[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

179 / NOVEMBRE 2022 (CCX)


contemporanea

LA LIBIA DI GHEDDAFI E L’IRA

ALLEANZA CONTRO UN NEMICO COMUNE

di Alessio Guglielmini

 

Le trame dei legami tra la Libia di Muammar Gheddafi e l’IRA sono state minuziosamente ricostruite da Ed Moloney, nel prologo del suo La storia segreta dell’IRA. Le origini del sodalizio risiedono in un comune risentimento nei confronti del Regno Unito. Proprio la salita al potere del colonnello (all’epoca capitano) nel settembre 1969 era stata motivata da una revisione del compiacente approccio libico che ancora, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, durante il mandato di re Idris, aveva visto prevalere l’influenza delle potenze occidentali interessate ai campi petroliferi: Stati Uniti, Francia e, per l’appunto, Inghilterra.

 

Il 1969 era stato di fatto anche l’anno inaugurale dei Troubles irlandesi, con le August riots di Derry e Belfast e l’invio dell’esercito britannico in Irlanda del Nord, tanto da portare alla scissione, all’interno dell’IRA, tra gli Officials e i dissidenti Provisionals. Gli scissionisti erano insoddisfatti della linea morbida dell’establishment dell’esercito repubblicano che non aveva saputo difendere i quartieri cattolici dagli interventi delle forze speciali di RUC (Royal Ulster Constabulary) e USC (Ulster Special Constabulary), in occasione dei disordini di agosto.

 

Le nuove risorse della PIRA, nota come Provisional IRA o “Provos”, dall’anno successivo avevano quindi intensificato le campagne militari contro l’esercito inglese e lo stato dell’Irlanda del Nord. Trovare sostegni in questa fase era fondamentale: nel 1972, i Provos incontrarono alcuni movimenti dediti a politiche indipendentiste. Si trattava dei corsi, dei baschi e dei bretoni. Furono questi ultimi a suggerire all’IRA il contatto con la Libia.

 

L’abboccamento si formalizzò quello stesso anno, in agosto, quando due emissari di alto livello, Joe Cahill e Denis Mc Inerney, si recarono a Varsavia per dialogare con agenti del servizio di intelligence libico. Le basi dell’alleanza erano promettenti, dal momento che due mesi prima lo stesso Gheddafi aveva ufficialmente annunciato alla radio di Stato il suo appoggio alla causa dell’IRA.

 

Le prime intese si concretizzarono nell’offerta di denaro, di armi e di uno status semidiplomatico a Tripoli. Qui si installò, con la copertura di insegnante di inglese, un fantomatico “Mister Eddy”, proveniente dalla contea di Monaghan, che conduceva una vita da nababbo. La generosità non toccò soltanto la lussuosa quotidianità di Eddy, ma, a quanto pare, si sostanziò in versamenti di oltre 3.500.000 dollari dell’epoca che entrarono nelle casse dell’IRA tramite le banche della City. A tali ingenti donazioni va aggiunto il tentativo di far pervenire cinque tonnellate di fucili, pistole, munizioni ed esplosivi russi, con il carico della nave Claudia che però, nel marzo del 1973, fu intercettata dalla marina irlandese.

 

I promettenti esordi furono vanificati dal comportamento di Mister Eddy che nei mesi seguenti coinvolse nelle trattative l’UDA (Ulster Defence Association), grande gruppo paramilitare protestante dell’Irlanda del Nord che ovviamente aveva interessi agli antipodi rispetto ai Provisionals. Non solo: Mister Eddy provò a virare l’intesa verso accordi più di natura commerciale che militare. I libici reagirono malamente, sospettandolo, secondo fonti ascoltate da Moloney, di essere addirittura un agente britannico. Mister Eddy fu allontanato da Tripoli e il raffreddamento tra le due parti fu inevitabile.

 

Gli scioperi della fame del 1981 e la risonanza del caso Bobby Sands riaccesero la simpatia della Libia per l’IRA: nel martirio dei prigionieri politici nordirlandesi, verosimilmente, venivano colte delle analogie con il mondo islamico. Sempre Joe Cahill, affiancato questa volta da Daithi O Conaill, rinnovò i contatti con l’intelligence libica: il regime di Gheddafi si dimostrò pronto a nuovi finanziamenti.

 

L’episodio che cementificò la collaborazione fu l’incidente dell’aprile 1984 quando, nel corso di una manifestazione del Fronte Nazionale per la salvezza della Libia davanti all’ambasciata libica di Londra, fu uccisa la poliziotta Yvonne Fletcher, ferita a morte da un colpo partito dall’interno della sede diplomatica. Tredici esponenti libici furono rispediti a casa e la vicenda servì da pretesto, sommandosi alle accuse a Gheddafi di fomentare il terrorismo internazionale antiamericano, per azioni volte a colpire il potere del ra’is.

 

Conseguentemente, gli oppositori di Gheddafi lanciarono un assalto contro le caserme dell’esercito, ma l’offensiva fallì. Nel marzo-aprile 1986, l’intervento statunitense fu diretto, con i bombardamenti di Tripoli che non risparmiarono nemmeno la casa di famiglia: nella circostanza morì Hana, la figlia adottiva di Gheddafi. Il colonnello considerò responsabile in prima persona Margaret Thatcher che aveva concesso l’uso delle basi aeree inglesi all’alleato Reagan. Si aprì inevitabilmente il capitolo più intenso delle relazioni tra la Libia del colonnello e l’IRA dei Provos che, a dire il vero, era già a uno stadio avanzato.

 

Nasser Ashour, il numero tre del servizio segreto libico, malgrado i rischi di intercettamento, qualche tempo prima era infatti riuscito a incontrare sul posto il Consiglio dell’IRA. L’offerta messa sul tavolo era senza precedenti: 10 milioni di dollari e 300 tonnellate di armamenti moderni, senza etichette attaccate. I rifornimenti avvenivano nei pressi di Malta, dove un ex imprenditore dublinese del settore turistico, di nome Adrian Hopkins, faceva arrivare le navi da lui recuperate. Qui le imbarcazioni venivano caricate con le armi portate dai libici.

 

La prima fu una barca da pesca, la Casamara, che nella sua traversata inaugurale nel 1985 trasportò sette tonnellate di armamenti fino alla costa orientale irlandese, al largo di una spiaggia chiamata Clogga Strand. La Casamara ripetè più volte l’impresa, anche nel 1986, con il nome di Kula. Per la missione successiva, nell’ottobre del 1986, Hopkins ingaggiò un’ex nave cisterna, la Sjarmar, che fu ribattezzata Villa e che salpò con 105 tonnellate di armamenti.

 

L’apice doveva però essere raggiunto con il viaggio della Eksund e delle sue 150 tonnellate di armamenti, un carico equivalente alla somma di tutti i trasporti precedenti messi insieme. Questa volta, le operazioni si svolsero direttamente nel porto di Tripoli, il 13 e il 14 ottobre del 1987. Si scelse la notte per non dare nell’occhio, ma non fu sufficiente. Dopo poche ore dalla partenza, un jet volò sopra la nave che nascondeva, tra gli altri, 1.000 fucili d’assalto AK-47, 1.000.000 di cartucce, 430 granate, oltre 50 missili terra-aria SAM-7. Al largo di Gibilterra, un aereo volò ancora più basso. Come se non bastasse, il 27 ottobre un guasto al timone portò la nave sempre più vicina alla costa francese. Gabriel Cleary, direttore del Genio dell’IRA, che era bordo, si risolse a una decisione radicale: affondare la Eksund con l’arsenale, prima di essere catturati. Tuttavia, questa mossa estrema non riuscì perché qualcuno manomise le unità di innesco degli esplosivi. La Eksund fu così abbordata dagli uomini armati della dogana francese. Lo skipper della Eksund e fornitore di ognuna di quelle imbarcazioni, Adrian Hopkins, fu considerato il responsabile del sabotaggio, sebbene l’indagine di Moloney segnali le altre piste inseguite dall’IRA per individuare i delatori.

 

Fu un colpo durissimo per le strategie dei Provos. I carichi precedenti erano infatti stati smistati nelle basi dell’IRA, senza essere utilizzati prima di ultimare l’ambiziosa spedizione della Eksund. Proprio questi armamenti avrebbero dovuto consentire di sferrare la terrificante offensiva “Tet” che i vertici militari repubblicani avevano intenzione di intraprendere sul suolo irlandese, britannico ed europeo contro gli obiettivi inglesi. La “Tet” si ispirava direttamente all’attacco scatenato dalla guerriglia dei vietcong nel gennaio del 1968 contro le forze americane e doveva portare, come allora, alla svolta del conflitto e a un forte impatto sull’opinione pubblica.

 

Il fallimento della Eksund segnò la fine dell’effetto sorpresa che i Provisionals volevano cavalcare per avere la meglio sull’esercito nemico. I missili SAM-7 trasportati dalla Eksund avevano ad esempio l’obiettivo di abbattere gli elicotteri inglesi: da quel momento quegli stessi elicotteri furono dotati di contromisure elettroniche, vanificando due attacchi ad Armagh sud. D’altro canto, l’impresa della Eksund non doveva risultare così sorprendente per gli avversari dell’IRA. Nel novembre del 1985, la polizia irlandese aveva già trovato armi e munizioni su un aereo preso in leasing dalla Libia presso l’aeroporto di Dublino.

 

L’anno successivo, sempre la polizia irlandese, in una fattoria nella contea di Sligo, aveva scoperto sei scatole di armamenti contrassegnate dalla scritta “Forze armate libiche”. Lo stesso Gheddafi, nel marzo del 1987, aveva informato il quotidiano londinese Observer di aver incrementato le forniture militari all’IRA, per vendicarsi dei bombardamenti dell’anno precedente. Non sorprende, a questo punto, che aerei vedetta tracciassero il viaggio della Eksund nell’ottobre del 1987.

 

Fatto sta, oltre all’imbarazzo suscitato al governo di Gheddafi, il mancato naufragio della Eksund fece naufragare, come nota Moloney, anche l’opportunità di lanciare un attacco militare senza precedenti, forse decisivo nell’economia dell’intero conflitto. Fortunatamente, questo fallimento rafforzò le possibilità di vedere nel negoziato politico la soluzione più sensata alla intricatissima questione irlandese.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Ed Moloney, La storia segreta dell’IRA, Baldini Castoldi Dalai editore, Milano 2004.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]