N. 109 - Gennaio 2017
(CXL)
L’invasione statunitense di Panama
Operazione Just Cause
di Giovanni De Notaris
Omar
Torrijos,
presidente
della
Repubblica
di
Panama,
si
era
rifiutato
di
cedere
alle
richieste
dell’
Amministrazione
di
Ronald
Reagan
per
rinegoziare
il
trattato
sul
canale
di
Panama
che,
dopo
circa
un
secolo
di
gestione
americana,
era
finalmente
tornato
in
mano
ai
panamensi
durante
la
presidenza
di
Jimmy
Carter.
Torrijos
era
un
politico
rispettato
per
aver
costretto
gli
Stati
Uniti
a
cedere
il
canale
ai
suoi
legittimi
proprietari.
Aveva
inoltre
tutelato
i
diritti
umani
e
aperto
il
suo
paese
ai
rifugiati
di
ogni
appartenenza
politica.
Inaspettatamente
morì
in
un
incidente
aereo
il
31
luglio
1981.
Dopo
la
sua
morte
fu
sostituito
da
Manuel
Noriega
che
però
sembrava
non
avere
alcuna
delle
doti
positive
del
suo
predecessore.
In
un
primo
momento
Noriega
provò
a
seguire
le
orme
di
Torrijos,
in
particolare
esaminando
la
possibilità
di
creare
un
nuovo
canale
finanziato
dal
Giappone,
cosa
che
ovviamente
fece
infuriare
gli
Stati
Uniti
che
avevano
con
le
loro
aziende
investito
lì.
L’Amministrazione
Reagan,
e
poi
quella
di
George
H.W.
Bush,
temevano
che
favorendo
il
Giappone
non
avrebbero
potuto
più
controllare
la
costruzione
del
canale,
con
perdite
considerevoli
per
le
loro
aziende.
Ma
in
realtà
Noriega
fu
molto
più
utile
agli
Stati
Uniti
del
suo
predecessore.
Era
infatti
facilmente
corruttibile.
Il
nuovo
presidente
era
stato
colonnello
delle
forze
di
intelligence
panamensi
che
erano
il
collegamento
con
la
CIA.
La
CIA
aveva
infatti
approfittato
di
lui
in
passato
per
promuovere
gli
interessi
statunitensi
in
America
centrale
e
meridionale.
Le
agenzie
antidroga
statunitensi
sapevano
fin
dai
primi
anni
Settanta
che
Noriega
era
coinvolto
in
traffici
di
droga
e
riciclaggio
di
denaro
sporco.
Oltre
a
questo,
il
colonnello
appoggiava
i
voli
diretti
ai
contras
in
Nicaragua
fornendo
piloti
e
armi
in
cambio
di
droga.
Forniva
inoltre
rifugio
a
personaggi
appartenenti
a
cartelli
della
droga.
Nel
1984
era
poi
diventato
generale
e
comandante
in
capo
delle
forze
di
difesa
panamensi.
Il
12
giugno
1986
il
New
York
Times
pubblicò
un
articolo
in
cui
lo
si
accusava
di
essere
un
trafficante
di
droga
e
denaro
sporco.
Si
sosteneva
inoltre
che
facesse
il
doppio
gioco
sia
a
favore
degli
Stati
Uniti
che
di
Cuba.
Il
pretesto
per
un
intervento
americano
però
ci
fu
solo
quando
Noriega
negò
il
permesso
alla
School
of
Americas
di
restare
ancora
a
lungo
sul
suolo
panamense.
Gli
Stati
Uniti
ritenevano
di
avere
ancora
bisogno
di
una
loro
presenza
sul
luogo
per
meglio
gestire
le
rivolte
militari
nell’America
centrale.
Noriega
però
non
voleva
che
nel
suo
paese
si
addestrassero
forze
straniere
per
missioni
segrete.
Nel
1988
il
generale
fu
incriminato
dallo
stato
della
Florida
con
l’accusa
di
essere
un
trafficante
di
cocaina,
ma
rimase
al
potere.
Il
vero
problema
però
era
che
ormai
i
suoi
rapporti
con
la
CIA
erano
di
dominio
pubblico.
Questo
chiaramente
provocava
imbarazzo
nell’Amministrazione
statunitense.
Così
Reagan
ordinò
alla
CIA
di
trovare
il
modo
di
destituirlo.
Quando
si
insediò,
Bush
proseguì
sulle
orme
del
suo
predecessore.
Ma
Noriega
avrebbe
potuto
arrecare
danni
alla
stessa
CIA
perché
se
arrestato
e
processato
avrebbe
potuto
testimoniare
dei
suoi
rapporti
con
l’agenzia.
Bush
diede
allora
ordine
alla
CIA
di
investire
circa
10.000.000
di
dollari
per
sostenere
l’opposizione
alle
elezioni
che
si
tennero
a
Panama
nel
maggio
1989.
Ma
Noriega
venne
rieletto.
Allora
autorizzò
un
sostegno
militare
a un
golpe,
ma
gli
fecero
notare
che
non
avrebbe
avuto
appoggi
sul
luogo
e
che
l’unica
opzione
era
un’invasione
in
piena
regola.
Così,
il
20
dicembre
1989
gli
Stati
Uniti
invasero
Panama
dando
il
via
all’operazione
Just
Cause
e
inviando
ben
26.000
soldati.
Fu
sostanzialmente
un’aggressione
gratuita
che
colpì
principalmente
civili
inermi.
L’invasione
fu
dettata
principalmente
dall’impossibilità
da
parte
americana
di
controllare
il
canale.
Bush
usò
come
motivazione
ufficiale
il
fatto
che
Noriega
fosse
un
pericoloso
trafficante
di
droga.
Vietò
alla
Croce
Rossa
e
alla
stampa
lo
loro
presenza
sul
luogo
durante
le
operazioni
militari.
Il
Dipartimento
della
Difesa
dichiarò
circa
500
o
600
vittime,
ma
le
associazioni
per
i
diritti
umani
ne
calcolarono
dai
3.000
ai
5.000.
Noriega
fu
arrestato
e
portato
a
Miami
dove
fu
condannato
a
quarant’anni
e
detenuto
come
prigioniero
di
guerra
per
essere
poi
rilasciato
sulla
parola
nel
2007.
Dopo
di
lui
fu
messo
al
potere
Guillermo
Endara,
burattino
nelle
mani
degli
Stati
Uniti
che
così
riprendevano
il
controllo
sul
canale,
oltre
al
fatto
che
nel
1992
il
New
York
Times
riferisse
di
come
il
traffico
di
droga
proseguisse
senza
alcun
ostacolo.
L’invasione
di
Panama
fu
probabilmente
la
più
grande
violazione
dei
diritti
umani
e
internazionali
dell’epoca.
In
seguito
i
cittadini
panamensi
cercarono
di
ottenere
dei
risarcimenti
per
i
danni
materiali
e i
morti
ma
il
governo
statunitense
rifiutò.
Nei
primi
anni
Novanta
centinaia
di
cittadini
panamensi
si
appellarono
alla
Commissione
per
i
diritti
umani
dell’Organization
of
American
States
per
dimostrare
la
violazione
dei
diritti
umani
da
parte
degli
Stati
Uniti
e
avere
un
risarcimento.
Nel
1999
la
Commissione
espresse
parere
favorevole
e
così
seppur
recalcitranti
gli
Stati
Uniti
risarcirono
i
danni
ma
solo
in
minima
parte,
non
ritenendosi
colpevoli
dell’accaduto.