[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

196 / APRILE 2024 (CCXXVII)


moderna

ISLA Altamura, MESSICO
Sulle (possibili) origini STORICHE di un TOPONIMO

di Fabrizio Berloco

 

In Messico, non lontano dalla città di Culiacán (Stato di Sinaloa), a poca distanza dalla costa, di fronte alla Bahía de Santa María, vi è un’isola che porta lo stesso nome di una città italiana, e cioè Isla Altamura (detta anche Isla de Altamura). Nessuno degli storici si è finora occupato di questa particolare coincidenza e sarebbe di estremo interesse comprendere le origini di tale denominazione. Pur essendo praticamente disabitata, l’isola in questione riveste notevole importanza da un punto di vista naturalistico, essendo in parte una zona intertidale con un ecosistema di flora e fauna assai variegato ed essendo per la restante parte sostanzialmente un deserto. Degno di nota è anche che nella città messicana di Monterrey (Stato di Nuevo León) ci siano alcune attività ricettive che hanno scelto come nome proprio Altamura con riferimento all’isola in questione.

 

El Guayabal

 

In molte delle mappe consultate e risalenti a prima del 1870, l’isola compare molto raramente. Probabilmente era di dimensioni sostanzialmente trascurabili perché potesse comparire nelle prime mappe “moderne” del periodo che va dal XVI al XIX secolo anche se in alcuni casi è stato possibile rintracciare l’isola anche su alcune mappe più antiche. La più antica mappa da me rintracciata in cui compare l’isola in questione risale al XVI secolo ed è di Abramo Ortelio (1579); porta il titolo di Culiacanae, Americae regionis, descriptio; Hispaniolae, Cubae, aliarumque insularum circumiacientium, delineatio. Nella mappa di Ortelio non compare il toponimo Altamura e quella che è una serie di isole viene raffigurata come un unicum. In fondo si legge “Atamirato”, il che potrebbe far pensare alla nostra isola. In una riproduzione della Passage par terre à la Californie del cartografo e gesuita italiano Eusebio Franceso Chini (1645-1711) , risalente ai primi anni del XVIII secolo (Figura 6), è presente la B. de S.te, Marie e, a lato, Farellon (probabilmente intendendo qualcosa di simile ai “faraglioni”). In una mappa del 1777 redatta da Thomas Kitchin compare, invece, Guayaval che, come si vedrà, denota il porto (Puerto de Guayabal) e, alternativamente, anche la successione di isole di cui l’isola di Altamura fa parte. Né nella mappa di Chini, né in quella di Kitchin compare il toponimo Altamura. Sicuramente degna d’interesse è la denominazione di Guayabal per il porto e l’isola (o il gruppo di isole) in questione. L’origine di questa denominazione risale alle spedizioni di Hernán Cortés (1485-1547). In particolare una nave al seguito di Cortés, discostandosi dalle altre navi, ebbe modo di fermarsi su un’isola di una baia che chiamarono el Guaybal; tale nome fu scelto per via del particolare frutto che ritrovarono sull’isola e che chiamarono guayabas . Tale baia fu visitata anche dal geografo italiano Giovanni Battista Ramusio (che la chiama “Guaiavale”), da Hernando de Alarcón (1540) (che la chiama “puerto de Aguayaval”) e altri scopritori. Secondo alcuni studiosi, quest’isola avrebbe molte affinità con l’isola di Altamura. Secondo altri studiosi (tra cui Manuel Orozco y Berra e Hubert Howe Bancroft) invece, non sarebbe esistita alcuna isola in quell’area. Infine, H.R. Wagner (1924) ipotizza che sia la penisola di Altata.
 
Fonti scritte e mappe

Il più antico riferimento all’isola di Altamura che mi è stato possibile rintracciare finora sulla base delle risorse digitali disponibili onilne risale all’anno 1854 ed è un estudio geografico contenuto all’interno del giornale El Siglo Diez y Nueve dell’11 settembre 1854; è stato redatto da un corrispondente (o, meglio, un “amico”) della città messicana di Guaymas e fa riferimento al fiume Piaxtla. In particolare, risulta interessante la parte in cui si parla dell’isola di Altamura:

"Mi resta solo, per concludere quest’articolo, citare la bellissima isola di Altamura, situata tra le foci dei fiumi Culiacan e il torrente Mocrilo, isola che non compare in nessuna delle carte del Messico che le mie mani hanno potuto raggiungere finora. Ho notato la stessa omissione anche nelle carte nautiche di questa parte di costa del nostro territorio, nonostante Altamura sia l’isola più grande delle Tre Maríe [le tre isole della Baia di Santa Maria?] e anche di quelle di Socorro, che pure fanno parte del Messico, ancorché abbandonate. L’isola di Altamura è ricca di boschi pregiati, acqua potabile e pascoli: alcuni allevamenti di bovini in contrada Culiacan l’hanno popolata con il loro bestiame. Guaymas, 27 settembre 1854".

Dalla preziosa testimonianza fornita dal corrispondente di Guaymas, deduciamo che fino al 1854 l’isola neanche compariva sulle mappe (come si vedrà nel seguente paragrafo) nonostante fosse grande e vicina alla costa. Ulteriori ricerche che possano retrodatare la prima comparsa dell’isola di Altamura nelle fonti scritte e fornire ulteriori indizi sull’origine di tale denominazione dovranno probabilmente essere condotte in loco, forse proprio partendo da Guaymas, la città del corrispondente.

Sulle mappe, l’isola con la sua denominazione attuale compare per la prima volta verso la fine del XIX secolo mentre, come si è visto, nelle fonti documentali la prima comparsa risale al 1854. In particolare, la prima mappa che mi è stato possibile rintracciare in cui compare la denominazione attuale risale all’anno 1882 ed è una mappa statunitense della società Rand McNally & Co. (Figura 4). C’è, però, da aggiungere che, in una mappa statunitense del 1879, era già comparsa una forma errata del nome dell’isola, e cioè “Altamara” piuttosto che “Altamura”; è chiaro che si tratta di un semplice refuso dal momento che, come già mostrato, il toponimo Altamura era già comparso nelle fonti scritte nell’anno 1854 nella sua forma attuale.
 

Evangelizzazione italiana

 

Meritevole risulta un breve cenno a quella che fu l’opera di cristianizzazione di quella sponda occidentale dell’odierno Messico, che all’epoca andava sotto il nome di Nuova Spagna (Nueva España). Lo studioso F. B. Steck (1955) ha rintracciato tre fasi in quella che fu l’evangelizzazione del Messico, e i principali attori di quest’opera furono i frati (francescani, domenicani e agostiniani) e i gesuiti. La prima fase, che ha inizio con l’arrivo dei primi frati al seguito dell’armata del conquistatore Cortés (1519) vide la supremazia dei francescani, i quali, grazie anche a Carlo V, riuscirono a ottenere il permesso per missioni di evangelizzazione pienamente autorizzate dal Papa Adriano VI. Negli anni successivi, gli ordini francescano, domenicano e agostiniano si spartirono in buona sostanza le aree da cristianizzare nella Nuova Spagna anche se nessuno di questi tre ordini risultava impegnato, nell’anno 1572 in opere di cristianizzazione nell’odierno Stato di Sinaloa.

 

In particolare, i domenicani risultavano disposti molto più a sud dello Stato di Sinaloa e dell’isola di Altamura, e in particolare negli stati di Chiapas e Oaxaca, anche se i dati, come evidenziato dallo stesso Steck, risultano “incompleti e a volte fonte di confusione”. Al contrario i gesuiti, giunti nella Nuova Spagna nel 1572 ed espulsi nel 1767, risultano essere stati alquanto attivi nell’odierna regione di Sinaloa (almeno relativamente all’anno 1624 e, forse, anche in seguito). Molto interessante per gli scopi della presente pubblicazione è che, fra i missionari gesuiti a capo delle missioni nelle varie regioni della sponda occidentale della Nuova Spagna, ritroviamo anche alcuni italiani e, in particolare, il gesuita Pedro Juan Castini (1587-1663), nato a Piacenza, che risulta assegnato alla missione di Sinaloa con una popolazione di circa 6570 persone. Altri missionari gesuiti di cui si ignorano al momento i dettagli biografici, avevano dei nomi che sembrano suggerire un’origine italiana, come ad esempio il missionario gesuita Alberto Clerici, assegnato alla missione di Mocorito.

 

Ipotesi in campo

 

La prima (e forse più banale) ipotesi è che la denominazione derivi direttamente dalla città di Altamura. In altre parole, è stato scelto questo nome rifacendosi probabilmente alla memoria di qualche italiano in visita oppure ad atlanti o mappe europee che riportavano, tra le altre città, anche quella di Altamura. Vi erano anche alcuni italiani nelle spedizioni dei primi colonizzatori e viaggiatori nonché nei secoli successivi. In particolare, degni di nota sono il già citato cartografo e gesuita Eusebio Francesco Chini (1645-1711) e il missionario Francesco Maria Piccolo (1654-1729) oltre che il sopramenzionato gesuita italiano Pedro Juan Castini. Non è stato possibile rintracciare negli scritti dei primi due elementi che suffragassero l’attribuzione di Altamura negli scritti di Chini e Piccolo; anzi, al contrario, la sopracitata mappa di Chini (Figura 6) mostra “Bahia di Santa Maria” e “Farellon” ma nessuna “Isla Altamura”. Del resto, l’utilizzo di nomi di città europee per i nuovi insediamenti nelle Americhe era tutt’altro che infrequente. Si pensi, ad esempio, alla città di San Marino, in California (USA) oppure alla città di Loreto, nel golfo di California (Messico), non molto distante dall’isola di Altamura. In quest’ultimo caso, però, l’origine del nome non deriverebbe direttamente dalla città italiana di Loreto bensì dalla missione gesuita di evangelizzazione, denominata Nuestra Señora de Loreto, riferendosi ovviamente alla Madonna di Loreto. Nel caso di Altamura, inoltre, si è scelto in modo alquanto inusuale il nome di una città per un’isola semideserta.

 

Una città molto famosa in Messico (seppur situata dalla parte diametralmente opposta all’isola) e dal suono assai simile è Altamira, e anche i cognomi “Altamira” e “Altamirano” risultano alquanto frequenti. Persino il nome completo del conquistatore Hernán Cortés conteneva “Altamirano” (Hernán Cortés de Monroy y Pizarro Altamirano). E’ possibile che sia stata preferita una denominazione di città simile a quella di Altamira oppure che l’originaria denominazione di Altamira denotasse il possessore dell’isola; si pensi, a titolo di esempio, ai titoli nobiliari spagnoli di marchese e conte di Altamira (rispettivamente, marquesado e contado de Altamira). In seguito, secondo questa ricostruzione, la denominazione sulle mappe (probabilmente non tramandata oralmente) si sarebbe trasformata in Altamura. I primi colonizzatori e i successivi abitanti dovettero inventarsi una miriade di nuovi nomi geografici e di rado utilizzarono le originarie denominazioni dei nativi americani, non conoscendole oppure essendo difficili da pronunciare per gli ispanofoni. A conferma di ciò, ci sarebbe anche l’indicazione di Atamirato nella mappa di Abramo Ortelio del 1579 (Figura 2); si noti d’altronde che molti toponimi della mappa riportano il suffiso -ato. E’ da aggiungere che, pur accettando per vera una tale ricostruzione, è plausibile un qualche tipo di influenza per così dire “italiana” nella successiva modifica della denominazione, considerando anche i sopracitati missionari italiani.

 

La summenzionata denominazione Atamirato di Ortelio potrebbe anche essere derivata dal nome con cui i nativi americani denotavano l’isola e avrebbe finito col prevalere sulla denominazione di Guayabal, scelta dai primi scopritori per la baia. La prima ipotesi è stata che per la scelta del nome si fosse fatto riferimento al nome di un frate domenicano di Altamura che godette di molta fama a partire dal Seicento, e cioè di Ambrogio del Giudice, detto anche l’Altamura. Quest’ipotesi è scaturita da un’opportuna ricerca di Google Libri i cui algoritmi di intelligenza artificiale hanno in qualche modo messo in correlazione l’isola di Altamura e Ambrogio del Giudice. L’opera principale di del Giudice, Bibliothecae Dominicanae (1677), è una sorta di compendio di biografie di uomini illustri vissuti tra il Medioevo e il Seicento (ordinati secondo un’ordine cronologico) e conobbe una straordinaria diffusione in Italia e in Europa (e, forse, anche in qualche parte del Nuovo Mondo) a giudicare dal numero di citazioni che l’opera ha avuto. Non stupisce neanche che tale opera (così come il suo autore, sempre denominato “Altamura” oppure “Ambrosius de Altamura”) continui ancora oggi a essere citata dagli storici di ogni dove e accostata all’opera di Jacques Quetif e Jacques Echard Scriptores Ordinis Praedicatorum, 1721 (in questa stessa opera, del Giudice viene citato innumerevoli volte); spesso, l’opera viene citata solo per sottolinearne le imprecisioni storiche riportate.

 

La ragione di un tale accostamento potrebbe essere semplicemente la presenza, nell’opera di del Giudice, delle biografie di alcuni uomini (in particolare italiani) che si trasferirono, cercarono fortuna nel Nuovo Mondo oppure lo evangelizzarono, come ad esempio Juan de Estrada de la Magdalena, Domingo de Vico e Domingo de Hara. Vengono anche riportate le biografie di alcuni messicani (di cui molti appartenenti all’ordine domenicano), e più precisamente Diego Durán, Tomás de Mercado, Diego de Santa María, Diego di Carranza, Ludovico Rengino e Antonio de los Reyes. Per quanto suggestiva, tale ipotesi merita di essere considerata per la presenza, come già detto, di gesuiti italiani (e forse di frati domenicani) nell’area dell’odierno Stato di Sinaloa.

 

Notevoli passi avanti sono stati fatti sulle fonti relative all’origine della denominazione di un’isola che, al momento, non sembra aver suscitato l’interesse degli storici. In particolare, è stata rintracciata la più antica citazione (trovata finora) della “Isla Altamura”, che risale all’anno 1854. Sono state anche avanzate alcune ipotesi sull’origine, e in tutti i casi è assai probabile un’influenza “italiana” nella scelta (o nell’adattamento) di questa denominazione, data anche la presenza di missionari e geografi italiani (in particolare gesuiti) nelle vicinanze dell’isola.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]