LA LIBIA DI GHEDDAFI E L’IRA
ALLEANZA CONTRO UN NEMICO COMUNE
di Alessio Guglielmini
Le trame dei legami tra la Libia di
Muammar Gheddafi e l’IRA sono state
minuziosamente ricostruite da Ed
Moloney, nel prologo del suo La
storia segreta dell’IRA. Le
origini del sodalizio risiedono in
un comune risentimento nei confronti
del Regno Unito. Proprio la salita
al potere del colonnello (all’epoca
capitano) nel settembre 1969 era
stata motivata da una revisione del
compiacente approccio libico che
ancora, dopo la fine della Seconda
Guerra Mondiale, durante il mandato
di re Idris, aveva visto prevalere
l’influenza delle potenze
occidentali interessate ai campi
petroliferi: Stati Uniti, Francia e,
per l’appunto, Inghilterra.
Il 1969 era stato di fatto anche
l’anno inaugurale dei Troubles
irlandesi, con le August
riots di Derry e Belfast e
l’invio dell’esercito britannico in
Irlanda del Nord, tanto da portare
alla scissione, all’interno
dell’IRA, tra gli Officials e
i dissidenti Provisionals.
Gli scissionisti erano insoddisfatti
della linea morbida
dell’establishment dell’esercito
repubblicano che non aveva saputo
difendere i quartieri cattolici
dagli interventi delle forze
speciali di RUC (Royal Ulster
Constabulary) e USC (Ulster
Special Constabulary), in
occasione dei disordini di agosto.
Le nuove risorse della PIRA, nota
come Provisional IRA o “Provos”,
dall’anno successivo avevano quindi
intensificato le campagne militari
contro l’esercito inglese e lo stato
dell’Irlanda del Nord. Trovare
sostegni in questa fase era
fondamentale: nel 1972, i Provos
incontrarono alcuni movimenti dediti
a politiche indipendentiste. Si
trattava dei corsi, dei baschi e dei
bretoni. Furono questi ultimi a
suggerire all’IRA il contatto con la
Libia.
L’abboccamento si formalizzò quello
stesso anno, in agosto, quando due
emissari di alto livello, Joe Cahill
e Denis Mc Inerney, si recarono a
Varsavia per dialogare con agenti
del servizio di intelligence
libico. Le basi dell’alleanza erano
promettenti, dal momento che due
mesi prima lo stesso Gheddafi aveva
ufficialmente annunciato alla radio
di Stato il suo appoggio alla causa
dell’IRA.
Le prime intese si concretizzarono
nell’offerta di denaro, di armi e di
uno status semidiplomatico a
Tripoli. Qui si installò, con la
copertura di insegnante di inglese,
un fantomatico “Mister Eddy”,
proveniente dalla contea di
Monaghan, che conduceva una vita da
nababbo. La generosità non toccò
soltanto la lussuosa quotidianità di
Eddy, ma, a quanto pare, si
sostanziò in versamenti di oltre
3.500.000 dollari dell’epoca che
entrarono nelle casse dell’IRA
tramite le banche della City. A tali
ingenti donazioni va aggiunto il
tentativo di far pervenire cinque
tonnellate di fucili, pistole,
munizioni ed esplosivi russi, con il
carico della nave Claudia che
però, nel marzo del 1973, fu
intercettata dalla marina irlandese.
I promettenti esordi furono
vanificati dal comportamento di
Mister Eddy che nei mesi seguenti
coinvolse nelle trattative l’UDA (Ulster
Defence Association), grande
gruppo paramilitare protestante
dell’Irlanda del Nord che ovviamente
aveva interessi agli antipodi
rispetto ai Provisionals. Non
solo: Mister Eddy provò a virare
l’intesa verso accordi più di natura
commerciale che militare. I libici
reagirono malamente, sospettandolo,
secondo fonti ascoltate da Moloney,
di essere addirittura un agente
britannico. Mister Eddy fu
allontanato da Tripoli e il
raffreddamento tra le due parti fu
inevitabile.
Gli scioperi della fame del 1981 e
la risonanza del caso Bobby Sands
riaccesero la simpatia della Libia
per l’IRA: nel martirio dei
prigionieri politici nordirlandesi,
verosimilmente, venivano colte delle
analogie con il mondo islamico.
Sempre Joe Cahill, affiancato questa
volta da Daithi O Conaill, rinnovò i
contatti con l’intelligence
libica: il regime di Gheddafi si
dimostrò pronto a nuovi
finanziamenti.
L’episodio che cementificò la
collaborazione fu l’incidente
dell’aprile 1984 quando, nel corso
di una manifestazione del Fronte
Nazionale per la salvezza della
Libia davanti all’ambasciata libica
di Londra, fu uccisa la poliziotta
Yvonne Fletcher, ferita a morte da
un colpo partito dall’interno della
sede diplomatica. Tredici esponenti
libici furono rispediti a casa e la
vicenda servì da pretesto,
sommandosi alle accuse a Gheddafi di
fomentare il terrorismo
internazionale antiamericano, per
azioni volte a colpire il potere del
ra’is.
Conseguentemente, gli oppositori di
Gheddafi lanciarono un assalto
contro le caserme dell’esercito, ma
l’offensiva fallì. Nel marzo-aprile
1986, l’intervento statunitense fu
diretto, con i bombardamenti di
Tripoli che non risparmiarono
nemmeno la casa di famiglia: nella
circostanza morì Hana, la figlia
adottiva di Gheddafi. Il colonnello
considerò responsabile in prima
persona Margaret Thatcher che aveva
concesso l’uso delle basi aeree
inglesi all’alleato Reagan. Si aprì
inevitabilmente il capitolo più
intenso delle relazioni tra la Libia
del colonnello e l’IRA dei Provos
che, a dire il vero, era già a uno
stadio avanzato.
Nasser Ashour, il numero tre del
servizio segreto libico, malgrado i
rischi di intercettamento, qualche
tempo prima era infatti riuscito a
incontrare sul posto il Consiglio
dell’IRA. L’offerta messa sul tavolo
era senza precedenti: 10 milioni di
dollari e 300 tonnellate di
armamenti moderni, senza etichette
attaccate. I rifornimenti avvenivano
nei pressi di Malta, dove un ex
imprenditore dublinese del settore
turistico, di nome Adrian Hopkins,
faceva arrivare le navi da lui
recuperate. Qui le imbarcazioni
venivano caricate con le armi
portate dai libici.
La prima fu una barca da pesca, la
Casamara, che nella sua
traversata inaugurale nel 1985
trasportò sette tonnellate di
armamenti fino alla costa orientale
irlandese, al largo di una spiaggia
chiamata Clogga Strand. La
Casamara ripetè più volte
l’impresa, anche nel 1986, con il
nome di Kula. Per la missione
successiva, nell’ottobre del 1986,
Hopkins ingaggiò un’ex nave
cisterna, la Sjarmar, che fu
ribattezzata Villa e che
salpò con 105 tonnellate di
armamenti.
L’apice doveva però essere raggiunto
con il viaggio della Eksund e
delle sue 150 tonnellate di
armamenti, un carico equivalente
alla somma di tutti i trasporti
precedenti messi insieme. Questa
volta, le operazioni si svolsero
direttamente nel porto di Tripoli,
il 13 e il 14 ottobre del 1987. Si
scelse la notte per non dare
nell’occhio, ma non fu sufficiente.
Dopo poche ore dalla partenza, un
jet volò sopra la nave che
nascondeva, tra gli altri, 1.000
fucili d’assalto AK-47, 1.000.000 di
cartucce, 430 granate, oltre 50
missili terra-aria SAM-7. Al largo
di Gibilterra, un aereo volò ancora
più basso. Come se non bastasse, il
27 ottobre un guasto al timone portò
la nave sempre più vicina alla costa
francese. Gabriel Cleary, direttore
del Genio dell’IRA, che era bordo,
si risolse a una decisione radicale:
affondare la Eksund con
l’arsenale, prima di essere
catturati. Tuttavia, questa mossa
estrema non riuscì perché qualcuno
manomise le unità di innesco degli
esplosivi. La Eksund fu così
abbordata dagli uomini armati della
dogana francese. Lo skipper della
Eksund e fornitore di ognuna di
quelle imbarcazioni, Adrian Hopkins,
fu considerato il responsabile del
sabotaggio, sebbene l’indagine di
Moloney segnali le altre piste
inseguite dall’IRA per individuare i
delatori.
Fu un colpo durissimo per le
strategie dei Provos. I carichi
precedenti erano infatti stati
smistati nelle basi dell’IRA, senza
essere utilizzati prima di ultimare
l’ambiziosa spedizione della
Eksund. Proprio questi armamenti
avrebbero dovuto consentire di
sferrare la terrificante offensiva
“Tet” che i vertici militari
repubblicani avevano intenzione di
intraprendere sul suolo irlandese,
britannico ed europeo contro gli
obiettivi inglesi. La “Tet” si
ispirava direttamente all’attacco
scatenato dalla guerriglia dei
vietcong nel gennaio del 1968 contro
le forze americane e doveva portare,
come allora, alla svolta del
conflitto e a un forte impatto
sull’opinione pubblica.
Il fallimento della Eksund
segnò la fine dell’effetto sorpresa
che i Provisionals volevano
cavalcare per avere la meglio
sull’esercito nemico. I missili
SAM-7 trasportati dalla Eksund
avevano ad esempio l’obiettivo di
abbattere gli elicotteri inglesi: da
quel momento quegli stessi
elicotteri furono dotati di
contromisure elettroniche,
vanificando due attacchi ad Armagh
sud. D’altro canto, l’impresa della
Eksund non doveva risultare
così sorprendente per gli avversari
dell’IRA. Nel novembre del 1985, la
polizia irlandese aveva già trovato
armi e munizioni su un aereo preso
in leasing dalla Libia presso
l’aeroporto di Dublino.
L’anno successivo, sempre la polizia
irlandese, in una fattoria nella
contea di Sligo, aveva scoperto sei
scatole di armamenti contrassegnate
dalla scritta “Forze armate
libiche”. Lo stesso Gheddafi, nel
marzo del 1987, aveva informato il
quotidiano londinese Observer
di aver incrementato le forniture
militari all’IRA, per vendicarsi dei
bombardamenti dell’anno precedente.
Non sorprende, a questo punto, che
aerei vedetta tracciassero il
viaggio della Eksund
nell’ottobre del 1987.
Fatto sta, oltre all’imbarazzo
suscitato al governo di Gheddafi, il
mancato naufragio della Eksund
fece naufragare, come nota
Moloney, anche l’opportunità di
lanciare un attacco militare senza
precedenti, forse decisivo
nell’economia dell’intero conflitto.
Fortunatamente, questo fallimento
rafforzò le possibilità di vedere
nel negoziato politico la soluzione
più sensata alla intricatissima
questione irlandese.
Riferimenti bibliografici: