N. 65 - Maggio 2013
(XCVI)
ESEMPI PER LE nuove generazioni
Intervista a Giulio Andreotti
di Vincenzo Grienti
Quella
che
segue
è
un’intervista
che
l’autore
ha
fatto
a
Giulio
Andreotti
nel
2004,
parlando
con
lui
di
pace
nel
mondo,
Onu,
Europa
e
politica
interna
italiana.
In
occasione
della
scomparsa
dello
stesso
Andreotti,
viene
riproposta
nella
sua
forma
integrale.
È
una
mattinata
romana
di
sole
a
San
Lorenzo
in
Lucina
e il
palazzo
dove
ci
aspetta
il
sette
volte
presidente
del
consiglio
dei
ministri
Giulio
Andreotti
si
affaccia
su
una
piazza
affollata
di
gente
e di
turisti.
Entriamo
nello
studio
del
senatore:
l’appuntamento
è
per
le
undici.
Mancano
pochi
giorni
all’apertura
della
44ª
Settimana
Sociale
dei
Cattolici
Italiani
di
Bologna
e le
figure
di
fondo
scelte
dal
Comitato
scientifico-organizzatore
sono
Giorgio
La
Pira
e
Alcide
De
Gasperi.
Il
2004
è
l’anno
in
cui
si
celebra
il
centenario
della
nascita
di
La
Pira
e i
cinquant’anni
dalla
morte
di
De
Gasperi.
Una
coincidenza
di
date
per
due
uomini
che
quanto
hanno
contribuito
alla
nascita
della
nostra
democrazia.
«
Mi
sembra
giusto
unificare
il
ricordo:
sono
due
aspetti
in
qualche
maniera
molto
differenziati,
ma
con
una
costante,
cioè
la
ricerca
di
trovare
soluzioni
politiche
per
la
nostra
nazione
ispirandosi
a
una
profonda
fede
cristiana
e a
quelle
che
sono
le
linee
della
sociologia
cristiana
–
spiegò
Andreotti
seduto
nella
poltrona
del
suo
studio.
Alle
spalle
le
fotografie
di
capi
di
Stato,
ministri
degli
esteri
e
pontefici
che
aveva
conosciuto
durante
la
sua
grande
carriera
politica
- De
Gasperi,
allargando
i
confini
in
termini
di
attenzione
alle
culture,
assieme
ad
Adenauer,
Schuman
e
molti
altri,
aveva
un’idea
di
Europa
che
superava
ogni
contrasto
sulla
base
delle
proprie
radici
profonde.
A
sua
volta
La
Pira
aprì
con
i
Colloqui
mediterranei,
che
in
quel
momento
storico
quasi
nessuno
apprezzava
nella
loro
profondità
e
anzi
sembravano
quasi
delle
posizioni
eccentriche,
un
dialogo
tra
palestinesi
e
israeliani
attraverso
gli
incontri
di
Firenze
che
dettero
veramente
un
indirizzo
che
tutt’ora
è
valido
e,
ahimè,
purtroppo
poco
seguito.
Penso
che
il
dialogo
e
l’incontro
non
ha
sortito
dei
risultati
positivi,
ma
non
c’è
altra
strada
che
quella,
e
credo
che
anche
nel
quadro
attuale
l’ispirazione
lapiriana
sia
importante.
In
più,
nel
momento
attuale
c’è
stata
una
certa
tristezza
e
difficoltà
nel
non
poter
mettere
nella
bozza
di
costituzione
europea
il
riferimento
alle
radici
cristiane
dell’Europa.
Proposta
che
era,
ricordiamolo
per
analogia,
quella
che
aveva
fatto
La
Pira
nell’ultimo
giorno
di
lavoro
istituzionale
dell’Assemblea
Costituente
quando
propose
di
scegliere
in
nome
di
Dio
le
norme.
Non
fu
possibile
anche
per
ragioni
di
calendario:
ci
fu
tra
l’altro
in
quella
seduta
un
intervento
di
Piero
Calamandrei,
che
volle
portare
il
discorso
su
una
difficoltà
di
carattere
regolamentare.
Ormai
era
troppo
tardi,
ma
disse,
con
una
frase
che
di
certo
non
era
dello
stesso
tono
di
quella
di
La
Pira,
che
sarebbe
stato
edificante
inserire
il
richiamo
allo
spirito.
L’insieme
di
questi
ricordi,
secondo
me,
costruisce
qualche
cosa
di
solido:
la
pace
fu
assicurata
proprio
da
queste
grandi
intuizioni.
Bisogna
anche
riconoscere
l’aiuto
che
dette
Pio
XII,
perché
nell’ambiente
cattolico
il
fatto
di
avere
un’alleanza
militare
e la
nostra
adesione
al
Patto
Atlantico,
non
era
visto
proprio
bene.
Ci
fu
una
correzione
di
tiro
voluta
proprio
dal
Papa
e
nata
da
un
chiarimento
che
poté
essere
fatto
dal
Papa
stesso
da
parte
dell’ambasciatore
italiano
a
Washington,
uomo
del
Partito
d’Azione,
che
non
apparteneva
politicamente
al
nostro
mondo,
ma
che
spiegò
che
era
l’unico
modo
per
difendere
la
pace,
cioè
avere
una
forza
militare
che
fosse
pari
o
comunque,
meglio
ancora,
superiore
a
quella
dell’Unione
Sovietica,
e
che
avrebbe
impedito
all’Urss
eventuali
operazioni
di
attacco.
La
storia
ha
dimostrato
che
questa
era
la
strada
giusta
senza
che
si
sia
mai
sparato
un
colpo
di
cannone
e
senza
che
mai
l’avversario
abbia
avuto
lo
stimolo
di
attaccarci.
Anche
queste
sono
linee
che
secondo
me
debbono
essere
fatte
conoscere
anche
ai
giovani
».
Europa
e
pace,
temi
quanto
mai
incredibilmente
attuali.
A
suo
giudizio
pensando
alla
Costituzione
europea
e
magari
anche
alla
riforma
dell’Onu,
siamo
in
una
fase
molto
simile
al
dopoguerra
vissuto
da
La
Pira
e De
Gasperi
oppure
no?
« È
una
fase
difficile
perché
in
un
certo
senso
la
mancanza
dell’Unione
Sovietica
ha
azzerato,
ringraziando
Dio,
una
situazione.
Però
facciamo
una
grande
fatica
a
creare
un
modello
nuovo
che
sia
un
modello
valido.
Ho
visto
di
recente
nella
riunione
della
Unione
interparlamentare,
dove
sono
presenti
le
rappresentanze
popolari
di
tutti
i
Paesi
del
mondo,
salvo
alcuni
che
non
vi
partecipano
più
per
qualche
problema
specifico,
la
differenza
di
oggi
rispetto
a
prima.
Quando
c’era
Est,
Ovest
e
non
allineati,
questi
ultimi
Paesi,
i
non
allineati,
avevano
ad
esempio
un
ruolo
di
aiuto
alla
moderazione,
qualche
volta
spingendo
da
una
parte
e
qualche
volta
dall’altra.
Questo
mondo,
adesso,
in
cui
non
ci
sono
più
punti
di
riferimento,
sta
cercando
la
riforma
dell’Onu.
Nel
mese
di
dicembre
la
commissione
speciale
che
ha
creato
Kofi
Annan
dovrebbe
dare
delle
proposte.
L’Onu
ha
bisogno
di
una
revisione
profonda
di
un
modello
che
poteva
andare
bene
cinquant’anni
fa,
ma
che
adesso
fa
acqua
e
non
è
sufficiente.
Naturalmente
bisogna
fare
un
modello
nel
quale
gli
americani
abbiano
certamente
un
ruolo
importante,
questo
è un
dato
obiettivo,
ma è
necessario
che
anche
gli
Stati
Uniti
riconoscano
il
primato
dell’Onu
su
quelle
che
possono
essere
invece
iniziative
unilaterali
che
spesso
finiscono
con
l’essere
senza
uscita
».
La
Pira,
uomo
del
dialogo
e
della
pace;
De
Gasperi,
l’uomo
dell’Europa.
Mancano
oggi
personaggi
di
questo
calibro?
« È
difficile
fare
delle
comparazioni.
Certamente
vorrei
dire
di
sì:
forse
un
lungo
periodo
di
vigilia,
un
lungo
periodo
di
mortificazioni,
le
prove
anche
fisiche
a
cui
erano
stati
sottoposti
molti
di
questi
uomini
nel
dopoguerra
della
ricostruzione
non
sono
i
nostri.
Loro
davano
una
carica,
una
spinta,
un
alone,
che
forse
oggi
non
c’è.
Attualmente
si è
più
bravi
tecnicamente,
con
internet
possiamo
sapere
tutto,
si
può
vedere
la
guerra
in
diretta,
ma
credo
manchi
l’anima
anche
nella
vita
politica
internazionale,
ed è
quest’anima
che
deve
essere
ricostruita
».
Lei,
presidente,
parlava
delle
nuove
generazioni,
dei
giovani,
cosa
possono
imparare
guardando
ai
valori
cristiani
dalla
lezione
di
questi
due
straordinari
personaggi?
« In
questo
anno
di
manifestazioni
che
ricordano
De
Gasperi,
in
Italia,
a
Berlino,
a
Vienna,
abbiamo
avuto
la
possibilità
di
constatare
che
facendo
rivivere
le
linee
essenziali
di
quei
momenti,
non
solo
c’è
interesse,
ma
anche
ammirazione
e
condivisione
da
parte
dei
giovani
e in
modo
particolare,
debbo
dire,
nelle
università.
Anche
il
ricordo
di
La
Pira
credo
sia
molto
efficace,
e
non
solo
sul
problema
specifico
del
Medio
Oriente,
che
rischia
di
avvelenare
i
rapporti
di
un
mezzo
mondo
contro
l’altro
mezzo,
ma
anche
ad
esempio
la
particolarità
di
Giorgio
La
Pira
della
Messa
del
povero.
Persone
come
La
Pira
e De
Gasperi
avevano,
e si
sentiva,
non
solo
una
grande
volontà,
ma
una
luce
interiore
che
è
indispensabile
per
ogni
uomo
politico
e fa
da
esempio
per
le
generazioni
future
».
Riferimenti
bibliografici:
V.
Grienti,
L.
Malandrino,
Profeta
di
pace
tra
i
figli
di
Abramo.
Diario
di
un
viaggio
a
cento
anni
dalla
nascita
di
Giorgio
La
Pira,
Editrice
Rogate,
2005.