N. 28 - Aprile 2010
(LIX)
ITALIA & ALBANIA
COLLABORAZIONE URBANISTICA E STORICA
di Emanuela Ferrari
I
rapporti
tra
l’Albania
e
l’Italia
necessitano
di
una
rivisitazione
alla
luce
di
nuove
ricerche
legate
alla
nascita
della
S.V.E.A.
(Società
per
lo
sviluppo
economico
in
Albania).
Questa
società
nasce
appunto
il
23
aprile
1925
ed
entra
nel
pieno
della
sua
attività
l’anno
successivo.
Il
suo
scopo
principale
si
può
sintetizzare
come
segue:
“creare
opere
di
civiltà
e
progresso
in
Albania
attraverso
l’emissione
di
un
prestito
per
i
lavori
pubblici”.
Tra
le
opere
urgenti,
nel
rapporto
del
settembre
1922
stilato
dal
professor
Calmès,
risultavano:
strade,
opere
per
lo
sviluppo
agricolo,
prosciugamento
di
paludi,
creazione
di
una
banca
di
emissione,
oltre
ad
attività
di
ricerca
per
scoprire
ricchezze
minerarie;
soprattutto
carbone
e
petrolio.
Durante
gli
anni
di
attività
sul
territorio
delle
aquile,
la
SVEA
riesce
a
creare:
oltre
270
km
di
nuove
strade
anche
nelle
zone
montane;
1500
km
di
viabilità
stradale
sistemando
strade
pre-esistenti;
un
centinaio
di
ponti
di
lunghezza
media
e
grande;
un
migliaio
di
ponticelli.
Tutti
questi
lavori
vennero
realizzati
attraverso
l’intervento
del
gruppo
finanziario
italiano,
promotore
della
SVEA,
con
cui
il
governo
albanese
contrae
il
prestito
per
i
lavori
pubblici
in
Albania.
La
somma
più
cospicua
di
tale
prestito
è
stata
investita
nella
capitale
albanese;
circa
il
70%
poi
per
le
opere
nella
zona
di
Durazzo,
circa
il
15%,
ed
il
rimanente
per
altri
centri
quali:
Scutari,
Argirocastro,
Berat,
Coriza,
Elbassan
e
così
via.
L’architettura
albanese
odierna
mostra,
con
evidenza,
l’apporto
italiano
nell’età
fascista.
Il
territorio
delle
aquile
ha
vissuto
una
intensa
stagione
“italiana”,
dal
1925
al
1935,
con
la
creazione
di
importanti
opere
come
la
Villa
Reale
di
Durazzo
per
il
re
Zog
oltre
al
porto,
la
Villetta
Reale
di
Tirana
e
quella
di
Shiroka.
Inoltre,
non
si
possono
dimenticare
le
scuole
professionali,
ospedali,
edifici
militari
e
palazzi
ministeriali.
Lo
sviluppo
urbanistico-territoriale
ha
richiesto
l’impiego
di
numerose
imprese,
in
prevalenza
italiane,
poche
furono
quelle
albanesi
coinvolte
e in
percentuale
ancora
minore
quelle
straniere,
attraverso
gare
di
appalto
indette
con
bandi
pubblici
nella
Gazzetta
Ufficiale
Albanese.
Uno
studio
attento
dell’urbanistica
albanese
è
stato
documentato
da
varie
mostre
come
quella
intitolata:
Italiani
in
Albania
1939-1945
negli
anni’90
e
dal
lavoro
più
recente,
svolto
da
Maria
Adriana
Giusti,
attraverso
una
esposizione
organizzata
appunto
a
Tirana
e
descritta
accuratamente
nella
pubblicazione
Albania
Architettura
e
Città
1935-1943.
A
questi
dati
raccolti
si
aggiungono
quelli
presenti
presso
l’Archivio
Centrale
dello
Stato.
Suddivisi
in
buste
e in
fase
iniziale
di
inventario,
costituiscono
un
patrimonio
di
inestimabile
valore
in
grado
di
evidenziare
quanto
le
terre
dell’Est,
e in
modo
più
specifico
l’Albania,
siano
“vicine”
alla
storia,
cultura
e
memoria
dei
paesi
fondatori
della
Comunità
europea.
E
forse
anche
in
questa
nuova
chiave
di
lettura
è
necessario
“valutare”
e
“recuperare”
la
vicinanza
con
l’area
balcanica.
C’è
una
continuità
di
interessi
e di
percorsi
non
solo
politici
ma
anche
legati
all’ambito
civile,
urbanistico,
economico-finanziario
che
hanno
tracciato,
in
parte,
le
radici
di
un
lascito
e di
una
dimensione
condivisa,
realizzata
nell’arco
di
poco
più
di
dieci
anni
nel
secolo
XX,
e
che,
attualmente,
merita
una
adeguata
“rivisitazione”
ed
interpretazione
storica.
SVEA:
compiti
e
funzioni
La
Svea
(Società
per
lo
Sviluppo
Economico
in
Albania)
nasce
il
23
aprile
1925
ed
entra
nel
pieno
della
sua
attività
finanziaria
l’anno
successivo,
appunto
quando
viene
emesso
l’ammontare
di
lire
242,8
milioni
a
favore
del
prestito
per
i
lavori
pubblici
in
Albania.
L’attività
della
società
si
svolge
per
circa
un
decennio
riuscendo
a
mantenere
anche
una
quota
residuale
del
medesimo
prestito
iniziale
per
la
costruzione
di
opere
di
civiltà
e
progresso
in
Albania.
Tramite
la
convocazione
dell’Assemblea
straordinaria,
approvata
da
una
apposita
Convenzione
con
l’appoggio
del
Regio
governo
secondo
le
linee
fissate
dal
Regio
decreto
–
legge
n.
1699
del
19
settembre
1935-XIII,
viene
approvata
la
modifica
della
ragione
sociale
da
Svea
in
Società
per
lo
sviluppo
economico
dell’Albania
in
Svea
come
Società
Finanziamenti
Esteri
per
continuare
la
sua
attività.
Questa
iniziativa
deve
considerarsi
un
“apporto
della
collaborazione
italiana
al
progresso
civile
dell’Albania
ed
al
consolidamento
della
sua
attrezzatura
economica”.
Si
ricorda
a
tal
fine
il
rapporto
stilato
dal
professor
Calmés
sulla
missione
in
Albania
e
presentato
alla
Società
delle
Nazioni
nel
settembre
1922,
in
cui
appunto
erano
riportate
le
seguenti
opere
da
creare
con
urgenza:
strade,
prosciugamento
di
paludi
e
sviluppo
dell’agricoltura,
una
banca
di
emissione,
ricerche
per
le
ricchezze
minerarie,
in
particolare
carbone
e
petrolio.
Con
il
prestito
della
Svea,
in
pochi
anni,
è
stato
creato
quanto
segue:
nuove
strade
costruite
anche
in
zone
di
montagna
(per
275
Km),
sistemazione
di
quelle
pre-esistenti
(per
1500
Km),
circa
di
un
centinaio
di
ponti
grandi
e
medi
(474
m.)
e un
milione
di
ponticelli
(10
m.).
“E’
un
titolo
di
profonda
soddisfazione
per
la
Svea,
aver
apportato
all’Albania
i
mezzi
per
la
creazione
della
prima
base
indispensabile
per
ulteriori
sviluppi
d’ogni
auspicabile
progresso”.
Opere
create
Nel
1925
l’Albania
compie
“l’assestamento
politico
interno,
e
l’isolamento
risultava
essere
un
problema
rilevante
per
lo
sviluppo
del
paese
in
quanto
non
vi
erano
approdi
sicuri
sulle
coste
considerando
anche
il
problema
climatico
del
territorio;
non
c’erano
ponti
sui
maggiori
fiumi
e le
strade
esistenti
erano
tali
da
rendere
il
paese
ancora
più
frazionato”.
Per
risolvere
tali
deficienze
lo
Stato
albanese
in
quell’anno,
nel
1925,
decide
di
contrarre
con
il
gruppo
finanziario
italiano,
propositore
della
Svea,
il
prestito
per
i
lavori
pubblici
in
Albania.
Le
opere
eseguite
saranno
realizzate,
in
prevalenza,
dalle
imprese
italiane.
Nei
primi
anni
il
tempo
fu
impegnato
nella
formulazione
di
programmi
e
progetti,
nei
preventivi
di
spesa,
nei
bandi
d
appalto
poi
nelle
aggiudicazioni
e
stipulazioni
dei
contratti.
Tirando
le
somme
sull’impiego
dei
fondi
risulta
che
oltre
la
metà
è
stata
dedicata
alla
strade,
quindi
33,7
milioni
su
62,7
poi
segue
la
costruzione
dei
ponti
grandi
per
“assicurare
in
tutte
le
stagioni
dell’anno
la
continuità,
la
rapidità
e la
sicurezza
del
transito”.
In
tal
modo
la
sicurezza
interna
ed
esterna
del
paese
è
stata
assicurata,
oltre
allo
“sviluppo
tranquillo
e
progressivo
della
sua
vita
materiale
ed
economica”.
La
costruzione
e la
sistemazione
di
opere,
in
maggior
parte,
si è
concentrata
nella
zona
centrale
dell’Albania,
quindi
a
Tirana,
e a
Durazzo
con
il
porto.
Le
strade,
costruite
e
sistemate,
mettono
in
comunicazione
diretta
con
le
zone
più
importanti:
la
strada
Cruja-Burela
unisce
la
capitale
a
Dibrana,
quella
Tirana-Elbassan
avvicina
la
regione
al
centro
vitale.
Poi
la
Lushnja-Brostar
collega
alla
costa;
infine
i
fondi
rimasti
sono
stati
destinati
alla
trasversale
Scutari-Puca
fino
al
ponte
Vizir.
Una
nota
a
parte,
nel
gruppo
delle
opere
pubbliche
eseguite
nel
territorio
delle
aquile,
merita
il
porto
di
Durazzo.
Progettato
per
essere
il
principale
approdo
del
Regno,
esso
è
fondamentale
per
sbarchi
e
imbarchi
sicuri
e
continui
in
qualunque
condizione
climatica,
pertanto
è
stato
collocato
nel
punto
centrale
della
costa.
Per
gli
edifici
pubblici
sono
stati
spesi
circa
11
milioni
dal
fondo,
quindi
il
17%
del
prestito.
Nello
specifico,
questa
cifra
è
stata
impegnata
per
la
costruzione
di
edifici
militari,
palazzi
ministeriali,
ospedali,
prigioni,
scuole
e
residenze
di
S.
M.
Zog
e
della
Famiglia
Reale
e
per
altre
costruzioni
localizzate,
soprattutto,
nella
zona
di
Tirana.
Le
norme
generali
per
gli
appalti
delle
opere
pubbliche
sono
stabilite
nella
Convenzione
del
29
maggio
1925
per
il
prestito:
a)
la
Banca
Nazionale
d’Albania,
in
accordo
con
la
Commissione
aggiudicatrice
nominata
dal
governo
albanese
riguardo
al
sistema
di
presentazione
delle
offerte,
può
ricevere
le
offerte;
b)
la
Commissione
dovrà
scegliere
l’offerta
più
conveniente
da
tutti
i
punti
di
vista
per
lo
Stato
albanese,
ovvero
valutando
il
prezzo,
la
capacità
tecnica
e le
garanzie
finanziarie
della
società.
Le
gare
di
appalto
sono
indette
con
bandi
pubblicati
nella
Gazzetta
Ufficiale
Albanese
e vi
partecipano
imprese
di
qualsiasi
nazionalità.
Quelle
italiane
hanno
rappresentato
la
percentuale
maggiore
(69,6%),
poi
quelle
albanesi
(21,8%)
seguono
quelle
di
altri
paesi
(5,1%).
Nello
specifico,
le
imprese
italiane
hanno
svolto
“lavori
di
particolare
difficoltà
richiedenti
esperienza
tecnica
ed
attrezzatura
per
fondazioni
speciali,
per
strutture
in
cemento
armato,
per
esecuzioni
architettoniche”,
mentre
quelle
albanesi
si
sono
occupate
di
“altri
lavori
di
tecnica
più
elementare”.
Inoltre,
dai
dati
emersi,
risulta
che
per
la
qualità
delle
opere
realizzate
si
sono
distinte
ben
sei
imprese
italiane,
quattro
albanesi
e
una
tedesca.
Delle
italiane
è
doveroso
riportare
i
nomi:
impresa
F.lli
ingg.
A.
M.
Ragazzi
di
Milano
–
per
i
ponti
e le
strade;
impresa
ing.
Mazorana
e C.
di
Trieste
–
per
la
costruzione
del
grande
ponte
sul
Mati
e
per
il
porto
di
Durazzo;
impresa
Venanzetti
e C.
di
Milano
–
per
le
strade
e i
canali;
imprese
Straccioli
di
Manopello
e
Saialc
di
Roma
–
per
la
costruzione
di
edifici;
impresa
Raja
di
Napoli
–
per
la
Villa
Reale
di
Durazzo
“il
cui
interno,
ricco
di
marmi,
di
stucchi
e di
tappezzeria,
ha
richiesto
l’impiego
di
particolari
manufatti
e di
operai
speciali”.
Assistenza
e
finanziamento
alle
imprese
Le
imprese
potevano
ricevere
dalla
Svea
tre
forme
di
assistenza:
a)
anticipazioni
ordinarie;
b)
anticipazioni
straordinarie;
c)
garanzie
per
crediti
di
esercizio.
Nel
primo
caso
le
imprese
erano
solite
presentare,
i
primi
giorni
di
ogni
mese,
all’Ufficio
della
Svea,
con
sede
a
Tirana,
le
situazioni
dei
lavori
eseguiti
nel
mese
precedente,
ottenendo
così
pagamenti
dal
50%
al
90%
sugli
importi.
Le
anticipazioni
straordinarie,
simili
alle
precedenti,
potevano
subire
ritardi
nei
pagamenti
nel
caso
di
contestazioni
tra
l’amministrazione
albanese
e
l’impresa.
In
alcuni
casi
il
tempo
si è
protratto
anche
fino
a
due
anni.
Inoltre,
la
Svea
ha
fornito
alle
imprese
altre
forme
di
garanzia
in
aggiunta,
in
casi
di
necessità,
per
evitare
incagli
finanziari
che
avrebbero
causato
momenti
di
notevole
dissesto.
La
Svea
ha
fatto
fronte
anche
ad
altri
tipi
di
aiuti
a
favore
delle
imprese,
tra
cui
le
richieste
di
piccoli
crediti.
Riferimenti
bibliografici:
Un
decennio
di
vita
della
S.V.E.A.,
Libreria
di
Stato,
Roma
1936
Italiani
in
Albania
1939-1945.
Documenti
degli
archivi
della
Repubblica
d’Albania,
Guida
alla
mostra,
Ministero
per
i
Beni
Culturali
e
Ambientali
Ufficio
Centrale
per
i
Beni
Archivistici,
(s.
i.)
Maria
Adriana
Giusti,
Albania
Architettura
e
Città
1925-1943,
Maschietto
editore,
Firenze
2006
Silvia
Trani,
L’unione
tra
l’Albania
e
l’Italia,
Ministero
per
i
Beni
e le
Attività
Culturali,
Città
di
Castello
(Pg)
2007
Francesco
Angelelli,
Geo
-
Archeologia,
n.
1,
maggio
2009;
Michele
Di
Filippo,
Maria
Di
Nezza,
Flavio
Cecchini,
Siro
Margottino,
Sara
Santoro,
Antiteatro
romano
di
Durazzo:
rilievi
geofisici
ed
emergenze
archeologiche,
pp.
33-51
Bulletin
européen,
n.
717,
febbraio
2010;
Emanuela
Ferrari,
Italia-Albania.
Urbanistica
e
vicinanza
storica.