suo
precedente lavoro Tulips.
.
Jeff Koons, Bouquet of Tulips,
2019
.
Jeff Koons, Tulips, 1995-2004
Oggetto di ammirazione e critiche, il
lavoro di Koons è insultato e venerato
per molte delle stesse ragioni, tra le
quali le sue critiche al consumismo e al
materialismo, nonché per i contrasti
significativi che crea.
Ispirata al consumismo e alla banalità
della vita moderna, l’arte di Jeff Koons
è il tentativo di assecondare quella
che, all’artista americano, appare come
la tendenza fondamentale della cultura e
della società occidentale tra ventesimo
e ventunesimo secolo, ovvero il
superamento della impermeabilità fra le
classi e, dunque, il superamento
dell’ingiustizia sociale, cercando di
infrangere il confine tra la cosiddetta
cultura alta (upper class) cui
tradizionalmente appartengono le belle
arti, e cultura bassa (middle class)
che comprende anche la categoria del
kitsch.
Per Koons, portare l’arte verso il
popolo è propedeutico, a produrre una
condizione di totale sicurezza: ognuno,
a qualsiasi ceto appartenga, assistendo
a una sua mostra, dovrebbe trovarsi a
proprio agio, in uno stato di non
conflittualità e di appagamento.
La carriera e la produzione artistica di
Jeff Koons, esercitano ancora oggi
un’influenza sugli artisti contemporanei
che esplorano il commercialismo, la
pubblicità, il readymade e i
nuovi concetti di Pop Art, sono qualcosa
di singolare, a cui si deve l’apertura
di strade che sembravano chiuse dal
minimalismo, c’è la proposta di qualcosa
di innovativo e al tempo stesso
accessibile e avanguardistico.
Riferimenti bibliografici:
E.
Molinaro,
Jeff Koons,
Retrospettivamente, Postmedia books,
2007. |