N. 106 - Ottobre 2016
(CXXXVII)
Le
isole
Tremiti
Storia
e
mito
di
un
parco
naturale
-
Parte
II
di
Vincenzo
La
Salandra
Sotto
gli
Angioini
di
Napoli,
l’abbazia
delle
Tremiti
raggiunse
una
grande
floridezza
e
stabilità
di
ampliamenti
e
fortificazioni
ma
la
leggenda
vuole
che
nel
1334
alcuni
pirati
dalmati
riuscirono
a
debellare
la
comunità
di
monaci
simulando
la
necessità
di
sepoltura
cristiana
per
un
loro
commilitone,
e,
una
volta
introdottisi
all’interno
del
convento,
lo
saccheggiarono
completamente
procurando
l’abbandono
delle
isole
che
rimasero
disabitate
fino
al
1412,
anno
in
cui
Gregorio
XII
decide
di
affidare
l’abbazia
ai
canonici
lateranensi
di
San
Frediano
di
Lucca.
I
canonici
lateranensi,
guidati
da
Leone
da
Carrara,
ristrutturarono
il
convento
e la
chiesa
e
trasformarono
il
complesso
in
una
munita
e
poderosa
fortezza,
dotata
di
piccolo
presidio
militare.
Sul
piano
economico
reclamarono
possessi
e
territori,
compresi
castelli
e
boschi,
laghi
e
saline:
l’abbazia
tornò
alla
prosperità
dell’epoca
angioina
e
divenne
un
presidio
militarmente
inespugnabile.
San
Nicola
respinse
varie
incursioni
di
dalmati
e
ottomani
ed
in
particolare
respinse
l’armata
turca
di
Solimano
II
il
Magnifico,
che
tentò
inutilmente
di
impadronirsi
dell’abbazia-fortezza
delle
Tremiti
dal
5
all’8
agosto
del
1567
con
ripetuti
e
rabbiosi
assalti,
e
dopo
aver
già
razziato
l’anno
precedente
le
coste
d’Abruzzo
e di
Puglia
con
le
incursioni
a
Pescara,
Ortona,
San
Vito
Chietino,
Vasto,
Petacciato,
Termoli
e
Campomarino.
L’assalto
e la
difesa
delle
isole
sono
descritti
dal
Canonico
Benedetto
Cocarella
nel
suo
libro
Cronaca
Istoriale
di
Tremiti
stampato
a
Venezia
nel
1606.
È
interessante
notare
che
queste
piccole
isole
pugliesi
riuscirono
a
resistere
contro
una
delle
più
forti
marine
da
guerra
che
il
Mediterraneo
abbia
mai
conosciuto
in
quella
seconda
metà
del
secolo
XVI,
un
secolo
in
cui
gli
Ottomani
ancora
conservavano
un
dominio
stabile
nei
Balcani
considerando
l’Adriatico
un
naturale
sbocco
e
possedimento
imperiale
islamico.
Nel
secolo
XVII
le
isole
caddero
nuovamente
in
decadenza:
nel
1783
Ferdinando
IV
di
Borbone
allontanò
i
frati
e
nel
1792
istituì
un
bagno
penale
alle
Tremiti.
Nel
1807
San
Nicola
resistette
ancora
all’assedio
di
una
flotta
inglese
anche
grazie
alla
collaborazione
dei
condannati,
graziati
da
Murat.
Nel
1843
Ferdinando
II
di
Napoli
fece
trasportare
alle
Tremiti
alcuni
“elementi
indesiderati”
dei
bassifondi
napoletani.
Le
isole
rimasero
un
domicilio
coatto
fino
a
dopo
l’unità
d’Italia,
anche
per
prigionieri
musulmani
durante
la
guerra
per
la
conquista
della
Libia,
e
dopo
il
1926
con
le
deportazioni
degli
antifascisti.
È
suggestivo
chiudere
con
i
riferimenti
classici
alla
leggenda
di
Diomede:
l’eroe
è un
personaggio
fondatore
di
città
per
la
Puglia
e il
Molise.
Dopo
il
ritorno
dalla
guerra
di
Troia
ad
Argo
in
Etolia,
iniziò
a
scontare
la
maledizione
di
Afrodite
e
ritrovò
Egialea
moglie
infedele:
Diomede
prese
il
largo
e il
mare
raggiungendo
il
Gargano
dove
trovò
l’ospitalità
del
re
Dauno.
A
questo
punto
la
leggenda
prende
diverse
vie
di
sviluppo
che
possiamo
definire
territoriale
con
alcune
città
della
Capitanata
a
reclamare
l’antica
fondazione
per
opera
di
Diomede:
ma
qui
noi
riferiremo
la
leggenda
in
funzione
delle
Tremiti.
Dauno
concede
a
Diomede
di
tracciare
i
confini
del
suo
territorio
con
i
massi
che
aveva
portato
con
sé
dalla
Tracia:
gli
restarono
alcune
pietre
ciclopiche
che
lanciò
al
largo
della
costa
quasi
con
sdegno
e
creò
il
piccolo
arcipelago
delle
Tremiti
che
furono
quindi
chiamate
Diomedee.
Ma
l’ira
di
Afrodite
perseguirà
l’eroe
che
aveva
osato
ferirle
la
mano
fino
a
procurargli
una
morte
violenta
per
mano
dello
stesso
Dauno
mentre
i
suoi
compagni
furono
trasformati
tutti
in
uccelli
diomedee...
Diomede
e i
suoi
furono
finalmente
relegati
alle
Tremiti
dove
ancora
sorgerebbe
la
sua
mitica
tomba...
Come
in
tutte
le
isole
anche
alle
Tremiti
abbondano
le
leggende:
ne
riferiamo
altre
due
suggestive
assieme
ad
un
elenco
dei
nomi
delle
cale
di
San
Domino
e
prima
di
concludere.
Seguendo
un
periplo
ideale
dell’isola
per
nominare
i
luoghi
più
suggestivi
si
parte
da
Punta
San
Domino
per
raggiungere
la
Grotta
del
Sale,
antico
nascondiglio
per
i
contrabbandieri
di
sale,
attraverso
lo
scoglio
dell’Elefante,
verso
Cala
delle
Roselle,
la
Grotta
delle
Viole,
la
Cala
di
Zio
Cesare
e La
Grotta
delle
Murene;
dopo
la
Punta
del
Diavolo
e la
Punta
delle
Provvidenza
si
raggiunge
la
Grotta
del
Bue
Marino
per
arrivare
ad
incontrare
la
Grotta
delle
Rondinelle
e la
Grotta
delle
Pecore,
con
l’Architiello,
Cala
Benedettini
e
Cala
Inglesi,
separate
da
Punta
Vapore,
fino
alla
grotta
del
Coccodrillo
e
alla
Punta
del
Diamante,
l’estremità
settentrionale
dell’isola,
dove
la
leggenda
vuole
che
vi
sia
nascosto
un
tesoro
di
favolose
consistenze
e
che
contiene
un
diamante
di
valore
inestimabile.
Infine
alcuni
scogli
monolitici
chiamati
i
Pagliai
anticipano
il
grande
scoglio
del
Cretaccio
dove
la
leggenda
nera
vuole
che
si
aggiri
nelle
notti
di
tempesta
il
fantasma
decollato
di
un
evaso
decapitato
che
regge
in
mano
la
sua
testa
mozza.
Oggi
le
isole,
parco
marino
protetto
dal
1989,
sono
un
paradiso
per
le
immersioni
e
per
il
turismo:
dopo
anni
di
piccola
agricoltura
e
sfruttamento
della
sola
pesca
le
isole
vivono
grazie
al
turismo
internazionale
e
rappresentano
la
punta
di
diamante
potenziale
per
il
turismo
di
tutta
la
regione
Puglia.
Non
è
possibile
chiudere
un
brano
sulle
Tremiti
senza
riferirsi
a
Lucio
Dalla
che
le
aveva
scelte
come
sua
sede
privilegiata
e ne
ha
certamente
valorizzato
la
fama:
la
loro
natura
incontaminata,
la
forza
del
mare,
i
colori
della
vegetazione
mediterranea
e la
pace
che
vi
si
respira,
come
in
tante
altre
isole
della
Grecia,
d’Italia
e
del
Mediterraneo,
avevano
rappresentato
per
il
poeta,
e
rappresentano
per
i
poeti
e
gli
artisti,
una
cornice
ideale
e
magica.
Esiste
oggi
a
San
Nicola
anche
un
piccolo
Museo
della
Radio
dedicato
a
Lucio
Dalla.
E
non
mi
spiego
come
tante
persone
che
hanno
scritto
sulla
Puglia
alle
volte
abbiano
potuto
dimenticare
di
ricordare
queste
piccole
ma
bellissime
isole
come
parte
integrante
delle
regione
e
dell’Italia
costiera.