N. 74 - Febbraio 2014
(CV)
Una bellezza senza tempo
Le isole Eolie nell’età del bronzo
di Dorotea Feliciotto
Meligunìs,
Didỳmē,
Hierà,
Stronghỳlē,
Phoinicodēs,
Ericùssa,
Euonymos.
Sono
questi
gli
antichi
nomi
delle
sette
sorelle,
le
perle
del
Mediterraneo:
le
isole
Eolie.
L’arcipelago
Eoliano,
situato
di
fronte
la
costa
tirrenica
della
Sicilia,
rinomata
meta
turistica,
è
conosciuto
in
tutto
il
mondo
per
la
sua
straordinaria
bellezza
ma,
forse,
pochi
conoscono
l’importanza
che
le
isole
hanno
rivestito
nell’antichità.
Infatti,
le
Eolie,
dal
Neolitico
medio
(V
millennio
a.C.),
furono
meta
dei
primi
insediamenti
umani
dovuti,
prevalentemente,
alla
presenza
a
Lipari
dell’ossidiana,
pietra
vulcanica
esportata
in
tutto
il
bacino
occidentale.
I
primi
“colonizzatori”,
secondo
una
leggenda,
sarebbero
stati
abitanti
dell’Italia
meridionale,
capitanati
da
Liparo;
secondo
un’altra,
invece,
sarebbe
stato
Eolo
a
scegliere
come
sua
sede
Lipari;
passando,
invece,
alle
testimonianze
storiche,
apprendiamo
da
Diodoro
Siculo
che
la
colonizzazione
delle
isole
Eolie
avvenne
tra
il
558
e il
557
a.C.
per
opera
di
una
colonia
greca.
è
interessante
evidenziare,
dunque,
l’aspetto
archeologico
delle
isole
nell’età
del
bronzo,
caratterizzato
dal
susseguirsi
di
diverse
culture.
L'Età
del
Bronzo
Antico
si
manifesta
con
la
cultura
di
Capo
Graziano,
dal
villaggio
eponimo
sull’isola
di
Filicudi;
questa
fase,
con
insediamenti
principalmente
in
pianura
(Piano
del
Porto),
si
caratterizza
per
la
presenza
di
una
ceramica
nera,
lucida
e
levigata,
con
pareti
piuttosto
sottili
e
decorazioni
con
incisioni
a
tacche
e
cordoni
di
argilla.
Nell'Età
del
Bronzo
Medio
assistiamo
a
dei
cambiamenti:
per
la
preoccupazione
di
una
minaccia
esterna
si
abbandona
la
pianura
per
insediamenti
più
protetti
situati
in
luoghi
elevati,
come
quello
di
Montagnola.
Questa
fase
è
caratterizzata
da
un
fitto
addensamento
di
capanne
realizzate
su
uno
zoccolo
di
fondazione,
sul
quale
erano
poi
inseriti
pali
di
legno
e
pareti
di
argilla
cruda.
Hanno
forma
semicircolare
o
ellittica.
Anche
a
Lipari
assistiamo
a un
fenomeno
simile:
l’insediamento
della
Contrada
Diana,
situato
in
pianura,
si
sposta
nell’area
del
castello,
zona
più
protetta,
con
caratteristiche
insediative
e
tecniche
simili
a
quelle
di
Capo
Graziano.
Nel
XIV
secolo
a.C.
si
avverte
in
maniera
netta
un
cambiamento
radicale
dovuto
all’esaurimento
della
cultura
di
Capo
Graziano.
Questa
nuova
facies
culturale
è
definita
del
Milazzese,
perché
individuata
nell’isola
di
Panarea,
sul
promontorio
roccioso
del
Milazzese.
Si
tratta
di
un
insediamento
con
pareti
a
picco
sul
mare,
adiacente
alla
Cala
del
Giunco,
composto
di
ventuno
capanne
di
forma
variabile.
Le
capanne,
caratterizzate
da
uno
zoccolo
perimetrale,
avevano
il
piano
di
calpestio
formato
da
sabbia
marina
battuta
e il
tetto
ligneo;
alcune
capanne
avevano
una
ripartizione
interna
in
più
vani.
Il
villaggio
ospitava
cinquanta
capanne,
per
un
totale
di
circa
200
abitanti.
La
ceramica
della
cultura
del
Milazzese
richiama,
sia
nel
repertorio
formale
sia
nei
sistemi
decorativi,
la
fase
siciliana
di
Thapsos.
Si
tratta
di
coppe
che
poggiano
su
piedi
a
tromba
con
decorazione
a
nervature,
bottiglie
di
forma
ovoidale
con
lunghe
anse,
pissidi,
anforette.
Sono
diffusi
grandi
contenitori
di
forma
ovoidale,
pithoi,
con
sei
anse,
spesso
usate
nelle
sepolture.
Non
sono
presenti
oggetti
in
metallo.
La
cultura
del
Milazzese
non
si
limita
soltanto
al
villaggio
eponimo
di
Panarea;
sono
presenti
altri
due
grossi
villaggi
nelle
isole:
uno
sull’Acropoli
di
Lipari
e
uno
a
Salina,
in
località
Portella.
Questa
cultura
si
espande
anche
lungo
la
costa
settentrionale
della
Sicilia:
a
Ustica,
Milazzo
e
Messina.
Bronzo
Recente
L’omogeneità
del
Bronzo
Medio
s’infrange
col
passaggio
al
Bronzo
Recente.
In
questo
periodo
(1280-1270),
infatti,
si
verifica
una
frattura
nei
rapporti
tra
la
Sicilia
e le
isole
Eolie
determinata,
soprattutto,
dall’arrivo
nell’arcipelago
di
genti
dell’Italia
meridionale,
legati
alla
cultura
dei
campi
di
urne,
ovvero
cimiteri
caratterizzati
dal
rito
incineratorio.
Si
avverte
anche
un
progressivo
allontanamento
dell’interesse
dei
Micenei
dal
Tirreno.
Grazie
a
questi
movimenti,
si
crea
un
certo
scompenso
in
quei
gruppi
che
avevano
fatto
del
contatto
con
i
Micenei
la
molla
del
loro
sviluppo.
Alla
situazione
archeologica
si
sovrappone
la
documentazione
letteraria.
Gli
studiosi,
a
partire
da
Bernabò
Brea,
hanno
formulato
l’ipotesi
di
confrontare
la
documentazione
di
Lipari
con
i
passi
di
due
storici:
Dionigi
di
Alicarnasso
e
Diodoro
Siculo.
Entrambi
fanno
riferimento
all’arrivo
degli
Ausoni.
Lo
studioso,
quindi,
ha
proposto
che
il
cambiamento
tra
il
Bronzo
Medio
e il
Bronzo
Recente
sia
da
attribuire
all’arrivo
di
nuove
genti,
portatrici
di
una
nuova
cultura.
Nel
momento
di
passaggio
dal
BM
al
BR,
nelle
isole
Eolie
si
assiste
alla
distruzione
di
tutti
i
villaggi
della
facies
del
Milazzese
e al
definitivo
abbandono
delle
isole
minori.
Solo
il
villaggio
sull’Acropoli
di
Lipari
è
ricostruito.
Bernabò
Brea
decise
di
definire
la
cultura
del
Bronzo
recente
con
l’etichetta
di
Ausonio
I.
Alla
fine
dell’XII
secolo
a.C.,
l’insediamento
dell’Acropoli
di
Lipari
subisce
un’altra
fase
di
distruzione,
per
opera
di
una
nuova
ondata
di
genti
provenienti
dalla
penisola.
Bernabò
Brea
identifica,
quindi,
una
nuova
facies
che,
tra
una
certa
continuità
con
la
precedente,
mostra
segni
distintivi
e
caratteristici:
l’Ausonio
II.
L’elemento
di
novità
è
rappresentato
dalla
tecnica
di
costruzione
delle
capanne:
queste
sono
realizzate
con
muretti
a
secco,
all’interno
dei
quali
sono
inseriti
i
pali
che
sostegno
l’alzato
e la
copertura.
Innovative
sono
anche
le
decorazioni
della
ceramica
con
solcature
e
cuppelle.
Degno
di
nota
è
stato
il
ritrovamento
di
una
necropoli
preistorica
ai
piedi
dell’Acropoli
di
Lipari.
Qui
convivevano
due
rituali
diversi:
l’inumazione
all’interno
di
grandi
contenitori
(pithoi)
e
l’incinerazione
all’interno
di
situle
(vasi
a
pareti
dritte).
Le
tombe
mostrano
una
grande
ricchezza
nei
corredi.
L’Ausonio
II,
dunque,
risulta
più
aperto
verso
i
contatti
esterni
come
dimostrano
le
importazioni
da
nuove
aree.
è
auspicabile,
quindi,
che
l’arcipelago
Eoliano,
noto
in
tutto
il
mondo
per
la
bellezza
dei
suoi
paesaggi
naturali,
per
il
suo
mare,
per
il
clima
e
per
la
posizione
invidiabile
nel
cuore
del
Mediterraneo,
attragga
non
solo
un
turismo
prettamente
estivo
e
balneare,
ma
sia
anche
una
meta
privilegiata
per
i
suoi
insediamenti
archeologici
e
per
la
sua
storia,
ricca
anche
di
affascinanti
miti
e
leggende.