ISLA Altamura, MESSICO
Sulle (possibili) origini STORICHE
di un TOPONIMO
di
Fabrizio Berloco
In Messico, non lontano dalla città
di Culiacán (Stato di Sinaloa), a
poca distanza dalla costa, di fronte
alla Bahía de Santa María, vi
è un’isola che porta lo stesso nome
di una città italiana, e cioè
Isla Altamura (detta anche
Isla de Altamura). Nessuno degli
storici si è finora occupato di
questa particolare coincidenza e
sarebbe di estremo interesse
comprendere le origini di tale
denominazione. Pur essendo
praticamente disabitata, l’isola in
questione riveste notevole
importanza da un punto di vista
naturalistico, essendo in parte una
zona intertidale con un ecosistema
di flora e fauna assai variegato ed
essendo per la restante parte
sostanzialmente un deserto. Degno di
nota è anche che nella città
messicana di Monterrey (Stato di
Nuevo León) ci siano alcune attività
ricettive che hanno scelto come nome
proprio Altamura con riferimento
all’isola in questione.
El Guayabal
In molte delle mappe consultate e
risalenti a prima del 1870, l’isola
compare molto raramente.
Probabilmente era di dimensioni
sostanzialmente trascurabili perché
potesse comparire nelle prime mappe
“moderne” del periodo che va dal XVI
al XIX secolo anche se in alcuni
casi è stato possibile rintracciare
l’isola anche su alcune mappe più
antiche. La più antica mappa da me
rintracciata in cui compare l’isola
in questione risale al XVI secolo ed
è di Abramo Ortelio (1579); porta il
titolo di
Culiacanae, Americae regionis,
descriptio; Hispaniolae, Cubae,
aliarumque insularum
circumiacientium, delineatio.
Nella mappa di Ortelio non compare
il toponimo Altamura e quella che è
una serie di isole viene raffigurata
come un unicum. In fondo si
legge “Atamirato”, il che potrebbe
far pensare alla nostra isola. In
una riproduzione della Passage
par terre à la Californie del
cartografo e gesuita italiano
Eusebio Franceso Chini (1645-1711) ,
risalente ai primi anni del XVIII
secolo (Figura 6), è presente la
B. de S.te, Marie e, a lato,
Farellon (probabilmente
intendendo qualcosa di simile ai
“faraglioni”). In una mappa del 1777
redatta da Thomas Kitchin compare,
invece, Guayaval che, come si
vedrà, denota il porto (Puerto de
Guayabal) e, alternativamente,
anche la successione di isole di cui
l’isola di Altamura fa parte. Né
nella mappa di Chini, né in quella
di Kitchin compare il toponimo
Altamura. Sicuramente degna
d’interesse è la denominazione di
Guayabal per il porto e l’isola (o
il gruppo di isole) in questione.
L’origine di questa denominazione
risale alle spedizioni di Hernán
Cortés (1485-1547). In
particolare una nave al seguito di
Cortés, discostandosi dalle altre
navi, ebbe modo di fermarsi su
un’isola di una baia che chiamarono
el Guaybal; tale nome fu
scelto per via del particolare
frutto che ritrovarono sull’isola e
che chiamarono guayabas .
Tale baia fu visitata anche dal
geografo italiano Giovanni Battista
Ramusio (che la chiama “Guaiavale”),
da Hernando de Alarcón (1540) (che
la chiama “puerto de Aguayaval”) e
altri scopritori. Secondo alcuni
studiosi, quest’isola avrebbe molte
affinità con l’isola di Altamura.
Secondo altri studiosi (tra cui
Manuel Orozco y Berra e Hubert Howe
Bancroft) invece, non sarebbe
esistita alcuna isola in quell’area.
Infine, H.R. Wagner (1924) ipotizza
che sia la penisola di Altata.
Fonti scritte e mappe
Il più antico riferimento all’isola
di Altamura che mi è stato possibile
rintracciare finora sulla base delle
risorse digitali disponibili onilne
risale all’anno 1854 ed è un estudio
geografico contenuto all’interno del
giornale El Siglo Diez y Nueve
dell’11 settembre 1854; è stato
redatto da un corrispondente (o,
meglio, un “amico”) della città
messicana di Guaymas e fa
riferimento al fiume Piaxtla. In
particolare, risulta interessante la
parte in cui si parla dell’isola di
Altamura:
"Mi resta solo, per
concludere quest’articolo, citare la
bellissima isola di Altamura,
situata tra le foci dei fiumi
Culiacan e il torrente Mocrilo,
isola che non compare in nessuna
delle carte del Messico che le mie
mani hanno potuto raggiungere
finora. Ho notato la stessa
omissione anche nelle carte nautiche
di questa parte di costa del nostro
territorio, nonostante Altamura sia
l’isola più grande delle Tre Maríe
[le tre isole della Baia di Santa
Maria?] e anche di quelle di Socorro,
che pure fanno parte del Messico,
ancorché abbandonate. L’isola di
Altamura è ricca di boschi pregiati,
acqua potabile e pascoli: alcuni
allevamenti di bovini in contrada
Culiacan l’hanno popolata con il
loro bestiame. Guaymas, 27 settembre
1854".
Dalla preziosa testimonianza fornita
dal corrispondente di Guaymas,
deduciamo che fino al 1854 l’isola
neanche compariva sulle mappe (come
si vedrà nel seguente paragrafo)
nonostante fosse grande e vicina
alla costa. Ulteriori ricerche che
possano retrodatare la prima
comparsa dell’isola di Altamura
nelle fonti scritte e fornire
ulteriori indizi sull’origine di
tale denominazione dovranno
probabilmente essere condotte in
loco, forse proprio partendo da
Guaymas, la città del
corrispondente.
Sulle mappe, l’isola con la sua
denominazione attuale compare per la
prima volta verso la fine del XIX
secolo mentre, come si è visto,
nelle fonti documentali la prima
comparsa risale al 1854. In
particolare, la prima mappa che mi è
stato possibile rintracciare in cui
compare la denominazione attuale
risale all’anno 1882 ed è una mappa
statunitense della società Rand
McNally & Co. (Figura 4). C’è, però,
da aggiungere che, in una mappa
statunitense del 1879, era già
comparsa una forma errata del nome
dell’isola, e cioè “Altamara”
piuttosto che “Altamura”; è chiaro
che si tratta di un semplice refuso
dal momento che, come già mostrato,
il toponimo Altamura era già
comparso nelle fonti scritte
nell’anno 1854 nella sua forma
attuale.
Evangelizzazione italiana
Meritevole risulta un breve cenno a
quella che fu l’opera di
cristianizzazione di quella sponda
occidentale dell’odierno Messico,
che all’epoca andava sotto il nome
di Nuova Spagna (Nueva España).
Lo studioso F. B. Steck (1955) ha
rintracciato tre fasi in quella che
fu l’evangelizzazione del Messico, e
i principali attori di quest’opera
furono i frati (francescani,
domenicani e agostiniani) e i
gesuiti. La prima fase, che ha
inizio con l’arrivo dei primi frati
al seguito dell’armata del
conquistatore Cortés (1519) vide la
supremazia dei francescani, i quali,
grazie anche a Carlo V, riuscirono a
ottenere il permesso per missioni di
evangelizzazione pienamente
autorizzate dal Papa Adriano VI.
Negli anni successivi, gli
ordini francescano, domenicano e
agostiniano si spartirono in buona
sostanza le aree da cristianizzare
nella Nuova Spagna anche se nessuno
di questi tre ordini risultava
impegnato, nell’anno 1572 in opere
di cristianizzazione nell’odierno
Stato di Sinaloa.
In particolare, i domenicani
risultavano disposti molto più a sud
dello Stato di Sinaloa e dell’isola
di Altamura, e in particolare negli
stati di Chiapas e Oaxaca, anche se
i dati, come evidenziato dallo
stesso Steck, risultano “incompleti
e a volte fonte di confusione”. Al
contrario i gesuiti, giunti nella
Nuova Spagna nel 1572 ed espulsi nel
1767, risultano essere stati
alquanto attivi nell’odierna regione
di Sinaloa (almeno relativamente
all’anno 1624 e, forse, anche in
seguito). Molto interessante per gli
scopi della presente pubblicazione è
che, fra i missionari gesuiti a capo
delle missioni nelle varie regioni
della sponda occidentale della Nuova
Spagna, ritroviamo anche alcuni
italiani e, in particolare, il
gesuita Pedro Juan Castini
(1587-1663), nato a Piacenza, che
risulta assegnato alla missione di
Sinaloa con una popolazione di circa
6570 persone. Altri missionari
gesuiti di cui si ignorano al
momento i dettagli biografici,
avevano dei nomi che sembrano
suggerire un’origine italiana, come
ad esempio il missionario gesuita
Alberto Clerici, assegnato alla
missione di Mocorito.
Ipotesi in campo
La prima (e forse più banale)
ipotesi è che la denominazione
derivi direttamente dalla città di
Altamura. In altre parole, è stato
scelto questo nome rifacendosi
probabilmente alla memoria di
qualche italiano in visita oppure ad
atlanti o mappe europee che
riportavano, tra le altre città,
anche quella di Altamura. Vi erano
anche alcuni italiani nelle
spedizioni dei primi colonizzatori e
viaggiatori nonché nei secoli
successivi. In particolare, degni di
nota sono il già citato cartografo e
gesuita Eusebio Francesco Chini
(1645-1711) e il missionario
Francesco Maria Piccolo (1654-1729)
oltre che il sopramenzionato gesuita
italiano Pedro Juan Castini. Non è
stato possibile rintracciare negli
scritti dei primi due elementi che
suffragassero l’attribuzione di
Altamura negli scritti di Chini e
Piccolo; anzi, al contrario, la
sopracitata mappa di Chini (Figura
6) mostra “Bahia di Santa Maria” e
“Farellon” ma nessuna “Isla
Altamura”. Del resto, l’utilizzo di
nomi di città europee per i nuovi
insediamenti nelle Americhe era
tutt’altro che infrequente. Si
pensi, ad esempio, alla città di San
Marino, in California (USA) oppure
alla città di Loreto, nel golfo di
California (Messico), non molto
distante dall’isola di Altamura. In
quest’ultimo caso, però, l’origine
del nome non deriverebbe
direttamente dalla città italiana di
Loreto bensì dalla missione gesuita
di evangelizzazione, denominata
Nuestra Señora de Loreto,
riferendosi ovviamente alla Madonna
di Loreto. Nel caso di Altamura,
inoltre, si è scelto in modo
alquanto inusuale il nome di una
città per un’isola semideserta.
Una città molto famosa in Messico
(seppur situata dalla parte
diametralmente opposta all’isola) e
dal suono assai simile è Altamira, e
anche i cognomi “Altamira” e
“Altamirano” risultano alquanto
frequenti. Persino il nome completo
del conquistatore Hernán Cortés
conteneva “Altamirano” (Hernán
Cortés de Monroy y Pizarro
Altamirano). E’ possibile che sia
stata preferita una denominazione di
città simile a quella di Altamira
oppure che l’originaria
denominazione di Altamira denotasse
il possessore dell’isola; si pensi,
a titolo di esempio, ai titoli
nobiliari spagnoli di marchese e
conte di Altamira (rispettivamente,
marquesado e contado de
Altamira). In seguito, secondo
questa ricostruzione, la
denominazione sulle mappe
(probabilmente non tramandata
oralmente) si sarebbe trasformata in
Altamura. I primi colonizzatori e i
successivi abitanti dovettero
inventarsi una miriade di nuovi nomi
geografici e di rado utilizzarono le
originarie denominazioni dei nativi
americani, non conoscendole oppure
essendo difficili da pronunciare per
gli ispanofoni. A conferma di ciò,
ci sarebbe anche l’indicazione di
Atamirato nella mappa di Abramo
Ortelio del 1579 (Figura 2); si noti
d’altronde che molti toponimi della
mappa riportano il suffiso -ato.
E’ da aggiungere che, pur accettando
per vera una tale ricostruzione, è
plausibile un qualche tipo di
influenza per così dire “italiana”
nella successiva modifica della
denominazione, considerando anche i
sopracitati missionari italiani.
La summenzionata denominazione
Atamirato di Ortelio potrebbe
anche essere derivata dal nome con
cui i nativi americani denotavano
l’isola e avrebbe finito col
prevalere sulla denominazione di
Guayabal, scelta dai primi
scopritori per la baia. La prima
ipotesi è stata che per la scelta
del nome si fosse fatto riferimento
al nome di un frate domenicano di
Altamura che godette di molta fama a
partire dal Seicento, e cioè di
Ambrogio del Giudice, detto anche
l’Altamura. Quest’ipotesi è
scaturita da un’opportuna ricerca di
Google Libri i cui algoritmi di
intelligenza artificiale hanno in
qualche modo messo in correlazione
l’isola di Altamura e Ambrogio del
Giudice. L’opera principale di del
Giudice, Bibliothecae Dominicanae
(1677), è una sorta di compendio di
biografie di uomini illustri vissuti
tra il Medioevo e il Seicento
(ordinati secondo un’ordine
cronologico) e conobbe una
straordinaria diffusione in Italia e
in Europa (e, forse, anche in
qualche parte del Nuovo Mondo) a
giudicare dal numero di citazioni
che l’opera ha avuto. Non stupisce
neanche che tale opera (così come il
suo autore, sempre denominato
“Altamura” oppure “Ambrosius de
Altamura”) continui ancora oggi a
essere citata dagli storici di ogni
dove e accostata all’opera di
Jacques Quetif e Jacques Echard
Scriptores Ordinis Praedicatorum,
1721 (in questa stessa opera,
del Giudice viene citato
innumerevoli volte); spesso, l’opera
viene citata solo per sottolinearne
le imprecisioni storiche riportate.
La ragione di un tale accostamento
potrebbe essere semplicemente la
presenza, nell’opera di del Giudice,
delle biografie di alcuni uomini (in
particolare italiani) che si
trasferirono, cercarono fortuna nel
Nuovo Mondo oppure lo
evangelizzarono, come ad esempio
Juan de Estrada de la Magdalena,
Domingo de Vico e Domingo de Hara.
Vengono anche riportate le biografie
di alcuni messicani (di cui molti
appartenenti all’ordine domenicano),
e più precisamente Diego Durán,
Tomás de Mercado, Diego de Santa
María, Diego di Carranza, Ludovico
Rengino e Antonio de los Reyes. Per
quanto suggestiva, tale ipotesi
merita di essere considerata per la
presenza, come già detto, di gesuiti
italiani (e forse di frati
domenicani) nell’area dell’odierno
Stato di Sinaloa.
Notevoli passi avanti sono stati
fatti sulle fonti relative
all’origine della denominazione di
un’isola che, al momento, non sembra
aver suscitato l’interesse degli
storici. In particolare, è stata
rintracciata la più antica citazione
(trovata finora) della “Isla
Altamura”, che risale all’anno 1854.
Sono state anche avanzate alcune
ipotesi sull’origine, e in tutti i
casi è assai probabile un’influenza
“italiana” nella scelta (o
nell’adattamento) di questa
denominazione, data anche la
presenza di missionari e geografi
italiani (in particolare gesuiti)
nelle vicinanze dell’isola.
Riferimenti bibliografici:
Angel D’Ors, Petrus Hispanus
O.P., Auctor Summularum (III):
“Petrus Alfonsi” or “Petrus Ferrandi”?,
in Vivarium, vol. 41, 2003,
pp. 249-303.
Eusebio Francesco Chini, Passage
par terre à la Californie découvert
par le Rev. Père Eusèbe-François
Kino, jésuite depuis 1698 jusqu’à
1701 où l’on voit encore les
nouvelles missions des PP. de la
Compag.e de Jésus / par le Rev. Père
Eusèbe-François Kino (primi anni
del XVIII secolo). Bibliothèque
nationale de France, Département
cartes et plans, GE DD-2987 (8880),
gallica.bnf.fr.
Stephen Allyn Colston, Fray Diego
Duran’s Historia de Las Indias de
Nueva Espana e islas de la Tierra
firme: A Historiographical Analysis,
1973, p. 3.
Bernal Díaz del Castillo.
Historia verdadera de la conquista
de la Nueva España. 1796, Tomo
IV, Editore Benito Cano, Madrid, p.
422.
Ambrogio del Giudice.
Bibliotechae Dominicanae Accuratiis
Collectionibus Primo ab Ordinis
Constitutione usque ad Annum 1600
Producta hoc Seculari Apparatu
Incrementum et Prosecutio, Roma,
Angelo Tinassio, 1677, p. 374.
Richard Flint, Shirley Cushing
Flint. Documents of the Coronado
Expedition, 1539-1542: “they Were
Not Familiar with His Majesty, Nor
Did They Wish to be His Subjects”.
2005, Southern Medthodist University
Press, p. 188 e p. 644 nota 23.
Lorenzo Hervás y Panduro,
Biblioteca jesuitico-espanola II -
Manuscritos hispano-portuguese en
siete bibliotecas de Roma,
Madrid, 2009, p. 235.
Robert H. Jackson. Jesuits in
Spanish America before the
Suppression - Organization and
Demographic and Quantitative
Perspectives. Brill Research
Perspectives in Jesuit Studies
2.4 (2020) 1–108, p. 61.
Thomas Kitchin, Mexico or New
Spain, in which the motions of
Cortes may be traced, 29
settembre 1777. Harvard Map
Collection, della Harvard University.
RecordID: 990127669000203941,
harvard.edu.
Abramo Ortelio. Culiacanae,
Americae Regionis, Descriptio:
Hispaniolae, Cubae, Aliarumque
Insularum Circumiacientium,
Delineatio (1579). Bibliothèque
nationale de France, Département
cartes et plans, GE DD-2987 (8877),
gallica.bnf.fr.
George B. Saunders; Dorothy Chapman
Saunders. Waterfowl and their
Wintering Grounds in Mexico 1937-64.
in Resource Publication 138,
April 1981, United States Department
of the Interior, p. 69.
Albert Stagg. The First Bishop of
Sonora - Antonio de Los Reyes.
University of Arizona Press. 1976,
ISBN 978-0816505494.
Francis Borgia Steck. The Three
Battalions in the Spiritual Conquest
of Mexico. Records of the
American Catholic Historical Society
of Philadelphia, vol. 66, n. 1,
1955, American Catholic Historical
Society, pp. 3-8.
Henry R. Wagner. California
Voyages, 1539-1541: The Voyage of
Francisco de Ulloa; The Voyage of
Hernando de Alarcon; The Voyage of
Francisco de Bolaños, California
Historical Society Quarterly, vol.
3, n. 4, 1924, pp. 384 e 392.
Francesco Zambrano. Diccionario
Bio- Bibliográfico de la Compañía de
Jesús en México, Tomo V, Secolo XVII,
Editorial Jus, S.A. Mexico,
1965, p. 33.
El Siglo Diez y Nueve.
11 settembre 1854, p. 3.
hndm.iib.unam.mx.
Rand McNally & Co. General Map of
the Republic of Mexico. 1882.
Library of Congress online catalog,
G4410 1882 .R3 PCC.