N. 12 - Maggio 2006
ITALIA ANTIQUA
VII, Friuli Venezia
Giulia
di
Antonio Montesanti
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L’area friulana ha delle caratteristiche ben distinte dalle
altre regioni con le quali confina. Benché presenti
delle similitudini comuni alle culture carniche,
noriche, istriane e venetiche, gode del privilegio di
un’identità propria e autonoma. Questa caratteristica
la renderà, benché nella storia assimilata alle
vicende venete, sempre culturalmente indipendente.
Le caratteristiche di distinzione culturale si possono
riassumono fondamentalmente in tre punti: l’uso e lo
sfruttamento dei metalli, il controllo di aree di
passaggio d’importanza cruciale nel percorso storico e
la particolarissima conformazione oro-geografica
caratterizzata da almeno 4 strette fasce parallele
(montuosa, collinare, pianeggiante, lagunare-marina)
chiuse dai monti del Carso Alpino di cui ne detiene il
controllo.
Proprio durante l’Età del Bronzo si ha una notevole
immissione di manufatti metallurgici, con relativo
aumento del loro commercio che porta all'uso dei
medesimi come unità di scambio con valore e funzione
premonetale.
I pugnali di bronzo rinvenuti a Selvis di Remanzacco,
Aquileia e S. Martino di Maiano sono simili alle forge
alto-danubiane e alpino-orientali e confermano i
legami commerciali con i distretti metalliferi del
Salisburghese attraverso i passi alpini, quello di
Monte Croce Carnico in particolare.
Gli scavi hanno potuto verificare l'esistenza di
insediamenti abitativi in posizioni di altura
naturale, facilmente difendibili (Cjastiei) o
in aree risorgive, su rialzi brecciosi. I
Castellieri sono insediamenti fortificati tipici e
quasi esclusivi della Venezia Giulia. Sono villaggi
fortificati circondati da un argine di terra, dotato
di ingressi di forma quadrilatera oppure ovale situati
in pianura, con una superficie che varia da 30.000 a
47.000 mq, la cui datazione oscilla tra la Media Età
del Bronzo e la primissima Età del Ferro. Uno tra gli
esempi più notevoli è rappresentato dal castelliere di
Ponte S. Quirino , insediamento alla confluenza dei
fiumi Natisone e Cosizza.
Presenti anche nella Carnia Slovena, Istria e Veneto, i
castellieri della pianura friulana si differenziano
per le loro caratteristiche sia dai confinanti in
maniera sostanziale che confermano una individualità
etnico-culturale locale atichissima.
L’Eta del Ferro coincide con l’arrivo dei
Paleoveneti, gruppo indoeuropeo che si stabilisce
nell'Italia nord-orientale scacciando i Liguri. Il
centro culturale paleoveneto più vivace sarà Ateste
(Este) da cui prenderà il nome questa civiltà.
Il settore orientale di questa facies culturale "avvolge"
il Friuli ma non vi penetra a fondo, attestandosi sul
confine naturale del Tagliamento. I Paleoveneti in
realtà sembrano circondare il cuore del Friuli che
conserva, lungo tutti i sui confini, tracce
consistenti di iscrizioni venetiche; anche le recenti
ricerche archeologiche hanno restituito tracce
paleovenete a San Vito al Tagliamento e a
Dernazacco, nei presso Cividale.
Si possono ancora citare gli insediamenti di S. Vito
al Tagliamento, di Moruzzo e di Pozzuolo. Le culture
prevalenti sono attribuibili alla popolazione venetica
e, meno, a quella celtica; accertati archeologicamente
i rapporti tra il territorio friulano, l'area
cosiddetta hallstattiana (dal villaggio di Hallstat),
a nord delle Alpi e le culture balcaniche occidentali.
Secondo teorie differenti i Paleoveneti sarebbero giunti in
Friuli solo nel VI sec. a.C., non esistendo alcun
documento del primo e secondo periodo Atestino, la
conferma si avrebbe nel riscontro del nuovo rito
funerario dell'incinerazione adottato su larga scala.
La presenza paleoveneta in Friuli é attestata, da numerosi
toponimi e idronimi: Artenia, Mateja, Glemona,
Tergeste, Opitergium, Ceilina, Tagliamentum, Liquentia
Aesontium, Timavus, Varamus, Naonis, Reunia, che
hanno restituito reperti archeologici risalenti ai
secc. IX e VIII a.C.
Tra il V e il III sec. a.C. il territorio del Friuli viene
invaso da popolazioni celtiche, che nell’area Alpina
orientale assumeranno il nome di Carno-Celti della
stirpe dei Norici, che occupano un vasto territorio
compreso tra le odierne Slovenia, Carinzia, Stiria,
Tirolo orientale, Bassa e Alta Austria, fino al
Danubio e al lago Balaton.
Le informazioni letterarie, dunque, provenienti da più
parti e da più autori, sembrano attestare la presenza
celtica sul territorio friulano almeno dalla fine III
– inizi II sec. a.C.: gl’insediamenti gallici
s’impostano nell'area vacante di testimonianze
venetiche a est del fiume Livenza.
Le popolazioni celtiche dell'immediato Oltralpe si
costituiscono nel «Regno Norico» (Magdalensberg)
costituitasi intorno alla metà del II sec. a.C., con
la quale il settore Friulano forma una corrente
commerciale a doppio senso, che collegava Aquileia a
meridione col Magdalensberg a settentrione, passando
per il Canal del Ferro, Venzone, Gemona, Tricesimo e
giù, lungo la riva destra del Torre, fino alla piana
di Aiello e di Terzo di Aquileia.
Alla metà del II sec. a.C. la parte friulana dell'economia
del c.d. Regno Norico diventa ineguale, a causa della
penetrazione romana in Transpadania trasformando la
reciprocità in predominio, che porterà alla decadenza
del Magdalensberg e la costruzione di
una nuova città romana, dopo la conquista del
Noricum: il Municipium Claudium Virunum
(15 a.C.), collocata a meridione del vecchio aggregato
celtico e dell'annesso centro commerciale ove i
mercanti latini avevano sistemato in origine i loro
magazzini.
Le prime notizie di tipo annalistico che riguardano il
Friuli Venezia Giulia ci narrano che i Veneti per
porre fine alle scorrerie e razzie dei Celto-Carni
chiesero l'intervento dei Romani. Nel 186 a.C., Roma
ordina al pretore Lucio Giulio di ostacolare, senza
ricorrere all’uso della forza, le intenzioni di 12.000
Galli transalpini di stanziarsi in quest’area e di
costruire di un oppidum Gallorum (Aquilis)
residenziale poco distante dal sito dove sorgerà
Aquileia.
I Gallo-carni non cedettero alle lusinghe diplomatiche
che inevitabilmente portarono il Senato a decretare la
guerra. È il 183 a.C. quando ad Aquilis
si presentano le legioni dei consoli M. Claudio
Marcello e del proconsole L. Porcio alle quali i Celti
si arrendono immediatamente senza combattere.
La base logistica di Roma diventa Aquileia, con probabile
avamposto militare costituito nel luogo sul fiume
Natissa (Natisone), che poi si svilupperà nel Forum
Julii (Cividale). Questa situazione dà il via
libera alla penetrazione romana e alla organizzazione
di tutto l'agro celtico fino ai confini dei Norico.
Da questo momento inizia la penetrazione nell’area friulana
da cui partiranno tutte le campagne militari verso
l’area balcanica: Istri (178-177 a.C.),
Macedonia (171 a.C.), Pannoni (156 a.C.),
Japidi, Taurisci, Gallo-Carni e ancora
Istri (129 a.C.).
Le resistenze incontrate dai romani da parte dei
Celto-carni nord-orientali stanziati intorno al
territorio aquileiese (Natisone e Isonzo), si
svilupperanno in uno scontro che vedrà la vittoria del
console M. Emilio Scauro nel 115 a.C.
Roma interverrà anche a favore del regno del Norico, quando
il console C. Papirio Carbone tenterà di bloccare a
Noreia l’invasione di Cimbri e Teutoni (113
a.C.).
Il Friuli ha un’altra caratteristica distintiva rispetto
alle altre regioni italiane, è generatore di un centro
destinato a divenire la città intorno a cui si
accentra tutta la regione, di gran lunga più grande e
più ricco degli altri, e che in Italia sarà seconda
solo a Roma.
Aquileia quindi merita una nota a parte, ed in parte, la
sua storia è anche la storia del Friuli.
La colonia di diritto latino, viene fondata con decreto
senatoriale nel 183 a.C., in agro Gallorum, ad
opera dei triumviri P. Cornelio Scipione Nasica, G.
Flaminio e L. Manlio Acidino Fulviano (Liv., XL 34).
Tra il 181 e il 169 a.C., la colonia accoglie la deduzione
di 4.500 veterani latini di fanteria; in un primo
tempo verrà utilizzato come vero e proprio avamposto
agricolo-militare e solo in seguito commerciale. Il
terreno coltivabile viene suddiviso e assegnato in
base ai gradi: 50 iugeri (ettari 12,600) ai pedites
(fanti), 100 ai centuriones (graduati) e 140
agli equites (cavalieri), organizzati secondo
il sistema della «centuriazione», ossia della
divisione dell'agro in centurie di 20 actus per
centuria (= 200 iugeri = 50 ha).
Si presume che i coloni abbiano complessivamente
occupato una superficie di 600-700 Kmq nella pianura
ad est del Tagliamento, queste terre per la loro
conversione all'agricoltura, dovettero necessariamente
essere sottoposte a lunghi lavori di bonifica
idraulica e forestale.
Nel 90 a.C. Aquileia assurgerà al rango
superiore passando da colonia latina a quello di
colonia romana, ottenendo grazie al suo sviluppo il
diritto di cittadinanza romana per i suoi abitanti.
Aquileia diviene contemporaneamente una delle più fiorenti
dell'Impero e ottimo avamposto difensivo contro le
invasioni dei Cimbri (101 a.C.), dei Quadi e dei
Marcomanni (167 d.C.).
Inserita con l’Istria nella suddivisione regionale
italiana all’interno della X regio augustana (Venetia
et Istria), Aquileia otterrà ben presto il
rango di Municipium divenendo ricca a tal punto
da sopperire bene ad ogni tipo di difficoltà comprese
le numerosissime invasioni barbariche che proseguirono
nei secc. IV e V d.C.
Ormai indebolita Aquileia conserverà ancora una
certa importanza strategica venendo utilizzata ancora
nel 423 d.C. come base militare difensiva da Galla
Placidia e Valentiniano III.
Nel 452 d.C. si scrive l’ultimo atto della città quando,
convinta delle sue potenzialità tenta una strenua
resistenza contro gli Unni ed il suo re, Attila, il
quale dopo un assedio estenuante, la incendia. Quando
Attila entrerà ad Aquileia troverà la città deserta: i
suoi abitanti si erano già rifugiati a Grado.
Aquileia, nella sua grandezza, oscurò nei secoli gli altri
centri urbani di una certa importanza confermando una
dualità espressa anche nel nome attuale della regione.
Già nel 90 a.C. l’intera area celtica alle Alpi diviene
territorio totalmente romanizzato; vengono create
nuove colonie e nuovi avamposti nel territorio ormai
pacificato dopo l’intervento di M. Emilio Scauro.
I più importanti in assoluto rimarranno quattro centri
relativamente importanti che rispetto ad Aquileia
saranno da considerare minori: Forum Iulii
(Cividale), Iulium Carnicum (Zuglio) e
Tergeste (Trieste). Il primo, che darà
nell’accezione latina il nome alla regione, è
l'avamposto alpino sul Natisone, che probabilmente,
già nell'89 a.C., ottiene dal Senato romano il diritto
latino mentre nel 50 a.C., il primitivo castrum,
viene innalzato da Giulio Cesare a forum
(mercato) e che archeologicamente sarà più famosa per
la presenza longobarda; contemporaneamente verranno
fondate anche le altre due colonie urbane.
L’importanza del Friuli risiederà per i secoli a venire per
il suo ruolo di passaggio attraverso i valichi alpini
facilmente oltrepassabili e potenziati dalle numerose
strade romane che ne attestano la funzione
commerciale.
La viabilità locale, sfruttando persistenze arcaiche, viene
dapprima utilizzata per i lavori di centuriazione
modulare, soprattutto intorno alle piane di
Aquileia e, solo in un secondo tempo, verrà
riorganizzata la grande viabilità consolare.
Nel 153 a.C. viene inaugurata la via Annia
lungo la fascia lagunare che proviene dal Veneto
giunge ad Aquileia al pari delle e Postumia
(148 a.C.) che invece segue un itinerario più ampio e
più arroccato sulle risorgive; la Iulia Augusta
si diparte da Aquileia verso il Noricum
dando la possibilità di raggiungere la Pannonia,
mentre la Flavia congiungerà Trieste con
Pola (Pula – HR), e quindi con l'Istria e la
Dalmazia.
Nome romano |
Nome Preromano |
Popolazione |
Regione Preromana |
Nome Moderno |
Prov. |
Artenia / Ad Silanos |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Artegna |
UD |
Ad XI |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
S.Giorgio di Nogaro |
UD |
Ad XIII / Viam Belloio |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Tricesimo |
UD |
Apicilia |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Latisana |
UD |
Aquileia |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Aquileia |
UD |
Avesica |
- |
Istri |
X Venetia et Istria |
Prosecco |
TS |
Broxas |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
S. Pietro al Natisone |
UD |
Caelina |
- |
Veneti |
X Venetia et Istria |
|
PN |
Cormones |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Cormons |
GO |
Fons Timavi |
- |
Istri |
X Venetia et Istria |
San Giovanni di Duino/Štivan |
TS |
Forum Iulii |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Cividale del Friuli |
UD |
Glemona |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Gemona del Friuli |
UD |
Gradus |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Grado |
GO |
Iulium Carnicum |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Arta terme (Zuglio) |
UD |
Larix |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Chiusaforte |
UD |
Naonis |
- |
Veneti |
X Venetia et Istria |
Noncello |
PN |
Osupum |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Osoppo |
UD |
Pons Sonti |
- |
Istri |
X Venetia et Istria |
Gradisca d’Isonzo |
TS |
Pucinum Castellum |
- |
Istri |
X Venetia et Istria |
Castello Di Duino |
TS |
Reunia |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Ragogna |
UD |
Segesta |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Sezza di Zuglio |
UD |
Statio Bilachiniensis |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Tarvisio |
UD |
Tergeste |
- |
Istri |
X Venetia et Istria |
Trieste |
TS |
Varamus |
- |
Carni |
X Venetia et Istria |
Varmo |
UD |
|