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N. 62 - Febbraio 2013 (XCIII)

I rapporti tra l'Italia e l'Albania nei primi anni del '900
la "questione albanese" dal suo principio alla Grande Guerra

di Federica Mirabile

 

La nazione albanese costituisce un'unità etnica ben distinta e definita, il cui popolo è tra i più più antichi d'Europa e i suoi abitanti possono considerarsi a buon diritto autoctoni, discendenti dalla famiglia troco-illirica. Nei tempi più remoti essi hanno occupato gran parte della penisola balcanica e in particolare la Dalmazia, parte della Croazia, la Bosnia-Erzegovina, la Macedonia Occidentale, l'attuale Albania, l'Epiro e la Tessaglia. Con gli anni questo popolo ha dovuto subire le occupazioni territoriali di popolazioni slave e greche e questo processo ha portato la regione ad assomigliare a un mosaico culturale.

 

La storia dell'Albania, infatti, ha sempre fatto parte, a seconda delle epoche, di quella di un impero o di una nazione e di conseguenza la popolazione è stata oggetto di forti strumentalizzazioni ideologiche nell'ambito della creazione degli stati balcanici.

 

L'Albania della prima metà del '900 è apparsa sostanzialmente una terra circondata dalle montagne ed estremamente povera, abitata da popolazioni prive di cultura e ancorate a salde tradizioni; questo isolamento geografico ha fatto in modo che gli albanesi rinforzassero sempre di più il loro legame con la propria terra e con le proprie origini.

 

Con la dissoluzione dell'Impero Ottomano e l'affermazione dei nazionalisti, questo popolo è riuscito a ottenere, nel 1912, l'indipendenza e ha cercato di difendersi dalle mire espansionistiche dei vicini greci, montenegrini e serbi.

 

La creazione dell'Albania nel 1913 come unità geograficamente indipendente è stato il risultato di una "contrattazione" tra la Serbia, intenzionata a salvaguardare i propri interessi e quindi a cercare di contenere l'espansione del nuovo stato, l'Italia e l'Austria-Ungheria, favorevoli, al contrario, a un suo allargamento nella speranza di portare sotto la propria protezione questa nuova unità politica e territoriale.

 

L'esistenza di una "questione albanese" per l'Italia è da individuarsi molto tempo prima che il fascismo assumesse il potere e che Mussolini iniziasse a considerare l'Albania una risorsa indispensabile per la propria nazione. Essa appare riconducibile al primo decennio del XX secolo e cioè al periodo che precede la formazione dell'Albania come Stato formalmente indipendente.

 

Il governo italiano era consapevole della povertà in cui versava l'Albania ma aveva anche intuito l'importanza strategica della sua posizione geografica posizionata all'imboccatura dell'Adriatico. A questo motivo di interesse strategico, se ne è aggiunto un altro di carattere politico-commerciale, determinato dall'importanza che hanno assunto i porti albanesi nell'assicurare una via di comunicazione diretta per raggiungere l'interno dell'Europa balcanica.

 

Nel maggio del 1914 l'Italia, scesa in campo al fianco dell'Intesa in un momento militarmente ed economicamente molto difficile, ha reclamato i propri diritti di equità rispetto ai territori da circoscrivere sotto il proprio dominio, di liberazione dal militarismo e dall'invasione economica della Germania, di annessione alle terre italiane irredente e di coinvolgimento nei traffici commerciali con l'Adriatico. Sul piano giuridico queste richieste sono state del tutto giustificate dagli Stati dell'Intesa ma su quello pratico sono state ostacolate dalle gelosie di chi temeva un forte sviluppo della giovane nazione italiana. Sono nate, in questo modo, delle rivalità tra gli stati interessati al problema balcanico.

 

Gli austro-tedeschi hanno continuato la propria inarrestabile avanzata verso sud e gli italiani sono stati costretti a rafforzare la propria piazzaforte a Valona e portare avanti l'intervento umanitario con la costruzione di ospedali e la distribuzione alla popolazione di chinino per debellare la piaga della malaria.

 

Nei primi anni del '900 e in particolare con l'avvento della Prima Guerra Mondiale, i viaggi in Albania non sono stati compiuti solo da studiosi o da avventurieri, ma anche da giornalisti che si sono prefissati l'obiettivo di far conoscere ai propri connazionali le risorse naturali ed economiche del Paese. Quasi tutti i viaggiatori si sono trovati concordi nell'affermare che l'intervento italiano, se compiuto con accuratezza, poteva facilitare l'inserimento degli albanesi nel contesto economico del Paese e tale inserimento poteva giovare anche all'economia italiana.

 

L'Albania che ha osservato il viaggiatore Leonardo Azzarita nel 1918, è una terra totalmente distrutta dalla politica praticata dai serbi e dai montenegrini; infatti, alcuni centri commerciali già primitivi e arretrati, sono stati incendiati e definitivamente distrutti e l'agricoltura, la pastorizia e l'allevamento erano al collasso.

 

L'Austria-Ungheria ha rappresentato per l'Italia la principale potenza rivale nel sud dell'Albania nonostante gli italiani cercassero con l'Austria una collaborazione che tenesse da parte le mire espansionistiche e creasse uno Stato albanese indipendente e progredito capace di convertire la propria economia a favore di paesi portatori di civiltà. All'Italia è stato riconosciuto il merito di aver saputo conquistare l'amicizia degli albanesi per poi sfruttarla a proprio vantaggio con la concessione di riconoscimenti di "benevola protezione". Nel marzo del 1917, infatti, sono stati istituiti nei centri abitati amministrazioni autonome albanesi ed è stato concesso di issare la bandiera albanese accanto a quella italiana.

 

Il passo più importante che l'Italia ha compiuto in favore dell'Albania è il cosiddetto Proclama di Argirocastro: il 25 maggio 1917 Sonnino, per l'occasione, ha fatto sapere che giudicava opportuna una proclamazione ufficiale che sottolineasse la posizione dello stato albanese sotto la protezione e l'amicizia dell'Italia.

 

Il 3 giugno ad Argirocastro il generale Giacinto Ferrero, comandante del corpo di spedizione in Albania, ha annunciato l'unità e l'indipendenza del popolo albanese sotto la protezione del Regno d'Italia promettendo inoltre che il futuro stato shipetaro avrebbe avuto libere istituzioni, milizie, tribunali e scuole rette da cittadini albanesi.

 

Il popolo albanese ha conosciuto momenti drammatici ma grazie alla consapevolezza che ha acquisito nel corso dei secoli, è riuscito a risollevare le proprie sorti.



 

 

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