.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

ambiente


N. 105 - Settembre 2016 (CXXXVI)

Le isole Tremiti
Storia e mito di un parco naturale - Parte I

di Vincenzo La Salandra

 

Le isole Tremiti si possono considerare i gioielli della regione Puglia: isole bellissime ricche di una natura che fiorisce e domina il territorio in modo incontrastato, piccole piattaforme marine dove aggirarsi in mezzo a boschi e giù per cale e calette e grotte lambite dal mare dove la fauna marina alberga e brilla nella sua vitale e rigogliosa forza. Isole circondate dall'alone della mitologia.

 

Ricche di storia e leggenda le isole Tremiti sono delle piccole pietre angolari della Puglia: simili nella conformazione geologica al promontorio del Gargano le isole ne hanno rappresentato le propaggini e assieme le boe verso l'Adriatico e i mari della Grecia, tese e distese nel blu delle profondità di un mare ancora incontaminato, nonostante le minacce di trivellazioni ed estrazioni sottomarine di recente paventate.

 

Come tante altre isole della Grecia anche le Tremiti sono avvolte da un antichissimo alone leggendario che le lega indissolubilmente a Diomede, l'eroe fondatore di tante città delle Puglie e d'Italia, tanto da prendere il nome di Diomedee.

 

Il piccolo arcipelago è composto da cinque isole: le tre maggiori sono San Domino, San Nicola e Capraia o Capperaia, più piccolo l'isolotto argilloso del Cretaccio e circa venti chilometri a nord-est di Capraia, Pianosa, quasi l'ultima lontana piazzetta marina della Capitanata. L'intero arcipelago conta oltre venti chilometri di estensione e sviluppo costiero, e, considerando le tre isole maggiori, circa 9700 metri di coste per San Domino, 4700 per Caprara e 3700 per San Nicola. Tra San Domio e San Nicola si erge l'imponente scoglio argilloso del Cretaccio che sale dall'acqua nel suo colore giallo che sfuma dal chiaro abbagliante delle mattine al giallo scuro e screziato dei tramonti e delle notti; e con lo scoglio più scuro detto della Vecchia entriamo nella sfera della leggenda: si dice che nelle notti di plenilunio sia facile scorgere una vecchietta intenta a filare nella notte.

 

Solo a San Domino dominano gli alberi di alto fusto, nelle altre isole regnano bassi arbusti e varie piante erbacee. La fauna delle isole comprende il coniglio selvatico e alcuni rettili (lucertola, biacco e saettone), per l'avifauna uccelli di passo (tortora e quaglia) e uccelli marini nidificanti come i gabbiani (Larus cachinnans e Larus ridibundus) e le berte: Puffinus puffinus e Calonectris diomedea, per tornare nella leggenda e nella mitologia classica, le famose diomedee in cui Afrodite trasformò i compagni di Diomede. Presenti sulle pareti rocciose anche il falco pellegrino e il rondone pallido. La ricchezza dei fondali comprende un meraviglioso ed incontaminato patrimonio ittico e finanche tesori archeologici solo parzialmente esplorati e finora appena localizzati: a sud di San Domino è stata identificata una nave romana del I secolo a.C., larga cinque metri e lunga oltre venti metri con un carico di anfore di vino e vasi di frumento.

 

Le isole sono abitate fin dalla preistoria: a San Domino si segnala la presenza di una necropoli eneolitica; a San Nicola, assieme a molte tombe a grotticelle scavate nella roccia e di età protostorica, è importante il sito della necropoli greca dei secoli V-III a.C., esiste una tomba a tholos, il famoso Sepolcro di Diomede, ed una tomba ad arcosolio dove sarebbe sepolta Giulia, la nipote di Augusto.

 

Alle Diomedeae Insule o Trimerium secondo la lezione di Tacito, o anche Tremetis, il nome latino di San Domino, la storia lega un destino di deportazioni: prima Giulia, nipote di Augusto, per presunte dissolutezze, e ne parlano gli storici romani. In epoca medievale Carlo Magno vi avrebbe esiliato Paolo Diacono nel 786, secondo lo storico Leone Ostiense. Poi la miracolosa cristianizzazione con un eremita a San Nicola che, graziato da diverse apparizioni della Madonna, rinviene un tesoro nascosto ed edifica sui resti di una villa romana un piccolo santuario in onore della Vergine, che diventa presto una piccola meta di pellegrinaggi. Nel secolo XI il pontefice affida le isole e il santuario ai benedettini di Montecassino: l'abate Alberico ricostruì la chiesa nel 1045.

 

Nel XII secolo e sino alla prima metà del XIII l'abbazia aveva diffuso una fitta rete territoriale di interessi e controllo feudale estesa in Puglia, Molise e Abruzzo grazie a donazioni e concessioni: a causa delle ricchezze i monaci furono accusati di malversazione e dissolutezze, risale forse a questo periodo l'aneddoto secondo il quale i monaci avevano piantato un albero a San Domino per ogni peccato commesso rinverdendo l'intera isola, e il Papa Gregorio IX tolse la gestione del santuario ai benedettini per affidarlo ai cistercensi.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.