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N. 19 - Luglio 2009 (L)

Ivan Bruschi
Antiquario, viaggiatore e collezionista

di Michele Broccoletti

 

Era il 1920, quando a Castiglion Fibocchi, a pochi chilometri da Arezzo, nasceva Ivan Bruschi. Appartenente ad una famiglia molto numerosa (era l’ultimo di sei figli), fin da giovane ereditò la passione per l’arte, e soprattutto per l’antiquariato, dal padre Pietro e dal fratello maggiore, che erano mercanti di mobili antichi.

 

Sicuramente, questo fervore e queste passioni aumentarono durante il percorso di studi, in particolar modo grazie alla frequentazione ed all’amicizia che lo stesso Ivan Bruschi instaurò con Roberto Longhi.

 

Il famoso critico d’arte infatti, modellò ed influenzò la visione culturale ed estetica dell’aretino, elementi distintivi che lo aiutarono, non poco, nella sua professione di antiquario, i cui primi passi furono mossi nella Galleria d’arte posseduta a Firenze dal fratello maggiore di Ivan.

 

Una svolta importante nella vita di Ivan Bruschi avvenne con la scomparsa della madre, avvenuta nel 1956. Circa dieci anni prima era scomparso anche il padre, ed in seguito alla perdita di entrambi i genitori, il famoso antiquario decise di tornare a vivere, insieme con la sorella Dina, nell’antico Palazzo del Capitano del Popolo di Arezzo.

 

Il palazzo, ubicato di fronte alla Pieve romanica di S. Maria, risale agli inizi del 1300 e probabilmente deve il suo nome al fatto che fu la residenza del Capitano di Giustizia.

 

Edificato sulle rovine di una struttura ancora più antica, in alcuni datati documenti è indicato come Palazzo della Zecca, in quanto per un determinato periodo fu la sede degli Ufficiali di Gabella e degli Ufficiali pubblici fiorentini.

 

Come testimoniano anche gli stemmi posti sulla facciata, varie furono le famiglie che hanno posseduto ed abitato il palazzo nel corso dei secoli: sappiamo che l’edificio entrò nelle proprietà della famiglia Bruschi nei primi anni del XX secolo, ma, in questo periodo, versava in gravi condizioni, soprattutto in seguito ai tragici bombardamenti degli alleati, avvenuti nel dicembre del 1943.

 

Proprio lo stesso Ivan si occupò della realizzazione del restauro e della ristrutturazione e riuscì ben presto a creare un importante luogo di incontri culturali ed eventi mondani, ma non si limitò a questo: è sempre infatti dall’idea di Ivan che il palazzo, oltre a rappresentare per l’aretino un importante luogo di rifugio quotidiano, divenne una vera e propria Casa-Museo, dove gli ospiti ed i visitatori potevano, e possono tutt’oggi, ammirare le innumerevoli collezioni raccolte nel corso del tempo e frutto di passione, orgoglio, viaggi, studi e scoperte di nuove culture e nuovi tesori.

 

Dopo aver definitivamente scelto di risiedere ad Arezzo quindi, Ivan Bruschi inaugurò, nel 1958, la sua bottega antiquaria, dove iniziò l’attività con la vendita degli arredi di Villa Terrosi-Vagnoli di Cetona: nel giro di pochi anni, la galleria dell’aretino divenne il fulcro attorno al quale ruotavano importanti antiquari della zona e non.

 

È però nel 1968 che, Ivan Bruschi, nel pieno della sua attività professionale, diede vita alla rinomata Fiera Antiquaria di Arezzo: un’idea questa che da sempre aveva animato l’aretino e riuniva l’amore che lo stesso aveva per l’antiquariato, per l’arte e per la sua città.

 

In particolare, Ivan Bruschi si decise a concretizzare questo suo progetto, nel corso di uno dei suoi viaggi a Londra, dove rimase favorevolmente colpito dal mercato di Portobello.

 

Con l’aiuto della sua infaticabile e fedele “signora Carla”, personale segretaria di Ivan, e grazie alla fama ed al prestigio di cui lo stesso aretino godeva nella sua città natale, la proposta venne favorevolmente accolta da tutti coloro impegnati nel settore dell’antiquariato. Inoltre, la professionalità ed i numerosi contatti e rapporti con gli antiquari, fecero in modo che il successo dell’iniziativa non si fece attendere.

 

Sulla scia di questo successo, iniziarono ad essere promossi anche altri eventi, come mostre ed esposizioni, che puntualmente attirarono l’attenzione di un vasto pubblico, sia italiano che internazionale e fecero di Arezzo la prima città italiana dell’antiquariato.

 

Ancora oggi, a distanza di anni, la Fiera Antiquaria di Arezzo, che è organizzata con cadenza mensile nel suggestivo scenario di Piazza Grande e lungo il corso principale della provincia toscana, rimane la più rilevante manifestazione del genere in Italia, che, essendo visitata puntualmente anche da importanti personalità appartenenti al mondo della politica e dello spettacolo, può essere considerata una fondamentale componente per la vitalità della città di Arezzo.

 

Lo stesso Ivan Bruschi divenne ben presto il promotore di eventi e mostre organizzate nelle varie località della provincia aretina, tra le quali possiamo senza dubbio ricordare la Mostra-Mercato del Mobile Antico di Cortona.

 

È invece poco prima della sua morte, avvenuta nel dicembre 1996, che Ivan Bruschi, con il suo testamento pubblico, diede il via all’istituzione della Fondazione Ivan Bruschi, la quale ereditò tutte le collezioni e le raccolte dell’aretino e tutt’oggi ha lo scopo di proseguire la sua opera.

 

Visitando quindi oggi quella che possiamo definire come la Casa-Museo di Ivan Bruschi, si può ammirare tutto l’insieme di oggetti che sono stati raccolti nel tempo dal collezionista toscano, che appartengono alle più disparate tipologie.

 

Tra i vari pezzi della collezione vi sono: reperti archeologici (risalenti alla preistoria, alla civiltà egizia ed all’antichità classica), monete, gioielli, ceramiche medievali e moderne, sculture medievali e moderne (in terracotta, in marmo ed in legno), metalli ed argenti, avori, bronzetti, opere pittoriche, porcellane, mobili, vetri, tessuti e costumi, armi e libri.

 

Vi sono inoltre anche due particolari sezioni, delle quali una raccoglie oggetti d’uso e attrezzi da lavoro provenienti prevalentemente dal territorio toscano e dalla civiltà contadina. Infine un’ultima sezione, che testimonia la vasta cultura ed i numerosi viaggi compiuti da Ivan Bruschi, è dedicata alle collezioni extraeuropee provenienti dal continente africano, dall’America precolombiana e dall’oriente.

 

In conclusione, possiamo affermare che, nelle stanze tanto amate da Ivan Bruschi, ancora oggi, le sue collezioni, soprattutto durante il vivace vociare che proviene dalla strada, quando c’è la Fiera Antiquaria, sembrano comunicarci la viva ed onnipresente sua presenza.


 

 

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